Gestosi: cos’è? Sintomi, prevenzione e rischi per la gravidanza
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Cosa è la gestosi? Quali sono i sintomi con cui si manifesta? E’ possibile prevenirla e quali rischi comporta? Facciamo chiarezza su una sindrome talvolta sottovalutata, ma potenzialmente pericolosa se non riconosciuta in tempo. Vediamo come evolve nel corso della gravidanza, quali sono le pazienti a rischio e come trattare il disturbo prima che possa diventare rischioso per la madre e il feto.
Cos'è la gestosi o preeclampsia?
La preeclampsia o gestosi fa parte delle sindromi ipertensive che possono colpire le donne in gravidanza.
Durante la gravidanza vari meccanismi nel corpo della donna si possono alterare in modo patologico fino ad assumere i contorni di una sindrome vera e propria (che coinvolge più organi).
In particolare, in alcune donne, con l’avvento della gravidanza, si ha un rialzo della pressione arteriosa, a volte accompagnata da aumento delle proteine nelle urine ed edema, che se non trattato può causare delle complicanze molto serie e in rari casi mettere a repentaglio la vita della madre e del neonato.
Classificazione delle sindromi ipertensive.
Prima di tutto facciamo un pò di chiarezza tra i termini che vengono usati e che spesso sono confusi tra loro.
Secondo le linee guida, si parla di:
- ipertensione gestazionale, quando si riscontra un valore pressorio anomalo in una gravida che ha superato le 20 settimane di gestazione;
- ipertensione cronica, quando la donna presenta valori anomali della pressione già prima della gravidanza o nelle prime settimane di gestazione;
- Preeclampsia o gestosi, quando, oltre all'alterazione della pressione vi è la presenza di proteine nelle urine (proteinuria) e edemi diffusi;
- Eclampsia, quando la preeclampsia evolve e si ha coinvolgimento del sistema nervoso, con crisi convulsive;
- HELLP Syndrome, quando si ha il coinvolgimento del fegato, emolisi e di altri organi che evolve in una situazione grave e talvolta irreparabile.
Quando si manifesta?
La gestosi si manifesta di solito tra la 20° settimana di gravidanza e le prime settimane successiva al parto. Raramente si manifesta in epoche gestionali precoci ed in presenza di una preesistente patologia.
Colpisce tra il 3% e il 13 % delle gravide. Circa il 15-25 % delle gravidanze con ipertensione gravidica evolve in preeclampsia, specie se questa compare intorno alle 34 settimane di gravidanza.
In genere la sindrome scompare entro tre mesi dal parto.
Come si manifesta questa sindrome? I sintomi.
Sono tre i sintomi che caratterizzano la gestosi: pressione alta, proteine nelle urine e edemi diffusi. Per tale motivo la gestosi è detta anche EPH , dalle iniziali delle parole inglesi.
Ipertensione: valori di riferimento.
Si parla di Ipertensione se la pressione massima o sistolica (misurata durante la contrazione cardiaca o sistole) è superiore a 140 mm di mercurio e la pressione minima o diastolica (misurata durante il rilassamento del cuore o diastole) è superiore a 90 mm di mercurio.
L’ipertensione è grave se la massima è uguale o superiore a 160 mm di mercurio e la minima è uguale o superiore a 110 mm di mercurio.
E’ importante che la misurazione della pressione venga fatta a riposo, con il braccio poggiato su una superficie rigida all'altezza del cuore, inizialmente da entrambe le braccia e poi da un solo lato se la differenza è minima. Sono necessarie più rilevazioni affinché si possa parlare di una ipertensione persistente.
Proteinuria: i valori.
La presenza di elevate proteine nelle urine invece è determinata da problemi all'apparato glomerulare dei reni che non riesce più a filtrare le proteine contenute nel sangue per cui passano nelle urine.
Il valore minimo che mette in allarme è 0,3 g di albumina nelle urine raccolte nell'arco di 24 ore.
Approfondisci le cause che possono determinare un aumento di proteine nelle urine.
Edema.
Gli edemi si hanno per un accumulo di liquidi in alcuni tessuti del corpo: gambe, piedi, mani, viso, palpebre. E’ importante capire però che la presenza di edemi non segnala necessariamente una gestosi (e infatti non è più considerato come fattore di diagnosi): non bisogna confondere questa situazione patologica con il normale appesantimento tipico della gravidanza, specie nelle donne con problemi di circolazione periferica degli arti, in cui è facile che possa comparire un certo ristagno di liquidi.
Cause e fattori di rischio della gestosi in gravidanza.
Le cause della sindrome da gestosi non sono ancora del tutto chiare. Ad ogni modo, è probabile che le alterazioni della pressione siano causate da problemi legati al processo di placentazione.
In breve, il trofoblasto (ossia il precursore della placenta) non riesce a invadere correttamente le arteriole spirali uterine con cui instaurare gli scambi nutritivi a bassa resistenza.
Questo determina un aumento delle resistenze placentari, una riduzione della perfusione placentare (che può portare ad ischemia di alcune zone, fino a casi più gravi di distacco totale o parziale della placenta), una riduzione di scambi tra madre e feto e un aumento della pressione sanguigna materna.
Fattori di rischio.
Esistono comunque dei fattori di rischio che possono mettere in allarme e indurre il medico a consigliare alla donna controlli della pressione più frequenti e un regime alimentare particolare.
I fattori sono:
- ipertensione precedente la gravidanza,
- familiari con storia di gestosi,
- eccessivo aumento di peso durante la gestazione,
- malattie renali,
- diabete,
- fattori immunitari,
- fattori genetici
- patologie della coagulazione
- essere primipara con età avanzata (superiore a 35 anni),
- gravidanze gemellari,
- fumo di sigarette.
Dai sintomi alla diagnosi della sindrome.
Come abbiamo detto, la sintomatologia della gestosi si presenta a partire dalla 20a settimana e spesso esordisce in maniera lenta e subdola senza causare eccessivi problemi.
Un aumento di peso eccessivo per l’epoca gestazionale deve sempre essere tenuto sotto controllo come spia iniziale o fattore predisponente per la patologia.
Dal 2010 è stato introdotto lo screening per la preeclampsia attraverso la misurazione di vari fattori .
Il primo campanello di allarme è costituito dall’aumento della pressione sanguigna. Se questa si mantiene costante su valori più elevati della norma si deve immediatamente sospettare una ipertensione gravidica e quindi fare ulteriori approfondimenti.
Si valuta anche la presenza di edemi al viso e agli arti inferiori e si procede all'analisi delle urine per valutare la presenza di albumina nelle urine.
Se sono presenti queste tre condizioni, è certo che ci si trova di fronte ad una sindrome gestosica, che in genere si manifesta più apertamente nel terzo trimestre di gravidanza.
Un ulteriore aiuto nella diagnosi viene dalla flussimetria delle arterie uterine. Questa, se eseguita tra la 20 e la 25 settimana di gravidanza, può segnalare un aumento delle resistenze e quindi un rischio aumentato di sviluppare la sindrome. Al contrario, se la flussimetria non risulta alterata, è un buon segno di gravidanza a basso rischio per gestosi.
Anche la crescita fetale può indirizzare verso la gestosi. Infatti, essendoci una riduzione della perfusione placentare, vi è anche un ridotto scambio con il feto e di conseguenza questo può avere una crescita non uniforme o rallentata.
Gli esordi improvvisi o fulminanti sono rari, più che altro sono l’evoluzione di una sindrome non riconosciuta e presa in tempo.
In caso di preeclampsia accertata se la paziente non necessita di ricovero, può essere seguita in regime ambulatoriale o di Day Hospital (con ricovero di un giorno per gli esami). In tal caso gli esami da eseguire sono:
- emocromo, proteinuria e uricemia ogni due settimane,
- controllo pressorio domiciliare quotidiano o almeno 3 volte alla settimana,
- eventuale controllo domiciliare della proteinuria con stick sulle urine,
- flussimetria delle arterie uterine,
- controlli del benessere fetale.
In caso di ipertensione che resiste ai farmaci o di scarsa crescita fetale, la donna viene ospedalizzata per per 24/48 ore per monitorare i valori della gestante:
- valori della pressione arteriosa,
- valori delle proteine nelle urine,
- Esami del sangue,.
e valori del feto:
- battito cardiaco fetale ,
- ecografie per verificare la crescita fetale e il flusso di sangue attraverso la placenta.
Terapia della gestosi gravidica.
Se si instaura un quadro di ipertensione gravidica che evolve verso la gestosi, bisogna mettere in atto una profilassi, con una dieta iposodica, il riposo e controlli frequenti della pressione.
Bisogna inoltre tener presente che, essendo una patologia della gravidanza, la prima e più efficace terapia è il parto anche se si tenta di posticiparlo più possibile per aiutare la maturazione polmonare del feto e farlo crescere nel grembo materno.
Dopo il parto, la paziente viene seguita per tutto il periodo del post partum, fino a 72 ore, con controlli ematici seriati per verificare che il quadro clinico sta regredendo verso la normalità e non verso ulteriori complicazioni.
Terapia farmacologica per controllare i sintomi.
La terapia farmacologica va somministrata se necessario e se ci sono segni di sofferenza fetale o se la gravidanza si è protratta oltre la 37 settimana.
I farmaci usati in caso di gestosi appartengono principalmente a due classi: gli antiipertensivi per abbassare la pressione sanguigna e gli anticonvulsivanti.
I farmaci antiipertensivi da usare sia in caso di quadro clinico lieve che grave sono svariati:
- I più comunemente usati in questi casi sono i B-bloccanti (labetalolo, atenololo, metoprololo), in quanto sono efficaci, hanno scarsi effetti collaterali sulla madre e sono innocui per il feto. In particolare il <strong >Labetalolo migliora il flusso ematico placentare, non causa una brusca caduta della pressione, non causa bradicardia (rallentamento della frequenza cardiaca) o sofferenza fetale, ma non può essere somministrato alle pazienti che soffrono di asma o broncospasmo.
- Anche i <strong >calcio-antagonisti(nifedipina) possono essere somministrati per via orale o sublinguale, migliorano il flusso ematico uterino, l’ossigenazione del feto e in più hanno un effetto miorilassante anche sul muscolo uterino.
In caso di preeclampsia grave, si possono somministrare anche farmaci più potenti, come la nitroglicerina o il nitroprussiato di sodio, in attesa di espletare immediatamente il parto e rimuovere la placenta.
Tra gli anticonvulsivanti, viene generalmente usato il solfato di magnesio. E’ stato, infatti, indicato come farmaco di scelta sia nella profilassi che nel trattamento degli attacchi convulsivi nelle donne che soffrono di preeclampsia/eclampsia. Secondo studi clinici, la somministrazione di solfato di magnesio riduce la possibilità di convulsioni e di conseguenza anche il tasso di mortalità materna e non influisce sull’attività degli antiipertensivi, quindi possono essere somministrati entrambi, qualora fosse necessario.
Dieta e riposo.
Altre al controllo della pressione arteriosa, con i farmaci sopraelencati, il trattamento della gestosi prevede:
- Riposo a letto perchè alcuni movimenti possono comportare un aumento ulteriore della pressione.
- Dieta povera di sodio e ricca di potassio. La dieta deve essere naturalmente equilibrata e varia, ricca di alimenti che apportano ferro, calcio ed acido folico e povera di grassi e zuccheri.
Complicanze e rischi per la madre ed il feto.
La gestosi in gravidanza può essere pericolosa sia per la madre che per il feto.
Complicanze per la madre.
Le complicanze più dirette della gestosi e che essa può evolversi in eclampsia o anche in sindrome HELLP.
L’eclampsia come abbiamo visto è la forma più grave della gestosi e abbina al quadro gestosico anche le convulsioni. Il trattamento da seguire è molto simile alla preeclampsia grave, con l’urgenza dell’espletamento del parto e il trattamento farmacologico.
Un cenno a parte merita invece la complicanza più pericolosa: la sindrome di HELLP. L’acronimo spiega tutto: la H sta per emolisi (anemia dovuta a una massima rottura dei globuli rossi), EL per danno epatico, con aumento degli enzimi epatici e la P sta per piastrine, con una drastica diminuzione del loro numero.
E’ un’altra forma di eclampsia, in cui si ha un minor rialzo della pressione sanguigna, ma un più esteso danno ad altri organi, soprattutto al fegato e tutto il complesso della coagulazione, con insufficienza epatica e emorragia.
La sua incidenza è circa il 5 -10 % delle pazienti con preeclampsia/eclampsia.
La paziente va tenuta sotto strettissimo controllo e trasferita in una struttura adeguata, con la terapia intensiva sia per la madre che per il feto: il parto infatti deve essere espletato prima possibile e la donna va tenuta sotto controllo fino a 7 giorni dopo il parto, dato che alcune complicanze possono insorgere tardivamente.
Rischi per il nascituro.
Le complicanze fetali possono essere:
- ritardo di crescita, dovuto al mal funzionamento della placenta,
- parto pretermine,
- mortalità fetale, o perinatale,
- danno neurologico da ridotta o mancata ossigenazione,
- polmoni immaturi alla nascita.
Prevenzione: è possibile evitare la gestosi?
Essendo una sindrome causata, molto probabilmente, da una alterazione placentare, è difficile scoprire se è possibile fare prevenzione.
In realtà ci sono molti studi su varie sostanze che possono più o meno aiutare a prevenire la gestosi ma i risultati sono contrastanti.
Alcuni ricercatori americani hanno provato a capire se l’integrazione di un amminoacido L-arginina con vitamine antiossidanti (C, E, B 6, B 12) possa agire sulla vasodilatazione, aumentando il flusso di sangue diretto alla placenta. Somministrando gli integratori dalla 20 settimana fino al parto, hanno scoperto che solo il 13 % delle pazienti che li avevano assunti hanno mostrato sintomi gestosici, contro il 30% delle donne che invece avevano assunto un placebo.
Questo risultato fa ben sperare, ma non può essere considerato come la “panacea”, in quanto la gestosi è una sindrome con molte sfaccettature e quindi non si può pensare che una sola compressa possa bastare per prevenirla.
Ad ogni modo, anche se non ci sono ricerche esaustive in questo senso, è sempre bene seguire delle regole di base che aiutano la gravida a vivere meglio i nove mesi di attesa, riducendo il rischio di incorrere in patologie potenzialmente pericolose:
- mantenere una alimentazione sana e varia,
- ridurre l’aumento di peso, specie nelle prime settimane di gravidanza,
- mantenere uno stile di vita sano,
- allontanare lo stress,
- fare una modica attività fisica,
- sottoporsi a controlli regolari
E' raccomandata alle donne a rischio di preeclampsia, l'assunzione di acido acetilsalicilico, la comune aspirina, nella dose di 60–100 mg/die a partire dalla 12a settimana.
L'aspirina, infatti, è un vasodilatatore e contrasta l'aggregazione piastrinica.
L'efficacia di tale terapia però è ancora in fase di dibattito, anche se numerosi organismi scientifici si sono dimostrati favorevoli.