Displasia dell’utero: sintomi, cause e cura
Ultimo aggiornamento:
Cosa significa displasia dell’utero? Quali sono i sintomi con cui si manifesta? E quali le cause che la determinano? Proviamo a dare una risposta a tutte queste domande analizzando anche le terapie ed i rimedi per affrontare questa patologia su cui la ricerca oggi ha fatto importanti passi avanti mettendo a frutto terapie che portano a guarigione oltre il 95% dei casi di lesioni della cervice.
Cos’è la displasia dell’utero?
La displasia dell’utero è un’anomalia dei tessuti e/o delle cellule che compongono la cervice uterina, cioè la porzione terminale dell’utero che circonda il canale vaginale, conosciuta anche con i nomi di “muso di tinca” o “portio uterina”.
Come spesso accade nel corpo umano, le anomalie e le alterazioni sono più frequenti nei punti in cui due tessuti differenti vengono in contatto. Anche nei casi di displasia uterina cellule squamose e cilindriche presentano delle modificazioni patologiche nella zona dove si incontrano, cioè la “giunzione squamo-colonnare” o “squamo-cilindrica”.
Queste alterazioni possono riguardare l’anomala crescita delle cellule stesse, da cui origina il termine “displasia”. Possono anche presentare anomalie intracellulari e dunque risultare al microscopio, come cellule atipiche, da cui deriva il termine “atipia”.
Come è fatto l'utero?
L’utero ha la forma di una piccola pera rovesciata ed è idealmente suddiviso in corpo, ossia la porzione più larga che si continua con le Tube di Falloppio, e collo (cervice), ovvero una zona stretta e cilindrica che termina nel canale vaginale. L’ epitelio (tessuto) della cervice uterina può essere a sua volta suddiviso in:
- Endo-cervice, la parte più interna del collo dell’utero, composta da cellule che, al microscopio, appaiono cilindriche e secernono muco (cellule ghiandolari), simili a quelle che rivestono l’endometrio (parte interna dell’utero).
- Eso-cervice, la parte esterna del collo uterino, che si continua con la vagina, composta da cellule piatte dette “squamose” o “pavimentose”, uguali proprio a quelle vaginali.
Classificazione delle alterazioni della cervice uterina.
Le displasie delle cellule dell’epitelio cervicale, sono suddivise in lievi, moderate o gravi in base alla profondità delle cellule interessate dalle alterazioni.
Esistono due classificazioni:
- Cin (Cervical Intraepithelial Neoplasia), la più comune e “storica” suddivisione.
- SIL (Squamous Intraepithelial Lesion) che si basa sul Bethesda System, elaborato dal National Cancer Institute (NIC) americano nel 1988.
Queste classificazioni differiscono per la terminologia usata e per il raggruppamento delle lesioni di grado moderato (CIN 2) nella sezione ad alto rischio (High SIL), operata per decisione della World Health Organization (WHO) nel 2012.
Secondo la classificazione CIN abbiamo:
- Cin 1 o displasia lieve o lesione di “basso grado”: Le lesioni interessano lo strato superficiale del tessuto della cervice uterina, quello a contatto con il lume (cavità) vaginale.
- Cin 2 o displasia moderata o lesione di “grado moderato”: Le lesioni interessano anche lo strato intermedio (stroma) dell’epitelio cervicale.
- Cin 3 o displasia grave o lesione di “alto grado”: Le lesioni coinvolgono anche lo strato basale ma restano ancora confinate all'epitelio cervicale.
Secondo la classificazione SIL abbiamo:
- Low SIL: tali lesioni solitamente guariscono da sole nel periodo di 1-3 anni.
- High SIL: queste lesioni non regrediscono ed hanno elevato rischio di evolvere in tumore.
A determinare la pericolosità della displasia della cervice c’è un ulteriore criterio ovvero l’eventuale presenza di atipie cellulari, ovvero di anomalie presenti all'interno delle singole cellule displastiche.
Le atipie (abbreviate come ASC) possono essere:
- Di significato indeterminato (ASC-US), ovvero anomalie cellulari che di solito non sono pericolose per la salute della donna.
- Con possibile rischio di evoluzione maligna (ASC-H) dove “H” sta per “High” ovvero rischio “alto” di evoluzione tumorale della cellula stessa.
Attenzione: per quanto possa risultare “accademica” questa suddivisione è fondamentale perché consente, una volta classificato il tipo di lesione, di procedere alla terapia corretta evitando di sovra-trattare pazienti che guarirebbero da sole e consentendo di curare precocemente i casi realmente pericolosi.
Sintomi della displasia dell’utero.
La caratteristica che rende fortemente insidiose le anomalie displastiche dei tessuti è la quasi totale assenza di sintomi. Solo in casi rari o in processi neoplastici (tumorali) più avanzati, sono possibili perdite vaginali di sangue o dolore, soprattutto durante i rapporti sessuali.
La displasia è, infatti, un fenomeno visibile solo osservando al microscopio le cellule della giunzione squamo-cilindrica o le cellule dell’endo/eso-cervice, pertanto risulta impossibile che una donna riesca a percepirne i sintomi.
Quando rivolgersi al medico?
Tuttavia, occorre rivolgersi subito al ginecologo di fiducia, per effettuare gli accertamenti per poter escludere o diagnosticare la displasia o la neoplasia cervicale, nei seguenti casi:
- Perdite ematiche vaginali, al di fuori del ciclo o in menopausa.
- Perdite acquose vaginali di colore rosa, al di fuori del ciclo o in menopausa.
Diagnosi: PAP Test e Colposcopia.
Come in molte altre patologie, anche nella displasia della cervice, esiste un validissimo Test di Screening, che tutte le donne in età fertile e sessualmente attive dovrebbero effettuare periodicamente: il PAP Test o Striscio (nome ormai poco usato). Il nome deriva dal medico americano, di origini greche, che lo ha messo a punto nei primi decenni del 1900, il dottor Papanicolaou, esperto di citologia (studio delle cellule).
E’ un test che ha salvato e salva tutt'oggi la vita di decine di migliaia di donne in tutto il mondo, consentendo di fare accertamenti più approfonditi che portano spesso alla diagnosi precoce ed alla guarigione dei tumori del collo dell’utero.
PAP Test.
Il PAP Test è molto semplice, si effettua durante la visita ginecologica, prelevando, mediante una spatolina e/o una sorta di piccolo spazzolino (Citobrush), campioni di tessuto epiteliale sia all'interno che all'esterno della cervice uterina e nella giunzione squamo-colonnare.
La piccola quantità di secrezioni, contenenti le cellule da esaminare, viene poi disposta, dal ginecologo, su un vetrino da laboratorio e fissata con un apposito spray in grado di preservarla dal deterioramento. Il tutto viene infine inviato ai laboratori di anatomo-patologia per la valutazione.
Il test dura pochi secondi, è pressoché indolore e si può effettuare in donne anche molto giovani ed in post menopausa, di solito fino a 65 anni, senza rischi né effetti avversi. Si può fare dal ginecologo di fiducia ma anche presso qualunque ambulatorio pubblico di Ostetricia e Ginecologia, previo pagamento del solo ticket, dunque a costi davvero contenuti. Può essere eseguito dal medico ginecologo ma anche dall'ostetrica e dall'infermiera adeguatamente formata.
La correttezza del prelievo del campione di cellule, determina la corretta lettura del risultato. E’ un esame molto semplice ma deve essere eseguito da personale esperto!
Visti la bassissima invasività ed il basso costo non esiste alcuna ragione per evitare di sottoporsi a questo screening almeno 1 volta ogni 3 anni! Molti ginecologi italiani consigliano di effettuare lo screening 1 volta l’anno, tra i 30 ed i 50 anni, età in cui è più alta l’incidenza di tumori cervicali in Italia.
E’ tuttavia importante prima di effettuare il Pap Test attenersi a poche e semplici regole per evitare alterazioni dei risultati:
- Attendere almeno 3 giorni dopo la fine del ciclo mestruale.
- Farlo almeno 7 giorni prima del ciclo successivo.
- Evitare di applicare creme vaginali, gel o lavande nei 2 giorni prima del test.
- Evitare di avere rapporti sessuali nelle 48 ore precedenti il test.
PAP test alterato: cosa fare?
Tanto per cominciare, bisogna escludere possibili infezioni micotiche o batteriche che talvolta creano reazioni infiammatorie della cervice, anche molto forti.
Se necessario poi, con il PAP Test positivo, si procede:
- Alla ricerca del Papilloma Virus o HPV.
Approfondisci sintomi e cure per il papilloma virus.
- Ad un’indagine diagnostica cosiddetta “di secondo livello”: la colposcopia, solo se il ginecologo lo ritiene opportuno
Colposcopia.
La colposcopia è un esame specialistico, effettuato durante visita ginecologica ambulatoriale, in cui il ginecologo osserva il collo dell’utero, dopo averlo adeguatamente preparato, tamponandolo con una soluzione di Acido Acetico, attraverso una fibra ottica dotata di lente d’ingrandimento. Grazie all'acido acetico, si una colorazione molto tipica dell’epitelio cervicale, che rende più facilmente individuabile ed analizzabile la lesione evidenziata dal Pap test. La durata della colposcopia è di pochi minuti e durante l’esame può anche essere prelevato un piccolo campione di tessuto (biopsia) che viene analizzato per garantire l’accuratezza della diagnosi.
Le cause e i fattori di rischio.
Alla base delle anomalie di proliferazione e morfologia dei tessuti di un individuo (displasie) e quindi anche di molte patologie neoplastiche (tumori), c’è sicuramente un’origine multifattoriale. Esiste un certo grado di “predisposizione genetica”, ovvero una serie di mutazioni dei geni che inducono lo sviluppo anomalo di cellule, tessuti o organi. Esistono 2 infezioni che, nella donna predisposta, favoriscono la displasia uterina:
Infezione da Papilloma Virus.
L'infezione da Papilloma Virus è senza dubbio il fattore di rischio più pericoloso. E’ un virus sessualmente trasmesso, presente nell’89% delle lesioni pre-cancerose e cancerose del collo uterino. Questa correlazione così stretta tra HPV e lesioni maligne della Portio, lo rende il primo colpevole, scientificamente riconosciuto, dei casi di cancro della cervice.
Infezione da Herpes Virus di tipo 2 (genitale).
Esistono oltre 50 ceppi diversi di HPV. La positività ad alcuni ceppi molto aggressivi, può essere un fattore sfavorevole per la prognosi di una lesione cervicale. I ceppi HPV 16 e 18 in particolare, ma anche 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58 e 59, sono cioè associati ad un elevata probabilità di evoluzione della lesione stessa in tumore del collo dell’utero.
Fattori di rischio.
Ci sono infine altre condizioni che favoriscono la comparsa della displasia cervicale:
- Deficit del sistema immunitario, riscontrabile in particolare nelle donne HIV positive.
- Rapporti sessuali non protetti.
- Abuso di alcool.
- Fumo.
Esse possono facilitare il rischio di infezioni (soprattutto da HPV) ed il malfunzionamento dei “sistemi di riparazione” che il corpo mette in atto per correggere anomalie cellulari e risultare, nelle donne predisposte, come ulteriori fattori di rischio per lo sviluppo della displasia cervicale.
Displasia uterina: i trattamenti.
Come abbiamo già precisato, esistono trattamenti mirati a seconda della gravità e della profondità della displasia.
La displasia lieve o Cin 1 o Low SIL, in linea di massima, non necessita di particolari trattamenti. L’orientamento più diffuso in Italia è quello di attendere e tenere monitorata la situazione, ripetendo un nuovo PAP test a distanza di 6 o più spesso 12 mesi. Accade di frequente che le lesioni di basso grado, guariscano spontaneamente nell'arco di 12 o 24 mesi, poiché il sistema immunitario di una donna sana, è in grado di correggere da sé le anomalie e dunque contrastare l’infezione da HPV, senza bisogno di trattamenti medici. Se ciò non accade, dopo 2 PAP test positivi, si procede di solito al trattamento della displasia, anche se di basso grado.
La displasia moderata o grave (CIN 2-3 o High SIL) invece è una lesione da trattare. Lo specialista competente, ha la possibilità di scegliere in base alla condizione clinica, all'età, alle esigenze della donna riguardo ad eventuali gravidanze, il tipo di terapia più idoneo, tra tutti quelli possibili. Per chiarezza diciamo che i trattamenti delle lesioni di alto grado (pre-cancerose) si dividono in 2 grandi gruppi:distruttivi ed escissionali.
Trattamenti Distruttivi.
Sono quelli in cui del tessuto alterato non resta più traccia. Esso viene “distrutto” perdendo però la possibilità di essere analizzato. Il limite di queste terapie è proprio questo: se non viene esaminato il materiale asportato, non si può conoscere con esattezza il grado di alterazione cellulare e dunque il grado di pericolosità della lesione. I trattamenti distruttivi sono più adatti alle lesioni di basso grado facilmente visibili in sede colposcopica, dunque quelle dell’eso-cervice.
I principali trattamenti distruttivi delle lesioni displastiche della cervice sono:
- Crioterapia: le cellule displastiche, mediante una sonda, vengono congelate e distrutte. Verranno eliminate durante il ciclo mestruale successivo.
- Termodistruzione con radiofrequenza: le cellule vengono distrutte dalle onde elettromagnetiche.
- Vaporizzazione con Laser CO2: la lesione viene colpita da un raggio laser infrarosso che prosciuga l’acqua intracellulare, vaporizzando le cellule stesse
Trattamenti Escissionali.
Sono quelli in cui le porzioni di tessuto displastico vengono asportate e conservate adeguatamente per poter essere esaminate dal punto di vista anatomo-patologico. Questo procedimento può essere molto importante per stabilire con certezza la natura, soprattutto maligna, dell’epitelio cervicale rimosso.
I principali trattamenti escissionali delle displasie cervicali sono:
- Conizzazioni a lama fredda: con il bisturi si asporta una porzione, a forma di piccolo cono, di tessuto malato.
- Conizzazione con Ansa Diatermica: viene utilizzato uno strumento dotato di una piccola ansa a forma variabile, dentro cui passa corrente ad alta frequenza.
- Conizzazione con Laser CO2.
Quasi tutti i trattamenti si effettuano in regime ambulatoriale o Day Hospital, non richiedono ricovero e spesso non serve anestesia, se non a livello locale.
Prevenzione.
La prevenzione resta sempre l’asso nella manica, rapporti sessuali protetti con metodi di barriera (preservativo), evitare il fumo di sigaretta e l’abuso di alcool, sono tutti comportamenti efficaci per prevenire le patologie del collo dell’utero, nelle donne di ogni età.
Si guarisce dalla displasia dell'utero?
Va sottolineato che le cellule displastiche non sono cellule tumorali (benigne o maligne) ma sono cellule che hanno subito un cambiamento (ad opera di: virus, radiazioni o agenti chimici come idrocarburi) e che pertanto sotto la concomitante azione di un ulteriore agente possono tramutarsi in cellule neoplastiche. Va ancora esplicitamente segnalato che il processo di displasia non è un processo irreversibile e perciò le cellule displastiche possono ridivenire normali. Mentre le cellule tumorali sono irreversibili.