Intolleranze alimentari: sintomi, test, cause, terapia e conseguenze
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Quali sono le principali intolleranze alimentari? Con quali sintomi si manifestano, quali test bisogna fare per una corretta diagnosi? Risposte ed informazioni sulle caratteristiche delle intolleranza verso specifici alimenti che l'organismo può manifestare: dalle tecniche di indagine utili per scoprirle alle possibili terapie che la medicina propone.
Cosa sono?
Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse ad un alimento associabili ad una categoria di immunoglobuline: le IgG.
Esse sono in grado di scatenare reazioni che hanno una sintomatologia meno intensa di quella provocata dalle IgE (allergie) ad anche meno repentina. Infatti i disturbi correlati alle allergie insorgono rapidamente (massimo nelle 24 ore dall’ingestione dell’allergene) ed in maniera così violenta da poter provocare anche shock anafilattico (severa reazione allergica che può condurre ad arresto cardiocircolatorio e morte). I disturbi che invece sono correlati alle intolleranze si presentano con un quadro clinico la cui severità è di norma inferiore a quella delle allergie e comunque dipendente dalla quantità di allergene consumato.
Inoltre le reazioni dovute ad intolleranze intervengono dopo un tempo notevolmente più lungo (può andare ben oltre le 72 ore dall’ingestione dell’allergene).
Secondo alcuni autori le reazioni avverse al cibo non tossiche (che dipendono dalla suscettibilità individuale) si suddividerebbero: in allergie alimentari o anche reazioni mediate dal sistema immunitario e intolleranze alimentari o reazioni non mediate dal sistema immunitario ma indotte da meccanismi enzimatici, farmacologici o sconosciuti.
Altri autori ancora contestano ogni fondamento circa la reale esistenza delle intolleranze alimentari.
Intolleranze ed allergie: le differenze.
Nel linguaggio corrente allergie ed intolleranze sono percepiti alla stregua di sinonimi, ma, dal punto di vista scientifico le due cose dovrebbero essere molto diverse. Per la verità la questione anche per gli specialisti è alquanto controversa, infatti, non tutto quel che si dice o conosce in materia è unanimemente condiviso.
Le allergie e le intolleranze alimentari, insieme con reazioni tossiche (avvelenamenti) ed avversioni psicotiche (avversioni di natura psicologica), appartengono al più vasto ambito delle reazioni avverse al cibo. La caratteristica che differenzia questi disturbi è il coinvolgimento o meno del sistema immunitario.
Nelle intolleranze ed allergie le cellule immunitarie, erroneamente, scatenano anticorpi contro molecole o proteine di alimenti che dai più sono tranquillamente tollerate.
le allergie alimentari possono definirsi come le reazioni scatenate dalle immunoglobuline IgE, mentre le intolleranze sono reazioni scatenate da immunoglobuline le IgG.
Queste sono prodotte dai linfociti B, cellule del sistema immunitario, che si trovano nella sottomucosa dell’intestino e dell’apparato respiratorio, denominate plasmacellule. Esse si legano immediatamente a basofili e mastociti (altre cellule del sistema immunitario) e quando incontrano antigeni le stimolano al rilascio di sostanze che provocano l’infiammazione.
Epidemiologia della patologia.
I dati in merito sono assolutamente imprecisi per le differenze di terminologia ed i differenti criteri di diagnosi. Si stima che soffra di intolleranza alimentare circa il 2% della popolazione adulta. Stima che tale percentuale salga a circa il 7% nei bambini che però crescendo guariscono.
Quali sono le più comuni?
Gli alimenti che più comunemente possono provocare intolleranze sono il latte vaccino, il glutine, coloranti e conservanti alimentari, solfiti, caffeina e fruttosio.
Ne riconoscono principalmente due tipi: l’intolleranza al lattosio ed al glutine, per le quali esistono reali evidenze scientifiche. Per altre se ne si ipotizza l’esistenza ma non esistono prove scientifiche della loro certezza.
Gli alimenti sospettati di essere oggetto di intolleranza sono i più svariati. I più comuni sono: fragole, crostacei, lieviti, cioccolato, alcool, pesce, uova, etc.
Cause delle intolleranze alimentari.
Le cause non sono note. Si son fatte in merito le seguenti tre ipotesi:
- Carenze di vitamine e minerali. La carenza di alcuni minerali importanti (zinco, manganese, selenio e rame) o di alcune vitamine potrebbe inibire la sintesi da parte del corpo di taluni enzimi necessari a catalizzare (accelerare) reazioni biochimiche importanti per la metabolizzazione di determinati alimenti e di conseguenza indurre intolleranze. Carenze che nel caso dei minerali possono essere evidenziate da un mineralogramma o analisi del capello. Questa dovrebbe evidenziare i minerali presenti nel corpo ed in particolare quelli tossici nonché i livelli del calcio e i rapporti magnesio- calcio e sodio - potassio. Notiamo in maniera esplicita che sulla scientificità di tale test e sulla sua attendibilità molti esperti nutrono seri dubbi.
- Assorbimento alterato della mucosa intestinale. La mucosa dell’intestino e la flora batterica in essa contenuta giocano un ruolo essenziale sulla digestione e metabolizzazione del cibo. Una compromissione della mucosa, o più semplicemente una alterazione della flora batterica che la popola, può perciò alterare il meccanismo con cui alimenti complessi vengono scissi in molecole semplici. La conseguenza di ciò è che l’intestino si trova a dover elaborare molecole più grandi e complesse di quelle fisiologiche. Macromolecole che le cellule immunitarie possono erroneamente riconoscere come nemiche e così si sviluppa l’intolleranza.
- Agenti stressanti. I conservanti, coloranti, antibiotici aggiunti agli alimenti ed ancora i concimi chimici ed i pesticidi in agricoltura e gli antibiotici e gli ormoni utilizzati nell’allevamento del bestiame, farebbero giungere all’intestino molecole considerate estranee e nemiche e come tali aggredite dal sistema immunitario. Naturalmente nessuna delle ipotesi che sono state formulate riesce a spiegare in maniera soddisfacente le intolleranze alimentari.
Probabilmente la vera causa è un mix di tutte queste spiegazioni a cui vanno aggiunte anche:
- Lesioni provocate all’apparato gastro enterico da patologie come esofagiti da reflusso gastroesofageo, gastriti, ulcere o da problemi di assorbimento intestinale come quelli procurate da: enteriti, colon irritabile, colite ulcerosa, morbo di Crohn,etc. Lesioni che provocano alterazioni dell’assorbimento e quindi allertamento del sistema immunitario.
- Sovraccarico alimentare. Le intolleranze sono una malattia tipica delle società del benessere nelle quali si mangia molto più del necessario. La confusione in cui viene indotto il sistema immunitario potrebbe quindi essere ad una dieta troppo ricca di alimenti ed in particolare di carni grasse e povera di frutta e verdure.
Sintomi: come si manifestano le intolleranze?
I sintomi delle intolleranze alimentari sono estremamente vari e complessi e perciò non è facile correlarli alla patologia in maniera immediata. Operazione resa ancora più difficile dalla lunghezza del tempo che intercorre tra ingestione dell’allergene e reazione. Questi sintomi possono inoltre interessare vari organi, apparati o tessuti.
Ne riportiamo i principali raggruppandoli in funzione dell’apparato che interessano.
- Apparato cutaneo: eczema (dermatite pruriginosa con arrossamenti, accompagnata da infiammazione e gonfiore), orticaria (affezione della cute caratterizzata da macchie rossastre in rilievo denominate pomfi), acne (processo infiammatorio dei bulbi piliferi e ghiandole sebacee che si presenta con foruncoli e brufoli), area cutanee con prurito intenso.
- Apparato gastro enterico: nausea, dolore di stomaco e problemi digestivi, colite (infiammazione del colon), diarrea alternata a i stipsi, flatulenze, prurito anale.
- Apparato cardio circolatorio: palpitazioni (percezione di battito cardiaco accelerato), crisi ipertensive (pressione sanguigna elevata) di breve durata, extrasistole (battiti cardiaci al di fuori del regolare ritmo sinusoidale).
- Apparato neurologico: cefalea (mal di testa), incapacità di concentrazione, irritabilità ed umore variabile, ansia immotivata ed incontrollabile, attacchi di panico, alterazione della sensibilità di mani e piedi con formicolii.
- Apparato respiratorio: problemi asmatici, voce roca, tosse, naso congestionato e gocciolante, infiammazione della congiuntiva degli occhi con pruriti, bruciori e lacrimazione.
- Apparato urologico e genitale: cistiti (infiammazione della vescica), irritazione dei genitali, diminuzione della libido.
- Apparato muscolare e scheletrico: dolori delle articolazioni, dolori muscolari, crampi.
- Generali: astenia (stanchezza cronica), sovrappeso, cellulite, gonfiore degli arti inferiori, anoressia.
Diagnosi: come scoprire se si è intolleranti ad un alimento.
Diagnosticare l’ intolleranza alimentare non è cosa semplice. Lo specialista che è deputato a tale compito è l’allergologo che può avvalersi della collaborazione di un gastroenterologo dato lo stretto legame che unisce i problemi di assorbimento intestinale alle intolleranze. Inoltre una buona parte dei sintomi riconducibili alle intolleranze alimentari sono comuni a molte patologie dell’apparato gastroenterico. Le linee guida per una tale diagnosi possono di norma così riassumersi.
- Analisi anamnestica del paziente.
- Analisi dei sintomi e segni.
- Esclusione con analisi ed indagini cliniche di rito e/o diagnosi differenziale di patologie con una sintomatologia simile a quella presentata dal paziente.
- Constatazione della inefficacia delle comuni terapie per il contenimento della sintomatologia lamentata.
- Esclusione per periodi prolungati di categorie di alimenti finché non si ottiene la remissione dei sintomi. Ovviamente aver individuato degli alimenti, la cui esclusione riduce i sintomi, non significa che con certezza si è intolleranti a tali alimenti. Un esempio chiarificatorio. L’attività sportiva crea seri problemi ad un obeso ma ciò non significa che gli darà sempre problemi o che per lui sia nociva. Infatti se l’obeso dimagrisce e si allena lo sport diverrà un beneficio.
- Test scientificamente validi che individuino con certezza l’alimento, il gruppo di alimenti a cui si è intolleranti. Purtroppo nonostante esistano un gran numero di test che promettono di evidenziare le intolleranze alimentari solo un numero molto ristretto funziona realmente. Si usa distingue questi test in: convenzionali e non convenzionali.
Test diagnostici.
I principali test diagnostici non convenzionali sono:
- Bioelettronici (metodo B.E.R tecniche di regolazioni bioenergetiche). Utilizzano appositi strumenti elettronici. Uno tra i più diffusi è: il test EAV (elettro agopuntura di Voll). Esso si serve di un apposito strumento che misura lungo la traiettoria classica dei meridiani dell’agopuntura cinese una corrente impercettibile che attraversa la persona. Detta corrente viene modificata dalla interposizione di piccole quantità di alimenti da testare.
- Citotossico. Consiste nel prelevare un campione di sangue del paziente e di osservare al microscopio il comportamento dei globuli bianchi a contatto con le principali categorie di alimenti.
- Kinesiologico. Si osserva la variazione del tono dei muscoli all’assunzione di sostanze sospette di intolleranza.
I test convenzionali più che test diagnostici delle intolleranze sono test per le allergie in quanto evidenziano reazioni avverse al cibo IgE mediate. A questa categoria appartengono:
- prick test (si praticano microscopiche incisioni sul braccio sulle quali si depositano gocce dei possibili allergeni),
- Rast test (in un campione di sangue in provetta si aggiungono quantità di allergene e si ricercano le IgE che si sviluppano).
- Su principio analogo a quello dei RAST test funzione la metodica ELISA che secondo molti autori è l’unico test con valenza scientifica in grado di individuare eventuali intolleranze alimentari anche se non è preciso al 100% e può fornire dei falsi positivi. Il test si effettua sul sangue del paziente contaminandolo con le proteine degli alimenti sospetti e misurando le concentrazioni delle IgG.
Un discorso a parte merita l’intolleranza al lattosio che viene individuata in maniera certa attraverso il breath test. Questo consiste nel misurare i gas emessi dalla respirazione dopo qualche tempo dall’assunzione di lattosio. In assenza di intolleranza, poiché il lattosio viene completamente digerito ed assorbito nel tenue, non vi sarà presenza di idrogeno nei gas emessi con la respirazione. In caso di intolleranza invece il lattosio passa nel colon indigerito dove viene degradato in idrogeno ed acido lattico dalla flora batterica. Idrogeno che trasportato dal sangue sarà riscontrabile nei gas espirati.
Come curare le intolleranze verso specifici alimenti.
Allo stato attuale non esiste uno specifico trattamento e l'unica possibilità è di convivere con l'intolleranza praticando una dieta mirata in modo che, lentamente, la mucosa compromessa dell'intestino ritrova le sue originarie funzionalità.
La dieta alimentare.
Il trattamento dell’intolleranza consiste nell’eliminare dalla dieta gli alimenti o la categoria di alimenti verso cui si risulta avversi. E' possibile che dopo un periodo ragionevolmente lungo di eliminazione dell’alimento incriminato la sua reintroduzione non produca intolleranza. Secondo una teoria ovviamente senza alcun, almeno per il momento, fondamento scientifico effettivo la dieta di ogni individuo andrebbe tarata sul proprio gruppo sanguigno e ciò ovviamente eviterebbe ogni problema di intolleranza alimentare. In base a tale supposizione ad esempio coloro che hanno gruppo sanguigno 0, essendo discendenti di antichi cacciatori preistorici, dovrebbero alimentarsi prevalentemente di carni e proteine animali evitando derivati del latte, legumi e cereali. I portatori invece del gruppo sanguigno A, essendo discendenti dei primi agricoltori, dovrebbero perseguire una dieta ricca di cereali, verdure e frutta.
Rimedi naturali ed omeopatici.
Anche per tali tipologie di trattamento l’individuazione delle sostanze a cui si è intolleranti è essenziale perché deve essere calibrata una dieta che escluda tali nutrienti. Alla dieta si possono poi associare prodotti che aiutino l’organismo a drenare l’accumulo di sostanze tossiche. Allo scopo si utilizzano i macerati glicerici di ribes nigrum o anche di viburno in gocce. I macerati glicerici si ottengono facendo macerare parti giovani e tenere della pianta (semi, fiori, frutta, radici) in una soluzione di acqua, alcool etilico e glicerolo. Le terapie omeopatiche in ottemperanza alla filosofia generale che ispira questo tipo di cure vanno calibrate sulle specifiche caratteristiche del paziente e come tali vanno concordate di volta in volta con l’omeopata e come tali non sono generalizzabili.
Conseguenze e rischi.
Facciamo riferimento alle uniche due intolleranze alimentari scientificamente note: celiachia e intolleranza al lattosio.
L’intolleranza al glutine provoca una infiammazione della mucosa dell’intestino mediata dalle immunoglobuline IgG e conseguentemente problemi di cattivo assorbimento dei nutrienti. Se la patologia non viene trattata i ragazzi possono avere gravi problemi di crescita come bassa statura. Negli adulti invece si potrà avere osteoporosi per il cattivo assorbimento del calcio e convulsioni ed epilessia per calcificazioni cerebrali causate da carenze di vitamina B9. Sul lungo periodo per il continuo processo infiammatorio intestinale possono svilupparsi tumori. Nelle gestanti lo scarso assorbimento dei nutrienti può indurre aborti per carenza dei nutrienti che giungono al feto.
L’intolleranza al lattosio non è generalmente, con diarrea e problemi addominali, una condizione seria anche se è fastidiosa. Non esistono studi certi sulle conseguenze a lungo tempo dell’intolleranza non trattata. Alcuni autori paventano un aumento dell’incidenza del cancro al colon retto ma come detto non esiste in merito alcuna certezza.
Intolleranza alimentare e gravidanza.
Le gestanti che praticano particolari diete per intolleranze alimentari possono tranquillamente continuare a seguirle avendo cura però di concordare col ginecologo una alimentazione che reintegri i nutrienti eliminati per non provocare eventuali carenze al feto
Si guarisce?
Si può guarire dalle intolleranze una volta individuati i cibi responsabili. Basta, infatti, eliminarli completamente dall’alimentazione.
E’ possibile inoltre recuperare la tolleranza verso alcuni alimenti seguendo un' alimentazione che mira ad escludere dalla dieta l'alimento a cui si è intolleranti per un paio di giorni a settimana.
In tal modo l'organismo ripristina gradualmente la tolleranza e non riconosce più come dannosi gli alimenti.
E’ comunque importante non escludere completamente l'alimento, per evitare effetti peggiori.
I tempi di recupero sono vari e dipendono da soggetto a soggetto in quanto legati a diversi fattori quali flora batterica intestinale.