Carenza di vitamina D: sintomi, cause, alimentazione e rimedi.
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La carenza di vitamina D, è una condizione che si verifica per cause diverse, come quelle di natura patologica, riconducibile ad una sindrome da malassorbimento, per cause fisiologiche come la gravidanza, o a causa di un'insufficiente esposizione al sole. Scopriamo quali sono i sintomi con cui può manifestarsi e le conseguenze per l'organismo. Vediamo, inoltre, come avere una corretta alimentazione e i rimedi per non incorrere nell’ ipovitaminosi.
Cos'è la carenza di vitamina D?
La carenza di vitamina D è una condizione dell’organismo che presenta una quantità insufficiente di tale vitamina necessaria per la salute delle ossa e non solo.
La concentrazione serica o plasmatica di vitamina D si misura con l’esame 25(OH)D (D2 + D3) che indica lo stato nutrizionale per la vitamina D: si parla di carenza o ipovitaminosi D quando i valori scendono al di sotto di quelli ritenuti normali.
Ma cos’è la vitamina D?
La vitamina D è una vitamina liposolubile (cioè solubile nei lipidi) costituita da un gruppo di 5 vitamine (da D1 a D5), tra cui le più importanti sono la D2 (ergocalciferolo) che viene assunta con la dieta e la D3 (colecalciferolo) che si forma nella cute dopo l’esposizione al sole.
La vitamina D è contenuta soprattutto nel fegato dove viene metabolizzata insieme ai reni e convertita nella forma attiva.
Tale vitamina è necessaria per l’assorbimento del calcio e di fosforo nell'intestino, ed è quindi necessaria per la formazione, lo sviluppo ed il mantenimento delle ossa.
Cosa comporta una ipovitaminosi D?
Quando c’è carenza di vitamina D è utile prestare attenzione, i sintomi sono talmente lievi e impercettibili che è facile confonderli con i semplici malanni di stagione.
In particolare:
- Si ha una riduzione dell'assorbimento di calcio a livello intestinale. Questo significa che, il calcio, introdotto mediante l'alimentazione, non viene correttamente assorbito e quindi non è a disposizione dell'organismo per i processi di mineralizzazione ossea.
- Un minore assorbimento determina una diminuzione della calcemia serica, ovvero una riduzione della concentrazione di calcio nel sangue determinando un aumento della secrezione del paratormone, (uno degli ormoni implicato), il quale rimuove il calcio presente nelle ossa per immetterlo in circolo ed aumentare la calcemia.
- La mobilizzazione di calcio dalle ossa rende meno compatta e resistente la sostanza interstiziale del tessuto osseo (matrice ossea) con conseguente aumento della fragilità, del rischio di fratture ed insorgenza di osteoporosi.
Fabbisogno giornaliero.
Per mantenere costanti i valori di vitamina D senza incorrere nel rischio di carenza è necessario conoscerne il fabbisogno giornaliero che varia nelle diverse fasi della vita, ovvero:
- Per gli adulti il fabbisogno è di circa 10 µg al giorno.
- Nei bambini di età inferiore a 3 anni il valore minimo è di 10 µg al giorno, che può essere aumentato dal pediatra qualora il bambino non venga esposto alla luce solare.
- Nei bambini di età superiore ai 3 anni e negli adolescenti l’apporto deve essere maggiore ed è compreso tra 10 e 15 µg al giorno.
- Nelle donne in gravidanza, per garantire una corretta mineralizzazione dello scheletro del feto, il fabbisogno non deve essere inferiore a 10 µg al giorno.
- Negli anziani, in cui la sintesi endogena di vitamina D è ridotta a causa del fisiologico invecchiamento di tutti i processi di sintesi, la dose non deve essere inferiore a 10 µg al giorno.
Le cause:da cosa dipende la carenza di vitamina d?
Un deficit di vitamina D può essere causato da:
- Inadeguata esposizione alla luce del sole.
- Insufficiente apporto di vitamina D con la dieta.
- Malassorbimento intestinale della vitamina D.
- Minore biodisponibilità.
- Ridotta sintesi endogena.
- Aumentato fabbisogno.
Insufficiente apporto di vitamina D con la dieta.
Se si segue un’alimentazione bilanciata non si incorre in carenze di vitamina D, tuttavia un consumo di alimenti che contengono vitamina D2 (quella prodotta dalle piante) quali cereali, i prodotti caseari il pesce grasso e l’olio di fegato di merluzzo, contribuisce a bilanciare l'insufficiente produzione di vitamina D3 da parte della pelle quando non vi è una sufficiente esposizione al sole.
Malassorbimento intestinale della vitamina D.
I disturbi di malassorbimento intestinale non consentono di assorbire la vitamina D in maniera corretta. Essi possono dipendere da patologie quali:
- Celiachia che distrugge i villi intestinali deputati all'assorbimento delle sostanze e della vitamina D.
- Morbo di Chron una patologia infiammatoria intestinale che provoca lesioni tissutali nell'intestino compromettendo l'assorbimento dei nutrienti.
- Interventi chirurgici a livello intestinale.
- Morbo di Whipple che è una rara malattia causata dal batterio Tropheryma whipplei.
- Assunzione di farmaci che riducono l'assorbimento del colesterolo e dei grassi.
Inadeguata esposizione alla luce del sole.
La ridotta sintesi cutanea legata a mancata esposizione ai raggi solari può essere conseguenza di:
- Il paese in cui si vive.
- Utilizzo di creme protettive con alto fattore di protezione dagli UV.
- Invecchiamento e menopausa, che determinano una riduzione dei precursori della vitamina D a livello cutaneo.
- Trapianti di grosse porzioni cutanee in seguito ad ustioni.
La minore biodisponibilità.
Quando la vitamina D, pur essendo presente nell'organismo, non svolge le sue funzioni fisiologiche può causare carenza. E’ il caso dell’obesità in cui la vitamina essendo liposolubile, viene sequestrata nel tessuto adiposo dove si accumula.
Ridotta sintesi endogena.
La ridotta sintesi endogena causata da:
- Insufficienza epatica e renale.I soggetti con tali patologie non riescono a convertire la vitamina D in forma attiva e quindi sono a rischio di osteomalacia.
- Chirurgia della tiroide che coinvolge anche le paratiroidi. La vitamina D, infatti, viene convertita nella sua forma attiva a livello del fegato e del rene e viene stimolata dal paratormone secreto dalle ghiandole paratiroidi. Pertanto un problema a livello epatico, renale o delle paratiroidi può provocarne una carenza.
Aumentato fabbisogno.
L’aumentato fabbisogno si presenta in gravidanza e allattamento, in cui è necessario avere un maggior apporto di vitamina D per far fronte alle richieste del feto e del neonato. Una donna in gravidanza con carenza di vitamina D può andare incontro ad osteomalacia. Poiché inoltre il latte materno non contiene una grande quantità di vitamina D il neonato ha un alto rischio di rachitismo.
Anche negli anziani può verificarsi un deficit di vitamina D perchè trascorrono meno tempo all'aperto.
I principali sintomi della carenza vitaminica.
La carenza di vitamina D può essere del tutto asintomatica o manifestarsi con disturbi lievi come ad esempio:
- Dolori a livello muscolare legati probabilmente all'alterazione del calcio nel metabolismo.
- Dolori ossei riconducibili alla minore calcificazione della matrice ossea o a fenomeni artrosici.
- Sensazione di tristezza e depressione che derivano da ridotti livelli di serotonina che regola il tono dell'umore.
- Crampi muscolari e tetania (contrazione muscolare prolungata) legati ad alterazioni del metabolismo del calcio.
- Sudorazione profusa delle mani (non si conosce però la correlazione esatta tra la carenza di vitamina D e questo sintomo).
- Unghie fragili, tendenti a sfaldarsi o che crescono poco. Questo sintomo è per lo più determinato da una carenza di minerali, tra cui il calcio.
- Alterazioni del ciclo mestruale, come l'amenorrea cioè l'assenza delle mestruazioni. Questo sintomo è per lo più legato ad uno stato generale di malnutrizione e di mancanza di vitamine e minerali.
- Prurito, specialmente quando si instaura una condizione patologica definita osteomalacia.
- Accrescimento osseo alterato che può causare curvatura della schiena o valgismo del ginocchio.
Quali sono le conseguenze della carenza di vitamina D?
La prolungata carenza di vitamina D può causare gravi patologie, sia a carico dello scheletro che di altri tessuti o organi.
In particolare, si possono manifestare:
- Rachitismo: è una patologia che determina una mancata deposizione di calcio a livello dell'osso il quale non si sviluppa correttamente e rimane fragile.
- Osteomalacia: ovvero una insufficiente mineralizzazione della matrice ossea, dove viene deposto meno calcio con conseguente comparsa di fragilità e possibili malformazioni ossee. La carenza di vitamina D ne è una delle cause poiché non consente un regolare assorbimento del calcio a livello intestinale.
- Osteoporosi: lo scarso apporto di vitamina D può determinare la comparsa di osteoporosi, ovvero un'accentuata fragilità ossea che aumenta il rischio di fratture.
Approfondisci cause e sintomi dell'osteoporosi.
- Iperparatiroidismo secondario: ossia una riduzione della calcemia cioè della concentrazione di calcio presente nel sangue. Questo determina un aumento della secrezione di paratormone da parte delle ghiandole predisposte. L’iperparatiroidismo viene chiamato secondario, poiché non dipende da un problema alle paratiroidi ma dalla carenza di questa vitamina.
- Vitiligine e psoriasi due patologie cutanee, dove i meccanismi di causa - effetto non sono ancora stati ben chiariti.
Come diagnosticare la carenza di vitamina D.
La diagnosi di ipovitaminosi D si esegue mediante esami di laboratorio, dosando la vitamina D (o meglio il suo precursore la 25-idrossivitamina D) nel sangue.
Valori.
I valori di vitamina D nel sangue di un soggetto sano vanno da 30 a 100 ng/ml.
in particolare:
- valori normali in adulti: compresi tra 20 e 30 ng/mL
- Insufficienza di vitamina D: valori inferiori a 20 ng/ml
- Carenza di vitamina D: valori
- Tossicità: valori >100 ng/mL
Cosa fare per l'ipovitaminosi D?
Una volta riscontrata la carenza, il medico farà altri esami per capirne l'origine e vedere quali rimedi, naturali o farmacologici possono essere indicati come terapia.
Il rimedio naturale per eccellenza: l’alimentazione.
Il rimedio naturale più efficace per integrare la vitamina D, è rappresentato dall'alimentazione. Di seguito riportiamo una lista di alimenti funzionali ad apportare i giusti valori al nostro organismo:
I valori si riferiscono a 100 g di alimento e sono espressi in UI, Unità Internazionali, (1 UI corrisponde a circa 0,025 µg):
- Olio di fegato di merluzzo (10000 UI)
- Carpa (988 UI)
- Anguilla (932 UI)
- Salmone affumicato (685 UI)
- Pesce spada cotto (666 UI)
- Sgombro (292 UI)
- Tuorlo d'uovo (218 UI)
- Funghi secchi (154 UI)
- Pesce persico (118 UI)
- Sogliola (113 UI)
- Lardo (102 UI)
- Pancetta (101 UI)
- Uovo di gallina intero cotto (87 UI)
- Spalla di maiale (70 UI)
- Uovo di anatra (69 UI)
- Burro (60 UI)
- Uovo di quaglia (55 UI)
Per prevenire i disagi, dovuti alla carenza di vitamina D, è necessario seguire una dieta con alimenti che la contengono e sposare uno stile di vita adeguato come stare all’aria aperta ed esporsi alla luce del sole.
L’utilizzo degli integratori.
La terapia medica prevede l'utilizzo di integratori da assumere per bocca. Quest’ultimi, possono essere a base di alimenti, come per esempio le perle di olio di fegato di merluzzo, oppure contenere direttamente vitamina D. Sarà il medico a stabilire quale sia l'integratore più indicato e qual è la corretta quantità e modalità di somministrazione. In linea generale, possiamo indicare i seguenti valori:
- Giornaliera: compresa tra 800 e 1000 UI al giorno.
- Settimanale: compresa tra 7000 e 10000 UI a settimana.
- Mensile: compresa tra 30000 - 50000 UI al mese.
- Bimestrale: 100000 UI da somministrare ogni due mesi.
- Semestrale: 300000 UI ogni sei mesi.
- Annuale: 600000 UI ogni anno.
La carenza di vitamina D fa ingrassare?
la carenza di vitamina D, una vitamina indispensabile per rimanere in forma, è stata associata al sovrappeso ed obesità.
Secondo alcuni, infatti, la vitamina D regola la produzione di adiponectina una proteina sintetizzata dalle cellule del tessuto adiposo, che influenza l'attività di altri tessuti.
Una carenza di vitamina D provoca una minore concentrazione serica di tale proteina e quindi indirettamente obesità.
Va inoltre sottolineato che che la vitamina D favorisce la produzione della leptina, l’ormone della sazietà, per cui, bassi livelli di questa vitamina provocano un maggior bisogno di cibo.