Aneurisma cerebrale: cause, sintomi, intervento, riabilitazione e conseguenze
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L'aneurisma cerebrale è la dilatazione di una vena del cervello, i sintomi con cui si manifesta sono cefalea, abbassamento della vista, confusione mentale, ecc...riconoscerli è fondamentale per intervenire in tempo ed evitare conseguenze che possono essere anche molto gravi. Analizziamo dunque le cause della formazione dell'aneurisma, le terapie e la riabilitazione per il recupero cognitivo in caso di emorragia.
Che cos’è l’aneurisma cerebrale?
L'aneurisma cerebrale è una malformazione, che solitamente è rappresentata da una dilatazione, di uno o più vasi sanguigni del cervello, che può essere di natura congenita o attribuibile a cause esterne.
La dilatazione, che assume solitamente una forma di tipo sacciforme, rende le pareti dei vasi fragili, predisponendo il vaso sanguigno alla rottura, e causando emorragia subaracnoidea.
Gli aneurismi delle arterie cerebrali sono particolarmente pericolosi e richiedono un trattamento precoce in quanto la rottura e la perdita di sangue nel cervello può causare un ictus emorragico che,se non trattato tempestivamente, può risultare fatale.
In termini statistici si afferma che circa l'1% della popolazione è affetto da aneurisma cerebrale e che questo colpisca più le donne che gli uomini (in un rapporto di 3:2). Di tutti gli aneurismi cerebrali solo il 15 - 20% vanno incontro a rottura e, di questi, un terzo risulta essere fatale. Quali sono le diverse tipologie e i soggetti che vengono colpiti da questa malattia?
Approfondisci le caratteristiche e le cause dell'aneurisma.
Le diverse tipologie di aneurisma.
Un aneurisma cerebrale, seppur spesso congenito e presente fin dallo stadio di feto o da quello neonatale, prevalentemente si manifesta (va cioè incontro a rottura) in soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni, e raramente in soggetti giovani, al di sotto di 20 anni di età.
In base a diversi parametri è possibile distinguere diverse tipologie di aneurisma cerebrale.
Distinguiamo, infatti, un aneurisma in base alla forma che prende l'arteria malformata in:
- aneurismi cerebrali sacculari, in cui l'arteria assume una forma di sacchetto e che rappresentano la tipologia più comune.
- Fusiformi, in cui la forma è affusolata poiché a dilatarsi è tutta la parete del vaso sanguigno.
- Ampollari, in cui la dilatazione assume la forma di una piccola ampolla.
In base alla sede di insorgenza: gli aneurismi possono insorgere in qualsiasi ramo arterioso cerebrale.
Più frequentemente la sede di insorgenza è l'arteria comunicante anteriore o l'arteria cerebrale anteriore, ma possono colpire anche le arterie dell'area frontale del cervello, l'arteria comunicante posteriore, la carotide interna, il sifone carotideo, l'arteria basilare e l'arteria cerebrale media. Talvolta l'aneurisma può essere multiplo, cioè colpire più arterie contemporaneamente, o colpire (seppur raramente) le arterie che si trovano nella zona del cervelletto.
In base alla causa un aneurisma cerebrale può essere:
- congenito, se presente dalla nascita;
- Secondario se correlato ad una causa esterna, come per esempio un'infezione micotica che determina la dilatazione della parete dei vasi cerebrali.
In base alla grandezza della dilatazione avremo:
- aneurisma normale che ha una dimensione solitamente compresa tra pochi millimetri e massimo 2,5 cm;
- Aneurisma definito gigante se la dimensione supera i 2,5 cm.
Inoltre in base all'anatomia patologica l'aneurisma può essere:
- aneurisma cerebralevero, quando la dilatazione colpisce le strutture del vaso note come tunica media e lamina elastica mentre viene preservata la tunica avventizia.
- Aneurisma cerebrale falso, in cui si ha la dilatazione e la rottura di tutte le strutture del vaso.
- Aneurisma composto che è rappresentato da un aneurisma vero in cui la tonaca avventizia va, con il tempo, incontro ad una rottura. Inoltre quando, a causa di una rottura, si divide in due, la tonaca intima del vaso sanguigno o di un tratto di vaso sanguigno si determina un aneurisma dissecante.
Cause e fattori di rischio che possono determinare la dilatazione del vaso.
L'aneurisma è una dilatazione arteriosa solitamente di tipo congenito - ereditario o genetico che non è da ricondurre a nessuna causa particolare, sebbene, in alcuni casi, alcune infezioni possano provocare una dilatazione della parete dei vasi.
Più che di cause è invece corretto parlare di fattori di rischio che possono determinare sia la comparsa di un nuovo aneurisma sia la rottura di un aneurisma congenito. Tra i fattori di rischio abbiamo:
- Fumo: il fumo di sigaretta rappresenta uno dei più importanti fattori di rischio per la rottura di un aneurisma. Difatti provoca moltissimi danni a livello cellulare, danni che possono contribuire alla rottura di una parete arteriosa già fragile.
- Ipertensione arteriosa: chi soffre di pressione alta può andare incontro a rottura dell'aneurisma a causa della pressione esercitata sulla parete delle arterie.
- Dislipidemie: l'aumento della concentrazione di colesterolo nel sangue può danneggiare le arterie aggravando un quadro di fragilità arteriosa già esistente. Per tale motivo è possibile che chi soffre di ipercolesterolemia possa andare incontro a rottura di un aneurisma.
- Patologie: è possibile che la fragilità delle arterie sia da imputare ad alcune patologie come il diabete ed alcune infezioni batteriche. Altre patologie, solitamente a carattere genetico o ereditarie, che causano fragilità delle pareti arteriose sono le patologie ereditarie del tessuto connettivo, la coartazione aortica, la malformazione artero - venosa cerebrale e il rene policistico (quest'ultima patologia causa un forte aumento della pressione arteriosa).
- Traumi: un'arteria con una parete già fragile per cause ereditarie o congenite può rompersi in seguito ad un trauma fisico come per esempio battere la testa cadendo o durante un incidente stradale o ancora praticando uno sport violento come per esempio la boxe o le arti marziali.
Sintomi: riconoscerli è fondamentale per intervenire in tempo.
In generale se un aneurisma è piuttosto limitato ed intatto, non presenta sintomi. I sintomi cominciano a comparire quando l'aneurisma è molto grande.
Altre volte gli aneurismi comprimono un nervo o emettono una piccola quantità di sangue prima della rottura determinando segni premonitori allarmanti quali cefalea, dolore facciale diplopia..
Riconoscere i sintomi della rottura di un aneurisma cerebrale è fondamentale al fine di recarsi il più tempestivamente possibile al pronto soccorso per ricevere le cure adeguate. Un aneurisma che si rompe presenta una sintomatologia che solitamente prevede:
- Insorgenza improvvisa di cefalea acuta: Il paziente avverte un mal di testa fortissimo, come se avesse ricevuto un colpo con una lama alla testa. La cefalea viene misurata, in sede di pronto soccorso, mediante la scala di Hunt Hess che prevede un punteggio che va da 0 per il paziente asintomatico a 5 nel caso in cui il paziente sia in coma profondo.
- Vertigini, nausea, vomito: sensazione di vertigine accompagnata da nausea e vomito.
- Perdita o abbassamento della vista: o visione sdoppiata. Questo avviene se l'aneurisma che si rompe si trova in prossimità dei nervi cranici che innervano l'occhio.
- Alterazioni della coscienza: deficit della memoria, deficit neurologici, sensazione di confusione e perdita dell'orientamento.
- Movimenti rallentati: rallentamento nei movimenti fino alla paralisi.
- Altri sintomi: come fotosensibilità, febbre e rigidità nucale.
- Talvolta può verificarsi una perdita di coscienza di breve durata. Alcuni soggetti vanno in coma per molti reversibile.
Le conseguenze della dilatazione del vaso possono essere anche molto gravi.
I tempi in cui il paziente viene portato al pronto soccorso e viene trattato con le prime cure sono fondamentali. Le conseguenze per cui possono essere:
- Danno cerebrale: le cellule nervose che si trovano a contatto con la zona in cui è avvenuta l'emorragia possono essere danneggiate o distrutte dalla fuoriuscita del sangue. È altresì possibile che se la perdita di sangue è abbondante, si formi un ematoma che comprime le strutture cerebrali causandone il mal funzionamento.
- Idrocefalo: nello spazio subaracnoideo circola il liquor. Nel caso di emorragia, la fuoriuscita del sangue può alterare il normale flusso del liquido cefalorachidiano, portandolo ad accumularsi e provocando, di conseguenza, la dilatazione dei ventricoli cerebrali. Questa condizione è nota come idrocefalo.
- Vasospasmo ed ictus: la fuoriuscita di sangue dai vasi può provocare irritazione delle strutture circostanti le quali reagiscono mediante il vasospasmo, un restringimento dei vasi, che limita la fuoriuscita di sangue restringendo il calibro dell'arteria. Questo può provocare una diminuzione dell'afflusso di sangue, e di ossigeno, al cervello, con conseguente ictus.
- Iponatriemia: se l'emorragia si verifica nella regione vicina all'ipotalamo è possibile che si determini uno squilibrio nella concentrazione sanguigna del sodio. La diminuzione dei livelli di sodio provoca un rigonfiamento delle cellule cerebrali che possono riportare danni permanenti.
- Seconda emorragia: può verificarsi dopo 3 - 4 settimane dalla prima emorragia causata dalla rottura dell'aneurisma. Si verifica nel 30 - 40% dei casi e provoca ulteriori danni alle strutture cerebrali già danneggiate dalla precedente fuoriuscita di sangue.
Quando il paziente arriva al pronto soccorso viene effettuata la diagnosi e la prognosi. Vediamo come.
Diagnosi dell'aneurisma cerebrale.
Per migliorare le possibilità di sopravvivenza è di fondamentale importanza la diagnosi tempestiva che si esegue sia basandosi sui sintomi riferiti dal paziente, qualora lo stato di coscienza non risulta alterato, sia in base a tecniche di imaging tra quali:
- TAC encefalica: serve a determinare se vi è la presenza o meno di sangue a livello cerebrale. La quantità di sangue viene determinata con la scala di Fisher, che si utilizza per comprendere se vi è rischio di vasospasmo o meno, la quale parte da un punteggio di 1 se non vi è presenza di sangue, e arriva ad un punteggio di 4 se vi è presenza di coaguli intracerebrali. È importante eseguire la tac entro 24 ore dall'evento patologico poiché oltre questo tempo è possibile che il sangue venga eliminato mediante lo scorrimento del liquido cefalorachidiano e non risulti alla tac.
- Risonanza magnetica: si utilizza nel caso in cui la tac non dia un responso soddisfacente. Questa metodica infatti ha una maggiore sensibilità nel rilevare la posizione dell'aneurisma e nel visualizzare i vasi sanguigni.
- Angiografia cerebrale: si esegue mediante l'introduzione di un catetere in un'arteria, solitamente quella posta a livello inguinale, e si risale l'albero arterioso fino ad arrivare alle arterie cerebrali. Si inietta poi un mezzo di contrasto che servirà a evidenziare le strutture arteriose cerebrali mediante l'esecuzione di alcune radiografie. Essendo un esame invasivo si esegue soltanto nel caso in cui la TAC o la risonanza magnetica non danno esiti soddisfacenti.
- Analisi del liquido cefalorachidiano: si esegue mediante una puntura lombare e consiste nel prelevare una parte di liquido cefalorachidiano al fine di evidenziare la presenza di globuli rossi causata dall'emorragia conseguente alla rottura dell'aneurisma. Si utilizza quando si hanno i sintomi dell'aneurisma rotto ma non si hanno evidenze di emorragia alla TAC.
Intervento chirurgico.
La terapia chirurgica rappresenta il trattamento di elezione per l'aneurisma cerebrale. Esistono diverse tipologie di intervento, che il medico deciderà di attuare in base ai casi, e che possono essere così riassunte:
Tecnica classica o clippaggio.
Tale tecnica prevede una craniotomia (cioè un taglio sul cranio per accedere al cervello) e successivamente la chiusura dell'aneurisma mediante l'applicazione di una clip metallica in titanio (o più di una in base all'entità del danno). In questo modo verrà ridotto o eliminato l'afflusso di sangue all'aneurisma e si eviteranno ulteriori rotture ed emorragie.
Embolizzazione.
Si esegue mediante l'introduzione di un catetere in una grossa arteria, per esempio a livello inguinale, e guidando poi il catetere fino a raggiungere l'aneurisma. Una volta posizionato il catetere si iniettano al suo interno delle microspirali di platino le quali andranno a chiudere l'aneurisma e faranno si che non vi scorra più sangue all'interno.
Le terapie pre e post intervento.
Tra le altre terapie per il trattamento dell'aneurisma cerebrale (specialmente nel caso in cui non sia immediatamente operabile) abbiamo i farmaci, che vengono utilizzati per lo più per stabilizzare il paziente in attesa dell'esecuzione degli esami diagnostici e l'applicazione di dispositivi per drenare l'eventuale accumulo di liquido intracranico.
Terapia farmacologica.
La terapia farmacologica prevede la somministrazione di diuretici osmotici, di mannitolo e di cortisonici per ridurre la pressione intracranica e l'accumulo di liquido a livello cerebrale. Il paziente può poi essere trattato anche con farmaci coagulanti per favorire l'arresto dell'emorragia e con farmaci calcio antagonisti per ridurre il rischio di vasospasmo. I farmaci possono essere utilizzati anche come misura di prevenzione nel caso di aneurismi silenti o non rotti. Un esempio è la somministrazione di farmaci per mantenere la pressione bassa in modo da evitare la rottura dell'aneurisma.
Applicazione di dispositivi.
Dispositivi quali i cateteri ventricolari o l'esecuzione di interventi di derivazione (che prevedono l'uso di un tubo in silicone chiamato derivatore), si applicano in tutti quei casi in cui è necessario ridurre la pressione intracranica causata dall'accumulo del liquor, prima di intervenire chirurgicamente.
Riabilitazione.
Molti pazienti recuperano gran parte delle funzioni mentali e fisiche, in seguito ad un'emorragia subaracnoidea, ma a volte persistono sintomi neurologici come debolezza, paralisi, perdita di sensibilità da un lato del corpo, o difficoltà di comprensione o di linguaggio.
In tal caso sono necessarie tecniche di riabilitazione che mirano al recupero fisico e cognitivo che possono durare dai sei mesi a due anni.
Le terapie fisiche comprendono esercizi mirati per la deambulazione, il coordinamento dei movimenti ed il rinforzo muscolare.
La riabilitazione cognitiva va personalizzata in base ai danni riportati e necessita della collaborazione di fisioterapisti, logopedisti, neurologi e famiglia.
Cosa fare se si scopre un aneurisma cerebrale? Le precauzioni da mettere in atto.
Qualora durante un controllo medico si scoprisse di avere un aneurisma congenito, è bene quindi, osservare alcune misure preventive per evitarne la rottura.
I consigli che andrebbero seguiti sono:
- Smettere di fumare ed evitare di assumere alcol o droghe, tutte sostanze che provocano danni all'organismo, comprese le arterie, e che possono aumentare il rischio di rottura dell'aneurisma.
- Evitare caffè, sostanze a base di caffeina e ridurre il consumo di sale, per evitare di soffrire di ipertensione.
- Seguire un'alimentazione sana e praticare un moderato esercizio fisico al fine di tenere bassa la pressione sanguigna, la glicemia e il colesterolo nel sangue.
- Evitare di compiere sforzi, di dedicarsi a sport violenti e di sollevare pesi.
- Se si prendono farmaci anticoagulanti, come per esempio l'acido acetilsalicilico, chiedere al proprio medico se è il caso di continuare ad assumerli. Questi farmaci, infatti, aumentano il rischio di emorragia.
- In caso l'aneurisma abbia già dato sanguinamenti di lieve entità evitare di fare viaggi in aereo (a causa della pressurizzazione della cabina) o comunque chiedere al proprio medico se è opportuno prendere questo mezzo di trasporto.
Prognosi ed aspettative di vita.
Quando l'aneurisma ha una dimensione inferiore ai 7 mm è asintomatico e non necessita di trattamento ma solo di monitoraggio poiché il rischio di sanguinamento è basso, viceversa se la dimensione supera i 7 mm è bene trattare il paziente di modo da prevenire il sanguinamento.
La rottura di aneurisma cerebrale ha un decorso benigno ed una prognosi buona in 1/3 dei casi che si presentano all'osservazione del medico, mentre nei rimanenti 2/3 dei casi la prognosi è sfavorevole (il paziente è in coma) o infausta (si assiste ad un peggioramento progressivo che porta all'exitus del paziente).
Si stima che nel 30 - 50% dei casi l'emorragia subaracnoidea che si determina porta alla morte il paziente (specialmente nel caso in cui si abbia un aneurisma fulminante che non permette al medico di intervenire per salvare la vita del paziente).