Cistoscopia: è dolorosa? Procedura, rischi e tipi (maschile, femminile, vescicale, transuretrale)

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Approfondiamo procedura e rischi della cistoscopia e le differenze tra quella vescicale e transuretrale. Perchè quella maschile è più dolorosa di quella femminile? Quando è necessario effettuare tale esame piuttosto invasivo e fastidioso?

Che cos'é la cistoscopia?

La cistoscopia è una procedura diagnostica endoscopica che consente di visualizzare l’interno di vescica ed uretra mediante una sonda flessibile a fibre ottiche.

Ricordiamo che l’endoscopia raggruppa tutte le indagini cliniche che permettono di visualizzare l’interno del corpo mediante l’introduzione per via naturale (senza praticare incisioni) di appositi strumenti ottici denominati endoscopi.

L’ endoscopio nella sua versione più semplice è costituito da un tubo rigido o flessibile di spessore opportuno e lunghezza variabile. Esso reca al suo interno un sistema di lenti ed in cima una sorgente di illuminazione miniaturizzata.

All’estremità opposta di tale sorgente è posizionato poi un oculare, simile a quello di una macchina fotografica, attraverso cui l’operatore sanitario, deputato a svolgere l’indagine, mette a fuoco le immagini ingrandite dell’interno della cavità corporea.

Nel caso specifico della cistoscopia l’endoscopio prende il nome di cistoscopio.

Tipologie: rigida o flessibile, vescicale o transuretrale.

Mediamente il cistoscopio ha un diametro di pochi centimetri, può essere lungo da 30 cm ad 1,5 m e può può essere rigido o flessibile.

L’esame diagnostico può però essere effettuato con cistoscopi di vario materiale, di vario spessore e lunghezza in funzione delle caratteristiche anatomiche del paziente e della finalità per cui viene effettuato per cui avremo:

Procedura: come si effettua l’esame? La cistoscopia è dolorosa?

Preparazione.

Se la cistoscopia ha solo scopo diagnostico e non richiede anestesia non occorre alcuna restrizione dietetica precedente ne alcuna preparazione specifica.

Prima dell’esame viene chiesto ai pazienti di urinare in un contenitore sterile.

L’operazione ha una duplice valenza: consente di effettuare una analisi delle urine per verificare la presenza di possibili infezioni e permette al paziente di poter trattenere l’urina per un’ ora prima del trattamento e per la durata dell’indagine che va dai 10 ai 30 minuti.

Se il paziente è emotivo ed insofferente può essere necessaria una sedazione più o meno profonda. La preparazione si conclude facendo distendere in posizione supina il paziente su di un tavolo e, dopo la pulizia, con l’applicazione di un gel lubrificante ed anestetico nella regione del meato urinario dove sfocia l’uretra.

Può essere necessario, se il medico lo richiede, una copertura antibiotica che va iniziata il giorno prima dell’intervento e conclusa qualche giorno dopo. Il trattamento serve a scongiurare possibili infezioni.

La procedura passo dopo passo.

In alcuni casi il cistoscopio introduce nella vescica anche altri strumenti.

La cistoscopia può, infatti, essere utilizzata anche per effettuare prelievi di tessuto da sottoporre a biopsia e per rimuovere e/o sbriciolare calcoli che ostruiscono le basse vie urinarie e per effettuare una serie di piccoli interventi chirurgici.

Nel caso in cui occorra trattare dei calcoli il cistoscopio reca in cima un sorta di canestro con cui si aggancia e rimuove il calcolo. Se questo poi ha dimensioni tali da rendere impossibile il suo transito attraverso il condotto è possibile utilizzare un cistoscopio che reca in cima un laser con cui lo si frammenta per facilitarne l’estrazione.

In tali casi può rendersi necessaria una epidurale o una anestesia generale e l’intervento non viene effettuato in ambulatorio ma in una struttura ospedaliera.

Da quanto detto è chiaro che il progredire dello strumento lungo l’uretra può essere problematico e doloroso.

In passato venivano utilizzati essenzialmente cistoscopi rigidi. La tendenza attuale predilige quelli flessibili che rendono più agevole e meno doloroso l’avanzamento dello strumento attraverso l’uretra che specie nei pazienti di sesso maschile, per le ragioni accennate, può risultare difficoltosa.

Post cistoscopia: cosa fare ad esame concluso.

Di norma a conclusione dell’indagine è possibile ritornare immediatamente a casa.

Va comunque detto che, anche in condizioni normali, la cistoscopia si porta dietro degli strascichi fortunatamente abbastanza lievi. Detti strascichi sono costituiti da:

Per ovviare a tali fastidi e per poter accelerare la guarigione occorrerà:

Perchè si effettua l’esame endoscopico? A cosa serve?

Come abbiamo già detto la cistoscopia serve a visualizzare vescica ed uretra ed eventualmente ad effettuare piccoli interventi in tale ambito. Per tali motivi è possibile affermare che si ricorre alla cistoscopia quando si vuole indagare sulle cause che determinano l’insieme dei sintomi e segni che elenchiamo di seguito:

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La cistoscopia costituisce anche l’esame di riferimento per diagnosticare:

Ed ancora, come già si è accennato, la cistoscopia oltre che una funzione diagnostica ha anche una valenza terapeutica. Con essa infatti è possibile effettuare:

La cistoscopia comporta dei rischi? Conseguenze post indagine.

Come ogni indagine clinica invasiva la cistoscopia può avere delle complicanze. Complicanze che sebbene siano minime non sono nulle.Esse si possono così riassumere:

I segni di una complicanza in atto e che richiedono di interpellare immediatamente un medico sono:

A causa delle possibili complicanze su elencate per poter effettuare la cistoscopia è necessario firmare e presentare all’operatore che la effettua l’indagine un modello di consenso informato. Modello che mette a conoscenza ed elenca al paziente le complicanze stesse richiede un suo consenso scritto.

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