Tartaro: cause, prevenzione, rischi ed ablazione dei denti per eliminare il problema
Perchè si forma il tartaro? In che modo è possibile fare prevenzione? Quali sono i rischi per la salute dei denti ed in cosa consiste l'ablazione per eliminare il problema? Facciamo chiarezza sul tema.
Il tartaro è un deposito duro, calcificato ed indolore sui colletti dentali: la zona a stretto contatto con la gengiva che spesso diviene terreno di coltura di infezioni batteriche. Esso è un insieme di depositi minerali, quali calcio, fosforo, sodio ed altro, che aderiscono ai denti causando infezioni. Infatti, i residui di cibo che non vengono rimossi con una corretta igiene orale, danno luogo alla formazione della placca che, in poco tempo, attraverso la precipitazione dei sali minerali contenuti nella saliva, porta alla formazione di batteri gram-positivi, cocchi, ed altri, che attaccano il dente.
Che cosa è il tartaro?
Si tratta di una diretta conseguenza della placca batterica non rimossa o non perfettamente rimossa. Dove la placca batterica è quella patina costituita da batteri, cellule morte, saliva e piccoli residui di cibo che continuamente si deposita sui denti. Normalmente essa viene allontanata nella quotidiana igiene orale con lo spazzolino sia esso manuale o elettrico, filo e scovolino interdentale. Ma se l’igiene orale lascia a desiderare o i denti sono mal posti o troppo affollati, per cui accedervi diviene difficoltoso, o sussistono delle cause predisponenti allora si ha la formazione del tartaro. Infatti la placca non rimossa in un tempo abbastanza breve (una ventina di ore) calcifica e dopo di che diviene di difficile eliminazione agli interventi successivi. Questa iniziale formazione si indurisce sempre più e nel giro di una 15 giorni e diviene così resistente che l’operazione di eliminazione, che va sotto il nome di ablazione, richiede l'intervento di uno specialista munito di apposita attrezzatura. Specialista che sarà il dentista, l’odontoiatra o l’igienista dentale.
Il tartaro è un deposito di tipo minerale che si insinua nello spazio tra i denti, nella regione tra dente e gengiva e con più precisione nelle naturali piccole pliche di questa ed anche nelle tasche che talvolta si formano dall'espansione ditale pliche e che sono note come tasche parodontali. Naturalmente i luoghi di accumulo delle incrostazioni descritte sono quelli in cui più facilmente ristagna la placca batterica non rimossa e quindi quelli che con maggior difficoltà possono essere raggiunti dalle operazioni di pulizia con lo spazzolino. E perciò come già accennato i solchi gengivali, lo spazio tra dente e dente in special modo se questi sono strettamente serrati o sovrapposti ed ancora gli ultimi molari superiori e la parte interna dell’arcata dentale inferiore luoghi dove sono posizionati i dotti di sbocco delle ghiandole salivari: la parotite, le sottolinguali e le sottomandibolari. In definitiva quindi tutti quei siti che risultano difficili da spazzolare nelle operazioni di pulizia.
Il tartaro ha una composizione chimica che è costituita per circa l’80% da composti inorganici e principalmente da sali di calcio, fosforo, sodio e manganese a cui si uniscono carbonati e fluoruri.
I depositi di tartaro sono di due tipi, quelli che si formano sulla parte esterna dei denti e quelli che si formano all'interno della gengiva:
- Sopragengivale. Si presenta come piccole incrostazioni di colore bianco o bianco giallastro che ricoprono il colletto dei denti e circondano l’orlo delle gengive.
- Sottogengivale. Si presenta come incrostazioni di colore marroni o addirittura nere poste a contatto col dente al disotto dell’orlo gengivale. Il colore è dato dall'aver inglobato ferro che viene dal gruppo EME dell’emoglobina del sangue perso nelle piccole emorragie gengivali.
Abbiamo già detto che esso deriva direttamente dalla deposizione della placca batterica. Questa infatti costituisce una sorta di matrice di base in cui si depositano ed infiltrano sali minerali che sono i naturali costituenti della saliva in cui di norma sono disciolti in soluzione. Le variazioni del ph del cavo orale (della basicità ed acidità) causate dagli alimenti consumati come possono essere gli zuccheri ma anche da condizioni metaboliche o la composizione di base della saliva stessa determinano la loro precipitazione ed il conseguente accumulo nei residui di placca batterica.
Principali cause che determinano ne determinano la formazione.
E' chiaro che la principale causa della formazione del tartaro è una scarsa o inappropriata igiene orale. Una igiene frettolosa ed effettuata senza la necessaria perizia determina la non completa rimozione della placca dentale che come si è detto costituisce la matrice su cui si depositano i sali minerali responsabili della calcificazione. I denti vanno perciò lavati al mattino ed alla sera e dopo ogni pasto. Può utilizzarsi allo scopo oltre ad un dentifricio fluorato uno spazzolino che può essere sia manuale che elettrico. Naturalmente quello elettrico che è dotato di una testina rotante a velocità elevata riesce a compiere un lavoro di pulizia più accurato. Ed inoltre la temporizzazione di cui di norma è dotato consente di spazzolare ciascun quadrante della bocca per il tempo necessario. Lo spazzolatura va comunque accompagnato da adeguata pulizia tra dente e dente da effettuarsi con filo interdentale o in alternativa con appositi scovolini. A questa si possono aggiungere altre cause quali:
- Conformazione delle arcate dentali. Se i denti non hanno una giusta disposizione e sono eccessivamente raggruppati se non addirittura sovrapposti la pulizia tra gli spazi tra due denti contigui riesce difficile e ciò causa forzosamente mancata rimozione di placca e quindi formazione di tartaro.
- Alterazioni della produzione della saliva. Una salivazione abbondante svolge la prima efficace pulizia dei denti e del cavo orale. Essa perciò contribuisce ad impedire la deposizione di placca. Quindi ogni causa che determina diminuzione di salivazione induce un aumento della formazione del tartaro. Le principali cause di deficit del flusso salivare sono: Malattie metaboliche come il diabete; Sindrome di Sjogren. Malattia autoimmune che colpisce le ghiandole esocrine: lacrimali e salivari; Calcolosi salivare. Ostruzione delle ghiandole salivare per piccoli depositi di carbonato di calcio contenuto nella saliva; Particolari terapie e abuso di farmaci. Come radioterapia per la cura di tumori del collo e della testa. Abuso di farmaci stupefacenti come la Metanfetamina; Età. La vecchiaia diminuisce la secrezione delle ghiandole salivari.
- Stress e depressione.
- Tabagismo.
- Problemi gengivali e parodontali (perdita dell’osso che blocca la radice del dente). Determinano la formazione di tasche parodontali in cui con maggior facilità si forma il tartaro.
Come eliminare il tartaro?
Il tartaro è un disturbo abbastanza serio tanto da costituire una delle principali minacce per la buona salute del cavo orale ed anche un non trascurabile motivo di disagio sociale per l’alitosi a cui si accompagna ma che è, fin troppo spesso, sottovalutato. Esso va invece eliminato con una costante prevenzione, con sedute periodiche dal dentista e con l’ausilio di qualche rimedio naturale.
Prevenzione: la miglior difesa.
La migliore difesa contro il tartaro consiste nella prevenzione. Per evitare che il tartaro si formi è necessaria un’igiene orale corretta ed assidua che rimuova ogni deposito di cibo dopo ogni pasto. Vanno soprattutto puliti con cura i molari superiori e gli incisivi inferiori, dove hanno sbocco le ghiandole salivari. L’accurata pulizia va comunque accompagnata da altri accorgimenti:
- Niente fumo di sigarette.
- Consumo limitato di zuccheri semplici. E comunque immediata pulizia dopo la loro assunzione.
- Utilizzo su consiglio del dentista di un appropriato collutorio.
- L’applicazione della macchinetta per il riallineamento dei denti in bambini ed adolescenti.
Ablazione dei denti (Detartrasi).
Tuttavia nonostante una buona igiene con tutti i mezzi che si possono usare in casa, è necessario sottoporsi a sedute di detartrasi regolarmente, la cui periodicità varia da individuo ad individuo ed è stabilita dal dentista. La rimozione del tartaro o ablazione o anche detartrasi viene effettuata meccanicamente dall'odontoiatra o dall’igienista servendosi di un apposito strumento denominato curette che oltre a raschiare utilizza ultrasuoni per frammentare le incrostazioni calcificate.
Spesso alla detartrasi si associano trattamenti di sbiancamento che si rendono necessari perché lo smalto dentale assorbe pigmenti contenuti nei cibi e perde il naturale candore. Per tali operazione si usano appositi prodotti che liberano ossigeno che opera lo sbiancamento. La reazione viene catalizzata (accelerata) da luci di particolari lampade o del laser. Per lo sbiancamento domestico si può utilizzare invece il comune bicarbonato. Le operazioni di pulizia dentale che andrebbero fatte almeno una volta all'anno procurano subito dopo una serie di disagi causati dalla rimozione delle incrostazioni che avvolgono i denti e che sono: fenomeni di sensibilizzazione al caldo ed al freddo e di mobilità che di norma spariscono nel giro di pochi giorni.
Rimedi naturali per prevenire e combattere la formazione del tartaro.
Data la sua consistenza minerale il tartaro una volta formato non va via con nessun prodotto ed occorre solo la rimozione meccanica. Esistono però numerosi metodi che nella tradizione popolare ne impediscono o rallentano la crescita. Ne riportiamo qualcuno:
- Radici di albero di Araak che vengono utilizzate a forma di bastoncelli per la pulizia dei denti dalle popolazioni africane e della penisola arabica e che costituiscono una sorta di spazzolino naturale ma anche uno scovolo per pulire gli spazi tra i denti e allo stesso tempo un potente sbiancante.
- Gargarismi con acqua a cui viene aggiunto qualche cucchiaio di aceto di mele.
- Limone e bicarbonato in pasta sullo spazzolino come sbiancante.
- Foglie di salvia da sfregare per eliminare macchie resistenti.
Conseguenze, rischi e possibili complicanze.
Il tartaro per sua natura, poiché costituito per lo più da sali minerali, ha una superficie rugosa e ruvida e quindi viene facilmente colonizzato da batteri che possono indurre carie, mal di denti e ascessi ma anche infiammare la gengiva. Detta infiammazione provoca: gonfiore, sanguinamento e ritrazione del tessuto gengivale e perciò scopertura e compromissione delle strutture che circondano e sostengono il dente. Quando l’infiammazione è nel suo stadio iniziale e coinvolge la sola gengiva si parla gengiviti, che provocano arrossamenti, gonfiore e sanguinamento della gengiva. Quando invece passa alle strutture di sostegno si parla di piorrea o parodontite. Nella parodontite l’infiammazione provoca erosione dell’osso che avvolge la radice del dente che fatalmente finirà per cadere. Le parodontiti che sono la principale causa di perdita dei denti. Le parodontiti inoltre possono causare pericolose infezioni nel sangue e nel cuore. Nella maggior parte dei casi, però, la prevenzione e le opportune terapie, sono molto efficaci contro tutti i terribili effetti del tartaro.