Fibrillazione atriale cronica o parossistica: sintomi, cause e terapie
Approfondimenti sui sintomi e le cause della fibrillazione atriale cronica o parossistica, informazioni su terapie e complicanze di una delle più comuni aritmie cardiache.
Cosa è la fibrillazione atriale?
La fibrillazione è un difetto del sistema di conduzione elettrica del cuore.
Il cuore è un muscolo cavo che consta di 4 distinte cavità: atrio destro, atrio sinistro, ventricolo sinistro e ventricolo destro. In pratica il cuore è una pompa che fornisce al sangue circolante nel nostro corpo la necessaria pressione. Per fare tutto ciò esso batte (si contrae e rilascia) in maniera ritmica un ben determinato numero di volte in un minuto che costituisce quella che è nota come frequenza cardiaca.
In condizioni normali tale numero è 60-100 battiti al minuto.
Contrariamente agli altri organi il cuore è in grado di autocontrarsi senza necessità di impulso esterno di comando, infatti, nel nodo seno atriale si trova una sorta di centralina che genera gli impulsi elettrici che pilotano le contrazioni cardiache in maniera coordinata.
In assenza di tale comando le varie fibre battono in maniera disordinata ed asincrona e di conseguenza la contrazione complessiva dell’organo diviene irregolare. Ne consegue una perdita di efficienza della pompa cardiaca ed un aumento anche marcato della frequenza delle pulsazioni (fino a 160-180 al minuto) il che comporta che il sangue non viene pompato regolarmente nel corpo. Questa condizione patologica prende il nome di fibrillazione atriale.
Tipologie: cronica o parossistica?
Esistono tre distinte tipologie della fibrillazione atriale identificate in funzione della durata dell’aritmia e precisamente:
Fibrillazione atriale parossistica.
Se l’aritmia compare improvvisamente in soggetto dal cuore clinicamente sano e si risolve in maniera spontanea (senza che venga praticato alcun tipo di intervento) in un tempo massimo di una settimana. La durata media e dell’ordine delle 24/48 ore ma può anche essere di soli pochi minuti.
Fibrillazione atriale persistente.
Se l’aritmia non si risolve in maniera spontanea in tempi brevi (ben superiori ai 7 giorni) e quindi necessita di trattamento affinché si interrompa.
Fibrillazione atriale cronica.
Se si mantiene stabile nel tempo ed è il sintomo di una preesistente patologia cardiaca.
Sintomi: il quadro clinico della malattia.
La malattia può procedere in maniera del tutto asintomatica specialmente nella sua forma cronica.
Se i sintomi sono presenti , dipendono dalla velocità di contrazione del ventricolo: fino a 120 battiti al minuto la fibrillazione è asintomatica, valori più alti causano sintomi vari non necessariamente presenti contemporaneamente nel medesimo paziente.
- Cardiopalmo. E' la percezione accelerata del proprio battito cardiaco. Di norma il battito del proprio cuore non si percepisce. Nel linguaggio comune è più nota come palpitazione.
- Astenia. Senso di diffusa debolezza ed affaticamento che si presenta anche in condizione di assoluto riposo e che si aggrava in maniera severa in seguito a sforzi fisici molto contenuti, dovuta alla ridotta capacità della pompa cardiaca.
- Dispnea. Letteralmente fame d’aria e quindi fiato corto e respirazione difficoltosa anche in seguito a sforzi di entità molto contenuta.
- Polso rapido ed irregolare.
- Sudorazione fredda.
- Angina pectoris. Dolore all’emitorace sinistro nella regione al disotto dello sterno causata da insufficiente irrorazione sanguigna del muscolo cardiaco.
- Vertigine. Capogiro con momentanea perdita di equilibrio e vista offuscata.
- Sincope. Perdita di conoscenza e svenimento.
- Scompenso cardiaco soprattutto nelle persone anziane.
Cause della fibrillazione atriale.
Le cause sono molteplici tuttavia è possibile suddividerle in 4 grosse categorie e precisamente:
- Cause Idiopatiche che aggruppano tutte quelle situazioni in cui non si riesce ad identificare la causa che induce il problema.
- Iatrogene determinate da alcuni farmaci, stimolanti come la caffeina, il consumo di sostanze alcoliche e l’uso di droghe come la cocaina.
- Patologie non cardiache quali malattie della tiroide, in particolare quelle che inducono iperfunzionamento della ghiandola, diabete mellito, obesità, malattie respiratorie come la bronchite cronica ostruttiva, reflusso gastroesofageo ed ernia iatale.
- Patologie cardiache tra cui valvulopatie (malattie da compromissione delle valvole cardiache), malformazioni cardiache, ipertensione, coronaropatie (compromissione delle coronarie), infarto del miocardio, Ipertrofia atriale.
Terapie dell'aritmia.
Innanzi tutto occorre una corretta diagnosi e quindi individuare la causa che ha determinato il problema se questa esiste.
Una volta individuata tale causa è necessario eliminarla con un trattamento adeguato strettamente connesso alla tipologia.
In ogni caso il primo passo nel trattamento della fibrillazione atriale consiste nel rallentare la velocità di contrazione e ristabilire il normale ritmo cardiaco. Il farmaco più utilizzato è la Digossina che rallenta gli impulsi elettrici.
Trattamento dell'aritmia atriale parossistica nel paziente sano.
Nel 60% dei casi il ripristino del normale ritmo sinoidale del battito cardiaco (cardioversione) avviene in maniera spontanea ed in un tempo relativamente breve dell’ordine delle 24 o 48 ore ma avvenire anche in tempi molto più rapidi dell’ordine dei minuti.
Se il problema persiste si somministrano farmaci in grado di resettare gli impulsi elettrici anomali e di ripristinare quelli fisiologici sinodali. Di solito i farmaci che si usano in tali situazioni sono il propafenone o altri preparati appartenenti agli antiaritmici.
Trattamento della fibrillazione parossistica nel paziente cardiopatico.
In assenza di insufficienza cardiaca, che è l’incapacità del cuore di pompare l’adeguata gittata ematica, il trattamento della fibrillazione atriale prevede un iniziale tentativo farmacologico con farmaci antiaritmici. Si usano ancora farmaci a base di propafenone o se si teme di inibire troppo la contrattilità del muscolo cardiaco si utilizza l’amiodarone.
Se i farmaci antiaritimici non sortiscono l’effetto desiderato si ricorre alla cardioversione elettrica o defibrillazione.
La cardioversione elettrica è uno shock elettrico sincronizzato ossia l’applicazione al cuore, in un momento precisamente stabilito, di una direct courret (corrente continua). Questo shock, che viene applicato attraverso il torace mediante apposite placche una anteriore e una posteriore, interrompe il battito cardiaco e quindi resetta le oscillazioni anomale e ripristina il fisiologico battito sinoidale. La cardioversione elettrica viene eseguita in ambiente ospedaliero e poiché è dolorosa viene fatta in anestesia.
Il passaggio al normale ritmo sinoidale può portare in circolo dei trombi che si sono formati nell'atrio durante il periodo di aritmia. L’evenienza è tanto più probabile quanto più lunga e stata la fase di fibrillazione. I coaguli si formano in seguito all'imperfetto svuotamento degli atri per i battiti disordinati della fibrillazione. Per evitare questa nefasta evenienza è necessario, prima di eseguire la cardioversione elettrica, sottoporre il paziente ad una terapia anticoagulante con eparina.
In presenza di insufficienza cardiaca l’unico trattamento consigliato è la cardioversione elettrica esterna sopra descritta. Preceduta ovviamente dalla consueta terapia anticoagulante.
Trattamento della fibrillazione atriale cronica.
Nel caso in questione il trattamento è farmacologico con betabloccanti o digitale con terapia anticoagulante associata.
Una possibile terapia alternativa non sempre praticabile e comunque non priva di rischi e complicanze è l’ablazione a radiofrequenza transcateterale. Questa consiste nell'introdurre, attraverso l’arteria femorale, un catetere nel muscolo cardiaco e mediante impulsi a radiofrequenza che lo riscaldano ablare i tessuti che determinano le oscillazioni anomale. Come facilmente si comprende data la complessità dell’intervento va valutata attentamente la su fattibilità. Nella valutazione va ovviamente considerato che l’operazione non è scevra di rischi e che la percentuale di successo è di circa il 60%.
Nel caso di fibrillazione con frequenza cardiaca bassa si rende necessario l’impianto di pace maker che regolarizza i battiti con gli appositi impulsi elettrici che genera.
Prognosi e rischi di complicanze.
La prima cosa che va ribadita con chiarezza è che la FA non è una malattia che mette a repentaglio la vita del paziente.
La FA parossistica nei pazienti non affetti da patologie cardiache ha una remissione spontanea con ritorno al fisiologico ritmo sinoidale (cardioversione) in più del 50% dei casi.
La fibrillazione cronica non migliora nonostante il trattamento delle patologie di base e tende a recidivare.
Le possibili complicanze della fibrillazione atriale sono:
- Scompenso cardiaco.
- Emboli. Si possono formare per il ristagno del sangue nelle cavità cardiache per la compromissione della pompa. Infatti, in caso di fibrillazione una certa quantità di sangue può ristagnare negli atri il che rende possibile la formazione di trombi che, alla fine della fibrillazione, possono frammentarsi e passare, attraverso il ventricolo sinistro, nel sangue, ostruendo una arteria. Se embolo raggiunge il cervello, può provocare un ictus.