Fascite plantare distale o prossimale: sintomi, cause e rimedi

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Dottoressa Margherita Mazzola (Biologia e Nutrizione) Consulente Scientifico:
Dottoressa Margherita Mazzola
(Specialista in biologia e nutrizione)

Scopriamo cos'è e quali sono le cause ed i fattori di rischio della fascite plantare, i sintomi di quella distale e quella prossimale, ed i rimedi per lenire il dolore e le difficoltà di deambulazione che l'infiammazione della fascia di nervi e muscoli che forma l'arco del piede comporta.

Cos'è la fascite plantare.

La fascite plantare indica un fenomeno infiammatorio e doloroso a carico della fascia plantare, chiamata anche legamento aponeurale o arcuato, che si trova nella parte inferiore dei piedi. Questa fascia, di consistenza fibrosa e simile a un tendine, origina dalla zona mediale del calcagno e termina alla base delle dita del piede ed ha il compito di mantenere l'arco plantare ovvero di sostenere il piede, formando una specie di cuscinetto tra il tallone e il calcagno, quando si cammina o quando si corre. Un'infiammazione di questa fascia quindi causa problemi alla deambulazione e dolore calcaneare. Va distinta dalla metatarsalgia che è invece un'infiammazione delle ossa metatarsali, situate tra le ossa che formano la caviglia e quelle che formano le dita, e anche dalla fascite necrotizzante, che è un fenomeno a carattere infettivo in cui un agente patogeno porta in necrosi i tessuti infettati.

Perché si manifesta e come evolve l’infiammazione.

La fisiologia della fascite plantare è da ricondursi in primis alle sollecitazioni che questa parte anatomica riceve, infatti durante la corsa o la camminata, nel momento in cui il tallone si stacca dal suolo si ha un aumento dell'angolo presente tra il metatarso e le dita e questo comporta uno stiramento della fascia plantare. Considerato che camminando la fascia plantare sopporta un peso che è superiore per ben due volte al peso corporeo e che correndo il carico risulta ancora maggiore, se si ha un'eccessiva sollecitazione della fascia plantare si avrà nel tempo una degenerazione di questa zona del piede con micro traumi, piccole lesioni e minore elasticità dei legamenti, tutti fattori che portano all'infiammazione del periostio e allo sviluppo di dolore.

Tipologie: le zone che si infiammano.

La patologia si divide anzitutto in due fasi principali:acuta e cronica

Fase acuta o algica.

In questa fase il dolore è molto intenso ed è prevalentemente localizzato al legamento calcaneare.

Fase cronica.

In questa fase il dolore si sposta all'avampiede e viene avvertito in tutta la pianta del piede. Si parla di cronicizzazione quando non si ha una guarigione nell'arco di 6 - 12 mesi, in questo caso è necessario programmare un intervento chirurgico per la risoluzione della patologia.

La fascite plantare può essere di diversa tipologia in base al punto anatomico colpito ed a come si manifesta. Possiamo distinguere una fascite plantare:

Distale.

In questo caso l'infiammazione è localizzata nella zona della fascia plantare del mesopiede, e il dolore viene avvertito lungo tutta la pianta o nella zona delle dita.

Prossimale.

Il fenomeno infiammatorio colpisce la zona della fascia plantare che si inserisce prossimalmente al calcagno. Viene anche chiamata inserzionale e il dolore è avvertito a livello del tallone.

Anteriore.

E’ un tipo di fascite plantare abbastanza grave poiché il dolore in questo caso arriva, partendo dalla regione del calcagno, ad estendersi alla parte anteriore del piede fino a raggiungere le dita.

Nodulare o malattia di Ledderhose .

La fascite nodulare, chiamata anche malattia di Ledderhose o fibromatosi plantare, è caratterizzata dalla formazione di noduli sulla fascia plantare che ne provocano un ispessimento.

Bilaterale.

In questo caso l'infiammazione colpisce entrambi i piedi ed è probabilmente correlata a problemi posturali che determinano un eccessivo carico a livello delle fasce plantari.

Cause e fattori di rischio: cosa determina l'infiammazione della fascia plantare?

Stabilito che la fascite plantare è una patologia da trauma ripetuto, più che parlare di vere e proprie cause dobbiamo parlare di fattori di rischio, cioè di condizioni che predispongono il soggetto ad avere microtraumi e piccole lesioni alla fascia plantare.

L'infiammazione può insorgere per numerose cause tra cui:

Problemi al piede.

Chi ha problemi ai piedi di natura ereditaria o genetica come per esempio piede cavo, piede piatto o fragilità e riduzione del tendine di Achille, ha più probabilità di soffrire di fascite plantare proprio per la condizione anatomica del proprio piede.

La tendinopatia è un’infiammazione del tendine di Achille che collega i muscoli del polpaccio all'osso del tallone, ed è una patologia che colpisce molti atleti che praticano la corsa. Il piede piatto è una alterazione del piede caratterizzata da una riduzione dell’arco plantare. L’appoggio scorretto del piede causa una scorretta distribuzione del peso del corpo che progressivamente può portare dolore.

Scarpe inadatte.

L’utilizzo di scarpe non adeguate al proprio piede, per esempio più strette o più larghe di come dovrebbero essere, con plantari non adeguati alla forma del piede o senza plantare che attutisce gli impatti durante lo sport e la normale deambulazione, oppure scarpe dotate di suola morbida, può contribuire ad avere un'infiammazione a livello della fascia plantare a causa dell’eccessiva sollecitazione.

Sovrappeso ed obesità.

Queste condizioni influenzano in modo determinante la funzionalità del piede in quanto il peso eccessivo esercita una forte pressione sui legamenti della fascia plantare scatenando infiammazione e dolore.

Posizione eretta.

Chi sta molto in piedi o cammina molto sottopone la fascia plantare a sollecitazioni continue e a sopportare il carico del peso del corpo in maniera continuativa. Questo può causare infiammazione. Sono noti casi in cui la fascite plantare causata dallo stare in piedi per lavoro sia stata considerata come una malattia professionale ma, al momento attuale, l'INAIL (istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) non la inserisce tra questo tipo di patologie.

Sport.

Lo sport è uno dei principali fattori di rischio. In particolare chi pratica sport come il running, la corsa, l'andare in bicicletta, il basket, l'aerobica, e in generale tutti quegli sport in cui per via del movimento ripetuto che si compie viene eccessivamente sollecitata la fascia plantare, sono a rischio di sviluppare questo fenomeno infiammatorio. In questo caso è frequente l'associazione tra fascite plantare e tendinite, cioè un'infiammazione dei tendini anch'essi sottoposti a sforzo eccessivo.

Sesso ed età.

La fascite plantare colpisce prevalentemente le donne in età compresa tra i 40 e i 60 anni. Non è chiaro il motivo di tale predisposizione ma età e sesso sembrerebbero rappresentare un fattore di rischio abbastanza rilevante.

Patologie metaboliche: diabete, gotta ed insufficienza renale.

Alcune patologie metaboliche, come il diabete, la gotta e l'insufficienza renale, possono portare all'infiammazione della fascia plantare. Non è però ben chiaro quali meccanismi biochimici intervengano.

Patologie infiammatorie sistemiche: artrite, lupus.

Chi soffre di patologie infiammatorie a carattere autoimmunitario come l'artrite reumatoide o il lupus, può soffrire di fascite plantare. Questo è probabilmente correlato al coinvolgimento sistemico dell'organismo causato dal sistema immunitario non funzionante che si verifica in queste patologie.

Spina calcaneare.

La fascite plantare, nel 20% dei casi, si associa con una condizione chiamata spina calcaneare, una patologia del tallone che consiste nella formazione di uno sperone calcaneare, che si forma quando l'inserzione del muscolo flessore delle dita si calcifica, diventa cioè simile ad un osso, nel punto in cui la fascia plantare si inserisce sul calcagno.

Approfondisci come si forma lo sperone plantare e quali possono essere le conseguenze.

La fascite plantare è una patologia reversibile che ha un decorso favorevole e di solito dopo circa sei mesi/un anno di trattamenti di tipo non chirurgico il paziente guarisce completamente.

Sintomi: segni e dolori che indicano la presenza di una fascite plantare.

La fascite plantare sia prossimale che distale, essendo un'infiammazione, ha come sintomo principale il dolore calcaneare che si manifesta in maniera acuta la mattina non appena si poggia il piede a terra e poi prosegue, in base al grado di infiammazione, per tutta la giornata, alternando momenti in cui si riduce a momenti in cui aumenta.

Talvolta al dolore possono associarsi sintomi quali gonfiore ed ipertermia, in questi casi, e specialmente se i sintomi sono bilaterali, è bene fare un'indagine per cercare un'eventuale causa di origine sistemica (per esempio malattie come la gotta o l'artrite reumatoide).

Altri sintomi che possono associarsi alla fascite plantare sono il formicolio durante la deambulazione, il mal di schiena, quest'ultimo probabilmente derivante dall'errata postura che il soggetto assume a causa del dolore che non consente di poggiare correttamente il piede e talvolta un gonfiore derivante da edema, cioè da un versamento di liquido, a livello del calcagno e della caviglia.

Diagnosi: tecniche ed esami.

La diagnosi di fascite plantare prevede anzitutto l'anamnesi del paziente, il medico chiederà informazioni relative al dolore (quando è insorto, in che zona si avverte, quando si avverte), informazioni relative allo stile di vita del paziente (se pratica sport e che tipo di sport, se trascorre molte ore in piedi, che lavoro fa) e informazioni relative a conformazioni anatomiche ereditarie (presenza di piede piatto o piede cavo o di tendine di Achille sottile).

Il secondo livello è l'esame è obiettivo del paziente, in cui il medico attraverso ispezione e palpazione della parte dolorante potrà stabilire che tipo di dolore ha il paziente e quale potrebbe essere la causa.

Per confermare la diagnosi il medico può richiedere indagini diagnostiche per immagini come ecografie, radiografie, tac e risonanza magnetica.

Consigli per ridurre l’infiammazione.

Per curare o migliorare la sintomatologia della fascite plantare, sia distale che prossimale, si può ricorrere a comportamenti da osservare durante la fase acuta.

Riposo.

Importantissimo per riprendersi da una fascite plantare è il riposo. Mantenere il piede a riposo infatti evita di sollecitare e caricare la fascia plantare già infiammata, favorisce l'attenuazione del dolore e dell'infiammazione e aiuta a velocizzare il processo di guarigione.

Ghiaccio.

Il ghiaccio è un antico rimedio contro le infiammazioni. Per la fascite plantare si consiglia di applicare sulla parte dolorante una borsa del ghiaccio per un quarto d'ora e di ripetere l'operazione per almeno 3 - 4 volte nell'arco della giornata. Con il ghiaccio è anche possibile effettuare un massaggio, in questo caso si dovrà porre il ghiaccio in un sacchetto e massaggiare la zona per 5 - 10 minuti.

Pediluvi.

Anche i pediluvi possono essere un ottimo rimedio per la fascite plantare. L’ideale è farli con prodotti decongestionanti o con sali specifici (come il sale di Cervia o di Epsom), da sciogliere in acqua calda (il caldo aiuta l'assorbimento delle sostanze).

Scarpe con plantari.

Indossare le scarpe adatte può aiutare ad alleviare i sintomi di una fascite plantare. Le scarpe devono essere senza tacco, con una suola non troppo sottile e, quando necessario, dotate di plantari o di dispositivi ortopedici per ridurre l'impatto con il terreno durante la camminata.

Alimentazione per mantenere il giusto peso.

L'alimentazione non interviene direttamente nella cura della fascite plantare ma è utile per ridurre sovrappeso e obesità e quindi diminuire il carico sull'arco plantare. Possiamo quindi considerarlo un rimedio indiretto.

Rimedi naturali.

Ancora per ridurre i sintomi e l’infiammazione della fascia plantare si possono utilizzare rimedi di tipo omeopatico/fitoterapico o ricorrere alla medicina alternativa.

Omeopatia.

I rimedi omeopatici per la fascite plantare possono essere somministrati o in granuli o come componenti di pomate da applicare nella zona plantare. Tra le preparazioni in granuli abbiamo la Bryonia alba, contenente nella sua radice principi attivi come alcaloidi, glucosidi e resine, 5 granuli da prendere tre volte al giorno quando la fascite plantare deriva da un carico eccessivo sull'arco plantare, mentre tra quelle in pomata abbiamo l'artiglio del diavolo contenente arpagoside e usato come antidolorifico.

Agopuntura.

Anche l'agopuntura, una tecnica di medicina alternativa che si avvale dell'utilizzo di alcuni aghi, si può utilizzare per la fascite plantare, in questo caso il punto in cui applicare gli aghi è un solo punto, bilaterale, chiamato 7PC.

Tisana all'artiglio del diavolo.

L’artiglio del diavolo è una pianta che ha proprietà analgesiche ed antinfiammatorie dovute ai glicosidi in esso contenuti. Tali proprietà, confermate da numerosi studi, si esplicano bevendo 2/3 tazze al giorno di tisana.

Basta versare in una tazza d'acqua bollente un cucchiaino di estratto secco e lasciare in infusione per circa 10 minuti.

Pomata all'arnica.

L’applicazione mattina e sera di una pomata all'arnica permette di ridurre l’infiammazione della fascia plantare e di calmare il dolore.

Impacchi di argilla.

Sciogliendo due bicchieri di argilla verde in acqua calda si possono fare degli impacchi sulla parte dolorante. Le proprietà antinfiammatorie dell’argilla consentono di ridurre il dolore al piede.

Dispositivi ortopedici.

Questi dispositivi vengono prescritti dal medico ortopedico o dal fisiatra e consistono in una serie di rimedi che agiscono sia a livello della fascia plantare sia a livello della postura corporea.

Plantari.

Il plantare è un rimedio ortopedico che si utilizza all'interno delle scarpe e che serve a migliorare l'appoggio e a ridurre quindi il fenomeno infiammatorio a carico della fascia plantare. Per essere efficace il plantare va realizzato su misura e quindi necessita di prescrizione da parte dell'ortopedico.

Tutori.

Il tutore è un presidio ortopedico che si utilizza in caso di fascite plantare durante la notte. L'applicazione del tutore serve a far sì che i tessuti fibrosi che formano la fascia plantare rimangano distesi e non si contraggano durante la notte e in questo modo al risveglio verrà attenuato il dolore che solitamente si accusa non appena ci si mette in piedi.

Talloniera.

E’un supporto ortopedico, solitamente fatto di gel, che si applica sotto il tallone e serve a ridurre gli urti quando si cammina. La riduzione degli urti sulla fascia plantare favorisce la guarigione dell'infiammazione. Ve ne sono di specifiche anche per la fascite plantare con spina calcaneare.

Bendaggi e fasciature.

Esistono dei bendaggi e delle fasciature ortopediche che servono per favorire la guarigione della fascite plantare. Questi rimedi ortopedici esercitano una pressione nella zona dolorante e aiutano a diminuire la sintomatologia. Inoltre sono dotati di supporti che fasciano anche il tendine di Achille che effettuano una sorta di massaggio contribuendo alla diminuzione del dolore.

Fisioterapia e riabilitazione.

utilissime terapie prescritte dal medico ortopedico o dal fisiatra i quali ne determineranno tempi e modalità, per ridurre infiammazione e dolore sono:

Ultrasuoni.

Questa terapia sfrutta l'effetto di ultrasuoni per curare l'infiammazione. Quando un tessuto è infiammato si forma un liquido, l'azione localizzata degli ultrasuoni aiuta a fare in modo che questo liquido infiammatorio venga assorbito più velocemente.

Magnetoterapia.

E’una tecnica che sfrutta la genesi di campi magnetici al fine di indurre i processi di rigenerazione cellulare, alleviare la sintomatologia dolorosa, ridurre l'infiammazione e stimolare il riassorbimento di liquido.

Onde d'urto.

Sono onde con un'alta energia acustica che vengono impiegate nel trattamento del dolore. Applicate nella zona in cui si sente dolore le onde esercitano un'azione di tipo pressorio e generano una forza di tipo meccanico, che porta ad una riduzione del fenomeno infiammatorio e del dolore.

Ionoforesi.

Questa tecnica riduce il fenomeno infiammatorio e il dolore applicando sulla parte interessata un farmaco antinfiammatorio che verrà poi veicolato all'interno della zona dolorante per via transdermica mediante l'applicazione di una corrente continua. Il principio è quello di un'iniezione e l'ago è rappresentato dall'applicazione della corrente.

Mesoterapia.

Anche la mesoterapia, come la ionoforesi, è una tecnica fisioterapica che si utilizza per somministrare farmaci antinfiammatori. Nel caso della fascite plantare si può utilizzare sia con farmaci antinfiammatori che con cortisone e serve a ridurre infiammazione, dolore ed edema.

Taping neuromuscolare.

Questa terapia è di tipo fisico e consiste nell'applicazione di alcuni nastri elastici che aiutano il corpo a guarire in maniera naturale. I nastri applicati sul punto dolorante facilitano i movimenti evitando di sovraccaricare la parte interessata facendo in modo che la guarigione avvenga in maniera rapida e naturale.

Ginnastica ed esercizi di Stretching.

lo stretching e la ginnastica posturale servono sia a ridurre l'infiammazione ed il dolore sia a garantire che il soggetto mantenga una corretta postura che non vada a caricare eccessivamente l'arco plantare.

Sono tecniche fisioterapiche che si utilizzano in fase di riabilitazione, quindi successivamente alla fase acuta, e si realizzano mediante una serie di esercizi che mirano all'allungamento e al rafforzamento della fascia plantare.

Un esempio è l'esercizio che consiste nel mettersi seduti a terra con una gamba allungata e una flessa, porre un asciugamano sotto l'arco plantare e tirare da entrambi i lati con le mani facendo in modo che la pianta del piede vada verso il busto.

Osteopatia.

Infine è possibile avvalersi della tecnica dell'osteopatia rivolgendosi all'osteopata, che mediante tecniche specifiche di massaggi, esercizi di stretching e manipolazioni, aiuterà il soggetto a diminuire dolore e stato infiammatorio.

Rimedi farmacologici: pomate, cerotti e antinfiammatori contro il dolore.

La terapia farmacologica per la fascite plantare si avvale dell'utilizzo di farmaci antinfiammatori e antidolorifici che possono essere somministrati con diverse modalità.

Pomate.

Sono dei preparati spalmabili che si applicano sulla parte in cui si avverte il dolore e contengono un principio attivo antinfiammatorio. Una delle pomate antinfiammatorie più conosciute è il Voltaren, che contiene come principio attivo il Diclofenac dietilammonio.

Cerotti.

Sono dei cerotti imbevuti di un farmaco antinfiammatorio, solitamente il flurbiprofene, che si applicano sulla parte dolorante e rilasciano il farmaco per via trans - dermica. Al pari delle pomate attenuano il dolore e l'infiammazione in maniera locale per cui potrebbero non avere molto effetto in caso di dolore molto forte o di dolore cronico.

Antinfiammatori locali e sistemici.

Per via orale possono essere somministrati sia farmaci antinfiammatori che agiscono in maniera sistemica, come per esempio il nimesulide o il naprossene sodico, oppure antidolorifici come l'ibuprofene, da utilizzare in associazione ai farmaci antinfiammatori locali (pomate e cerotti) per amplificare l'effetto di questi ultimi e ridurre il dolore più velocemente.

Infiltrazioni.

Questo rimedio farmacologico consiste nel somministrare il farmaco direttamente all'interno della parte dolorante mediante una siringa. Le infiltrazioni vengono comunemente fatte con farmaci antinfiammatori come il cortisone, con gel piastrinico, il quale aiuta la rigenerazione dei tessuti danneggiati dal processo infiammatorio, e con acido ialuronico, associato o meno a cortisone, che aiuta la riparazione dei tessuti e combatte l'infiammazione (quando associato a cortisone).

Puoi approfondire quali sono le applicazioni delle infiltrazioni di acido ialuronico.

La scelta e il dosaggio del farmaco e la frequenza di somministrazione/applicazione vanno stabiliti dal medico caso per caso in base alla necessità e allo stato infiammatorio del paziente.

Intervento chirurgico come estrema soluzione per la fascite plantare cronica.

La chirurgia è il rimedio utilizzato per chi soffre di fascite plantare cronica, cioè quando l'infiammazione non regredisce nonostante i trattamenti e si protrae per un periodo di tempo superiore ai 12 mesi. L'intervento chirurgico si esegue in endoscopia e prevede di incidere la fascia plantare a livello del punto in cui si inserisce sul calcagno di modo da "liberarla" dallo stato di tensione in cui si trova e agevolare il processo di guarigione dell'infiammazione.

Si può guarire? Tempi di guarigione.

La fascite plantare è una patologia reversibile che ha un decorso favorevole e di solito dopo circa sei mesi/un anno di trattamenti di tipo non chirurgico il paziente guarisce completamente.

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