Frattura polso: tipi, sintomi, terapia, intervento e riabilitazione
La frattura del polso è una rottura delle ossa che formano questa articolazione. Essa varia per dimensioni, gravità e tipologia, presentando sintomi diversi. Analizziamo le terapie necessarie conservative o chirurgiche e le procedure di riabilitazione che hanno importanza fondamentale per la futura qualità della vita del paziente.
Frattura del polso: caratteristiche e tipologie.
La frattura del polso è la rottura di una delle ossa dell’articolazione radiocarpale che consente la flessibilità del polso e della mano. E’ una patologia piuttosto frequente negli anziani a causa della fragilità ossea dovuta all’osteoporosi, ma può colpire anche i giovani ed i bambini a causa di una caduta con il braccio teso su cui viene a gravare l’intero peso del corpo o di un incidente.
Sono più a rischio gli sportivi che praticano snowboard, pattinaggio, sci, ciclismo, rugby, equitazione che dovrebbero utilizzare degli speciali tutori per prevenire il rischio di fratture del polso dovute a cadute.
Anatomia del polso. Il polso si trova alla base della mano e comprende otto ossa (carpo) tenute insieme dai legamenti suddivise in due file. La fila prossimale, vicino all’avambraccio, è costituita da quattro ossa collegate all’estremità distale del radio e dell’ulna:
La fila distale, vicino alle dita è costituita da altre quattro ossa collegate alle ossa metacarpali:
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Tipologie.
Le fratture del polso si suddividono in:
- Fratture composte e fratture scomposte a seconda che le parti rotte dell’osso siano allineate o meno.
- Le fratture scomposte possono a loro volta essere chiuse o esposte a seconda se l’osso perfori o meno la pelle
- Fratture extra articolari o intra articolari, a seconda che la rima di frattura interessi la la capsula articolare o meno.
Inoltre a seconda dell’osso interessato si suddividono in:
- fratture di Colles ossia la frattura dell'epifisi distale del radio che interessa la parte superiore del radio.
Approfondisci come trattare la frattura di Colles.
- frattura dello scafoide che è l’osso carpale posizionato sul lato del pollice. E’ la più frequente frattura delle ossa del carpo.
- frattura del trapezio che è l’osso carpale situato tra lo scafoide ed il primo metacarpo. E’ poco frequente ed ha un’incidenza del 3-5% delle fratture delle ossa del carpo.
- Fratture delle altre ossa del carpo (semilunare, piramidale, pisiforme, uncinato, capitato, del trapezoide) sono possibili, ma rare.
Sintomi e complicanze delle fratture al polso.
Per tutti i tipi di fratture del polso il sintomo più immediato è il dolore che si accentua quando si cerca di muovere l’arto.
Ad esso si accompagnano altre manifestazioni quali:
- tumefazione delle parti molli circostanti alla frattura
- gonfiore,
- deformità del polso.
Le complicanze della frattura al polso possono essere a breve ed a lungo termine.
Quelle a breve termine possono essere:
- Compromissione del nervo mediano da parte dei monconi di frattura che può far insorgere la Sindrome del tunnel carpale che provoca riduzione della sensibilità ai polpastrelli fino alla perdita della sensibilità delle dita.
- Lesioni vascolari delle arterie radiale ed ulnare con conseguente emorragia.
Le complicanze a lungo termine interessano fondamentalmente pazienti anziani (con problemi di osteoporosi) in cui la riduzione della frattura è avvenuta con metodi conservativi incruenti:
- Difetti di consolidamento dovuti ad una scorretta crescita del callo osseo. Tali difetti comportano poi una ridotta funzionalità dell'articolazione ed un ipofunzionamento della articolazione stessa.
- Dolore e rigidità dell’articolazione anche dopo che la frattura è guarita soprattutto quando il tempo è umido o freddo.
- Artrosi. Col tempo la frattura, soprattutto se intra articolare, può facilitare l’insorgenza della degenerazione delle cartilagini dell’articolazione.
Terapia: conservativa e chirurgica.
Il trattamento della frattura può essere:
- conservativo con applicazione di doccia gessata al polso per 4-6 settimane
- cruento con riduzione chirurgica ed impianto di viti e/o placche.
Gesso.
La maggior parte delle fratture del polso può essere trattata con con l'applicazione di un tutore gessato.
Le fratture scomposte, prima dell’immobilizzazione, devono essere ridotte, cioè bisogna allineare l’osso. L’intervento di riduzione avviene in anestesia locale per evitare il dolore.
Il tutore di gesso viene confezionato avvolgendo alla parte rotoli di gesso o di vetroresina che induriscono in breve tempo. Il gesso verrà rimosso dopo 4/6 settimane.
Questa metodica spesso conduce a difetti di consolidamento pertanto sempre con maggior frequenza si ricorre all’ intervento chirurgico.
Intervento chirurgico
L’intervento chirurgico è necessario in caso di frattura scomposta.
Inoltre il trattamento cruento offre sicuramente più garanzie ai fini di un sicuro recupero della funzionalità articolare del polso i in quanto riduce i tempi di immobilizzazione e le probabilità di cattiva saldatura della frattura.
L’intervento consiste nel riallineare le ossa e fissarle utilizzando fili, chiodi, viti e placche sia con incisione chirurgica sia dall’esterno. Tali tecniche sono state anche favorite dall'enorme progresso che hanno subito negli anni le protesi di osteosintesi sia in termini di affidabilità dei materiali sia in termini di miniaturizzazione.
Il tipo di intervento dipende dal tipo di frattura:
- l’intervento con i fili di Kirshner viene eseguito in caso di fratture articolari e non articolari. E’ un intervento che non prevede incisione chirurgica, ma consiste nell’applicare dei fili metallici all’osso, attraverso la pelle, per mantenerlo nella posizione corretta. Spesso è accompagnato anche da un tutore di gesso.
- L’intervento con placche e viti serve per le fratture scomposte. Necessita di incisione chirurgica attraverso la quale la frattura viene ridotta e stabilizzata con placche metalliche e viti.
- Il fissatore esterno viene utilizzato in caso di fratture complesse. E’ un apparecchio metallico che viene applicato esternamente al polso e fissato con "fiches" metalliche all’osso attraverso la cute.
Riabilitazione del polso dopo una frattura.
Qualunque sia la tecnica di riduzione, dopo una frattura del polso va immediatamente messo a punto un adeguato protocollo riabilitativo che inizia già durante il periodo di immobilizzazione.
Nell'applicazione del tutore gessato devono essere lasciate libere le articolazioni metacarpo falangee per evitare che durante tale periodo possa insorgere edema della mano e rigidità delle varie articolazioni che sono interessate dall'immobilità.
Per consentire la mobilitazione vanno eseguiti esercizi per rinforzare la mano. Ad esempio:
- Prendi a pinza degli oggetti molto piccoli (pasta, bottoni, lenticchia) tra il pollice e le altre dita.
- Tieni il polso in tensione e divarica le dita.
Medesima attenzione va data alla mobilità articolare del gomito e della spalla per evitare ispessimenti tendinei e aderenze indotte dalla forzata immobilità.
Alla rimozione del gesso fin dal primo giorno si iniziano gli esercizi attivi e passivi contro resistenza che devono continuare nel tempo in maniera progressiva.
Il movimento attivo è comunque la miglior medicina ed il programma riabilitativo dopo una prima fase di mobilizzazione globale delle giunture e in maniera particolare del polso dovrà proseguire con esercizi di mobilizzazione contro resistenza con carichi crescenti per ridare forza e trofismo muscolare.
Fondamentali a tale proposito risultano esercizi di presa con oggetti di gomma di densità e resistenza crescente.
Molto utili per recuperare la mobilità dell’articolazione risultano trattamenti quali:
- radioterapia con correnti faradiche composte da una fase a bassa intensità ed una ad alta intensità,
- Magnetoterapia una terapia che utilizza un apparecchio che emette campi magnetici a bassa intensità