Rosolia in gravidanza

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Rosolia in gravidanza

La rosolia, che normalmente è una malattia relativamente benigna, diviene estremamente pericolosa nel caso venga contratta in gravidanza. La rosolia è una malattia causata dall'infezione di un virus del genere rubivirus della stesso ceppo di quello del morbillo, varicella, pertosse e parotite.

Si manifesta prevalentemente in età infantile ma può colpire anche gli adulti. Pur essendo una malattia innocua per le donne in dolce attesa, la rubeola può rivelarsi estremamente dannosa per il piccolo che portano in grembo. Poca informazione e mancanza di sintomi possono portare a spiacevoli conseguenze per la gravidanza. I danni per il feto possono essere gravi e permanenti, ma esistono metodi di prevenzione e particolari test che scongiurano queste eventualità. Quest’articolo vuole darvi una panoramica generale sulla patologia, i rischi, le conseguenze e offrirvi qualche consiglio su come affrontare queste situazioni.

Come si contrae e cosa comporta.

La rosolia, o terza malattia (dopo morbillo e parotide), può essere contratta dalla donna in stato di gravidanza attraverso il contagio. Difatti, tale patologia viene trasmessa per via aerea, quindi parlando o tossendo, attraverso le secrezioni nasali e della bocca. Il periodo d’incubazione è di circa 2-3 settimane, per cui una persona infetta è contagiosa da 8 giorni prima che la malattia si manifesti fino a una settimana dopo il suo inizio. Sarebbe prudente non esporsi a eventuali contagi nei mesi della gravidanza, evitando quindi il contatto con soggetti a rischio quali i bambini. Fra l’altro, per chi lavora in ambienti dove sono presenti tali soggetti è prevista un’astensione obbligatoria anticipata, che può essere richiesta fin dal primo mese di gestazione. Questa è regolamentata dalle leggi a tutela della maternità e paternità (art.17 della legge 151/2001) e può essere richiesta in caso di gravi complicanze della gestazione o, come in questo caso, a causa di condizioni ambientali del posto di lavoro che possono mettere a rischio la gravidanza. Chi viene colpito da questa patologia sviluppa un’immunità che impedisce un ulteriore contagio. Per cui, se si è già contratta la rosolia o se si è immuni a seguito di vaccinazione, non si deve temere di essere ricontaggiati.

Sintomi.

I sintomi più riscontrati nelle gestanti sono i seguenti:

Rosolia e gravidanza: perché è pericolosa?

La rosolia, insieme al morbillo e alla parotide, è definita malattia infantile proprio perché colpisce principalmente i bambini. In questo caso non è pericolosa (salvo che non sia accompagnata da febbre forte o altre complicanze), la cura consiste infatti, solo nel riposo. Essa diventa rischiosa quando viene contratta da donne in dolce attesa in quanto può essere trasmessa al feto e provocare seri danni. I rischi della rosolia sono altissimi per il feto soprattutto se l’infezione sopravviene nelle prime settimane. In tale periodo il contagio ha alte probabilità di generare un aborto spontaneo o la morte intra –uterina. Vi è però anche la possibilità che il nascituro infettato contragga quella che viene generalmente detta”Sindrome della rosolia congenita”o con un acronimo Src (infezione nei primi 5/6 mesi di gravidanza).

Trasmissione materno-fetale.

La trasmissione materno-fetale del Rubeovirus avviene tramite la placenta; Il passaggio transplacentare può verificarsi nel corso della fase viremica (periodo di infezione) in qualsiasi momento durante tutta la durata della gravidanza. L’entità dei danni riportati dal feto dipende notevolmente dal periodo gestazionale in cui avviene l’infezione. In particolare i danni più gravi e la maggiore probabilità di trasmissione si hanno nei primi mesi di gravidanza, poiché è in questo periodo che si ha l’organogenesi, ossia la formazione degli organi nell’embrione.

Nel primo trimestre la probabilità di trasmissione materno-fetale è molto elevata con conseguenti rischi per il feto di riportare danni quali:

Il passaggio del virus dalla mamma al feto non è matematico ed inoltre con l’avanzare della gravidanza il rischio di infettare il feto diviene sempre più basso e i danni provocati da un’eventuale infezione risultano meno gravi.

Se il virus infetta la donna gravida dopo 16 settimane di gestazione, il feto può contrarre la cosiddetta fetopatia rubeolica, un’infezione cronica caratterizzata da un insieme di alterazioni che però sono meno gravi rispetto alle patologie che rischia di contrarre se la madre viene infettata nel primo trimestre.

Dopo la ventesima settimana sia la probabilità di infettare il feto che quella che questo subisca danni diminuiscono drasticamente. Le malformazioni congenite sono rare e riguardano per lo più il rallentamento nello sviluppo intrauterino e a volte possono portare a un deficit uditivo. Nelle settimane di gravidanza successive le probabilità che il feto subisca danni scendono sotto il 3%.

Sindrome della rosolia congenita.

Una conseguenza molto pericolosa della trasmissione materno-fetale della malattia, quando questa avviene nelle prime 11 settimane di gestazione, è la contrazione del feto della sindrome della rosolia congenita (CRS). I rischi per il nascituro sono seri e possono comprendere diversi organi:

Inoltre si possono contrarre malattie croniche che vanno a diminuire le aspettative di vita, quali: diabete giovanile, malattie autoimmuni e linfomi; Senza contare il fatto che un bambino affetto da questa sindrome può diffondere il virus per oltre un anno, infettando così soggetti sani.

Proprio perché in molti casi la rosolia contratta dalla gestante è asintomatica, è difficile rendersi conto se il virus è stato trasmesso al feto e se questo abbia contratto la sindrome. Difatti non vi sono segnali che inducano a pensare a un’infezione. Se non siete immuni alla rosolia e avvertite i sintomi citati in precedenza o avete anche solo un minimo sospetto di contagio, l’unica possibilità di accertarvi della situazione sta nel controllo della gravidanza e del feto tramite appositi esami (Amniocentesi) al fine di effettuare una corretta e tempestiva diagnosi, in modo da valutare tutte le possibili conseguenze.

La diagnosi viene fatta attraverso la ricerca di specifici anticorpi (IgM) nel liquido amniotico o nelle cellule del cordone ombelicale, anche se la presenza di valori tenui di queste immunoglobuline non è sufficiente per escludere l’infezione. Un bambino affetto da CRS sintomatica o asintomatica deve essere costantemente seguito con controlli specifici (audiologici, cardiaci, oculistici, neuropsichiatrici, ecc) in modo da tenere sottocontrollo tutti i vari sintomi o eventuali danni.

Rosolia e gravidanza: esami

In quasi la metà dei casi, la rosolia è asintomatica, non si ha comparsa di puntini sulla pelle né si avvertono dolori muscolari e ingrossamento dei linfonodi. Proprio per questo motivo, tante volte la diagnosi non è corretta o è fatta in ritardo.

La diagnosi della Src viene fatta effettuando la ricerca delle Immunoglobuline o degli antigeni virali nel liquido amniotico; il test è abbastanza attendibile anche se vi è sempre una probabilità di falsi positivi e falsi negativi per cui il test va ripetuto varie volte. Ovviamente poiché la vaccinazione si effettua inoculando virus vivi attenuati è fortemente sconsigliata per le donne gravide o che cercano di diventarlo. Ed in ogni caso se vaccinate è consigliato fortemente di evitare gravidanze nei successivi tre mesi.

Test di immunità.

Prima di decidere di intraprendere una gravidanza, è buona norma sottoporsi a un test per verificare se si è immuni dalla rosolia. Tale test prende il nome di Rubeo-test e consiste nel rilevamento di specifici anticorpi presenti nel sangue, in particolare:

Il risultato di questo test è espresso con un numero che indica il livello di anticorpi presenti nell’organismo.

Se il Rubeo-test risulta positivo potete stare serene. Le IgG sono presenti quindi che siete state sottoposte al vaccino o che abbiate contratto la rosolia da piccole, ora ne siete immuni!

Se invece, il test risulta negativo, il consiglio è quello di sottoporvi a vaccinazione prima del concepimento.

Cura e prevenzione.

Sia per la rosolia contratta dalla madre che per la sindrome della rosolia congenita, non esistono terapie specifiche. L’unica soluzione rimane l’immunità. Se non avete contratto la rosolia da piccole, è importante sottoporvi a vaccinazione almeno sei mesi prima del concepimento.

Il vaccino contro la rosolia si trova in forma trivalente combinato con il vaccino contro il morbillo e la parotide (MPR). È costituito dal virus in forma attenuata, quindi è innocuo per la contrazione della patologia ma efficace per far sviluppare gli anticorpi specifici dal sistema immunitario.

In Italia la vaccinazione contro le patologie esantematiche non è obbligatoria ma altamente consigliata soprattutto per determinati soggetti, in particolare:

Indubbiamente può capitare che la gravidanza sia inattesa, per cui non è stato possibile sottoporsi a vaccinazione, in questi casi è caldamente raccomandato farlo subito dopo il parto, in quanto il rischio per il feto di contrarre la sindrome di rosolia congenita aumenta gradualmente nelle gravidanze successive alla prima.

In casi rari si può verificare una reinfezione in persone sottoposte a vaccino. Questa non determina viremia (presenza nel siero di particelle virali) e per lo più è asintomatica. I danni relativi a una reinfezione tuttavia non sono molto noti in quanto la letteratura riporta solo descrizioni di alcuni casi e per la rarità dell’evento non sono disponibili altre stime.

Approfondisci come e quando fare la vaccinazione per la rosolia che dal 199 è una delle vaccinazioni obbligatorie.

Approfondimenti: la situazione attuale in Italia

Al momento il ministero della salute ha varato un “Piano nazionale per l'eliminazione del morbillo e della rosolia congenita” atto a diminuire i casi di queste patologie fino ad eliminarli del tutto. Il piano prevede, fra l’altro, l’aumento della copertura vaccinale fino al raggiungimento di una percentuale pari al 95% per il MPR e la diminuzione del numero delle donne esposte a contagio fino al 5%.

Questo sembra essere un buon passo avanti per l’Italia, che al giorno d’oggi è uno dei paesi con percentuale più alta per la diffusione di queste patologie e che fino al 1999 non prevedeva la vaccinazione per i bambini ma solo per le donne in età fertile.

Nonostante ciò, è ancora molto quello che si può e si deve fare. Innanzitutto è necessario aumentare l’informazione, soprattutto per le donne incinte e sviluppare nuove tecniche nella ricerca di una cura per i neonati con Sindrome di rosolia congenita.

“I numeri della rosolia”

Nonostante le norme e le prevenzioni adottate dalle istituzioni sanitarie, i livelli di disinformazione sono molti alti; Per darvi un’idea numerica di quello di cui si parla, di seguito alcune cifre:

3-4 anni: Il periodo in cui si verificano epidemie di rosolia che vanno a colpire i soggetti non immuni della maggior parte della popolazione;

5-15%: le donne in età fertile a rischio di contagio;

50%: la copertura vaccinale nel nostro paese;

90%: la probabilità di trasmissione transplacentare della rosolia nelle prime 10 settimane di gestazione;

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