Emocromatosi ereditaria o secondaria: sintomi, diagnosi e terapia

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Emocromatosi ereditaria o secondaria: sintomi, diagnosi e terapia

La guida sull'emocromatosi risponde alle domande su tale patologia illustrandone le tipologie, le cause che la determinano, i sintomi con i quali si manifesta, le analisi per effettuare una diagnosi, l' alimentazione per limitare i rischi e le cure terapeutiche volte a contrastarla.

Cosa è l'emocromatosi?

L’ emocromatosi è nota anche come diabete bronzino per la particolare pigmentazione della pelle che provoca. E' una malattia metabolica contraddistinta da eccessivo assorbimento del ferro che ci viene col cibo o da scarso utilizzo della quantità fisiologica introdotta.

In condizioni non patologiche il corpo assorbe circa il 10% del ferro contenuto negli alimenti ed elimina la restante parte con le eiezioni fecali ed urinarie. L’ assorbimento avviene a livello di intestino tenue. Il metallo viene poi inglobato in una proteina nota come transferrina e veicolato dal sangue agli organi di utilizzo. In particolare, il midollo osseo lo utilizza per sintetizzare l’emoglobina principale costituente dei globuli rossi. La parte restante, che in condizioni normali è una piccola aliquota di quella introdotta, viene accumulata nel corpo come riserva da utilizzare in casi di necessità. L’accumulo avviene per lo più nel fegato ma anche nella milza, nel midollo e nei muscoli sotto forma di una complesso ferro proteico noto come ferritina.

Negli ammalati di emocromatosi o il ferro assorbito supera di gran lunga la necessità fisiologica o la quantità utilizzata è molto bassa e quindi l’accumulo diviene, nel tempo, imponente. Infatti in un individuo sano che segue una dieta normale è presente una quantità complessiva in peso di ferro compresa tra i 2 ed i 5 grammi mentre in un ammalato di emocromatosi questa può tranquillamente superare i 40 grammi. Accumuli di ferro così importanti non sono, di norma, imputabili all'alimentazione e diventano possibili solo a causa di un assorbimento intestinale del metallo doppio o più rispetto a quelli fisiologico: 4 milligrammi al giorno invece dei normali 1,5-2.

Il ferro in eccesso si spalma, nel corpo, tra vari organi e tessuti: fegato, pancreas, cuore, ghiandole dell’apparato genitale, articolazioni, pelle, ma anche polmoni e cervello. E quando, a lungo andare, il sovraccarico nei vari organi diviene eccessivo questi iniziano a soffrirne ed a degenerarsi. I problemi possono insorgere ovunque ma generalmente i primi disturbi interessano fegato e pancreas. L’accumulo di ferro che non provoca danni tissutale o ad organi va sotto il nome di emosiderosi.

I diversi tipi di emocromatosi e le loro cause.

Si possono avere due tipologie differenti di emocromatosi, quella primaria detta anche idiopatica e quella secondaria detta acquisita, scopriamone le cause e le caratteristiche.

Emocromatosi ereditaria detta anche primaria o idiopatica.

Così detta perché priva di cause apparenti, l’emocromatosi idiopatica è la forma di gran lunga più frequente. Ha causa genetica e si trasmette in maniera ereditaria. E' causata dalla mutazione del gene HFE allocato sul cromosoma numero 6. L’ HFE è deputato alla codifica di una proteina che modula la capacità di assorbimento del ferro trasportato dagli alimenti da parte della mucosa dell’intestino tenue. Le mutazioni più comuni di HFE sono 2, note come H63D e C282Y. Circa l’ereditarietà, la malattia è autosomica e recessiva. Ossia in termini semplici risulterà affetto dall’emocromatosi chi avrà ereditato da entrambi i genitori il gene modificato (omozigote). Se lo avrà ereditato da un sol genitore (eterozigote) potrà essere portatore sano senza esserne affetto dalla malattia che comunque potrà trasmettere ai propri figli.

Un portatore sano accumulerà ferro in quantità contenuta ed ininfluente a meno che non accomunerà a tale problema descritto una ulteriore causa di accumulo. Gli individui affetti da emocromatosi ereditaria in base al Decreto Ministeriale del 18 maggio del 2001 no. 279 hanno diritto ad esenzione del ticket. Esistono anche altre forme di emocromatosi genetiche non HFE cioè non causate dalla mutazione del gene HFE. Sono comunque molto rare e tra queste vi è una emocromatosi giovanile che è una forma molto severa e si manifesta già dall’età giovanile, dovuta a mutazioni del gene della epcidina. Trattasi di un ormone prodotto dal fegato che blocca l’assorbimento intestinale del ferro e conseguentemente un suo deficit aumenta in maniera abnorme l’assorbimento e accumulo di ferro.

Emocromatosi secondaria detta anche acquisita.

L' emocromatosi secondaria si articola in numerosi varianti che si differenziano, anche di molto, in funzione delle cause che determinano la patologia e della parte dell'organismo in cui essa si sviluppa:

L’ emocromatosi da eritropoiesi insufficiente è una emocromatosi acquisita causata da patologie che riducono la produzione di globuli rossi e quindi l’utilizzo fisiologico di ferro e conseguentemente ne aumentano l’accumulo. Appartengono a tale categorie un certo numero di anemie. Un esempio è costituito dalle anemie sideroblastiche in cui l’organismo possiede adeguate quantità di ferro ma non riesce a creare l’emoglobina perchè incapace di sintetizzare il gruppo EME che lo incorpora. Altro esempio è l’emocromatosi susseguente a microcitemia nota anche come talassemia.

Le emocromatosi da cirrosi etilica. Il consumo di grosse quantità di vino evidenziate dal parametro gamma-glutamil transpeptidasi o gamma GT superiore a 20 produce accumulo di ferro nei tessuti in quanto quest’ultimo è ricco di ferro.

Le emocromatosi iatrogena è causate da terapie che inducono ad assunzione o di elevate dosi di metallo o di acido ascorbico (la vitamina C) che ne aumenta notevolmente l’assorbimento. Un esempio tipico è quello dei talassemici che sono costretti a frequenti trasfusioni che determinano l’accumulo.

Le emocromatosi localizzate sono forme localizzate in organi specifici di emocromatosi secondarie la più comune è quella polmonare causata da frequenti emorragie dei polmoni.

Sintomi della patologia.

Generalmente i sintomi dell’emocromatosi si evolvono in maniera lentissima. La malattia infatti incomincia a manifestarsi dopo i 40 anni e precisamente tra i 40 ed i 60 anni. Ciò non toglie che possano anche aversi delle forme che si manifestano in età giovanile e senile. La ragione di tutto ciò e che comunque il ferro si accumula nell’organismo in maniera lentissima e prima che si manifestino i suoi effetti letali è necessario che siano trascorsi molti anni. A tale proposito va detto che la malattia manifesta la sua sintomatologia più frequentemente negli uomini che non nelle donne con un rapporto che è pari a 5-10 ad 1. La ragione di ciò è che le donne in età fertile per le cicliche emorragie mensili dovute alle mestruazioni e per le gravidanze ed allattamento hanno necessità di maggiori quantità di ferro e quindi in caso di malattia ne accumulano meno. Di conseguenza appare chiaro perché l' emocromatosi compare nelle donne solo in menopausa conclamata. I più comuni sintomi della malattia sono:

Quali sono le complicanze della emocromatosi?

Diagnosi: Quali esami bisogna effettuare?

Generalmente l’emocromatosi viene diagnosticata in maniera casuale effettuando delle analisi del sangue per altri problemi in cui sono richiesti dosaggio di ferritina, transferrina e sideremia.

La ferritina è, come già accennato, indice di accumulo di ferro nei tessuti. I valori ritenuti fisiologici di tale parametro sono :

Valori superiori a tali valori possono essere indice di emocromatosi.

La transferrina è la proteina che lega e trasporta il ferro nel sangue. I suoi valori normali di riferimento sono compresi tra 240 a 360 milligrammo per decilitro di sangue. Ora ogni molecola di transferrina ha la possibilità di legare due atomi di ferro e quindi nel sangue si può avere transferrina libera (senza ferro); transferrina satura (legata ad uno o 2 atomi di ferro).

La sideremia è la concentrazione di ferro trasportato nel sangue. Valori di riferimento di sideremia sono :

Il rapporto tra la sideremia e la concentrazione totale di transferrina (nelle sue tre forme) stabilisce la percentuale di proteina che lega il ferro e viene chiamato percentuale di saturazione.

Se gli esami diagnostici evidenziano la contemporanea evenienza di sideremia alta, percentuale di saturazione alta della transferrina e ferritina alta, molto probabilmente si tratta di emocromatosi. Per acclarare se questa è di origine genetica esistono appositi test genetici effettuati da laboratori specializzati.

Le indagini invasive. Normalmente quando le analisi forniscono una diagnosi di sospetta emocromatosi si procede immediatamente con una ecografia e una biopsia epatica per accertare eventuali lesioni tissutali dell’organo. Si comprende che è di estrema importanza una diagnosi precoce della emocromatosi prima che l’accumulo di ferro abbia provocato gravi compromissioni degli organi.

Terapia e linee guida per il trattamento dell'emocromatosi.

Innanzitutto bisogna dire che non esiste una cura unica uguale per tutte le tipologie della patologia e che i rimedi variano da caso a caso e da paziente a paziente, tuttavia proviamo a vedere cosa fare in caso di emocromatosi per contrastare la malattia, ridurre o eliminare del tutto le conseguenze e fronteggiare i rischi di complicanze a cui viene esposto l'ammalato.

Trattamento con la salassoterapia.

La terapia principe della malattia è costituita da continui salassi terapeutici (prelievi di sangue). Un prelievo di ½ litro di sangue elimina circa 250 milligrammi di ferro. Inoltre se la frequenza è elevata si induce il midollo a far ricorso ai depositi corporei di ferro per la produzione di globuli rossi. In tal maniera si smaltisce l’accumulo in eccesso. Dopo un certo tempo i salassi continui (con frequenza settimanale) non saranno più necessari ma basterà effettuare 3-4 prelievi l’anno per impedire nuovo accumulo.

Terapia con i farmaci.

Esiste anche una terapia farmacologica che è meno efficace dei salassi e che utilizza chelanti del ferro ovvero dei composti che lo complessano e ne rendono più facile l’eliminazione con le urine. Il più utilizzato di tali principi attivi è la desferriossamina. Ovviamente tale terapia è quella praticata ai pazienti di emocromatosi secondaria da anemie sideroblastiche o talassemie per i quali risultano proibitivi i salassi.

Emocromatosi ed alimentazione, cosa mangiare per ridurre i rischi.

Particolare importanza assume l’alimentazione nel trattamento della emocromatosi. La dieta del malato di tale patologia deve infatti ridurre in maniera più che drastica i cibi che forniscono un apporto notevole di ferro: carni rosse, interiora e crostacei. Bisogna nel contempo mangiare gli alimenti che ne favoriscono l’eliminazione: le fibre e l’acido fitico contenuti negli alimenti integrali e nelle verdure. Il vino che contiene ferro è assolutamente vietato ed egualmente vietato è il consumo di qualsiasi sostanza alcolica. L'alcol infatti incrementerebbe il danno alle cellule epatiche già colpite dalla malattia. Gli affetti da emocromatosi devono anche astenersi dal consumare ostriche e frutti di mare crudi che potrebbero essere infette dal batterio Vibrione che in queste condizioni darebbe luogo ad una infezione che potrebbe risultare potenzialmente letale. Il rispetto di una dieta adatta è fondamentale per avere aspettative di vita normali prive di conseguenze invalidanti.

Prognosi della emocromatosi. Se la malattia viene diagnosticata prima che abbia procurato gravi lesioni agli organi bersaglio e la si mantiene sotto controllo con terapia adeguata la prognosi è favorevole con aspettative di vita che sono quelle normali.

Agevolazioni in caso di emocromatosi. La malattia metabolica in questione di per se non è invalidate e quindi non rientra specificamente nei casi previsti dalla legge 104 che riguarda tutte quelle persone che in quanto portatrici di handicap accertato dalla ASL hanno diritto a tutela particolare. Tuttavia anche l' emocromatosi, come ogni altra malattia, se determina come conseguenze danni o complicanze gravi può dar vita al diritto di effettuare una richiesta di invalidità. Se si ottiene il riconoscimento delle autorità si ottengono le agevolazioni previste.

Prima di concludere segnaliamo che in ciascuna regione italiana e nelle principali città esistono centri specializzati per il trattamento e la diagnosi della malattia ed in rete esiste una pagina di Telethon con un elenco di quelli consigliati.

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