Febbre in gravidanza: quando è pericolosa? Cause e rimedi
Ultimo aggiornamento:
Cosa fare quando compare la febbre in gravidanza? Scopriamo quando un rialzo di temperatura si può considerare fisiologico e se e quando può essere pericoloso per il feto. Analizziamo inoltre i rimedi naturali ed i farmaci che è possibile utilizzare per affrontare e curare al meglio la febbre in gravidanza.
Febbre in gravidanza: caratteristiche.
La gravidanza, come sappiamo, è uno stato fisiologico, ed essendo la gestazione un periodo abbastanza lungo, può capitare che la futura mamma abbia la febbre.
La febbre è uno dei segnali che ci avvertono che qualcosa nel corpo non va come dovrebbe. E’ infatti il segno che il nostro sistema immunitario si sta attivando per combattere una infezione o per risolvere un problema “interno”.
La febbre in sé non deve spaventarci, in quanto rappresenta un segnale positivo: il nostro organismo sta reagendo.
Normalmente quindi, un aumento di temperatura contenuto nell’ordine dei decimi di grado (tra 0,3°C e 0,6/0,7°C) è del tutto fisiologico anche in gravidanza.
Ma quando la temperatura va oltre questi valori può causare conseguenze diverse a seconda del periodo di gestazione.
Bisogna subito e sempre interpellare il medico che diagnosticherà le cause di tale squilibrio.
Quali sono le cause principali di un rialzo termico durante la gestazione?
Prima di tutto c’è da chiarire che un rialzo della temperatura, durante la gravidanza, non corrisponde necessariamente a uno stato febbrile. La gestazione, infatti, porta già un lieve aumento della temperatura corporea a causa del cambiamento ormonale.
L’aumento di progesterone, infatti, (uno degli ormoni che favorisce il buon andamento della gravidanza, specie nelle prime fasi) porta una dilatazione dei vasi sanguigni che ha come effetto diretto proprio un aumento della temperatura. Non è infrequente, quindi, che una donna gravida abbia una temperatura fisiologica più alta del normale, anche 37,1° o 37,2°, misurata o sotto l’ascella o all’inguine.
Bisogna quindi considerare come anomala una temperatura al di sopra dei 38°. Se ciò si verifica, le cause possono essere molteplici:
- Colpo di freddo.
- Colpo di calore.
- Infezione virale o batterica.
Colpo di freddo.
Un raffreddamento o un colpo di freddo può capitare, specie nella stagione invernale o nel passaggio tra la stagione invernale e quella primaverile. Basta, infatti, una semplice sudata e una folata di vento. In questo caso il corpo potrebbe, come reazione, far salire la temperatura. In genere però dura poco tempo e non ci sono rischi per il nascituro, finché la febbre è tenuta sotto controllo.
Colpo di calore.
Il colpo di calore invece è più subdolo e pericoloso. Può capitare nella stagione estiva o anche se ci si sottopone ad uno sforzo eccessivo, che l’organismo non riesce a reagire. In questo caso, tutti i sistemi che il fisico ha per dissipare il calore (sudorazione, aumento della frequenza respiratoria, vasodilatazione) falliscono e il corpo si surriscalda.
La temperatura può raggiungere anche i 40 gradi, mentre gli altri sintomi sono:
- Mal di testa.
- Arrossamento del volto.
- Tachicardia.
- Irritabilità.
- Brividi.
- Tachipnea (aumento della frequenza respiratoria), fino alla perdita di conoscenza e allo stato di shock.
Anche restare molto tempo con la testa esposta al sole, può essere pericoloso, in quanto c’è il rischio che si possano dilatare maggiormente i vasi cerebrali, causando una momentanea perdita di coscienza. In entrambi questi casi, il nascituro può subire delle conseguenze. Vi può essere, infatti, un ridotto apporto di sangue e quindi di ossigeno attraverso la placenta e di conseguenza una sofferenza fetale, in concomitanza con il malessere materno. E’ fondamentale quindi risolvere al più presto la condizione patologica.
Infezione virale o batterica.
In caso di infezione virale o batterica, è importante considerare se l’agente patogeno può superare la barriera placentare e entrare in contatto con le membrane amniocoriali (che formano il sacco amniotico che raccoglie il bimbo). In questo caso, diventa rischiosa la trasmissione dell’infezione al nascituro. Cercando di non fare allarmismi, diciamo che in linea generale i virus influenzali sono normalmente abbastanza tollerati, anche perché entra in gioco il sistema immunitario della mamma che provvede a tenere sotto controllo la trasmissione dell’infezione. Inoltre i virus riescono più facilmente a passare la barriera placentare, mentre per i batteri la strada è più difficile ed è necessario che ci sia una discontinuità tra le membrane per permetterne l’ingresso.
- Alcune infezioni, ad esempio a carico degli organi genitali, possono invece risalire all’utero e da li entrare in contatto con le membrane amniocoriali, aumentandone il rischio di rottura prematura e quindi di parto pretermine.
- Altri tipi di infezione, ancora, possono invece arrecare disturbo solo alla mamma, come nel caso delle infezioni urinarie. Queste sono molto frequenti in gravidanza in quanto il peso dell’utero grava sulle strutture deputate allo smaltimento dell’urina, in particolare su vescica, ureteri e reni, determinando un ristagno di urine e anche dei batteri presenti. Questi risalendo possono arrivare agli ureteri causando una pielite, o ai reni, causando una nefrite, o entrambi (pielonefriti).
Per questi motivi, le donne in gravidanza si sottopongono mensilmente all’analisi delle urine, in modo da scoprire in tempo eventuali infezioni silenti, prima che se ne presentino i sintomi.
Quando è pericolosa? I rischi nei tre trimestri.
Solo dopo averne individuata la causa, è possibile valutare l’eventuale effetto sull’andamento della gestazione e stabilire la cura più adatta. In linea generale, possiamo dire che, secondo studi recenti:
- Una febbre elevata nel primo trimestre di gravidanza viene associata a “palatoschisi” (una chiusura non corretta delle ossa del palato) e difetti del tubo neurale (sistema nervoso primitivo dell’embrione).
- Nel secondo trimestre, invece, una febbre molto elevata può indurre una rottura prematura delle “membrane amniocoriali” e quindi aumentare il rischio di parto pretermine. Se questo si verifica prima delle 22° settimane di gestazione, si parla di aborto tardivo, in quanto le percentuali di sopravvivenza sono relativamente basse. Tutto ciò può essere scatenato dall’attivazione del sistema immunitario o dalla diffusione dell’eventuale infezione alle membrane amniocoriali.
- Nel terzo trimestre, il rischio è di rottura prematura delle membrane, come nel trimestre precedente. La differenza sta nel fatto che in queste settimane non si parla più di aborto ma di parto pretermine, in quanto le percentuali di sopravvivenza sono via via sempre maggiori.
Sottolineammo che, l’aumento del rischio di queste patologie, è comunque stato studiato su numeri piccoli e, lo studio in questione, non chiarisce se questo rischio è dovuto alle infezioni che hanno causato la febbre o dall’aumento stesso della temperatura corporea.
Se la febbre sopraggiunge in travaglio, è bene controllare che non si tratti di una infezione in corso e valutare se sia il caso di accelerare il parto, per ridurre al minimo il rischio di sequele sul neonato.
Diagnosi differenziale: come individuare la causa della febbre.
La diagnosi di febbre avviene appunto misurando, a riposo, la temperatura corporea esterna:
- Con un termometro normale, all’ascella o all’inguine.
- Con un termometro a infrarossi, sulla fronte.
- Con un termometro auricolare, nel padiglione auricolare.
Se la febbre supera i 38° si consiglia di avvisare il medico curante, l’ostetrica o il ginecologo, specificando i sintomi che la accompagnano.
In base quindi ad una raccolta dei sintomi si può fare una diagnosi differenziale:
- Se la febbre è presente con altri tipici sintomi influenzali (tosse, raffreddore, stanchezza, sonnolenza, debolezza, ecc.), sarà di facile gestione e basterà seguire poche semplici indicazioni per stare meglio e attendere che faccia il suo corso.
- Se si sospetta una infezione, invece, può essere necessario fare ulteriori indagini. In caso di infezione delle vie urinarie, ad esempio, può essere fondamentale fare una analisi delle urine con urinocoltura per trovare il germe responsabile e la molecola antibiotica più adatta, sia per quel batterio che per lo stato di gravidanza.
- Se si sospetta un colpo di calore, è necessario mettere in atto tutto ciò che serve per raffreddare il corpo della futura mamma e chiamare urgentemente un medico o il 118.
Rimedi farmacologici che si possono utilizzare in gravidanza.
Prima di assumere qualunque rimedio farmacologico in gravidanza, è sempre bene contattare il proprio medico, in quanto non tutti i farmaci, sono concessi in gravidanza. Alcuni infatti, specie nelle prime settimane, possono interferire con il normale sviluppo fetale.
Una volta appurata la natura della febbre con una visita dal medico e l’anamnesi, si può stabilire la cura più appropriata.
- Per l’influenza, il farmaco antipiretico più utilizzato (in quanto considerato sicuro in gravidanza) è il paracetamolo, che comunque non deve essere assunto con una temperatura inferiore a 38°.
- In caso di infezione batterica, è necessario scegliere, l’antibiotico più adatto e compatibile con lo stato di gravidanza. Le molecole più usate sono: penicillina, amoxicillina, ampicillina e eritromicina. Se coesiste un malessere generale e anche febbre, oltre a curare l’infezione, è possibile abbinare paracetamolo per controllare i picchi febbrili e dare un po' di sollievo alla donna.
- In caso di sospetta infezione virale gli antibiotici non hanno alcun effetto e sono quindi altamente sconsigliati. Le molecole antibiotiche, infatti, sono specifiche per le infezioni batteriche e possono addirittura essere controproducenti in caso di infezioni virali. In questo caso, si somministrano molecole antivirali, che siano compatibili con la gravidanza, valutando attentamente il rapporto tra benefici e rischi. Le molecole maggiormente utilizzate, sebbene sotto stretto controllo medico, sono ad esempio aciclovir, valaciclovir, famciclovir.
- In caso di colpo di calore, non vanno somministrati farmaci antifebbrili, nè altri farmaci generici, ma vanno attuate tutte le manovre per rinfrescare il corpo della donna, in attesa dell’arrivo di un medico o dell’ambulanza:
- Portare la donna in un luogo fresco, lontano dal sole.
- Rinfrescarla facendole aria ed eventualmente spogliarla.
- Applicare asciugamani o impacchi freschi sul corpo, specie inguine ed ascelle.
- Metterla in posizione antishock, con i piedi leggermente sollevati rispetto al corpo.
- Se è cosciente, darle da bere bevande fresche, soprattutto acqua.
Consigli e rimedi naturali per il rialzo termico durante la gestazione.
Quando si tratta di una comune influenza, è preferibile ricorrere ai rimedi naturali ed evitare per quanto possibile l’assunzione di farmaci.
I rimedi naturali più efficaci per abbassare la temperatura sono:
- Spugnature rinfrescanti, con panni bagnati sulle zone critiche (tempie, polsi, inguine, piedi), specie se la febbre supera i 39°.
- Tisana al basilico, con foglie di basilico, cardamomo e cannella in acqua bollente, con l’aggiunta di zucchero o miele. E’ un decotto idratante e combatte la febbre in modo naturale.
- Altre tisane, a base di:
- Estratti di uva passa, che può essere corretta con lime, con effetto sfebbrante.
- Succo di albicocca e miele, per idratare e reintegrare minerali e eliminare le tossine.
- Succo di pompelmo o arancia, per aumentare la diuresi e ridurre il calore prodotto dalla febbre.
- Salix Alba e Echinacea, dal mondo dei fitoterapici, tintura madre e estratto secco, da assumere ogni 3 o 4 ore circa, come potenziatori del sistema immunitario e per combattere le infezioni tipiche autunnali.
- Achillea Millefoglie (Achillea Millefolium), utile in caso di febbre da raffreddamento, ha anche potere antiinfiammatorio; da assumere come decotto o infuso, con acqua calda.
E’ altresì importante idratarsi a sufficienza, in quanto l’aumento di temperatura, può provocare anche disidratazione, specie se si utilizzano rimedi per farla scendere.
Inoltre è consigliabile prendersi un periodo di riposo dalle attività lavorative o casalinghe, affinché il fisico riprenda lentamente le energie, mantenendo una alimentazione sana, povera di grassi e ricca di frutta e verdura, così da reintegrare le quote di vitamine e minerali persi.