Farmaci antivirali: quando assumerli? Principi attivi, indicazioni e controindicazioni.
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Probabilmente avrai già sentito parlare dei farmaci antivirali, usati per trattare o prevenire le infezioni sostenute dai virus. Ma sai quali sono, quando assumerli e quando, invece, evitarli? Leggi la guida per conoscere tutti i dettagli!
Farmaci antivirali: cosa sono?
I farmaci antivirali appartengono alla grande categoria degli antimicrobici (che include, oltre a essi, anche antibiotici e antimicotici) e si assumono per via topica, orale o endovenosa, per contrastare le infezioni sostenute dai virus.
Questi ultimi sono parassiti obbligati intracellulari, cioè che hanno bisogno di entrare nelle cellule e prenderne il controllo per replicarsi, costituiti da un involucro proteico (capside) che racchiude il materiale genetico (DNA o RNA); talvolta è presente un ulteriore involucro, detto envelope, formato da grassi e proteine.
Come agiscono?
Questi farmaci impediscono ai virus di replicarsi interagendo con le proteine chiave del processo.
Essi sono capaci di contrastare i virus in una delle fasi del ciclo di moltiplicazione, impedendone quindi lo sviluppo e la propagazione, ma spesso non riescono a debellare completamente l'infezione.
Tipologie e indicazioni dei farmaci antivirali.
Ma ora veniamo al dunque: quali sono, per quali infezioni sono utili e come agiscono questi farmaci? A seguire i più importanti principi attivi antivirali, classificati in base alle indicazioni terapeutiche, insieme ai loro meccanismi d’azione e modalità d’uso.
Farmaci contro gli Herpesvirus.
Gli Herpesvirus sono virus a DNA, responsabili di infezioni acute e latenti, che includono:
- gli Herpes simplex di tipo 1 (HSV-1) e 2 (HSV-2), responsabili degli herpes labiali e genitali, ma anche della cheratite herpetica;
- il Virus varicella-zoster (VZV), responsabile di varicella ed herpes zoster (o fuoco di Sant’Antonio);
- il Cytomegalovirus (CMV), che può provocare infezioni molto gravi nei neonati e nei pazienti immunocompromessi, come la retinite.
I più importanti farmaci antiherpetici sono:
Aciclovir.
L'aciclovir è il farmaco di riferimento contro gli Herpesvirus che viene usato per trattare sia gli herpes labiali e genitali, sia la varicella e l’herpes zoster, benché con un’efficacia diversa a seconda del tipo di virus. Esso, infatti, è attivo soprattutto verso HSV-1, mentre è 2 volte meno attivo verso HSV-2 e 10 volte meno attivo verso VZV; praticamente trascurabile, infine, è l’attività verso il CMV.
I farmaci ad esso correlati, per struttura e spettro d’azione, sono valaciclovir, penciclovir e famciclovir, che, tuttavia, causano più di frequente reazioni avverse.
L’aciclovir, una volta penetrato nella cellula ospite, è convertito in aciclovir monofosfato da un enzima del virus (timidina chinasi) e successivamente in aciclovir di- e trifosfato dagli enzimi cellulari (GMP-chinasi).
L’aciclovir trifosfato, dunque, viene inserito nella catena di DNA in via di allungamento ad opera dell’enzima DNA polimerasi virale, perciò il virus non può portare a termine la sua replicazione.
La maggior selettività per gli enzimi virali fa sì che il farmaco si accumuli e agisca a livello delle cellule infette, senza intaccare quelle sane, risultando pertanto sicuro e ben tollerato.
Come scritto in precedenza, l’aciclovir è il trattamento di elezione per la cura delle infezioni herpetiche (dagli herpes labiali e genitali alla varicella e lo zoster, passando per la cheratite herpetica) con modalità d’uso che dipendono dal tipo d’infezione:
- Per il trattamento dell’herpes labiale, l’aciclovir si usa sotto forma di pomate al 5% (reperibili in farmacia e parafarmacia senza ricetta) alla comparsa dei primi sintomi (arrossamento e prurito) per ottimizzare l’efficacia del trattamento. Il farmaco continua a essere efficace anche se le vescicole sono appena comparse - benché in misura inferiore - ma è completamente inutile nel caso di vescicole “mature”. La posologia è di 5 applicazioni al dì, a intervalli di 4 ore, per 4 giorni; se non compaiono miglioramenti si può prolungare l’uso a 10 giorni, non oltre; se le lesioni dovessero ancora essere presenti dopo questo lasso di tempo, dovrai rivolgerti al medico. L’uso è permesso negli adulti e nei bambini che abbiano compiuto 12 anni; nelle donne in gravidanza o durante l’allattamento, le pomate di aciclovir si usano sotto controllo medico.
- Le infezione herpetiche della cornea possono essere trattate con una pomata oftalmica al 3%, disponibile solo su prescrizione medica. La pomata si applica nel sacco congiuntivale inferiore, 5 volte al dì ogni 4 ore fino a 3 giorni dopo la guarigione, con le mani pulite. L’uso è permesso negli adulti e nei bambini che abbiano compiuto 12 anni; nelle donne in gravidanza o durante l’allattamento, le pomate di aciclovir si usano sotto controllo medico.
- In caso di herpes genitale l’uso di pomate è praticamente inutile, di conseguenza l’aciclovir si assume per via orale o - nelle situazioni più gravi - endovenosa. Per quanto riguarda l’herpes genitale primario, cioè quello che compare per la prima volta, l’aciclovir può essere assunto sotto forma di compresse da 200, 400 o 800 mg,con queste posologie:
- 1 cp da 200 mg 5 volte al dì (quindi, 1 ogni 4 ore) per 5 giorni;
- 1 cp da 400 mg 3 volte al dì (quindi, 1 ogni 8 ore) per 5 giorni;
- 1 cp da 800 mg 3 volte al giorno (quindi, 1 ogni 8 ore) per 2 giorni.
Se l’infezione compare nei pazienti ospedalizzati in forma grave, il farmaco si assume in fiale (infusione di 1 fiala da 5 mg/kg ogni 8 ore per 5 giorni). Per quanto riguarda l’herpes genitale ricorrente, invece, si effettua il trattamento cronico (1 cp da 400 mg 2 volte al dì oppure 1 cp da 200 mg 3 volte al dì) che riduce le recidive di circa il 90%.
- L’aciclovir può essere assunto per favorire la guarigione della varicella nei bambini e adulti (vescicole diffuse in tutto il corpo) e del fuoco di Sant'Antonio negli adulti (vescicole che si localizzano lungo il decorso dei nervi). Nei bambini, per essere efficace, deve essere assunto entro 24 ore dalla comparsa delle eruzioni con questa posologia: 20 mg/kg (fino a 800 mg per dose) 4 volte al dì per 5 giorni. Anche negli adulti dovrebbe essere assunto entro 24 ore dalla comparsa delle eruzioni per essere efficace, in caso di varicella, alla dose di 800 mg 5 volte al dì per 7 giorni. In caso di fuoco di Sant'Antonio, invece, si dovrebbe assumere entro 72 ore rispettando la stessa posologia.
Ganciclovir.
Il ganciclovir ha una struttura simile a quella dell’aciclovir, rispetto al quale è efficace contro tutti gli Herpesvirus, in particolar modo verso i Cytomegalovirus.
La stessa cosa vale per il valganciclovir (un profarmaco) che nell'organismo è convertito in ganciclovir.
Anche il ganciclovir inibisce la sintesi del DNA virale (e quindi la replicazione dei virus) ma a differenza dell’aciclovir è molto efficace anche verso i Cytomegalovirus. Questo perché la sua forma attiva (ganciclovir trifosfato) raggiunge concentrazioni 10 volte superiori nelle cellule infette rispetto alla forma attiva dell’aciclovir.
Il ganciclovir è usato per curare le infezioni della retina causate da Cytomegalovirus, nei pazienti immunocompromessi, o per prevenirle nei pazienti sottoposti a trapianto d’organo.
Il protocollo prevede il trattamento iniziale con 5 mg/kg endovena per 10-21 giorni, seguito dal trattamento orale con 1000 mg di ganciclovir 3 volte al dì.
Farmaci antinfluenzali.
I virus dell’influenza A e B sono responsabili di una malattia altamente contagiosa che, nei pazienti a rischio come bambini, anziani e malati cronici, può comportare gravi complicanze respiratorie.
Laddove non sia possibile ricorrere ai vaccini, perché controindicati o inefficaci nei confronti dei ceppi circolanti, i farmaci antinfluenzali possono essere usati sia per prevenire, sia per trattare l’infezione.
Quelli attivi nei confronti di entrambi i virus influenzali (A e B) sono oseltamivir e zanamivir che intervengono nella fase finale del ciclo replicativo, cioè quella che porta alla liberazione dei virus prodotti, inibendo l’enzima neuraminidasi.
Così facendo, dunque, causano la formazione di aggregati virali sulla superficie cellulare, impedendo ai virus di diffondere e infettare le altre cellule respiratorie.
Oseltamivir e zanamivir vengono assunti per prevenire o trattare l’influenza nei pazienti a rischio (il primo per via orale, il secondo per via inalatoria) quando non si può vaccinare.
Oseltamivir.
L' oseltamivir utilizzato per il trattamento dell’influenza per essere efficace, dovrebbe essere iniziato entro due giorni dalla comparsa dei sintomi. Negli adulti e negli adolescenti dai 13 in su, la posologia è di 75 mg (1 cp) 2 volte al dì per 5 giorni. Sotto i 12 anni, invece, il dosaggio dipende dal peso.
Utilizzato per la prevenzione post-esposizione dovrebbe essere assunto entro due giorni dal contatto con una persona influenzata. Negli adulti e negli adolescenti dai 13 in su, la posologia è di 75 mg (1 cp) 1 volte al dì per 10 giorni. Sotto i 12 anni, invece, il dosaggio dipende dal peso.
Per la prevenzione in caso di epidemia negli adulti e negli adolescenti dai 13 anni in su, si assumono 75 mg (1 cp) 1 volta al dì per 6 settimane; sotto ai 12 anni, l’efficacia non è stata studiata.
Zanamivir.
Per essere efficace nel trattamento dell’influenza lo Zanamivir dovrebbe essere iniziato entro 48 ore (adulti) o 36 ore (bambini) dalla comparsa dei sintomi. La posologia è di due inalazioni (10 mg), 2 volte al dì per 5 giorni, per adulti e bambini dai 5 anni in su.
Per la prevenzione post-esposizione dovrebbe essere iniziata entro 36 ore dal contatto con una persona influenzata. La posologia è di due inalazioni (10 mg), 1 volte al dì per 10 giorni, per adulti e bambini dai 5 anni in su.
Per la prevenzione in caso di epidemia la posologia è di due inalazioni (10 mg), 1 volta al dì fino a 28 giorni, in adulti e bambini dai 5 anni in su.
Farmaci antiepatite.
I virus dell’epatite sono le principali cause di infiammazione epatica e possono provocare infezioni acute o croniche. Sono queste ultime, in particolare, ad avere bisogno dei farmaci antivirali che riconoscono, come loro bersagli, i virus dell’epatite B e C, trasmessi con lo scambio di sangue o altri fluidi corporei.
Trattarle è fondamentale, dal momento che possono progredire a cirrosi, tumori epatici e insufficienza del fegato, e lo si fa attraverso gli interferoni da soli o in associazione ad altri farmaci come la ribavirina.
Interferoni.
Gli interferoni sono proteine naturalmente prodotte dalle cellule in risposta a diversi stimoli, tra cui le infezioni virali, e sono suddivisi in tre classi principali (α, β e γ). Nel trattamento delle epatiti virali croniche, in particolare, si usano gli interferoni α (IFN-α) ricombinanti.
Gli IFN-α, legandosi a specifici recettori sulle membrane cellulari, attivano la produzione di proteine antivirali, che rendono la cellula ospite più resistente all'infezione. Esse inibiscono la produzione delle proteine del virus, impedendogli di portare a termine il suo ciclo di replicazione.
In caso di epatite B, gli interferoni si somministrano per via parenterale, alla dose di 5-10 milioni di unità al giorno negli adulti e 6 milioni di unità al giorno nei bambini, 3 volte alla settimana per 4-6 mesi. In più dell’80% dei pazienti, questo trattamento fa sì che la remissione completa dell’epatite B sia duratura e si riduca il rischio di complicanze epatiche, così come la mortalità.
In caso di epatite C, invece, gli interferoni si assumono in combinazione con la ribavirina, per aumentare sia la percentuale di pazienti che rispondono alla terapia, sia la durata dei miglioramenti ottenuti.
Uno dei protocolli utilizzati prevede l’assunzione di peginterferone alfa-2a (180 μg 1 volta alla settimana) e ribavirina (1-2 grammi al dì) per 48 settimane.
Ribavirina.
La ribavirina è un farmaco la cui struttura somiglia a quella delle purine, ovvero i costituenti dell’RNA virale, usata nel trattamento delle infezioni croniche da epatite C.
Penetrata nella cellula infetta, la ribavirina viene convertita nella sua forma attiva (ribavirina trifosfato) e inibisce la produzione di un tipo di RNA, detto messaggero, necessario affinché vengano prodotte le proteine virali. Il virus, dunque, non completa il ciclo di replicazione e non può diffondersi nell’organismo.
La ribavirina si assume sotto forma di capsule o soluzioni, a stomaco pieno, alla dose di 1-2 grammi al dì per 48 settimane in associazione al peginterferone alfa-2a (180 μg 1 volta alla settimana). Come scritto in precedenza, infatti, questo schema è associato a maggiori percentuali di risposta e durata degli effetti.
DAAs.
I DAAS, nuovi farmaci ad azione antivirale diretta di seconda generazione, vengono utilizzati per la cura dell’epatite C con farmaci singoli quali Sofosbuvir , Simeprevir , Daclatasvir ecc.
Secondo una analisi recente della Cochrane Library questi nuovi farmaci sono efficaci (97%) per eliminare definitivamente il virus in soli 3 mesi di trattamento.
Una conclusione che in realtà presenta dei limiti, infatti, tutti sono concordi sulla capacità dei DAAs di eradicare il virus, ma non tutti credono che essi possano portare un miglioramento della salute.
l’ AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco ha approvato l'utilizza dei DAAs nel 2014 e ha più volte ridefinito i criteri di trattamento.
Farmaci antiretrovirali contro l'HIV.
I farmaci antiretrovirali sono usati nelle infezioni da HIV che, se non trattate, causano la Sindrome da Immunodeficienza Acquisita o AIDS, malattia del sistema immunitario per la quale non esiste cura.
I farmaci attualmente disponibili sono classificati in tre categorie principali, in base al loro meccanismo d’azione.
Inibitori d’ingresso.
Tra questi abbiamo l’enfuvirtide, un farmaco di natura proteica che impedisce all’HIV di penetrare nei linfociti T CD4, un tipo di globuli bianchi; si tratta, dunque, di un farmaco che previene l’infezione.
L’enfuvirtide si lega a gp41, una proteina presente sulla superficie dei linfociti T CD4, e così impedisce al virus di fondere il suo involucro lipidico con la membrana di tali cellule e penetrare al loro interno.
Inibitori della trascrittasi inversa.
Questi farmaci agiscono all’interno dei linfociti T CD4, quando purtroppo l’HIV ha già fatto il suo ingresso. Tra questi abbiamo la zidovudina e l’efavirenz, che bloccano la replicazione virale.
Il bersaglio di questi farmaci è un enzima chiamato trascrittasi inversa, che ha il compito di convertire l’RNA del virus in DNA complementare, cosiddetto perché può essere inserito nei cromosomi della cellula ospite, che sarà costretta in tal modo a produrre nuove particelle virali.
Ebbene, zidovudina ed efavirenz inibiscono tale enzima, impedendo al virus di terminare il suo ciclo di replicazione.
Inibitori della proteasi virale
Farmaci come il fosamprenavir bersagliano le particelle virali appena prodotte dalle cellule ospiti, cosicché non possano raggiungere lo stadio di virus maturi.
Il fosamprenavir inibisce la proteasi virale, l’enzima che taglia le proteine gag e pol dell’HIV, impedendo, così, la maturazione delle proteine necessarie ai virus per infettare le altre cellule.
I farmaci antiretrovirali si usano in associazione per prevenire lo sviluppo di resistenza: l’HIV, infatti, muta con facilità e può diventare insensibile ai farmaci, soprattutto quando vengono assunti in monoterapia.
Il protocollo HAART (Highly Active Anti-Retroviral Therapy) prevede, in particolare, l’uso di 3-4 farmaci appartenenti a diverse categorie, in modo da bloccare la replicazione virale a più livelli.
Questo approccio consente, da un lato, di abbattere la carica virale e mantenere normale la conta dei linfociti T CD4, ostacolando la progressione ad AIDS, e dall'altro di limitare lo sviluppo di ceppi resistenti.
Questi farmaci, purtroppo, si assumono per tutta la vita poiché, attualmente, si ritiene che non sia possibile ottenere una vera eradicazione dell’HIV, essendo presenti del linfociti T CD4 quiescenti, nel cui DNA è integrato quello del virus, che possono attivarsi e produrre nuove particelle virali.
Rischi e controindicazioni.
Prima di salutarci è bene che tu conosca i rischi legati all'assunzione degli antivirali, che, sebbene siano ben tollerati - ad eccezione degli anti-HIV, assunti sotto forma di cocktail e ad alte dosi -, possono causare reazioni avverse.
Tra queste ultime vi sono:
- disturbi gastrointestinali, quali nausea, vomito e diarrea;
- bruciore, dolore e arrossamenti cutanei;
- dolori muscolo-articolari e debolezza muscolare;
- riduzione della conta di piastrine, globuli rossi o bianchi;
- disfunzioni a carico di fegato, pancreas o reni;
- disturbi centrali, quali emicrania, agitazione e confusione.nze
Gli antivirali vanno assunti attenendoti sempre alle indicazioni del medico (o del farmacista, nel caso dei SOP) affinché la terapia non sia vana e non si sviluppino ceppi resistenti.
Esistono poi dei casi in cui vanno evitati:
Gravidanza ed allattamento.
Se sei incinta o stai allattando, sarà il medico a stabilire se e quali antivirali assumere, in base alla valutazione del rapporto rischi/benefici;
Gli antivirali vanno assunti solo in casi di assoluta necessità, perchè non esistono evidenze scientifiche sulla loro sicurezza.
Tali farmaci sono stati sperimentati su animali , ma non esistono dati relativi all’uso dei farmaci antivirali in donne in gravidanza.
Allergie.
L’uso degli antivirali è controindicato in caso di allergie note ai principi attivi o agli eccipienti.
Dove e come acquistarli?
Puoi trovare i farmaci antivirali in farmacia e, per quanto riguarda quelli senza obbligo di prescrizione (SOP), anche in parafarmacia.
Gli unici SOP sono le pomate per l’herpes labiale, mentre quelle oftalmiche, gli sciroppi, i granulati, le capsule, le compresse e le fiale, sono disponibili con la prescrizione medica.
L'articolo ha il solo scopo informativo e non sostituisce in nessun caso il pare medico.