Frattura del femore: tipi, sintomi, cause, intervento, riabilitazione e conseguenze
La frattura del femore può riguardare varie parti dell’osso. Scopriamo quali sono i sintomi con cui si manifestano i vari tipi e quali le terapie per una corretta ripresa di pazienti giovani ed anziani. Analizziamo i vari tipi di intervento e le possibili conseguenze che possono insorgere a breve o a lungo termine.
Frattura del femore: caratteristiche e tipologie.
Si diagnostica la frattura del femore se in seguito ad un trauma l'osso perde la sua continuità e si divide in due o più pezzi o se semplicemente subisce una lesione.
Il femore è tra tutte le ossa del corpo la più lunga e quella dotata di maggior resistenza, tuttavia la frattura del femore è un incidente diffusissimo (anche per banali cadute) che colpisce principalmente gli anziani a causa dall’osteoporosi e di un’elevata fragilità ossea in seguito alla quale anche un trauma lieve può comportare una frattura.
La frattura del femore negli anziani non è cosa banale anzi il suo evento può configurare una vera e propria tragedia. Infatti, degli 80000 e più casi che in Italia si verificano ogni anno, 15000 hanno esito funesto, 35000 degenerano invalidità più o meno grave e di questi 15000 richiedono, successivamente, un’assistenza continua. Di tutti questi drammatici eventi circa il 75% interessa donne anziane, per le quali il tasso di mortalità per frattura femorale è pari se non superiore a quello per il cancro al seno.
Il femore è l'osso più grande dello scheletro umano. Esso è contenuto nella coscia ed è formato da una parte centrale "diafisi" e due "epifisi": la prossimale e la distale. La prossimale con una testa rotonda che si innesta nell'acetabolo del bacino forma l'articolazione dell'anca, la distale con tibia e rotula forma l'articolazione del ginocchio. La testa del femore è legata alla diafisi tramite il collo del femore che forma con la diafisi stessa un angolo di circa 125°. Come già detto la testa tonda del femore è inserita nell'acetabolo del bacino ed è mantenuta in posizione da una forte capsula articolare che si lega alla base del collo del femore. Detta capsula articolare è coadiuvata nei movimenti di estensione dell'articolazione da robusti legamenti e contiene al suo interno i vasi sanguigni che sovraintendono al nutrimento della testa del femore. Lateralmente al collo il femore presenta inoltre due sporgenze il piccolo trocantere e il grande trocantere, dove si inseriscono i muscoli. |
Tipologie.
La frattura del femore, come ogni altro tipo di frattura può anzitutto essere:
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Composta se in seguito al trauma l'osso conserva il suo naturale allineamento.
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Scomposta se i tronconi dell'osso si allontanano dal consueto allineamento.
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Una frattura scomposta del femore può essere esposta se uno o più frammenti ossei bucano muscoli e cute e fuoriescono.
A seconda del numero di interruzioni, la frattura può classificarsi in:
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unifocale se vi è una sola rima (sede) di frattura
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bifocale, se vi sono due rime
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pluriframmentata se vi sono più rime di frattura.
In base alla sede anatomica si suddividono le fratture del femore in:
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fratture della diafisi (parte centrale del femore)
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fratture dell’epifisi prossimale o distale
Le fratture prossimali o distali possono a loro volta dividersi in
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extra articolari o laterali se avvengono all’esterno della articolazione e che possono la base del collo, il grande trocanterio o il piccolo trocanterio (fratture trocanteriche).
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intra articolari o mediali se avvengono all’interno dell’articolazione e che possono interessare il collo e la testa del femore. Le fratture infra articolari sono quelle più pericolose perché danneggiano i vasi sanguigni che sono deputati alla vascolarizzazione dell’articolazione e se tale danno non viene curato in maniera adeguata può procurare necrosi del tessuto osseo.
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Se la frattura si localizza subito al di sotto della testa sferica dell'osso è detta sotto capitata.
I sintomi della frattura del femore.
La frattura del femore ha una sintomatologia che varia in funzione delle tipologie sopra elencate, tuttavia vi sono dei sintomi comuni quali:
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il dolore circoscritto
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tumefazione e gonfiore
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impossibilità di muovere l’arto e di stare in piedi.
Le fratture chiuse (in cui la cute non è lacerata) può verificarsi un sanguinamento interno che provoca un’ecchimosi viola nerastra.
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Le fratture scomposte presentano l’arto interessato più corto e spesso extra ruotato (piede rivolto verso l’esterno).
Cause della lesione in giovani ed anziani.
In pazienti giovani ed in buona salute la frattura scomposta del femore è un evento molto raro conseguente a violentissimi traumi come può essere un incidente stradale o una rovinosa caduta di alcuni sportivi soprattutto ciclisti o sciatori di fondo.
Purtroppo il discorso è totalmente diverso in caso di frattura del femore negli anziani che può essere anche conseguenza di un incidente lieve.
Le cause di ciò possono essere varie:
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mancanza di riflessi e tono muscolare dovuti al declino psicofisico legato all’età,
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ambiente domestico non adatto alle persone di età avanzata,
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capogiri o malesseri passeggeri,
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alcuni farmaci quali analgesici antidepressivi e diuretici,
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osteoporosi, malattia per cui si modifica la micro architettura delle ossa che in seguito a tale cambiamento vengono ad avere una densità più bassa (aumento della porosità)
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cali di pressione,
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problemi visivi.
Giovani ed anziani possono, inoltre, essere soggetti a fratture patologiche del femore, ovvero a fratture che possono verificarsi anche in assenza di trauma, causate da patologie che indeboliscono lo scheletro tra cui:
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Infezioni, quali artriti o osteomielite (infiammazione del tessuto osseo dovuta a batteri)
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tumori ossei o metastatici,
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anoressia: la cattiva nutrizione, infatti provoca precoce osteoporosi e decalcificazione delle ossa,
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iperparatiroidismo: disfunzione delle ghiandole paratiroidi che provoca una diminuzione dell’ormone paratormone deputato alla regolazione del calcio corporeo,
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osteomalacia: patologia metabolica che causa fragilità ossea.
Terapia e riabilitazione.
La diagnosi di una frattura del femore è alquanto facile. Comunque l’esame radiografico evidenzia chiaramente la frattura ed il conseguente stato dell’allineamento dei tronconi ossei.
La miglior terapia possibile per la cura di fratture del femore è la riduzione con intervento chirurgico. Solo nei casi in cui complicanze di carattere internistico rendano impossibile l'intervento allora si procede all'immobilizzazione. Ma i progressi delle tecniche di anestesia hanno reso ormai possibile interventi su pazienti di 90/95 anni di età.
L’intervento (da praticarsi nelle 24/48 ore successive) non solo è consigliato ma è obbligatorio per un decorso privo di pericolose complicazione e per una completa riabilitazione funzionale.
L’intervento varia al variare del punto di frattura e dell’età del paziente e può comportare l’utilizzo di perni, placche, protesi parziali o addirittura totali.
Se il paziente ha più di 65 anni si preferisce impiantare una protesi completa dell'anca allo scopo di poterlo mettere in condizione di camminare nel più breve tempo possibile per evitare complicanze dovute a trombosi o embolie.
Nel caso di pazienti più giovani e con una lunga aspettativa di vita l'intervento mira alla osteosintesi ovvero alla formazione del callo osseo, rimettendo in contatto le pari ossee con applicazioni di chiodi e placche.
Una tecnica moderna nota come chiodo gamma, una protesi composta da un chiodo che va inserito nell’osso lungo e una vite che va inserita nel collo del femore, consente la ripresa funzionale subito dopo l'intervento.
Riabilitazione
Dopo circa una settimana dall’intervento il soggetto inizia a camminare con le stampelle o con un girello e dopo circa due mesi può iniziare a camminare normalmente.
In questo periodo è necessario un percorso riabilitativo che consenta il ritorno della persona alla normale attività ed efficienza fisica.
La riabilitazione comprende una serie di terapie mirate ad evitare che il trauma risulti invalidante e che insorgano conseguenze.
Inizialmente il paziente dovrà fare esercizi di respirazione e ripetute variazioni della postura a letto necessari per evitare complicazioni polmonari ed edemi, flebiti e piaghe da decubito.
Successivamente sono necessari esercizi per camminare impostando una corretta postura per un equa distribuzione dei pesi, e nel contempo altri esercizi in acqua o con l’utilizzo di cyclette e tapis roulant volti a migliorare il tono muscolare.
Conseguenze della rottura del femore.
La frattura del femore, può comportare un discreto numero di complicanze a breve termine ed a lungo termine.
Quelle a breve termine possono così riassumersi:
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Infezioni. Se la frattura è esposta, ossia se in seguito al trauma i tronconi dell'osso hanno lacerato i tessuti e sono fuoriusciti all'esterno, è elevato il rischio di infezioni. L'osteomielite è la più comune ed anche la più difficile da curarsi.
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Gravi lesioni dei tessuti come vasi sanguigni, nervi, capsule articolari. Le complicanze possono essere immediate con gravi emorragie che se non ridotte immediatamente possono comportare la morte dell'infortunato. Possono però comportare anche delle complicanze successive come nel caso delle fratture sottocapitate che, poiché generalmente danneggiano la vascolarizzazione della capsula articolare e della testa del femore che è già scarsamente irrorata, possono provocare necrosi della testa dell'osso.
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Emorragie interne. Anche se la frattura non è esposta possono aversi forti emorragie e conseguenti shock per il ridotto volume sanguigno in circolo.
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Shock neurogeno causato dal fortissimo dolore.
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Embolia (ostruzione di un’arteria causata da un coagulo di sangue o da una bolla d’aria). In conseguenza della rottura dell'osso i midolli ossei possono introdursi attraverso la rottura di un vaso nel torrente sanguigno e bloccarsi negli alveoli polmonari o nel cervello.
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Sindrome compartimentale. In seguito al trauma la muscolatura potrebbe essere interessata da un'importante tumefazione che riempie i compartimenti muscolo/osso. Se non sottoposta ad opportune cure la sindrome può evolversi in necrosi muscolare. Può capitare che la sindrome compartimentale sia particolarmente acuta ed allora bisogna con urgenza intervenire chirurgicamente praticando incisioni verticali nei compartimenti interessati per alleviare la pressione.
Le complicanze a lungo termine sono:
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problemi connessi con un incompleto recupero della funzionalità dell'arto,
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disturbi derivanti dall'allettamento (pazienti anziani): piaghe di decubito, trombo flebiti, insufficienze cardiorespiratorie, infezioni urinarie, etc..