Appendicite acuta o cronica: sintomi, cause, dieta, cura ed operazione
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Quali sono le differenze tra appendicite acuta e cronica? Con che sintomi si manifesta questa patologia e quali sono le cure indicate per contrastarla? Vediamo quando è necessario operare o come si può attenuare l?infiammazione con una dieta ed una terapia mirata.
Cos’è l’appendicite?
L’appendicite è un’infiammazione dell’appendice vermiforme, (un tratto dell’intestino crasso a fondo cieco molto ricco di tessuto linfatico, che si trova al di sotto della valvola ileo – cecale, il punto di passaggio tra l’intestino tenue e l’intestino crasso) che presenta cause ostruttive e sintomi come dolore addominale e febbre. La patologia ha solitamente esordio acuto con dolore al fianco destro e sensazione di malessere generale per cui è bene conoscere i sintomi per poter intervenire tempestivamente in quanto può portare a conseguenze mortali come la peritonite.
Meccanismo secondo il quale si instaura l’infiammazione.
Il meccanismo patogenetico è principalmente legato ad un’ostruzione del lume, cioè della cavità virtuale interna, dell’appendice. All'interno del lume vivono fisiologicamente dei batteri di origine intestinale che vengono periodicamente eliminati mediante meccanismi di difesa fisiologici come la peristalsi dell’appendice, il ricambio delle cellule epiteliali, e l’eliminazione dei microrganismi da parte del tessuto linfatico.
Quando si ha un’ostruzione a livello del lume questi meccanismi sono ostacolati e determinano l’aumento delle cellule batteriche che possono diventare virulente e dare luogo ad infezione e infiammazione. Inoltre l’accumulo di cellule batteriche e causa anche un aumento del numero di cellule infiammatorie e di muco all'interno del lume, tale da determinare un ostacolo al drenaggio linfatico e all'apporto di sangue, il quale causa un fenomeno noto come ischemia appendicolare.
Tipologie.
L’appendicite può manifestarsi in diverse forme.
Appendicite acuta.
E’ la forma più frequente di appendicite e si verifica quando l’infiammazione porta un’infezione, che se non viene trattata tempestivamente presenta dei rischi seri per la salute del soggetto. Essa, infatti, può evolvere in peritonite, un’infiammazione del peritoneo causata dalla rottura dell’appendice che può essere mortale. Quando viene coinvolto il peritoneo si ha la formazione del piastrone appendicolare formato da appendice, omento e peritoneo parietale, complesso che si forma per cercare di circoscrivere l’infiammazione. La progressione in peritonite è una complicanza frequente nell'appendicite di bambini di età inferiore ai 6 anni e negli anziani perché in queste categorie i sintomi possono essere aspecifici e causare ritardo nella diagnosi. Anche la gravidanza può rappresentare una causa di ritardo diagnostico dell’appendicite, infatti durante la gravidanza possono manifestarsi frequentemente episodi di dolore addominale che possono far sottovalutare il rischio di un attacco di appendicite acuta.
L’appendicite acuta presenta solitamente tre fasi principali:
- Fase acuta catarrale: è la prima fase della patologia in cui abbiamo la presenza dell’ostruzione e lo sviluppo dell’infiammazione primaria. L’appendice ha un aspetto rosso vivo per la presenza dell’infiammazione e appare tumefatta ed edematosa. Nel lume si inizia ad accumulare il muco (da qui il nome di catarrale), la mucosa risulta ischemica e ulcerata, si ha dilatazione dei vasi sanguigni e inizio della stasi linfatica. Questa fase se adeguatamente trattata può regredire.
- Fase acuta purulenta: è la fase che si ha se non viene trattata adeguatamente la fase catarrale. In questa fase si manifesta l’infezione batterica secondaria dovuta alla proliferazione dei batteri nel lume dell’appendice. Viene chiamata anche suppurativa per la produzione di pus all'interno del lume e nelle pareti. Possono essere presenti degli ascessi a livello della mucosa e l’appendice si presenta di colore viola. E’ una fase che non regredisce molto facilmente per cui il trattamento è solitamente di tipo chirurgico.
- Fase acuta gangrenosa: è la fase più avanzata dell’infiammazione che non regredisce e che va trattata chirurgicamente. L’appendice ha un colore che va dal grigio al verdastro, presenta zone necrotiche e ulcerate dalle quale esce essudato infetto e purulento che invade il peritoneo circostante e gli conferisce un aspetto fibrinoso.
Appendicite Cronica.
Questo tipo di appendicite non trova ancora una patogenesi unanime nel mondo medico in quanto si ritiene, ma senza certezze, che derivi da un episodio di appendicite acuta non adeguatamente regredito o curato. I dubbi in merito all'appendicite cronica riguardano principalmente la sintomatologia, che risulta sovrapponibile a quella dell’appendicite acuta non consentendo quindi una netta distinzione tra le due patologie.
Nonostante questo al momento l’ipotesi più accreditata è proprio quella della derivazione a partire dall'appendice acuta soprattutto perchè istologicamente si riscontrano segni di atrofia, fibrosi e sclerosi del tessuto periviscerale che fanno pensare ad un precedente attacco di appendicite regredito ma non completamente guarito.
Entrambe le patologie possono colpire qualsiasi categoria di persone e fascia di età ma risultano essere più frequenti tra i 10 e i 30 anni ed in Italia è stata stimata un’incidenza annua dello 0,2% nella popolazione.
Sintomi: come riconoscere l’appendicite.
Per fare in modo di riconoscere l’appendice infiammata tempestivamente e far si che si possa intervenire il prima possibile occorre individuarne i sintomi. I più comuni sono:
- Dolore: il dolore è il sintomo principale dell'appendicite ed è determinato dall'aumento della pressione nel lume intestinale che stimola i nocicettori. Il dolore si manifesta primariamente in sede epigastrica, si va spostando nella zona periombelicale per poi concentrarsi al fianco destro, a livello della fossa iliaca destra. Il dolore dell’appendicite acuta è di tipo forte, acuto e costante, e non si attenua né se il soggetto cambia posizione né dopo la defecazione.
Puoi approfondire le altre cause che provocano dolore all'addome.
- Stimolo frequente di urinare: si verifica soprattutto nei bambini, in particolare quando l’appendice si trova vicino alla vescica;
- Modifiche dell’alvo: un attacco di appendicite acuta provoca modifiche dell’alvo che si manifestano inizialmente con diarrea (in particolare nei bambini) a causa dell’infezione batterica. Man mano che progredisce l’infiammazione si passa dalla diarrea alla stitichezza a causa del blocco della peristalsi a livello ileo – cecale.
- Febbre: la febbre può essere presente ed è solitamente di lieve entità, raggiunge una temperatura cutanea di 37 – 38 °C e una rettale di 38 – 38,5°C.
- Nausea: la nausea è un sintomo molto comune nell'appendicite ed è spesso causata dal forte dolore. Alla nausea si accompagnano vomito (specialmente nei bambini), vertigini e anoressia.
- Dolori diffusi: il dolore non sempre è localizzato soltanto nel quadrante addominale destro. A volte possono esserci malessere generale, mal di testa, dolori alla schiena, e dolore localizzato alle gambe, specialmente alla gamba destra. A questi sintomi bisogna prestare particolare attenzione in gravidanza in quanto sono sintomi che si possono manifestare normalmente durante questo periodo e che possono quindi mascherare un attacco di appendicite acuta.
Quando preoccuparsi?
Possiamo dire che ci si deve preoccupare quando si avverte una sensazione di mal di stomaco molto forte al fianco destro e in contemporanea si hanno sintomi come nausea, dolori alle gambe o alla schiena, gonfiore addominale, lieve febbre e stitichezza. In questo caso è bene recarsi immediatamente al al pronto soccorso o dal medico.
Come riconoscere l’appendicite? Diagnosi.
Di fronte ad un sospetto attacco di appendicite il medico solitamente provvede a fare la diagnosi mediante un esame obiettivo e un esame di laboratorio.
Esame obiettivo e manovre.
L’esame obiettivo si basa sui sintomi riferiti dal paziente e su delle manovre di palpazione dell’addome ben specifiche. Le manovre che si utilizzano attualmente sono:
- Rilevamento della contrattura dell’addome: quando vi è un’infiammazione della zona addominale l’addome, che al tatto e alla pressione solitamente risulta morbido, diventa duro e contratto. Questa condizione è nota come contrattura di difesa addominale e si può avvertire alla palpazione durante la visita.
- Manovra di Blumberg: questa manovra consiste nell'iniziare a palpare delicatamente l’addome dal punto in cui il paziente non avverte dolore, spostandosi piano piano verso il punto dolorante. Arrivati alla sede del dolore il medico affonderà la mano nell'addome del paziente per poi sollevarla di colpo rilasciando l’addome improvvisamente. Questa manovra, se presente appendicite acuta, causerà una diminuzione del dolore durante la fase pressoria e un aumento del dolore al rilascio dell’addome.
- Manovra di Rovsing: questa manovra prevede di esercitare una pressione sull'addome del paziente non dove è localizzato il dolore ma dal lato opposto, sulla fossa iliaca sinistra e sul colon discendente. Se la pressione del fianco sinistro provoca dolore in fossa iliaca destra allora il paziente potrebbe avere un’appendicite acuta.
- Manovra psoas: la manovra si effettua mediante pressione sulla parte di addome in cui ha sede il dolore, quindi sul fianco destro e contemporaneamente si fa alzare al paziente l’arto inferiore corrispondente, tenendo il ginocchio rigido. Con questo movimento si provoca la contrazione del muscolo psoas che andrà a premere sull'appendice causando dolore se questa è infiammata.
- Pressione del punto di McBurney: il punto di McBurney è localizzato a destra nella zona tra l’ombelico e la cresta iliaca. Se pressato può dare dolore in caso di appendicite acuta.
Esami di laboratorio.
Accanto all'esame obiettivo il medico prescriverà degli esami di laboratorio sia per individuare la presenza di appendicite acuta, sia per fare diagnosi differenziale.
Per quanto riguarda l’appendicite acuta è richiesto un esame del sangue e vanno analizzati i seguenti parametri:
- Emocromo: per fare diagnosi di appendicite acuta si effettua un emocromo completo con formula leucocitaria al fine di osservare quali sono i valori dei leucociti. Infatti, durante un processo infiammatorio come l’appendicite acuta i valori dei leucociti aumentano e se normalmente hanno valori compresi tra 4000 e 10000 per mm 3, possono arrivare fino a 19000 e in caso di peritonite superare i 20000. Anche il valore particolarmente elevato dei globuli bianchi indica un’infezione ma non si può associare soltanto all'appendice infiammata.
- Proteina C reattiva: questo parametro è un indice di infiammazione ed è presente nel sangue a valori bassi compresi tra 0,5 – 10 mg/l. Nel corso di appendicite acuta i suoi valori aumentano oltre i 10 mg/l ma rappresenta comunque un indice aspecifico di infezione e infiammazione.
- Ves: è la velocità di sedimentazione degli eritrociti che aumenta nel caso di infezione. Ha valori compresi tra 10 e 15 mm, ma un aumento di tali valori al di sopra dei 15 mm non è indice specifico di appendicite acuta ma rappresenta un indice aspecifico che indica la presenza di un’infiammazione o di un’infezione.
Diagnosi differenziale.
Per la diagnosi differenziale si affiancano a questi esami l’esame delle urine, l’esame degli enzimi epatici e pancreatici e il dosaggio della gonadotropina corionica per escludere una gravidanza extrauterina.
E’ possibile inoltre affiancare all'esame obiettivo a quello di laboratorio altre tipologie di indagini diagnostiche, specialmente per effettuare una diagnosi di tipo differenziale o in caso in cui vi siano sintomi di appendicite atipici come nel caso di appendice retroversa o retro – cecale in cui possono essere assenti i sintomi caratteristici come il dolore al fianco destro. Ad esempio:
- Radiografia dell'addome: serve ad evidenziare un’ostruzione determinata da coproliti o da corpi estranei. Inoltre può essere utile per identificare tempestivamente la perforazione del viscere.
- Ecografia dell’addome: è un esame che può risultare di difficile esecuzione per la presenza della contrattura di difesa addominale. Evidenzia un’appendice aumentata di diametro, con pareti ispessite e un versamento di liquido periappendicolare. Causa dolore nella zona in cui si appoggia la sonda ecografica.
- Tac: viene usata come tecnica diagnostica per la diagnosi differenziale di appendicite acuta quando il paziente non presenta sintomi tipici dell’infiammazione dell’appendice ma sintomi di infiammazione addominale aspecifici. Rivela l’aumento del volume dell’appendice e la presenza di ascessi peri – appendicolari e di versamento di liquido a livello peritoneale.
- Di particolare rilievo è la Alvarado Clinical Score, un test che mette insieme l’esame obiettivo e l’esame di laboratorio assegnando loro dei punteggi. Questo sistema diagnostico mette insieme i seguenti parametri:
- Sintomi: dolore in fossa iliaca destra, anoressia, nausea e vomito. A ognuno dei parametri se presente viene assegnato un punto.
- Segni: dolore al fianco destro dopo palpazione, manovra di blumberg con esito positivo e febbre. Al primo segno se presente vengono assegnati due punti, ai due segni rimanenti, se presenti viene assegnato un punto ciascuno.
- Aumento dei leucociti e aumento dei neutrofili. Al primo parametro, se presente, vengono assegnati due punti, al parametro rimanente un punto. Se il punteggio che si ottiene sommando i punti assegnati ad ogni parametro è compreso tra 7 e 10 allora si potrà diagnosticare l’appendicite acuta, se invece il punteggio ottenuto va da 0 a 5 non saremo di fronte ad appendicite. Punteggi intermedi vanno valutati in base ai singoli casi e richiedono altri esami.
Cause: perché si infiamma l’appendice.
Vediamo adesso quali sono nello specifico le cause che determinano l’insorgenza di infiammazione all'appendice.
Le principali cause di appendicite sono da ricondursi alla ostruzione del lume appendicolare, generata da:
- Coproliti: sono dei piccoli ammassi composti da materiale fecale che si riscontrano spesso a livello dell’appendice e che si formano per un’eccessiva disidratazione che rende il materiale fecale duro. Sono più frequenti negli anziani (a causa della diminuzione della peristalsi) in cui possono rappresentare una delle cause di appendicite o di occlusione intestinale.
- Corpi estranei: possono essere sostanze ingerite accidentalmente come noccioli di frutta, tumori del tratto gastro intestinale oppure parassiti come ossiuri, tenie, e ascari.
- Ipertrofia del tessuto linfatico: è una causa di appendicite comune al di sotto dei 30 anni di età poiché dopo tale periodo i follicoli linfatici vanno incontro a regressione spontanea. L’ipertrofia follicolare può essere causata da patologie infettive locali o sistemiche come il morbillo, il tifo o la mononucleosi, da patologie del tratto gastrointestinale come il morbo di Chron o gastroenteriti e da altre tipologie di infezione.
In generale, però, l’appendicite è una patologia multifattoriale, non ha quindi un’unica causa ma può nascere dall'insieme di più cause concomitanti. Un’alimentazione sbagliata per esempio povera di fibre e ricca di cibi grassi, speziati che tendono a rallentare la peristalsi e ad infiammare l’intestino può essere una concausa nella genesi della patologia infiammatoria.
Come curare l’appendicite.
Vediamo adesso cosa fare quando si ha l’appendice infiammata. La prima cosa a cui si pensa è l’intervento chirurgico ma non sempre l’unica scelta per curare l’appendicite.Infatti quando a seconda della gravità della patologia e lo stato dell’infiammazione ci si può anche affidare, sempre dietro consiglio del medico, ad una dieta adatta ed a rimedi naturali.
Dieta ed alimentazione: quali cibi scegliere e quali evitare.
Una delle cause di appendicite è l’ostruzione causata dalla presenza di coproliti i quali si possono formare a causa di un’alimentazione povera di fibre, acqua e Sali minerali e ricca di grassi e cibi speziati. L’alimentazione rappresenta un’ottima strategia di prevenzione dell’appendicite ma è anche uno dei rimedi che si possono prendere in considerazione per evitare l’intervento in casi di appendicite lieve. La teoria più accreditata sull'alimentazione di chi soffre di appendicite è che tali soggetti debbano seguire una “dieta in bianco”. In realtà la dieta non prevede di mangiare soltanto riso bollito e pollo ai ferri ma comprende una serie di alimenti che possono essere assunti e un elenco di alimenti che invece vanno evitati.Vediamoli nel dettaglio.
Alimenti consigliati:
- Cibi liquidi come brodi, succhi di frutta, spremute di agrumi, passati di verdure, minestre;
- verdure cotte come carote, zucchine, melanzane e finocchi;
- carni bianche come pollo e tacchino;
- pesci magri come sogliola, orata o merluzzo;
- legumi e cereali integrali in quanto ricchi di fibre.
Alimenti da evitare:
- Cibi grassi ed elaborati: ad esempio insaccati e formaggi, i condimenti grassi, la carne rossa, i pesci grassi come il salmone;
- Le bibite contenenti sostanze eccitanti e irritanti come il caffè e il the, gli alcolici;
- alimenti irritanti come spezie e cioccolato.
Nel trattamento dell’appendicite mediante l’alimentazione è bene associare anche dei comportamenti corretti come per esempio bere almeno due litri di acqua al giorno per favorire la motilità intestinale ed evitare di fare sforzi fisici come per esempio fare attività fisica e sport che potrebbero aggravare il quadro infiammatorio addominale.
Rimedi naturali per l’appendice infiammata.
Rimedi naturali e l’omeopatia possono essere usati per il trattamento dell’appendice infiammata ma non da operare. Tra i rimedi naturali possiamo scegliere:
- Borsa del ghiaccio: l’applicazione della borsa del ghiaccio può alleviare il dolore senza ricorrere all'ausilio di farmaci. Il ghiaccio infatti opera un’azione decongestionante e anestetizzante e fa sentire meno la sensazione dolorosa.
- Succhi di verdure: alcune verdure combinate insieme hanno un effetto purificante e lassativo, favoriscono quindi la motilità intestinale e aiutano ad eliminare la sintomatologia legata alla stipsi che causa l’appendicite. Tra i succhi possiamo scegliere il succo di carota (circa 300 ml) da combinare insieme al succo di barbabietola (100 ml) e al succo di rabarbaro (100 ml). Il preparato va bevuto almeno due volte al giorno.
- Fieno greco: una tisana a base di fieno greco potrebbe aiutare il trattamento dell’appendicite. Il fieno greco infatti contiene principi antinfiammatori come anetolo, alcaloidi e mucillagini che agiscono a livello dell’infiammazione dell’appendice riducendola. Si assume sottoforma di tisana che va preparata ponendo in un litro d’acqua un cucchiaio di semi, si porta il tutto a ebollizione, si filtra e si beve nell'arco della giornata.
Terapia farmacologica: antibiotici, lassativi e antidolorifici.
La terapia farmacologica si effettua solitamente prima dell’intervento chirurgico di modo che le condizioni del paziente siano ottimali per l’intervento. I farmaci a cui si ricorre in attesa di essere operati sono:
- Antibiotici: l’uso di antibiotici è utile prima dell’intervento per ridurre la carica microbica ed evitare quindi contaminazione batterica dei tessuti sani durante l’operazione. La somministrazione di antibiotici avviene mediante l’uso di un sondino e continua fino a un paio di giorni dopo l’intervento.
- Lassativi: l’uso di lassativi come semi di psillio, rabarbaro e mucillagini viene impiegato per ripristinare la motilità intestinale e alleviare i sintomi dovuti alla stipsi.
- Antidolorifici: sulla somministrazione di antidolorifici non vi è una posizione chiara, alcuni sostengono che la somministrazione di analgesici FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) aiuti il soggetto a sopportare l’attesa dell’intervento alleviando il dolore, altri invece sostengono che non vanno mai somministrati antidolorifici poiché potrebbero alterare la sintomatologia e fare apparire l’appendicite meno grave di quanto realmente sia ma questo appunto trova validità soltanto nel caso in cui la diagnosi non sia ancora stata effettuata.
Operazione chirurgica: la soluzione definitiva.
L’intervento chirurgico rappresenta la soluzione migliore e definitiva per il trattamento dell’appendicite. Bisogna tener presente che non sempre è necessario l’intervento chirurgico e che sarà il chirurgo a valutare in base ai casi se è necessario ricorrere o meno all'intervento. L’intervento si effettua in anestesia generale, dura circa un’ora e prevede un ricovero che va da un minimo di 24 ore a un massimo di una settimana, in base a come viene eseguito l’intervento e al decorso post operatorio del paziente. Le tecniche di intervento utilizzate sono essenzialmente due:
- Tecnica aperta: è la tecnica classica e più comunemente usata che prevede l’incisione dell’addome a livello della fossa iliaca destra. L’incisione può essere effettuata in modi diversi, può essere obliqua lungo la linea in cui si trova il punto di McBurney, longitudinale oppure lungo la linea che congiunge l’ombelico e la sinfisi pubica e la modalità di incisione verrà stabilita dal chirurgo in base al quadro clinico. Effettuata l’incisione si procederà all'isolamento dell’appendice e alla sua resezione dopo averne legato la base. L’intervento non presenta particolari rischi se si interviene precocemente, mentre può risultare più complesso in presenza di piastrone appendicolare o appendice retroversa poiché l’appendice in questi casi va “cercata” all'interno della cavità addominale.
- Tecnica laparoscopica: è chiamata anche tecnica mini invasiva e prevede delle piccole incisioni sull'addome, solitamente tre, in cui si inseriscono la telecamera laparoscopica, che consente al medico di vedere l’interno dell’addome, e due strumenti chirurgici. L’appendice viene sezionata ed estratta e la sua base viene suturata mediante dei punti. Questo intervento è meno invasivo e richiede minori tempi di recupero ma non può essere effettuato in tutti i casi, dipende quindi dalla gravità del quadro clinico. In ogni caso se la telecamera laparoscopica mostra una situazione in cui non è possibile proseguire per questa via, l’intervento può essere convertito in quello con tecnica classica.
Il decorso post operatorio.
Il post operatorio prevede una visita ambulatoriale dopo circa una settimana per togliere i punti nel caso in cui siano stati applicati punti esterni e non punti riassorbibili interni, e il recupero completo si ha in una decina di giorni.
Generalmente la guarigione è rapida e il soggetto operato può cominciare a mangiare normalmente, tuttavia è bene nei primi giorni attenersi ad un’alimentazione leggera e povera di grassi.
Complicanze e rischi dell’appendicite.
L’infiammazione dell’appendice, se non adeguatamente trattata, può non solo coinvolgere gli organi circostanti formando un agglomerato chiamato piastrone, ma anche evolvere in peritonite.
La peritonite è un’infiammazione grave del peritoneo, la membrana che avvolge gli organi addominali, dovuta alla perforazione dell’appendice che permette il passaggio di batteri e succhi digestivi.
Raramente l’appendicite comporta rischi e gravi complicanze. Esse si verificano solo in caso di:
- peritonite non adeguatamente trattata.
- in vecchiaia: perché la carenza di difese immunitarie porta maggiormente alla perforazione,
- in gravidanza: perchè in caso di peritonite vi è un'alta mortalità fetale.