Ernia inguinale intervento: tecniche e rischi dell’operazione
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L'intervento per il trattamento dell’ernia inguinale, si pratica in tutti quei casi in cui il paziente avverta fastidio o dolore, in caso di ernia strozzata o quando la terapia conservativa non ha avuto gli effetti sperati. L'intervento può essere eseguito mediante il metodo tradizionale, in anestesia locale, spinale o generale, o in laparoscopia in anestesia generale. Consiste nel riposizionare il viscere fuoriuscito nella sua sede anatomica corretta e nell'applicazione di una protesi sottoforma di rete per aumentarne il contenimento.
In cosa consiste l’intervento dell’ernia inguinale?
L’intervento di ernia inguinale è una procedura chirurgica che serve a riposizionare il viscere fuoriuscito dalla sua sede anatomica. Solitamente, prima di arrivare all'intervento, si prova con un approccio conservativo, mediante l’applicazione di tutori contenitivi. Quando ciò non risolve il problema, il medico consiglierà l'intervento che potrà svolgersi, in base ai casi, secondo diverse tecniche chirurgiche in anestesia generale o spinale.
Cos’è l’ernia inguinale?
L'ernia inguinale è causata dalla fuoriuscita di un viscere, (comunemente una porzione di intestino) dalla sua sede anatomica a livello della regione inguinale a causa di un cedimento della parete muscolare addominale.
La porta erniaria è in generale il canale inguinale che è un dotto naturale attraverso il quale passa negli uomini il funicolo spermatico e nelle donne il legamento rotondo dell’utero. Questa diversità anatomica fa si che l’ernia inguinale è molto più frequente nell’uomo che non nella donna. Nel maschio, infatti, il funicolo spermatico (insieme di strutture vascolari, muscolari e nervose), che congiunge il testicolo posizionato nello scroto con l’addome, è più voluminoso del legamento rotondo. Tutto ciò fa sì che il canale inguinale nel maschio costituisca un punto di debolezza attraverso cui possono infiltrarsi i visceri addominali.
Le ernie inguinali possono essere congenite quando si manifestano nell’infanzia, o acquisite che insorgono a causa di problemi dei tessuti connettivi, debolezza delle fibre muscolari (negli anziani) o sforzi violenti e prolungati.
Quando è necessario l’intervento?
L'intervento chirurgico per l'ernia inguinale, è consigliabile quando le cure di tipo conservativo non ha avuto effetto, oppure quando:
- L'ernia risulta essere strozzata, ovvero la porzione di viscere che fuoriesce dalla parete inguinale non riceve più sangue e va incontro a necrosi. Questo avviene poichè si è formata alla base del viscere fuoriuscito una "strozzatura" che non consente il corretto passaggio del flusso sanguigno.
- Nel caso in cui il viscere fuoriuscito sia l'intestino e la sua dislocazione provochi sintomi quali nausea, vomito, malessere generale, dolori allo stomaco.
- Nel caso in cui la fuoriuscita di una porzione di intestino metta il paziente a rischio di un'occlusione intestinale. Questo può avvenire nel caso in cui il viscere, a causa della sua dislocazione, non sia più pervio al contenuto intestinale e si verifica un blocco del transito fecale.
- Nel caso in cui la formazione dell'ernia provochi fastidio, dolore e qualsiasi tipologia di interferenza e compatibilità con le normali attività quotidiane.
Le tecniche per intervenire.
L'operazione di ernia inguinale, può essere eseguita mediante intervento tradizionale o in laparoscopia.
Per entrambi è necessario sospendere qualche giorno prima l'assunzione di farmaci anticoagulanti, antiaggreganti ed antinfiammatori, ed osservare il digiuno il giorno che precede l'operazione.
In base alla visita chirurgica, in cui il medico stabilisce il tipo di ernia, la sua complessità e le condizioni generali del paziente, viene scelto l'intervento.
Intervento tradizionale: procedura.
L’intervento tradizionale è detto anche a cielo aperto o in laparotomia.
Il chirurgo pratica un'incisione (tramite bisturi classico o laser) orizzontale o obliqua (di circa 4 - 10 cm in base alle dimensioni dell'ernia) appena al di sopra della porzione inguinale in cui si trova l'ernia.
Riposiziona il viscere fuoriuscito nella sua sede anatomica, rinforza i muscoli addominali con appropriate suture che non vanno soggette a strappi e successivamente completa il rafforzamento della parete addominale applicando una protesi, che non è altro che una rete realizzata in diversi materiali (sintetici, biologici, rimodellabili, assorbibili e a diversa porosità) inserendola nel punto in cui si è avuto il cedimento della parete addominale.
Il chirurgo appone poi i punti di sutura per chiudere l'incisione.
L’intervento può essere effettuato in anestesia locale o totale. Più spesso si ricorre all’anestesia locale perché da meno strascichi. Se il soggetto è particolarmente emotivo si associa all’anestesia locale la sedazione. L’intervento di norma avviene in Day Hospital quindi con dimissione dopo poche ore o al massimo il giorno successivo.
Intervento in laparoscopia.
Consiste nel praticare un certo numero di piccole incisioni (circa 1 - 3 cm) nell’addome attraverso le quali il chirurgo inserisce il laparoscopio ed appositi strumenti chirurgici miniaturizzati manovrabili dall’esterno. Il laparoscopio è uno strumento ottico che reca un sistema illuminante ed una telecamera miniaturizzata. Un collegamento del laparoscopio ad un monitor consente di esaminare ingrandita come si vuole il teatro dell’intervento ripreso dalla telecamera.
Le modalità di svolgimento dell'intervento sono uguali a quelle della modalità tradizionale, ovvero riposizionamento del viscere e apposizione della rete.
Ovviamente la tecnica in laparoscopia essendo meno invasiva consente tempi di recupero molto più rapidi. Tuttavia al di là delle preferenze non tutte le ernie inguinali possono essere operate in laparoscopia per motivi dovuti alla posizione, eccessiva obesità del paziente, etc. Sarà perciò il chirurgo a stabilire quale dovrà essere la tecnica più consona.
L’intervento in laparoscopia va eseguito generalmente in anestesia generale, nel caso si pratichi l'anestesia spinale il paziente è addormentato dalla vita in giù e pertanto è cosciente e sveglio. Entrambe le tipologie di intervento hanno una durata effettiva di circa 30 - 60 minuti, e possono essere eseguiti in modo ambulatoriale o prevedere al massimo una notte di ricovero, in base alla reazione del paziente ed al tipo di anestesia praticata.
Il post intervento: i tempi di recupero.
Il decorso post operatorio è variabile da persona a persona ed è influenzato da diversi elementi.
Normalmente, se l'intervento viene eseguito in anestesia locale, il paziente viene dimesso circa un paio d'ore dopo l'intervento.
La tecnica tradizionale prevede un tempo di recupero post - operatorio leggermente maggiore e la cicatrice è più evidente.
L'intervento in laparoscopia ha un decorso post - operatorio più rapido, con minime cicatrici evidenti.
Nei giorni immediatamente successivi all'intervento è consigliabile rimanere a riposo per favorire la corretta cicatrizzazione della ferita. Dopo circa 3 giorni è possibile fare la doccia. Successivamente:
- Nelle prime 1 - 2 settimane dall'intervento, è possibile riprendere le attività quotidiane più leggere come passeggiare, cucinare, guidare la macchina.
- Nelle 3 - 4 settimane successive, si può gradualmente tornare alle attività ad intensità moderata come fare la spesa o praticare sport a livello non agonistico.
- Dopo 4 - 6 settimane, è possibile riprendere l'attività lavorativa e l'attività sportiva.
Tradizionale o laparoscopica qual’è la tecnica migliore?
Gli esperti sono concordi nel sostenere che le due tecniche, oggi, si equivalgono. Ognuna, infatti, presenta degli svantaggi e dei vantaggi
La tecnica tradizionale presenta un minore rischio di danneggiamento del viscere e può essere praticato sia in anestesia generale che in anestesia locale o spinale.
La laparoscopia presenta un maggiore rischio di danneggiamento del viscere e va eseguito in anestesia generale.
Sarà perciò il chirurgo a stabilire quale dovrà essere la tecnica più consona considerando lo stato di salute del paziente e lo stato dell’ernia.
In caso di pazienti anziani o in presenza di altre patologie si preferisce la laparoscopia perchè l’anestesia generale è più rischiosa.
Invece si preferisce la chirurgia tradizionale in caso di pazienti che hanno subito altri interventi chirurgici all’addome, per evitare il rischio di aderenze addominali.
L’intervento di ernia è pericoloso? I rischi e le possibili complicanze.
Sebbene sia un intervento relativamente semplice, il trattamento chirurgico dell'ernia inguinale presenta dei rischi e delle possibili complicanze come tutti gli interventi chirurgici. Al di là dei pericoli comunemente legati alla somministrazione dell'anestesia, possiamo avere:
- Nelle ore successive all'intervento, il paziente può sentire dolore nella zona operata e può comparire un po' di febbre. Di solito è sufficiente somministrare del paracetamolo per lenire il dolore che ha una durata massima di 4 - 5 giorni.
- Può comparire un accumulo di sangue o di liquido interstiziale nella zona in cui prima si trovava l'ernia. Solitamente è un problema che si risolve spontaneamente nel giro di qualche giorno. Solo nel 25% dei casi è necessario ricorrere ad un secondo intervento chirurgico per arrestare il sanguinamento.
- Possono avvenire danni permanenti o semi permanenti, all'intestino o alle strutture nervose che si trovano a livello del canale inguinale. Intorpidimento e sensazione di formicolio della parte trattata possono essere spia di un danno nervoso.
- Se l'intervento viene eseguito su un uomo, possono verificarsi gonfiori ed ematomi nella zona dei testicoli o del pene. Tendono a regredire spontaneamente nel giro di una settimana e possono essere attenuati mediante applicazione di ghiaccio.
- Può esserci infezione della ferita chirurgica, seppur questo avvenga raramente e per lo più negli interventi eseguiti con l'approccio tradizionale.
- Nel 30% dei casi può insorgere dolore cronico post operatorio legato a lesioni dei nervi, degli organi e dei tessuti.
- Comparsa di recidiva, è il rischio maggiore per tutti gli interventi di ernia inguinale. Difatti può succedere che avvenga un cedimento anche della rete inserita durante l'intervento o che si abbia nuovamente la comparsa della stessa.