Carenza di ferro
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L'articolo si propone di fare chiarezza sulla carenza di ferro e precisamente di spiegare in cosa consiste la carenza di ferro, quali sono i suoi sintomi, quali le cause e quali sono i possibili trattamenti.
Cosa è la carenza di ferro? Caratteristiche e valori.
La carenza di ferro, altrimenti detta sideropenia, è una condizione che si verifica quando i valori nel sangue di tale minerale, misurati con un esame detto sideremia, sono inferiori a quelli ritenuti normali:
- uomini: da 70 a 175 mcg/dl
- Donne: da 50 a 150 mcg/dl
- Bambini: da 50 a 120 mcg/dl
Questi valori di riferimento sono molto variabili, essi, infatti, possono variare oltre che in base al sesso, anche in base all'età, e ad altre caratteristiche.
Quando i valori del ferro sono bassi, spesso insorge una condizione di anemia detta “anemia sideropenica”, ma anche quando non sfocia in una patologia evidente, la carenza di ferro può determinare comunque piccoli scompensi e malesseri generali.
La sideropenia è il più comune problema nutritivo ed è diffuso sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. I dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riportano che nei paesi poveri le carenze di ferro interessano il 50% della popolazione, mentre nei paesi industrializzati ne soffre invece il 3% degli uomini in età matura ed il 20% delle donne arrivando a raggiungere il 50% di quelle in gestazione.
Il picco massimo del problema si raggiunge nei primi due anni di vita (indifferentemente per maschi e femmine).
Sintomi e conseguenze del deficit di ferro.
Uno dei principali sintomi del deficit di ferro è il senso di stanchezza e spossatezza accompagnato da, pallore e difficoltà respiratorie.
Al di là del senso di stanchezza generale, piuttosto aspecifico poiché comune ad altre carenze nutrizionali, esistono altri segni riconducibili a una carenza di ferro.
Tra questi vi sono:
- Mal di testa.
- Giramenti di testa e vertigini.
- Infiammazione delle mucose della lingua e loro ispessimento (glossite atrofica).
- Tagli agli angoli della bocca.
- Infiammazione ed ispessimento della mucosa dell’esofago accompagnata da problemi di deglutizione.
- Infiammazione ed ispessimento della mucosa dello stomaco e problemi digestivi.
- Malassorbimento intestinale provocato da problemi alle mucose.
- Fragilità delle unghie e particolare conformazione, che nei casi più gravi possono assumere la caratteristica forma incavata ovvero “a cucchiaio”.
- Fragilità e caduta dei capelli.
- Ingrossamento della milza.
- Problemi dell’umore.
- Insonnia.
Tutte queste manifestazioni sono riconducibili a un danneggiamento delle cellule epiteliali dovuto proprio all’ipossia e alla mancanza di ferro.
Puoi approfondire i sintomi della carenza di ferro.
Nei casi più gravi di anemia il soggetto interessato talvolta sviluppa una predilezione per l’ingestione di sostanze non nutritive, come gesso, carta, terra. Questo disturbo viene definito come picacismo e alla base racchiude un meccanismo di tipo nervoso che tende automaticamente a compensare forti carenze nutrizionali. Ovviamente si tratta di un meccanismo pericoloso ed estremo, che può provocare ostruzioni intestinali ed avvelenamenti.
Carenza di ferro ed anemia sideropenica.
Il ferro è un oligominerale essenziale viene distribuito nel nostro organismo in compartimenti ben definiti. Circa l’80% del ferro è nello stato attivo, definito come “funzionale”.
La maggior parte di questo si trova nei globuli rossi dove lega l’ossigeno all’interno dell’emoglobina, partecipando quindi all’ossigenazione dei tessuti corporei.
L’emoglobina è una proteina presente nei globuli rossi del sangue che conferisce a questi ultimi ed al sangue stesso il loro caratteristico colore rosso rubino. Il compito dell’emoglobina è di trasportare l’ossigeno legato nei polmoni, in tutto il corpo e rimuovere dalla periferia l’anidride carbonica.
Per poter assolvere a tale compito essa ha una particolare e complessa struttura spaziale. Infatti, è costituita da 4 diversi globuli proteici ognuna delle quali ha al suo interno quello che i chimici chiamano un gruppo “Eme” ossia un complesso chimico contenente un atomo di ferro. I gruppi Eme sono importanti perché riescono a legare molecole di ossigeno e poi scambiarle con anidride carbonica e quindi consentono all’emoglobina di svolgere la sua vitale funzione.
Una piccola percentuale di ferro è richiesta, inoltre, come cofattore di enzimi e altre proteine.
Circa Il 20% viene immagazzinato come riserva, in particolare nella milza e nel fegato, dove forma un pool di deposito pronto all’uso.
Il deficit di questo minerale può essere tale da comportare la riduzione della sintesi di emoglobina e globuli rossi e quindi sfociare in anemia.
Secondo l’OMS si parla di anemia sideropenica se i valori di emoglobina risultano:
- Inferiori a 14 milligrammi/decilitro per gli uomini.
- Inferiori a 12 milligrammi/decilitro per le donne.
- Inferiori a 11 milligrammi/decilitro per le donne incinte.
Come individuare un deficit di ferro? La diagnosi.
In caso di sospetta carenza di ferro e di anemia sideropenica, il medico può prescrivere esami specifici di laboratorio. Tra questi, è opportuno indagare i valori di transferrina, ferritina, sideremia ed emoglobina.
- La transferrina è la proteina che trasporta il ferro nel circolo sanguigno e garantisce l’apporto di questo minerale ai tessuti. Il valore di riferimento per questa proteina di trasporto è di 0,20-0,37 g/dl.
- La ferritina rappresenta la riserva di ferro, principalmente immagazzinata nella milza e nel fegato. Particolari cellule appartenenti al gruppo dei globuli bianchi, i macrofagi, complessano il ferro con una proteina, l’apoferritina, a formare il deposito di ferritina. Valori ottimali:
- Donne premenopausa 11-193 ng/ml
- Donne postmenopausa 18-280 ng/ml
- Uomini 25-300 ng/ml
- La sideremia rappresenta il contenuto di ferro che circola libero nel plasma e i valori di riferimento sono compresi tra 37-147 ug/dl per le donne e 59-158 ug/dl per gli uomini.
- Infine, come precedentemente indicato, un valore molto basso di emoglobina (inferiore a 12-14 mg/dL) è indicativo di uno stato di anemia e non solo di una semplice carenza.
Cause della carenza di ferro.
Un deficit di questo minerale può essere ricondotto essenzialmente a tre cause principali:
- Insufficiente apporto con la dieta.
- Eccessiva perdita di sangue e quindi di ferro.
- Malassorbimento intestinale. Lassorbimento del ferro avviene a livello di intestino dopo che le secrezioni acide dello stomaco ne hanno iniziato la digestione.
Vediamo quali sono le cause principali associate a queste tre classi di rischio.
Dieta.
Diete che prevedono un basso consumo di carne come quella vegetariana o vegana, o eccessivamente ricche di crusca portano a gravi carenze nutrizionali.
Sebbene, infatti, frutta e verdura contengano discrete quantità’ di ferro, non contengono ferro in forme emica, inoltre i nitrati ed i fosfati presenti ne limitano l’assorbimento. Sono soprattutto neonati, bambini ed adolescenti che rischiano di sviluppare un deficit di ferro perchè l’organismo richiede una maggiore quantità di ferro nella fase di crescita.
Quali sono dunque le fonti alimentari da privilegiare?
Tutti abbiamo presente l’immagine di Braccio di Ferro, che grazie all’introito di grandi quantità di spinaci è in grado di sviluppare poteri sovrumani. Se è vero che gli spinaci contengono ferro, esistono in realtà fonti alimentari ben più ricche di questo minerale e che apportano una maggiore biodisponibilità dell’elemento. Il ferro eme, facilmente assorbito dal nostro organismo, si trova nelle fonti di origine animale, mentre gli alimenti di origine vegetale contengono ferro non eme, che non è immediatamente disponibile per l’organismo.
Fonti principali di ferro eme:
- Carne (carne di maiale, carne di cavallo, pollo) fegato (fegato d’oca, fegato di suino), crostacei, frutti di mare (ostriche, vongole), pesce e molluschi (seppie, calamari).
Fonti principali di ferro non eme:
- Frutta secca (noci, nocciole, arachidi, pistacchi), legumi (fagioli, lenticchie, soia, ceci), vegetali a foglia larga (spinaci, broccoli, radicchio), cacao amaro.
Attenzione invece al consumo di eccessive quantità di tè. Poiché la presenza di tannini e polifenoli limita l’assorbimento del ferro, in particolare della forma non eme, è consigliabile l’assunzione di questa bevanda lontano dai pasti.
In alternativa, è possibile aggiungere qualche goccia di succo di limone alla nostra tazza, in quanto la vitamina C è un importante antiossidante che favorisce l’assorbimento del ferro.
Resezione di parte dello stomaco o dell’intestino.
Gli interventi di resezione di stomaco o intestino possono essere causa di un deficit di ferro poiché non vengono prodotti succhi acidi in quantità sufficiente alla digestione degli alimenti che contengono il ferro o perché si riduce la superficie che ne consente l'assorbimento (intestino).
Emorragie croniche intestinali.
Le emorragie costituiscono la causa più comune di carenza di ferro. Possono essere dovute a moltissimi fattori e di seguito ne citiamo qualcuno dei più comuni: polipi intestinali; tumori intestinali; malattie infiammatorie croniche dell’intestino come il morbo di Crohn; diverticoli; ulcere gastriche.
Ipermenorrea o Menorragia.
Mestruazioni troppo abbondanti (ipermenorrea) o troppo lunghe (menorragia)possono portare una carenza di ferro.
Gravidanza.
L’aumento del normale fabbisogno in gravidanza è dovuto al fatto che al normale apporto di ferro materno deve aggiungersi quello per il nascituro che per crescere richiede grandi quantità di ferro.
Che fare per integrare il ferro?
Poichè la causa più frequente di deficit di ferro è rappresentata dal sanguinamento, il medico deve per prima cosa cercare la sede del sanguinamento e curare eventuali malattie che causano la carenza.
Nei casi in cui vi sia una perdita eccessiva di ferro, legato per esempio a emorragie e mestruazioni lunghe, saranno necessarie rispettivamente trasfusioni di sangue o somministrazione di contraccettivi orali.
Se invece lo stato di carenza è da ricondurre a tumori o anomalie nella produzione di emoglobina, verranno somministrati altri tipi di farmaci, ad esempio chemioterapici per inibire la crescita neoplastica o fattori di crescita per stimolare la produzione di globuli rossi.
Nella maggior parte dei casi è possibile porre rimedio a uno squilibrio nutrizionale tramite una dieta equilibrata che preveda un buon apporto di questo minerale. Il ferro è richiesto in piccole quantità dal nostro organismo (si parla infatti di “oligoelemento”).
Secondo l’istituto di medicina statunitense Food and Nutrition Board, la razione giornaliera raccomandata (RDA) da introdurre con la dieta è fissata a circa 10 mg al giorno per gli uomini adulti e 15 mg per le donne, mentre le quantità richieste aumentano sensibilmente in gravidanza (27-30 mg).
Rimedi naturali tra il presente e il passato.
L'alimentazione rappresenta sicuramente un buon punto di partenza per tenere sotto controllo una carenza di ferro. Tuttavia esistono altri rimedi naturali indicati per questo deficit, tra i quali cure omeopatiche ed erboristiche.
L’omeopatia mette a disposizione diversi rimedi per ristabilire il corretto metabolismo del ferro. Tra i più indicati per l’anemia sideropenica troviamo il Ferrum metallicum e il Ferrum phosphoricum, da assumere sottoforma di granuli alle diluizioni suggerite dall’omeopata. La terapia basata su queste sostanze è particolarmente utile a seguito di piccole emorragie e nei casi in cui siano particolarmente evidenti sintomi di anemia quali astenia, pallore e debolezza.
Qualora l’organismo si trovi in uno stato di affaticamento generale, non necessariamente in uno stadio di anemia conclamata, esistono altri rimedi altrettanto efficaci, ma più generici, per combattere la debolezza e aumentare la nostra energia. Tra questi ultimi rimedi troviamo l’Arsenicum album e il Picricum acidum. Tuttavia, prima di intraprendere una qualsiasi terapia, è sempre bene chiedere consiglio a un medico omeopata in modo da sfruttare al massimo i benefici della cura.
Per chi volesse affidarsi all’aiuto delle erbe, anche in questo caso troviamo fonti naturalmente ricche di ferro. Tra queste vi sono il tarassaco, l’acerola, la barbabietola rossa e le foglie di ortica. E’ possibile trarre beneficio da queste fonti naturali attraverso diverse modalità di preparazione, principalmente attraverso infusi, decotti, succhi e capsule per la fitoterapia. Utilissime sono inoltre alcune spezie come il curry, la cannella e l’aglio. Basti pensare che la quantità di ferro per un cucchiaio di timo essiccato si aggira intorno ai 3-4 mg. Via libera dunque all’aggiunta di spezie come condimento dei nostri cibi preferiti.
Infine, tra i rimedi della nonna più antichi e curiosi, ma ovviamente anche tra i meno consigliati per ovvie questioni igieniche, qualcuno ricorderà sicuramente la “mela chiodata”, ovvero l'inserimento di piccoli chiodi in un frutto maturo per diversi giorni, in modo da permettere il rilascio di ioni ferro nella polpa della mela.
Integratori per particolari carenze.
Infine, va ricordato che durante la gravidanza, e comunque in tutti i casi in cui il fabbisogno di ferro non possa essere soddisfatto da semplici accorgimenti dietetici, è possibile ricorrere a integratori specifici. La somministrazione di questi ultimi avviene per via orale ma nel caso di malattie di malassorbimento viene sostituita con iniezioni intramuscolo o endovena. Se esistono problemi gastrici e scarsa produzione di acido cloridrico, indispensabile per la digestione dei sali ferrosi, si utilizza il solfato di ferro che viene assorbito dal corpo umano anche senza l’azione dei succhi gastrici acidi.
Prima di assumere integratori è sempre bene chiedere il parere di un medico, per evitare di introdurre un’eccessiva quantità di ferro a scapito di altri elementi fondamentali.