Cure per l’ernia del disco: farmaci, rimedi naturali, esercizi ed operazione
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Per curare l'ernia del disco si può scegliere tra rimedi naturali, farmacologici e terapie riabilitative ed esercizi. Infine, nei casi più gravi, si può procedere con l'approccio non conservativo, ovvero con la chirurgia, da eseguire con diverse metodiche a diverso grado di invasività in base ai singoli casi.
Quali sono le cure per l'ernia del disco?
L’ernia del disco, nonostante la sintomatologia dolorosa ed i deficit muscolari che comporta, è nella quasi maggioranza dei casi una patologia benigna che di norma tende spontaneamente alla remissione. Infatti, il materiale erniato è costituito dal nucleo polposo che è composto in maggioranza da acqua e quindi per tende, col trascorrere del tempo, a diminuire di volume e conseguente ad alleggerire la compressione che esercita su radici nervose e midollo.
Per tali motivi il primo trattamento dell’ernia del disco deve essere di tipo conservativo in maniera da far trascorrere qualche mese dalla comparsa dei primi sintomi e verificare che la malattia non abbia una remissione. Le terapie conservative sono un insieme di rimedi che non intervengono fisicamente sull'ernia ma che intervengono sulla sintomatologia e sull'infiammazione.
Va considerata la possibilità di ricorrere al trattamento chirurgico se:
- La diagnosi clinica di ernia del disco è confermata dalle tecniche diagnostiche di imaging.
- La sintomatologia è presente da più di 6 settimane e non da cenno di remissione nonostante il trattamento conservativo.
Cosa è l’ernia del disco?
L’ernia del disco è una malattia a carattere degenerativo che interessa la colonna vertebrale. E più nel dettaglio è una degenerazione del disco intervertebrale che separa due vertebre sovrapposte. Degenerazione che provoca lo sfibramento e la rottura dell’anulus (parte esterna del disco) e la fuoriuscita e successiva dislocazione nel canale spinale del nucleo polposo. Spesso si parla di ernia del disco anche quando il nucleo polposo non fuoriesce dalla sede naturale interna all’anulus ma ne schiaccia le fibre senza romperle del tutto propendendosi nel canale. La conseguenza di quanto abbiamo descritto è che il materiale dislocato o protruso nel canale vertebrale comprime ed infiamma le radici nervose o il midollo spinale determinando la sintomatologia che configura il quadro clinico dell’ernia del disco.
Con evidente riferimento alla regione anatomica della spina dorsale interessata si fa distinzione tra:
- Ernia del disco cervicale.
- Ernia del disco dorsale.
- Ernia del disco lombare.
Cause dell’ernia del disco.
La dislocazione del nucleo polposo è chiaramente dovuta alla rottura dell’anello fibroso che lo contiene. Rottura che è conseguente a degenerazione e sfiancamento. Fattori che sono determinati da una debolezza genetica ereditaria della struttura e da fattori contingenti come possono essere: traumi, scorretta postura, sovrappeso, etc.
Terapie conservative: rimedi naturali, farmaci ed esercizi.
Le cure conservative devono costituire sempre, dopo una adeguata diagnosi confermata da indagini strumentali come TAC e Risonanza Magnetica, la prima opzione di cura.
Oltre al riposo totale nei primi giorni alla comparsa dei sintomi evitando movimenti dolorosi, che comunque non deve andare oltre i 2-3 giorni perché una immobilizzazione protratta risulterebbe dannosa e che va consumato a letto distesi perché seduti la compressione dei dischi aumenta e il dolore si acuisce, tra le terapie conservative possiamo citare:
- Rimedi naturali, ovvero tutti quei trattamenti fitoterapici, casalinghi ed omeopatici della medicina alternativa volti a ridurre la sintomatologia dolorosa.
- Rimedi farmacologici, ovvero l'insieme dei farmaci che si utilizzano per trattare dolore ed infiammazione.
- Rimedi riabilitativi, cioè l'insieme delle tecniche di fisioterapia e di riabilitazione volte a riposizionare il disco nella sua sede fisiologica ed a ridurre il dolore e l'infiammazione.
Rimedi naturali per questa alterazione dei dischi.
I rimedi naturali per il trattamento della sintomatologia associata all'ernia del disco comprendono l'insieme di rimedi fitoterapici, omeopatici e casalinghi che, secondo la medicina non ufficiale, sono volti a ridurre il dolore e l'infiammazione.
I rimedi fitoterapici prevedono l'utilizzo di piante contenenti principi attivi utili a contrastare il dolore e l'infiammazione. Tra quelle maggiormente indicate dal fitoterapista possiamo citare:
- Salice bianco: il suo principio attivo più importante è la salicina (simile all'acido acetilsalicilico dell'aspirina) che ha azione antinfiammatoria ed antidolorifica. Può essere applicato sulla zona da trattare sottoforma di crema contenente il principio attivo o essere assunto per via orale sottoforma di tintura madre (30 - 40 gocce da 2 a 3 volte al giorno), compresse (contenenti estratto secco, da 1 a 2 compresse due volte al giorno), o decotto (un cucchiaio di radice di salice da portare a ebollizione in 250 ml di acqua, successivamente lasciare in infusione per 10 minuti, filtrare e bere due volte al giorno).
- Artiglio del diavolo: il principio attivo è l'arpagoside e conferisce a questa pianta azione analgesica ed antinfiammatoria. Viene solitamente utilizzato sottoforma di pomata o crema da applicare direttamente sulla parte da trattare, oppure viene assunto per via orale sottoforma di estratto secco (da 300 a 600 mg al giorno in tre somministrazioni), tintura madre (30 gocce tre volte al giorno) o infuso (5 grammi di erba da porre in infusione per 10 - 15 minuti in 500 ml di acqua, filtrare e bere 2 - 3 volte al giorno).
- Equiseto: è particolarmente indicato per il suo contenuto di silicio sottoforma di acido silicico e ciò lo rende adatto in tutti i casi di trauma alla colonna vertebrale. Lo si assume sottoforma di infuso, ponendo in infusione in 250 ml di acqua bollente un cucchiaio di erba, si lascia in infusione per 10 minuti, si filtra e si beve 2 - 3 volte al giorno.
- Consolida: utile perché riduce i crampi e gli spasmi muscolari ed il processo infiammatorio, questa pianta contiene allantoina, acido caffeico, acido clorogenico, e glucoalcaloidi come la consolidina. Per il trattamento dell'ernia del disco si utilizza per fare un bagno allo scopo di distendere la muscolatura e ridurre l'infiammazione. Si lasciano macerare per 12 ore 1 kg di foglie in 5 litri di acqua. L'acqua poi viene riscaldata e si aggiunge altra acqua calda. Immergersi per circa 30 minuti.
- Arnica: è una pianta con potente azione antinfiammatoria ed antidolorifica e contiene lattoni sesquiterpenici, isoquercitina e astragalina. La si usa sottoforma di pomata o unguento da applicare sulla zona da trattare per 2 - 4 volte al giorno.
Per quanto riguarda l'omeopatia si possono somministrare granuli che contengono sostanze ad azione antinfiammatoria quali Arnica montana, Rhus toxicodendron, e Nux vomica. Posologia e modalità di somministrazione sono decisi dal medico omeopata in base ai casi.
Rimedi casalinghi e medicina alternativa.
Tra gli altri rimedi naturali possiamo citare la medicina alternativa, e i rimedi casalinghi o "della nonna".
- I rimedi casalinghi consistono per lo più nell'applicare sulla zona da trattare del ghiaccio o dei panni in cotone riscaldati. Si possono applicare alternando il freddo con il caldo in modo da sfruttare l'effetto infiammatorio sia del ghiaccio che del calore.
- La medicina alternativa si avvale di tecniche di agopuntura o di digitopressione (che sfrutta gli stessi punti dell'agopuntura, ma non prevede l'utilizzo degli aghi). I punti che si utilizzano sono quelli che vanno da Ki 22 a Ki 27 e si scelgono in base a dove è localizzato il dolore.
Terapia farmacologica per velocizzare il processo di guarigione.
La terapia farmacologica per il trattamento dell'ernia al disco ha come scopo la riduzione della sintomatologia dolorosa e dello stato infiammatorio per velocizzare il processo di guarigione. Sono molte le tipologie di farmaci che possono essere utilizzate in base ai casi ed al singolo individuo.
Il trattamento farmacologico per il dolore legato all'ernia del disco prevede l'utilizzo di diverse classi di farmaci. Una prima classe è rappresentata dagli antinfiammatori non steroidei o FANS tra i quali possiamo citare:
- Ibuprofene, meglio conosciuto con il nome commerciale di Moment, si utilizza solitamente per somministrazione orale con posologia variabile da 200 a 400 mg per compressa, ogni 4 - 6 ore e preferibilmente dopo i pasti.
- Acido acetilsalicilico, meglio noto con il nome commerciale di Aspirina, si assume preferibilmente per via orale con una posologia di 325 - 650 mg ogni 4 ore circa oppure al bisogno.
- Diclofenac, più conosciuto con il nome commerciale di Voltaren, può essere assunto attraverso cerotti transdermici da applicare direttamente sulla parte da trattare, oppure per via orale o per via intramuscolare, con posologia da definire insieme al medico che preveda comunque l'assunzione di circa 25 mg di principio attivo per massimo 4 volte al giorno.
- Codeina, noto con il nome commerciale di Codein, non è un vero e proprio FANS, ma è un farmaco derivato dalla morfina e quindi ha effetto narcotico sul dolore. Se ne assumono circa 60 mg ogni 4 - 6 ore per via orale, intramuscolare o endovenosa ma, essendo un farmaco molto potente, va assunto sotto stretto controllo medico.
Accanto agli antinfiammatori non steroidei vi sono gli antinfiammatori steroidei, ovvero derivati dal cortisone, da utilizzarsi in caso di forti stati infiammatori. Tra questi abbiamo:
- Prednisone, conosciuto come Deltacortene, questo farmaco si assume per via orale, da 5 a massimo 60 mg da frazionare in 4 somministrazioni giornaliere.
- Metilprednisolone, noto con il nome commerciale di Urbason o Medrol, questo farmaco si assume per via orale con una posologia variabile da 4 mg a massimo 48 mg al giorno in più somministrazioni.
- Betametasone, conosciuto con il nome commerciale di Bentelan, questo farmaco può essere somministrato per via orale o per via intramuscolare con posologia da concordare con il proprio medico.
Un'altra classe di farmaci da utilizzare è rappresentata dai cosiddetti miorilassanti muscolari, i quali riducono lo stato di contrazione muscolare e gli spasmi muscolari che spesso si associano alla presenza di ernia a causa del processo infiammatorio. Tra questi abbiamo:
- Tiocolchioside, meglio noto come Muscoril, si assume per via orale (in capsule da 4 - 8 mg o in compresse da 9 mg) oppure per via intramuscolare (4 mg di principio attivo in 2 ml di soluzione iniettabile) solitamente insieme al diclofenac, due volte al giorno.
- Ciclobenzaprina, noto come Flexiban, si assume per via orale o in tre somministrazioni giornaliere con posologia da 5 a massimo 10 mg, oppure in un'unica somministrazione giornaliera sottoforma di capsule a lento rilascio con posologia di 15 - 30 mg.
- Diazepam, conosciuto come Valium, si somministra per via orale (da 2 a 10 mg 3/4 volte al giorno) o per via intramuscolare (da 5 a 10 mg ogni 3/4 ore).
Infine è possibile utilizzare anche farmaci per il trattamento del dolore neuropatico che si associa all'ernia del disco, come ad esempio il tramadolo, un farmaco derivato dagli oppioidi che ha un effetto narcotico sul dolore e che si assume con posologia variabile da un minimo di 25 mg a un massimo di 400 mg al giorno.
Attenzione! Le indicazioni terapeutiche sopra citate sono da considerarsi semplici indicazioni, ma per una terapia mirata ed adeguata bisogna sempre rivolgersi al proprio medico. |
Terapia riabilitativa: fisioterapia ed esercizi.
La terapia riabilitativa comprende sia tecniche fisioterapiche, sia semplici esercizi da fare a casa, il cui obiettivo è migliorare la sintomatologia ed accelerare il processo di guarigione.
In certi casi per ridurre dolore e infiammazione possono risultare utili anche le cure termali, principalmente bagni in acque termali e fangoterapia.
Le metodiche di fisioterapia vengono prescritte da un medico ortopedico o dal medico fisiatra e vengono poi svolte dal fisioterapista. Tra quelle maggiormente indicate per il trattamento dell'ernia del disco abbiamo:
- Ozonoterapia: è una tecnica che prevede di introdurre a livello dell'ernia del disco una miscela gassosa contenente ozono con l'obiettivo di ridurre il dolore e l'infiammazione. L'ozono può essere somministrato attraverso tre vie. Una prima via è quella paravertebrale, in cui il paziente si distende sul lettino in posizione prona (con la schiena verso l'alto e la pancia appoggiata al lettino). Si individua la zona in cui ha sede l'ernia e si introducono dei sottilissimi aghi in quella zona, aghi che veicoleranno il flusso di ozono. Questa tecnica ha una percentuale di successo vicina all'80%. Una seconda via è quella intraforaminale, che prevede l'introduzione dell'ago a livello della radice del nervo spinale infiammato. Per fare questo è richiesto l'ausilio di tecniche di imaging per posizionare correttamente l'ago. Il trattamento si esegue come il precedente praticando una lieve anestesia locale, e non è particolarmente doloroso. La percentuale di successo è dell'85%. Una terza via è quella intradiscale, in cui si posiziona l'ago direttamente all'interno del disco danneggiato. La metodica non prevede sedazione ed ha percentuali di successo vicine all'85%.
- Terapia con ultrasuoni: prevede l'utilizzo di onde sonore ad alta frequenza le quali riescono a penetrare i tessuti in profondità ed a produrre degli effetti termici e meccanici a livello della zona da trattare. Lo scopo degli ultrasuoni è quello di ridurre dolore e infiammazione attraverso gli effetti del calore ed attraverso l'effetto meccanico che esercita una sorta di micromassaggio.
- FREMS: è una tecnica che prevede l'applicazione di impulsi elettrici a livello della zona da trattare con lo scopo di ridurre il dolore, l'infiammazione e le contratture muscolari. Si applicano degli elettrodi transdermici attraverso i quali vengono trasmessi impulsi elettrici bifasici ad alto voltaggio (da 0 a 300 V) ed a bassa frequenza (da 1 a 1000 Hz).
- Manipolazioni: è una tecnica definita chiropratica che prevede la manipolazione del tratto di colonna vertebrale del paziente in modo da ridurre la pressione esercitata dall'ernia sui nervi e da favorire il rientro dell'ernia. La manipolazione si esegue a livello della vertebra coinvolta con dei movimenti rapidi e mirati e va eseguita solo da personale esperto poiché, se non eseguita correttamente. potrebbe peggiorare il danno.
- Esercizi metodo Mckenzie: comprendono un insieme di esercizi di ginnastica riabilitativa e posturale che servono a migliorare la postura e rafforzare i muscoli della colonna vertebrale. Gli esercizi sono tantissimi e variano in base ai casi, ma in linea generale prevedono movimenti di flessione, estensione, scivolamento laterale e rotazione con flessione.
Attenzione! La frequenza delle sedute fisioterapiche e la durata vengono stabilite dal fisiatra e dal fisioterapista in base ai singoli casi. |
Vi sono degli esercizi molto semplici che possono essere svolti sia con il fisioterapista che a casa da soli e che possono aiutare a risolvere il problema dell'ernia del disco. Tra questi abbiamo:
- Esercizi per rinforzare la muscolatura paravertebrale e per ridurre la fatica muscolare dei muscoli della schiena. Un esempio consiste nello sdraiarsi a terra appoggiando bene la schiena al pavimento, sollevare le gambe piegate formando un angolo di circa 90°, e appoggiare le gambe su una sedia, una palla, sul letto o su qualsiasi superficie posta in alto. La posizione va mantenuta per circa mezz'ora e l'esercizio svolto due volte al giorno.
- Esercizi per migliorare la postura ed evitare traumi compressivi ai dischi vertebrali. Un primo esempio è quello di mettersi seduti e portare il busto in avanti fino a toccare le cosce con il petto. Lasciare le braccia a penzoloni. Mantenere la posizione per una decina di minuti e ripetere un paio di volte al giorno. Un altro esempio è quello di mettersi seduti sul bordo della sedia e di allungare una gamba in avanti di modo che il tallone sia poggiato al pavimento (solo il tallone non tutta la pianta del piede). Portare il busto in avanti finché non tocca le cosce e mantenere la posizione per un minuto. Passare poi all'altra gamba. Ripetere l'esercizio per 3 - 4 volte.
Lo sapevate che… Insieme agli esercizi è possibile praticare alcune tipologie di sport che aiutano a distendere la colonna vertebrale ed a ridurre il dolore e l'infiammazione. Per questo scopo vanno bene tutti gli sport acquatici quali per esempio il nuoto o l'acquagym, in quanto in acqua il peso corporeo incide meno sulla colonna vertebrale e si può lavorare in sicurezza senza sovraccaricare la colonna. |
Terapia chirurgica nei casi più resistenti.
Quando l'ernia del disco non si auto - risolve spontaneamente o non risponde a nessuno dei trattamenti sopra indicati è necessario procedere con l'intervento chirurgico. Questo può essere svolto in diverse modalità in base al tipo di ernia ed al paziente.
L’intervento chirurgico in generale si rende necessario nelle seguenti occasioni:
- L’ernia del disco procura gravi sintomi di carattere neurologico: deficit motorio e sindrome della cauda equina (oltre alla compromissione degli arti perdita del controllo degli sfinteri).
- L’ernia del disco non risponde alla terapia conservativa.
- L’ernia del disco è particolarmente voluminosa.
Chi deve effettuare l’intervento di ernia del disco?
Spesso ci si chiede chi deve operare l’ernia del disco? Il neurochirurgo o l’ortopedico? Entrambi sono abilitati a farlo. Anche se la tecnica del neurochirurgo dovrebbe essere più attenta alle strutture nervose.
Le diverse tipologie di interventi per l’ernia del disco.
L'approccio chirurgico dell'ernia del disco viene selezionato dal medico in base ai singoli casi ed alle diverse tipologie di ernia. In linea generale le tipologie di intervento che possono essere eseguite sono:
- Chirurgia percutanea mini invasiva: è una delle ultime ed innovative cure messe a punto per il trattamento dell'ernia del disco. Questa metodica è un tipo di chirurgia che non prevede di praticare tagli o incisioni sulla cute del paziente, ma di intervenire sulla lesione discale attraverso l'uso di un laser. Questa tecnica, chiamata anche discectomia laser percutanea, prevede di sfruttare la potenza di un laser a diodo con emissione di 980 nm, attraverso l'introduzione di un sottile ago a livello della zona da trattare, all'interno del quale decorrono delle fibre ottiche che condurranno l'impulso generato dal laser. Le fibre ottiche sono realizzate in silicio e hanno un diametro massimo di 360 micron. L'ago viene introdotto a livello della zona da trattare utilizzando una tac come guida, successivamente si introduce la fibra ottica collegata al laser all'interno dell'ago. Una volta in posizione si attiva il laser e si procede alla vaporizzazione di una parte del disco vertebrale (la parte erniata). Insieme al laser opera anche uno strumento che serve per l'aspirazione del tessuto vaporizzato e di eventuali residui chirurgici. L'intervento ha una durata totale di massimo 20 minuti, non è doloroso e prevede massimo un giorno di ricovero. Il paziente può tornare alle sue attività quotidiane dopo una settimana.
- Microchirurgia: chiamata anche microdiscectomia è un tipo di chirurgia poco invasiva che sfrutta piccole incisioni (massimo 2 - 3 cm) sulla cute del paziente per introdurre gli strumenti chirurgici (tra cui il microscopio operatorio che consente la visione ottimale dell'area in cui il chirurgo deve lavorare) che consentono la dissezione e la rimozione del disco vertebrale erniato. L'intervento, che si svolge in anestesia generale, è minimamente invasivo, prevede l'allettamento del paziente per un solo giorno e la dimissione dopo 3 - 4 giorni. Le attività quotidiane possono essere riprese dopo circa 8 settimane.
- Chirurgia classica: è un tipo di intervento sempre meno praticato in quanto presenta tempi di recupero lunghi e complicanze frequenti. Viene eseguito da un chirurgo ortopedico il quale incide la cute ed i fasci muscolari presenti a livello della porzione di schiena del paziente dove è presente l'ernia, per arrivare alla colonna vertebrale e rimuovere, mediante il bisturi ed altri strumenti operatori, il disco vertebrale che causa l'ernia. Successivamente al posto del disco viene inserita una protesi in sostituzione del disco. Si esegue in anestesia generale ed il ricovero può durare fino a una settimana in base ai casi.
L’intervento è rischioso?
L’intervento di ernia del disco di qualsiasi tipologia non è pericoloso grazie alle moderne tecniche.
Solo in casi rari possono presentarsi complicanze quali:
- Infezioni. Per problemi di sepsi.
- Disciti. Infiammazioni del disco.
- Rottura della dura madre.
- Lesione di strutture nervose e vascolari.
Il recupero post operatorio avviene nel giro di due settimane. Tuttavia, dopo l'intervento è possibile che l’ernia recidivi, ed è quindi importante iniziare un programma di prevenzione basato su una costante attività fisica e sul mantenimento del peso corporeo.
L’articolo ha uno scopo esclusivamente informativo; per maggiori informazioni sulle cure inerenti l’ernia del disco consultate il medico!