Noduli alla tiroide: Sintomi, cause e cure. Sono pericolosi? Tipi e rischi
I noduli tiroidei sono pericolosi? Con quali sintomi si manifestano? Cosa si intende per noduli caldi e freddi? Analizziamo i rischi delle diverse tipologie di noduli alla tiroide, le possibili cause e le cure adatte alle formazioni benigne e quelle maligne.
Cosa sono i noduli alla tiroide?
I noduli tiroidei sono delle neoformazioni singole ma spesso anche multiple, di forma sferica, con dimensioni variabili (possono raggiungere anche diversi centimetri) e consistenza solida, pastosa (cistica) o liquida, che si sviluppano all'interno della ghiandola tiroidea. Sono la più comune malattia della tiroide ed interessano circa il 7% della popolazione con preferenza per il sesso femminile. Spesso si accompagnano ad una ipertrofia dell’organo che nel linguaggio popolare è nota come gozzo. Ci si rende conto della loro presenza sulla farfalla della tiroide solo se sono chiaramente individuabili per palpazione. Ma più frequentemente la scoperta avviene casualmente durante indagini al collo per altri motivi. Cosa che induce a pensare che essi siano in realtà molto più diffusi di quanto dicano le stime ufficiali. La causa di tutto ciò sta nel fatto che nella maggioranza dei casi sono assolutamente asintomatici e se la loro dimensione non raggiunge valori considerevoli non sono facilmente individuabili senza specifiche indagini strumentali. Naturalmente la loro scoperta induce un angoscioso motivo di allarme per il paziente che immediatamente li collega a tumori. Fortunatamente le forme tumorali costituiscono solo il 2-3% dei noduli tiroidei e di questi quelli maligni e/o incurabili sono meno del 10%.
Come si manifestano? Le tipologie.
I noduli tiroidei sono di diverse tipologie differenti per natura, vitalità, vascolarizzazione e composizione.
In base alla loro natura si distinguono in:
- Non neoplastici o pseudonoduli.
- Neoplastici benigni, che possono arrecare dei disturbi da tenere sotto controllo con opportuni trattamenti.
- Neoplastici maligni che sono quelli comunemente conosciuti come tumori alla tiroide e sono chiaramente i più pericolosi.
In base alla attività endocrina del nodulo (valutata con la scintigrafia) abbiamo:
- Noduli tiroidei caldi: se le cellule sono iperattive, ossia producono più ormoni tiroidei di quelle delle aree limitrofe, riescono a captare maggior quantità di isotopo radioattivo; in questo caso si parla di noduli caldi o iperfunzionanti o ancora ipercaptanti e sono evidenziati nella scintigrafia da aree di maggior contrasto rispetto alle circostanti.
- Noduli freddi: se le cellule in una determinata zona della tiroide sono ipoattive, ossia producono meno ormoni tiroidei di quelle circostanti, riescono a captare meno tecnezio. In questo caso si parla di noduli freddi o ipofunzionanti o ipocaptanti. Sono evidenziate da aree con minor contrasto rispetto alle circostanti.
- Noduli tiepidi: se le cellule tiroidee di una determinata zona sono isoattive, ossia producono gli stessi ormoni delle altre aree, captano la stessa quantità di tecnezio. In questo caso si parla di noduli tiepidi o isofunzionanti. Va notato che poiché il contrasto nella scintigrafia è comparabile con le altre zone, tali noduli non sono rilevabili con la scintigrafia ed è necessaria una ecografia.
In base alla vascolarizzazione, (valutata con l'eco-colo- doppler) si distinguono:
- Noduli a bassa vascolarizzazione sono solitamente di natura benigna .
- Noduli ad alta vascolarizzazionesono correlati solitamente ad iperfunzionalità dell'organo cioè ad ipertiroidismo.
In base alla composizione del nodulo ( valutata con l'ecografia) possiamo distinguere:
- Noduli solidi cioè costituiti da cellule
- Noduli liquidi o cistici costituiti da liquido
- Noduli misti costituti da una parte cellulare e da una parte liquida.
Le cause possibili della comparsa di noduli tiroidei.
Ci sono una serie di cause possibili che possono determinare la formazione di noduli alla tiroide e sono spesso un mix di fattori che contribuiscono a generare i disturbo, vediamo quali sono i principali:
- Dieta alimentari con basso apporto di iodio. Sono tipiche dei paesi di montagna e quindi nel nostro paese è una condizione poco diffusa.
- Iperplasia nodulare spontanea delle cellule follicolari che producono gli ormoni tiroidei.
- Iperplasia compensatoria delle cellule tiroidee in seguito ad una asportazione chirurgica di parte della ghiandola.
- Cisti contenenti materiale colloidale o necrotico
- Processi infiammatoridella tiroide come ad esempio:
- Tiroidite batterica acuta. Infezione batterica dell’organo per via ematica, linfatica, per contiguità da ferite della zona cervicale o da precedenti infezioni della faringe;
- Tiroidite subacuta o di de Quervain. Infezione ingenerale da virus susseguente ad una primaria infezione della faringe o delle vie respiratorie;
- Tiroidite di Hashimoto. Infiammazione a carattere autoimmune della tiroide.
- Adenomi (sono tumori benigni dell’epitelio costituiti da materiale ghiandolare). Possono essere: funzionanti se le loro cellule sono in grado di secernere ormoni tiroidei, non funzionanti in caso contrario.
- Tumori della tiroide che si originano all'interno della ghiandola e sono:
- Carcinoma papillare. E' il tipo più frequente e rappresenta il 60-70 % di tutti i casi di tumori alla tiroide;è più frequente nelle donne che negli uomini il rapporto è di circa 3:1. E' più frequente in giovane età. Un fattore di rischio elevato è costituito da un precedente trattamento con radiazioni. Si diffonde con molta difficoltà negli organi circostanti e guarisce quasi sempre.
- Carcinoma follicolare. Costituisce il 15% dei tumori tiroidei. E' abbastanza aggressivo e perciò induce metastasi col circolo sanguigno. E' comune negli anziani con più frequenza donne. Ha buone percentuali di guarigioni ma inferiori a quello papillare.
- Carcinoma anaplastico. E' frequente nelle donne anziane e costituisce il 5% dei tumori tiroidei. E' molto aggressivo ed ha alti tassi di mortalità circa l’80% di coloro che ne soffrono muore entro l’anno.
- Carcinoma midollare. Nasce nella tiroide ma non interessa le cellule che producono ormoni tiroidei. Interessa infatti le cellule parafollicolari della ghiandola che secernono la calcitonina ormone che regola l’abbassamento dello ione Calcio nel sangue. Il carcinoma midollare tende a formare metastasi con rapidità diffondendosi attraverso il sistema linfatico.
Puoi approfondire tipologie e possibili cure del carcinoma tiroideo.
- Metastasi di tumori originatosi in diverse regioni anatomiche.
- Linfoma.
Quando sono pericolosi? Fattori di rischio.
Ci sono una serie di elementi che possono aumentare le probabilità che un nodulo sia di origine neoplastica, i principali sono:
- Ereditarietà. Precedenti casi di tumori alla tiroide in famiglia.
- Radioterapia. Trattamento di forme tumorali precedenti con radiazioni ionizzanti ad elevata energia nella zona cervicale.
- Consistenza solida ed accrescimento veloce del nodulo.
- Sintomatologia che compromette gli organi circostanti: esofago e faringe.
- Contemporanea presenza di linfonodi ingrossati.
I sintomi con cui si manifestano i noduli.
I noduli alla tiroide si presentano con un quadro sintomatico ben preciso. I principali sintomi associati al disturbo che si possono evidenziare sono:
- Gonfiore percepibile nella regione della ghiandola.
- Compressione sull'esofago e conseguente difficoltà nel deglutire.
- Raucedine e tosse causate da compressione alla faringe.
- Quadro clinico tipico dell’ipertiroidismo che è caratterizzato da tachicardia, calo ponderale, da tremori unti a diarrea e brividi, nervosismo e sudorazione.
- Quadro clinico che accompagna una situazione di ipotiroidismo che presenta invece tra i suoi sintomi la brachicardia un aumento del peso corporeo, sensazione di stanchezza e spossatezza e problemi legati alla sfera psichica come la depressione.
Come si effettua la diagnosi? Esami chimici e strumentali.
Nel caso di sospetto di noduli tiroidei bisogna ricorrere immediatamente al medico curante. Questi potrà indicare al paziente come comportarsi stabilendo cosa fare in funzione delle manifestazioni sintomatiche e degli eventuali scompensi. Se lo ritiene opportuno il medico indirizzerà il paziente verso lo specialista adatto che nello specifico è l’endocrinologo. Per una precisa diagnosi si rendono necessarie una serie di analisi sia chimiche che strumentali.
Gli esami chimici.
Vengono svolte delle analisi su un campione di sangue prelevato al paziente. Normalmente si effettuano esami specifici, detti dosaggi, per i seguenti elementi:
- L’ ormone ipofisario ovvero il TSH che è prodotto dall'ipofisi e stimola la tiroide alla secrezione dei suoi ormoni.
- Gli ormoni tiroidei T3 e T4.
Puoi approfondire i valori degli ormoni tiroidei nel sangue consultando le guide TSH alto e TSH basso.
- La calcitonina.
- Gli Anticorpi tiroidei ossia gli anticorpi antitireoglobulina (TgAb) e anti tireoperossidasi TPOAb.
Il dosaggio della calcitonina serve ad escludere eventuali carcinomi midollari che provocano abnorme aumento dell’ormone nel sangue.
Il dosaggio degli ormoni tiroidei e dell’ormone ipofisario servono a stabilire iperfunzionamento ed ipofunzionamento della ghiandola o l’ eutiroidismo se sono nella norma.
Il dosaggio degli anticorpi serve per la diagnosi di eventuali malattie autoimmuni come la tiroidite di Hashimoto.
Le indagini strumentali.
Ci sono poi una serie di analisi di tipo strumentale che aiutano a diagnosticare la presenza di noduli alla tiroide, vediamo quali sono le più comuni:
- Ecografia tiroidea ed Eco-color-doppler. Servendosi degli ultrasuoni l’ecografia fornisce una immagine della tiroide e quindi dei noduli mentre l’esame Eco-color-doppler permette una visualizzazione della sua vascolarizzazione ovvero il flusso di sangue all'interno del nodulo, rappresentato su un monitor con punti colorati.
Approfondisci cos'è e come si esegue l'ecografia alla tiroide.
All'ecografia i noduli possono risultare: ipoecogeni, isoecogeni e iperecogeni a seconda della natura del loro tessuto. Gli ipoecogeni sono solidi e con calcificazioni e con una eco inferiore al tessuto circostante. Gli iperecogeni hanno un’eco più elevato dei tessuti limitrofi. Gli isoecogeni un’eco comparabile. La maggioranza dei noduli maligni hanno una struttura solida e quindi sono ipoecogeni. Ma esistono noduli maligni con struttura cistica ossia con contenuto liquido o semiliquido. In caso si evidenzi una vascolarizzazione eccessiva della tiroide oppure la presenza di noduli vascolarizzati si potrebbe essere in presenza di una neoplasia in quanto le cellule tumorali sono in continua proliferazione e necessitano quindi di un maggior apporto ematico.
- Scintigrafia. La scintigrafia si effettua somministrando al paziente per endovena un isotopo radioattivo di un metallo che verrà poi captato dalle cellule della ghiandola. Ovviamente la dose di materiale radioattivo è estremamente bassa e perciò incapace di procurare danni al paziente. Comunque per sicurezza alle donne l’esame viene praticato due giorni dopo l’inizio del ciclo mestruale per essere certi che non vi siano gravidanze in atto nel qual caso si potrebbero indurre problemi al feto. L’isotopo radioattivo utilizzato è di norma il Tecnezio 99. Questo attraverso il circuito sanguigno giunge alla tiroide dove viene captato da tireociti ( cellule della tiroide) in maniera proporzionale alla loro attività. Esponendo poi la parte anatomica ad una strumentazione in grado di registrare la radioattività emessa si riesce ad ottenere una “ fotografia” dell’organo. Il tessuto nodulare può avere caratteristiche uguali o diverse dal tessuto circostante. Le cellule che costituiscono il nodulo possono essere iperattive, ipoattive oppure isoattive ed i funzione di tali caratteristiche si parla di cosiddetti noduli caldi, freddi o tiepidi.
Approfondimento sulla scintigrafia alla tiroide.
- Risonanza Magnetica Nucleare. L’indagine fornisce un’immagine dei tessuti molli e risulta utile per determinare l’eventuale compromissione degli organi limitrofi.
- Indagini citomorfologiche. Si tratta fondamentalmente dell’esame dell’ago aspirato. Nella pratica con un sottile ago ed una siringa si preleva aspirando un campione cellulare del nodulo alla tiroide e lo si esamina al microscopio. L’esame serve a confermare ipotesi di diagnosi di noduli maligni. Esiste una classificazione delle lesioni tiroidee creata nel tentativo di dare una unificazione ai protocolli di cura e seconda tale classificazione una lesione C2 è non neoplastica mentre C3 è sospetta e da valutare dopo ablazione chirurgica.
Cure: il trattamento varia in base al tipo di nodulo che ha colpito la tiroide.
Il trattamento dei noduli tiroidei varia in funzione della loro natura, sarà l’endocrinologo a stabilire cosa fare in funzione della specifica situazione; è chiaro che non si possono stabilire delle linee guida precise che definiscano in modo univoco come comportarsi se si è in presenza di noduli, tuttavia si possono fornire informazioni nel trattamento del problema e degli scompensi ad esso collegati nelle diverse situazioni che possono verificarsi.
Trattamento dei noduli neoplastici maligni.
Nel caso in cui lo specialista si trovi di fronte ad uno o più noduli alla tiroide di natura maligna, in altri termini il paziente sia affetto da tumore, nella quasi totalità dei casi propone un trattamento chirurgico che prevede la tiroidectomia parziale o totale. Allo stato odierno si preferisce la completa asportazione della tiroide per prevenire eventuali ricadute e minimizzare in tal modo i possibili rischi.
Trattamento dei noduli tiroidei neoplastici benigni e pseudonoduli.
Se gli esami manifestano la presenza di noduli benigni, e quindi non ci sono rischi di tumore alla tiroide lo specialista potrà indirizzare il paziente verso trattamenti diversi, stabilendo che fare, valutando una serie di ulteriori elementi:
- L’intervento chirurgico. Quando i noduli sono di grosse dimensioni, dell’ordine del centimetro, è consigliabile prevedere l’operazione chirurgica di asportazione.
- L’ alcolizzazione dei noduli. Tale trattamento è previsto nei casi di nei noduli contenenti liquido di dimensioni contenute che non comportano grossi rischi ne conseguenze. Con l’intervento viene aspirato il liquido e sostituito con alcool etilico che determina la distruzione del nodulo benigno.
- La terapia radiometabolica. Si somministra iodio 131 che è un isotopo radioattivo dello iodio e viene utilizzata ad esempio nel morbo di Basedow malattia della tiroide a carattere autoimmune.
- Trattamento farmacologico. I farmaci usati per contrastare noduli tiroidei benigni sono a base di L-Tiroxina che viene utilizzata per il trattamento dei disturbi causati da noduli colloidali ed iperplastici. La terapia è tuttavia pericolosa in menopausa perché aumenta il rischio di contrarre osteoporosi e di patologie cardiache.
- Ablazione laser dei noduli oppure tramite radiofrequenza alla tiroide. Si tratta di un trattamento volto alla eliminazione dei noduli di natura benigna di piccole dimensioni tramite terapie meno invasive della chirurgia.
Rimedi naturali.
I rimedi naturali utilizzano erbe che contengono iodio come il Fucus che è un’alga marina. Comunque al di là della loro efficacia che non è scientificamente provata, bisogna aggiungere che anche nella medicina tradizionale allopatica il trattamento dei noduli tiroidei con somministrazione di farmaci è ormai completamente in disuso. In quanto la riduzione dei noduli che si ottiene con somministrazione di ormone tiroideo si perde rapidamente all'interruzione della terapia.
Molto utilizzata e sembra con risultati soddisfacenti è l’agopuntura. La tiroide per fattori non ben chiariti risulta particolarmente sensibile a tale trattamento. Si ipotizza che i motivi siano la sua collocazione in superficie e la sua abbondanza di innervazioni. Non esistono comunque evidenze scientifiche sulla sua reale efficacia.
Noduli tiroidei e gravidanza.
Particolare attenzione va prestata ai noduli tiroidei in gravidanza. Questi, infatti, possono essere conseguenti a tireotossicosi, eccesso di ormoni tiroidei nel circolo sanguigno, causata dal morbo di Basedow o da Gozzo nodulare. La tireotossicosi se non opportunamente trattata può causare:
- Alla gestante: preeclampsia (sindrome gravidica caratterizzata da ipertensione, ritenzione di liquidi e rilascio di proteine nelle urine), parto prima del limite, distacco della placenta, aborto, problemi cardiaci.
- Al nascituro: scarso peso alla nascita, morte neonatale o intrauterina, malformazioni, ipertiroidismo.