Dislessia evolutiva: cos'è? Come riconoscerla? Cosa fare? Linee guida
La dislessia evolutiva è un disturbo dell'apprendimento in seguito al quale si ha difficoltà a leggere rapidamente ed a voce alta in maniera corretta. Esso si manifesta generalmente nei bambini in età scolare, ma come riconoscerla? Cosa fare? Come intervenire per evitare i pesanti risvolti psicologici che può comportare?
Cosa è la dislessia evolutiva?
Si parla di dislessia evolutiva quando problemi di lettura, non imputabili a deficit di intelligenza, o problemi sensoriali (come possono essere compromissione dell’udito), colpiscono individui che si accingono ad imparare a leggere e quindi in particolar modo i bambini in età scolastica, ma essa può interessare anche adulti che non hanno mai imparato a leggere correttamente.
Cos’è la dislessia? La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento che compromette la corretta acquisizione della lettura. La dislessia si manifesta in soggetti privi di deficit sensoriali ed intellettivi, che nonostante abbiano seguito un normale curriculum scolastico/educativo, non riescono a leggere rapidamente ed ad alta voce senza commettere una serie di errori tipici del disturbo. Spesso la dislessia si associa ad altri disturbi dell’apprendimento che sono: difficoltà a scrivere correttamente (disgrafia e disortografia), a fare di conto (discalculia), coordinare correttamente i movimenti nell'articolazione del linguaggio (disprassia). Generalmente si fa distinzione tra dislessia: evolutiva ed acquisita.
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Quanto è diffuso e come si manifesta questo disturbo dell’apprendimento?
Nel nostro paese viene stimato che i bambini che soffrono di Dislessia Evolutiva sono una percentuale che equivale all’incirca al 4% della popolazione in età di scuola elementare.
Puoi approfondire come si manifesta la dislessia nei bambini.
Un bambino che frequenta la terza elementare dovrebbe aver acquisito un buon automatismo di lettura e scrittura che si articola in vari stadi:
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fonetico: nei primi momenti in cui si inizia la lettura il bambino identifica le singole lettere che compongono la parola, associando ad ognuna il proprio suono. In seguito egli fonde insieme i vari suoni e legge la parola. Ne risulta ovviamente una lettura strascicata. Man mano il bambino arricchisce il suo dizionario e quando questo sarà abbastanza vasto l’approccio con cui procede nella lettura cambia.
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Lessicale: un dizionario sempre più vasto e ricco fa si che quando il bambino leggendo incontra una parola che conosce la identifica e la declama direttamente senza più scomporla in suoni elementari. Il bambino al termine del primo anno delle elementari è di norma già in grado di passare dalla strategia fonologica a quella lessicale.
In condizioni normali, giunto in terza elementare dovrebbe aver acquisito un dizionario tale da consentirgli di leggere a voce alta con discreta speditezza senza errori e difficoltà ricorrenti. Se ciò non si verifica allora potrebbe trattarsi di dislessia evolutiva.
Naturalmente il problema può essere notato anche in maniera più precoce ossia fin dai tempi della scuola materna ma generalmente si tende a pensare che le difficoltà di lettura possano essere provocate dal notevole carico di novità a cui il bambino è sottoposto.
Come riconoscerla? Quali sono gli errori di lettura più frequenti che il dislessico commette?
Generalmente nel bambino affetto da dislessia evolutiva quello che è carente o mancante sono velocità e correttezza nel leggere, ossia l’attitudine a decifrare il testo e non la capacità a comprendere quanto si sta leggendo. I più comuni errori di decifrazione, pertanto, che il bambino dislessico commette sono:
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Difficoltà a distinguere grafemi uguali per forma ma orientati diversamente nello spazio. Quindi difficoltà a distinguere tra p e b o anche tra q e p o ancora b e p e così via.
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Difficoltà a fare distinzione tra grafemi che differiscono per particolari non eclatanti. Appartengono a questa categoria di errori: confondere m con n, f con t, etc..
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Confusione tra fonemi aventi suono simile. Come tra F e V, T e D, etc.
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Omissione nella lettura di lettere, sillabe, parole o di interi righi.
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Inversioni di sillabe all’interno di una parola. Come ad esempio: amanile invece di animale.
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Difficoltà nel decodificare in maniera sequenziale le parole durante la lettura. Nella fase di lettura la decodifica impone allo sguardo di spostarsi rapidamente ed in maniera automatica da sinistra a destra e dall’alto verso il basso in maniera da inquadrare e visualizzare le parole del testo. Nel dislessico questo movimento può risultare di difficile attuazione per cui possono verificarsi: omissioni di parole nell’ambito di una riga, omissioni di sillabe all’interno di una parola, salto di alcune parole (si va a capo senza aver terminato la riga), salto di una riga, aggiunte o omissioni di sillabe alle parole.
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Scarso uso della decodifica dei grafemi e privilegio dell’intuizione. La difficoltà di lettura costringe, causata dalla carente abilità, a tradurre in suoni i grafemi, induce il soggetto a ricorrere al massimo all’intuizione rinunciando spesso al tentativo di decodifica della parola. Il che ovviamente implica un numero elevato di errori.
Diagnosi del disturbo dell’apprendimento.
Il sospetto del possibile disturbo viene di norma evidenziato in ambito scolastico e più raramente in quello familiare, ma per formulare una diagnosi di dislessia evolutiva occorre la collaborazione di diversi specialisti. Il team che si occupa di tali problematiche è generalmente costituito da:
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Neuropsichiatra infantile che si occupa dei disturbi neurologici e psichici nell’età che va fino ai 18 anni;
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Psicologo che si occupa dei disturbi causati dal rapporto del bambino con l’ambiente;
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Logopedista che si occupa dei problemi di linguaggio sia scritti che orali;
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Psicopedagogista che si occupa dei risvolti psicologici che i problemi educativi inducono nel bambino.
Per la conferma della diagnosi il pool di specialisti si avvale di una procedura standardizzata che prevede una fase iniziale dove vengono esclusi i possibili deficit sensoriali, cognitivi ed intellettivi. Si procede poi nella valutazione del livello di apprendimento paragonandolo a quello standard. Accertato detto deficit si analizzano le difficoltà di apprendimento in funzione della personalità del fanciullo e per finire i problemi che tali difficoltà gli creano.
Al termine di tale iter si effettua la diagnosi.
Che fare? Strumenti compensativi e riabilitazione.
I percorsi che consentono il recupero del disturbo dislessico sono di norma studiati sulle caratteristiche di ciascun soggetto e tarati sulla sua psicologia e sulle sue specifiche difficoltà. Il trattamento che viene tracciato dal medesimo team di specialisti che hanno formulato la diagnosi va concordato con la famiglia e possibilmente anche con gli insegnanti scolastici.
Ma, per quanto diversi, i vari percorsi constano sempre di tre tipologie di interventi coordinati che si avvalgono di specifici esercizi. Tali interventi sono di tipo:
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scolastici, che utilizzano strumenti compensativi e dispensativi che consentono al dislessico di svolgere prestazioni difficoltose.
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Specialistico, effettuati da un un team di specialisti che riducono i problemi attentivi motori e fonologici che sono alla base del disturbo
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Familiari che devono integrare il percorso del bambino dislessico con numerosi esercizi- giochi, schede ed attività consigliati.
Naturalmente gli esercizi utilizzati andranno modellati su misura del bambino evitando di creare situazioni estremamente facili e poco motivanti o assai complesse e di difficile esecuzione.
Vediamoli nel dettaglio.
Percorsi didattici per compensare il deficit.
Il bambino DSA, secondo la legge n. 270 del 2010, ha diritto a due tipologie di strumenti che vanno dichiarati all’inizio dell’anno scolastico nell’apposito PDP (piano didattico personalizzato sottoscritto da scuola e famiglia e riportante le diverse materie e gli ausili necessari):
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Strumenti compensativi: materiali analogici o digitali che consentono di svolgere un compito compensando le aree compromesse dal disturbo; sono ad esempio la calcolatrice, i formulari grammaticali, le tabelle, le mappe concettuali, i software per la letto scrittura e il calcolo, gli audio libri, i dizionari digitali e le verifiche programmate
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Strumenti dispensativi: misure che tutelano lo studente sul versante dell’apprendimento e su quello emotivo, dispensandolo da attività didattiche per lui difficoltose, a causa del disturbo, come la lettura ad alta voce, le verifiche a sorpresa, la copiatura di testi dalla lavagna e i dettati.
Vediamo alcuni esercizi e strumenti che gli insegnanti possono utilizzare per rendere il processo d’apprendimento delle principali materie più efficace, favorendo sia gli studenti con DSA sia la classe intera. Materie umanistiche:
Materie scientifiche:
Lingue straniere: non essendo trasparenti, ossia non avendo una corrispondenza tra parola scritta e pronuncia, è indispensabile dotare lo studente degli appositi formulari che riassumono le regole grammaticali fondamentali e propongono esercizi di spelling. Sottolineo come questi percorsi siano adatti a tutti, indipendentemente dalle difficoltà, perchè aiutano a rendere più immediato l’apprendimento introducendo l’aspetto pratico e creativo capace di fare la differenza tra studio mnemonico e reale interiorizzazione dei contenuti. |
Training cognitivo e riabilitazione.
Per la riabilitazione dei soggetti affetti da disturbo dislessico è necessaria una equipe di specialisti quali:
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neuropsicologo che verifica le funzioni cognitive, mnemoniche, attentive, ecc.al fine di tracciare un preciso profilo neuropsicologico del bambino,
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logopedista che corregge la componente fonologica del linguaggio,
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optometrista se la dislessia è legata alla componente visuo spaziale e alla difficoltà di incentrare il fuoco dell’attenzione sull’intera pagina.
Esercizi e strumenti specialistici.
Il neuropsicologo oltre a valutare il profilo del bambino ha il compito di far accettare il disturbo ed aiutarlo a rafforzare la propria autostima. Il soggetto dislessico, infatti, sperimenta spesso insuccessi scolastici, il che può causare frustrazione, scarsa fiducia di se, stanchezza e senso d’impotenza.
Il logopedista mette in pratica le indicazioni fornite dal neuropsichiatra o dallo psicologo cercando di stimolare le componenti fonologiche del linguaggio e di insegnare la codifica segno-suono ovvero la corrispondenza tra grafema e fonema. Il logopedista insegna al bambino a fondere i fonemi per ottenere la parola e viceversa a segmentare la parola in fonemi, insegna inoltre la codifica segno-suono e la corrispondenza tra grafema e fonema..
Esempio: Il logopedista pronuncia una serie di fonemi: L-I-R-A e il bambino deve fonderli per ottenere la parola LIRA Il logopedista pronuncia la parola LIRA ed il bambino deve fare lo spelling: L-I-R-A |
Inoltre, attraverso apposite schede in grado di stimolare la memoria visiva e l’attenzione visuo- spaziale, rafforza la capacità di pensare tramite immagini, molto utile data la compromissione degli automatismi “tradizionali”, e la concentrazione sul compito e il problem solving.
Il bambino si esercita a riconoscere velocemente delle immagini (grafema) associandole al corrispondente suono (fonema).
Anche l’optometrista, in accordo con le precedenti figure professionali, può intervenire nella rieducazione del dislessico attraverso esercizi senso-motori che allenano il bambino a controllare il movimento oculare, a focalizzare i dettagli, i volumi, gli spazi.
I bambini vengono impegnati in esercizi che stimolano i movimenti oculari per esempio inseguendo con lo sguardo una palla avanti, dietro, alto, basso, destra, sinistra.
A casa: giochi ed esercizi
Anche a casa il bambino può potenziare le abilità presenti con giochi interattivi scaricabili gratuitamente on line dai vari siti istituzionali oppure cd room specifici per DSA che permettono di lavorare sugli aspetti fonologici, morfologici e sintattici.
Così facendo, sotto forma di videogioco, si possono manipolare le frasi e apprendere le regole grammaticali. L’ apprendimento diventa più coinvolgente e motivante e passo dopo passo si raggiungono nuovi livelli di gioco e si iniziano nuove sfide!
Ad esempio vi sono programmi che, ludicamente, richiedono di associare parole con immagini, altri che lavorano sul conteggio delle lettere o delle sillabe di una parola, altri che richiedono di riordinare sequenze narrative e altri che lavorano sull’analisi logica e gli elementi costitutivi della frase scomponendola in varie parti.
Tutti questi sono accumunati da una grafica accattivante e da colori capaci di richiamare l’attenzione del bambino e di motivarlo; inoltre c’è sempre una premiazione simbolica che ottiene chi completa il livello e procede avanti.
Questi programmi sono un ottimo sostituto dei comuni videogiochi proprio perchè legano l’aspetto del gioco con quello dell’apprendimento e sono utili per tutti, non solo per i bambini dislessici.