Esofago di barrett: cause, sintomi, diagnosi, dieta alimentare e cure
Quali sono le cause dell’esofago di Barret? In quanti casi c'è rischio di tumore? Approfondiamo i sintomi e le cure della metaplasia dell’esofago e la dieta alimentare più adatta per alleviare il reflusso dei succhi acidi.
Che cosa è l’esofago di Barrett?
L’esofago di Barrett è una malattia in cui le cellule che ricoprono la parete interna dell’esofago inferiore in prossimità del cardias vengono, nel continuo processo di replicazione, sostituite da cellule del tipo di quelle che tappezzano la parete interna dello stomaco e del duodeno (prima parte dell’intestino tenue).
Il processo di sostituzione cellulare descritto va sotto il nome di metaplasia.
Come si sviluppa la metaplasia?
L’esofago di Barrett e la metaplasia connessa sono una diretta conseguenza dell’erosione dell’epitelio (le cellule superficiali) dell’esofago procurata dal processo infiammatorio che si sviluppa per continua ed accidentale esposizione dell’interno del tubo esofageo ai succhi di stomaco ed intestino.
I succhi sono fortemente acidi e perciò aggrediscono ed erodono le normali cellule epiteliali dell’esofago che sono del tipo squamoso e non progettate per resistere a condizioni siffatte.
Le cellule caliciformi invece, dovendo sopravvivere nel tenue, sono progettate per sopportare l’ambiente acido.
Pertanto la condizione con cui l’esofago di Barrett si presenta potrebbe essere interpretata come un tentativo di difesa del corpo ad una cronica ingiuria di tipo patologico. La condizione patologica che causa il contatto anomalo e reiterato dell’esofago con i succhi gastrici è ovviamente l’esofagite da reflusso.
La malattia in se è praticamente asintomatica e quindi non aggiunge alcun sintomo al preesistente quadro clinico del GERD. Il paziente, infatti, non avverte alcun segno del processo di sostituzione cellulare di parte dell’epitelio del suo esofago. Sarebbe perciò lecito supporre che l’esofago di Barret non aggiunge alcun problema a quelli relativi al reflusso gastroesofageo.
Purtroppo tutto ciò non è vero.
Complicanze dell’esofago di Barrett.
E’ infatti provato che l’esofago di Barrett aumenta, di circa 30/40 volte, la probabilità di sviluppare una rara forma cancerosa che è l’adenocarcinoma dell’esofago (colpisce tra il 2 ed il 5 % degli ammalati di esofago di Barrett). L’adenocarcinoma è purtroppo una forma tumorale per cui non esistono ancora cure efficaci e pertanto conduce rapidamente alla morte (la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi del tumore è ben inferiore al 10%).
Il passaggio tra condizione di esofago di Barrett e proliferazione cancerosa è caratterizzato da una transizione predisponente. In essa il tessuto epitaliale perde il meccanismo di controllo della sostituzione cellulare con conseguente anomala velocità di riproduzione delle cellule denominata displasia.
Naturalmente soffrire della malattia non significa certezza di contrarre il tumore.
Anzi in verità il rischio è anche basso e diminuisce ulteriormente se la displasia è contenuta. Pertanto è importante diagnosticare la malattia in tale fase.
Classificazione della malattia.
La classificazione si può effettuare in funzione della dimensione della lesione e secondo tale criterio avremo:
- Esofago di Barrett a segmento lungo. Se la lesione è >3 centimetri.
- Esofago di Barrett a segmento corto. Se la lesione è < 3 centimetri.
La classificazione può anche effettuarsi in funzione della metaplasia ossia in funzione di come e con quale tipo di cellule è avvenuta la sostituzione. Secondo tale criterio avremo.
- Esofago di Barrett di primo tipo. In cui le normali cellule squamose sono state rimpiazzate dalla completa famiglia delle cellule intestinali ossia: caliciformi, assorbenti e di Paneth.
- Esofago di Barrett di secondo tipo. In cui le cellule squamose sono state sostituite da cellule gastriche e cellule caliciformi.
- Esofago di Barrett di terzo tipo. In cui le cellule squamose sono state sostituite da sole cellule caliciformi.
I sintomi dell’esofago di Barrett coincidono con quelli del reflusso gastroesofageo.
Come si è accennato l’esofago di Barrett è praticamente asintomatico.
Però poiché si innesta sul preesistente quadro clinico del reflusso gastroesofageo si avranno i seguenti sintomi e segni.
- Dolore toracico nella regione sottosternale poco al di sopra della bocca dello stomaco, sintomo che in qualche caso può essere facilmente confuso con quelli conseguenti all'infarto del miocardio.
- Tosse stizzosa e senza espettorato dovuta all'irritazione delle alte vie respiratorie dai rigurgiti acidi.
- Raucedine provocata dall'irritazione delle corde vocali dai rigurgiti acidi.
- Difficoltà e dolore nel deglutire (odinofagia).
- Bruciori di stomaco.
- Vomito con tracce ematiche.
- Feci nere e catramose per sanguinamenti dalle vie digestive.
Cause della metaplasia dell'esofago e fattori di rischio.
Come si è già detto sarebbe logico considerare l’esofago di Barrett come una complicanza del GERD. Il corpo tenta, infatti, di difendersi dall'erosione dell’epitalio dell’esofago prodotto dai succhi gastrici e per fare ciò sostituisce le normali cellule con cellule tipiche del duodeno progettate per resistere all'elevata acidità . In realtà ciò non sembra essere vero, infatti, esistono soggetti affetti da esofago di Barrett che non hanno mai sofferto di pirosi di stomaco e di GERD. Pertanto allo stato attuale la reale causa dell’esofago di Barrett non è nota. Sono invece perfettamente noti una serie di fattori che ne aumentano il rischio di svilupparlo. Essi sono:
- Soffrire di reflusso gastroesofageo.
- Aver superato il 60 anno di età . L’esofago di Barrett è raro nei giovani.
- Essere di sesso maschile. Gli uomini hanno maggior probabilità di sviluppare la malattia il rapporto con le donne è di 2:1.
- Appartenere alla razza caucasica.
- Consumare eccessive quantità di alcool.
- Essere fumatori.
- Essere obesi. Aumenta il rischio di soffrire di GERD e quindi quello conseguente di incorrere nell'esofago di Barrett.
Diagnosi: è necessario un esame endoscopico.
La diagnosi si effettua con uno speciale test endoscopico delle vie gastriche superiori. Detto test consiste nell'introdurre attraverso la bocca dell’esofago un endoscopio che reca in cima una luce illuminante ed una telecamera miniaturizzata. La telecamera consente di visualizzare su di uno schermo esterno l’epitelio che ricopre le pareti interne dell’organo. Il fisiologico epitelio ha colore rosa pallido ed è lucido. L’epitelio in caso di malattia è invece rosso scarlatto e vellutato. L’endoscopio consente anche di effettuare prelievi di tessuto. I prelievi vanno effettuati in molteplici punti delle aree sospette. I campioni verranno esaminati da un anatomo-patologo al microscopio elettronico che valuterà la mutazione cellulare ed anche il grado di displasia che un indicatore della possibile proliferazione cancerosa.
Si potrà constatare:
- Metaplasia intestinale senza displasia. In alcune aree dell’epitelio dell’esofago il tessuto ha subito delle modificazioni genetiche per cui le cellule sono simili a quelle del duodeno. Tutto ciò conferisce alla regione un colore rosso intenso ed un aspetto vellutato contrariamente alle regioni circostanti in cui i tessuti epiteliali sono rosa pallidi e lucidi. Non vi è displasia per cui le cellule sì modificate si riproducono a velocità normale.
- Displasia di grado basso. Meno del 50% delle cellule hanno sviluppato nuova organizzazione e forma. La velocità di crescita cellulare è in aumento. Le cellule modificate sono comunque contenute nel solo epitelio.
- Displasia di grado elevato. Le cellule anomale superano il 50% del totale. La loro organizzazione è molto diversa da quella fisiologica, e la velocità di crescita è molto aumentata. Le cellule anomale sono ancora contenute nello strato epiteliale.
Naturalmente la displasia di grado elevato, in quanto prossima alla degenerazione neoplastica, è quella che richiede il trattamento più drastico.
Cure e prevenzione della malattia di Barrett.
La scelta della terapia da intraprendere dipende, come già detto, dal grado di displasia che si diagnostica.
Se la displasia è assente o di grado contenuto si cura il reflusso gastroesofageo sottostante. La cura del reflusso naturalmente impedisce il progredire delle aree erose.
Approfondisci le cure e la dieta contro il reflusso gastroesofageo.
La frequenza del monitoraggio dipende dallo stato della displasia.
Se la displasia è assente si cura il GERD e si ripete l’endoscopia dopo un anno e se risulta ancora assente si ripete il test dopo 3 anni.
Se la displasia è contenuta si ripete il test dopo sei mesi e nel frattempo si cura il reflusso.
Se la displasia è di grado elevato si procede con uno dei trattamenti chirurgici che riportiamo di seguito:
- Trattamento chirurgico convenzionale. Si effettua con chirurgia tradizionale in anestesia totale e si rimuove la porzione di esofago interessata collegando la restante allo stomaco. E’ un intervento di chirurgia maggiore che comporta dei rischi che non tutti i pazienti, data l’età e salute compromessa, possono tollerare.
- Rimozione delle cellule modificate con tecniche endoscopiche. E’ meno invasiva della tecnica convenzionale e perciò meglio tollerata.
- Ablazione a radiofrequenza dei tessuti compromessi. Utilizza il calore che si ottiene con le radiofrequenze per distruggere le cellule anomale.
- Terapia fotodinamica. Si inietta al paziente un prodotto che rende le cellule malate sensibili alla luce emessa da un laser montato sull'endoscopio.
Norme di igiene per ridurre i rischi di sviluppare la patologia.
Nel seguito una serie di elementari norme di igiene per ridurre la probabilità di sviluppare l'esofago di Barrett.
- Mantenere il peso corporeo nei limiti fisiologici della propria struttura fisica.
- Non abusare di alcool e fumo.
- Effettuare pasti contenuti e frequenti. Favoriscono la digestione e riducono il reflusso.
- Non addormentarsi subito dopo i pasti. La posizione distesa favorisce il rigurgito a stomaco pieno.
- Sollevare la testa durante il sonno. Riduce la possibilità di rigurgiti acidi.
Dieta alimentare per la prevenzione.
Anche seguire una corretta dieta alimentare può essere utile per evitare l’insorgere della patologia. Per prevenire il reflusso e quindi la risalita dei succhi gastrici è necessario una dieta che non comporti una digestione lenta e che favorisca il rapido svuotamento dello stomaco.
E’ inoltre consigliabile assumere cibi alcalini, cioè basici per contrastare l’eccessiva acidità dei succhi gastrici.
Sono dunque da evitare:
- cibi ricchi di grassi quali formaggi, gli insaccati, le fritture, il cioccolato;
- cibi irritanti quali spezie, vino ed alcolici, cipolla, aglio e menta, agrumi, bibite gassate;
- cibi iperproteici.
Sono invece consigliati:
- frutta e verdura;
- latte scremato che essendo un alimento basico contrasta l’acidità ;
- pasta, pane e riso;
-
carni magre: