Chi e perché ricorre alla mastoplastica additiva.
Le motivazioni che spingono a tale intervento sono generalmente estetiche, insofferenza e disagio per seni ritenuti troppo piccoli paragonati al profilo del corpo o per vuotamento e perdita di elasticità del seno in seguito ad allattamento o calo ponderale consistente e rapido. Pertanto ricorrono alla mastoplastica:
Donne affette da ipoplasia mammaria. Si parla di ipoplasia quando il torace è praticamente piatto per effetto del mancato sviluppo della ghiandola mammaria.
Donne affette da atrofia involutiva della ghiandola mammaria. Svuotamento e perdita di elasticità del seno in seguito ad allattamento o perdita di volume in seguito ad un calo ponderale consistente e rapido.
Donne affette da asimmetria mammaria. Ossia con seni aventi forma o volume differenti.
Donne che desiderano per motivi di ordine estetico aumentare il volume del loro seno.
A che età fare un intervento di mastoplastica?
Non esiste una età in cui l’intervento è consigliato. Esso infatti può essere effettuato in qualsiasi momento purché il seno abbia già raggiunto il suo completo sviluppo.
La storia di questo tipo di intervento è alquanto lunga ed antica, sembra infatti che il primo tentativo fu fatto addirittura alla fine del 1800 e precisamente nel 1895 ad opera di Vincenz Czerny. In tempi recenti i primi tentativi sono degli anni sessanta e l'uso delle protesi mammarie è iniziato in Francia nel 1964 ad opera del chirurgo plastico H. G. Aron che inventò le protesi a soluzione salina. Ai nostri giorni le tecniche si sono estremamente perfezionate e il numero degli interventi praticati è cresciuto del 300%. In Italia comunque esiste una legge che vieta l’operazione di mastoplastica additiva a ragazze che non abbiano compiuto la maggiore età. L’operazione infatti comporta modifiche alquanto sostanziali del corpo (anche se reversibili) per cui va fatta con la massima consapevolezza e non sull’onda di una momentanea infatuazione o di una moda passeggera. Per avere una riprova di ciò basta considerare come sono variati i canoni estetici del seno femminile negli ultimi 40 anni. Negli anni settanta il seno doveva essere quasi inesistente. Negli anni ottanta/novanta invece le misure dovevano essere prorompenti e lo stereotipo era l’attrice Pamela Anderson nella serie televisiva Baywatch. Oggi con maggior ragionevolezza non si bada più tanto alle dimensioni quanto piuttosto all’armonia complessiva. Le misure che si vogliono raggiungere con l’intervento sono comunque una aspettativa personale ma che va obbligatoriamente concordata col chirurgo. In quanto non tutte le misure possono essere raggiunte. Esistono infatti parametri anatomici oggettivi come struttura del torace, consistenza dei tessuti, forma del seno, spessore della pelle che possono rendere, nel caso di volumi esagerati, il lavoro del chirurgo instabile nel tempo. Nella visita preliminare perciò il chirurgo illustrerà i possibili risultati ottenibili e la paziente in base alle proprie aspettative deciderà.
Le protesi utilizzate.
A determinare la forma ed il volume del seno rifatto saranno ovviamente le protesi utilizzate. Queste sono di speciale materiale biocompatibile ed ormai hanno raggiunto una perfezione tecnologica tale che un impianto può considerasi quasi definitivo (se ne consiglia la sostituzione ogni 15 anni). Esse sono una sorta di palloncino con un involucro esterno di materiale siliconico ripieno poi o di un gel di siliconi o da una soluzione fisiologica salina.
Materiale.
Le protesi attualmente più utilizzate sono quelle costituite da un involucro di silicone contenente gel coeso di silicone.Queste sono preferite a quelle contenenti soluzioni fisiologiche saline perché hanno una consistenza più naturale. Una volta introdotte conferiscono al seno una turgidità al tatto simile a quella dei tessuti naturali ed inoltre anche in caso di rottura data l’alta coesione del gel contenuto non danno luogo a dispersione del materiale nei tessuti.
Le protesi con soluzione fisiologica che ha la medesima composizione dei fluidi corporei, in caso di rottura dell’involucro vengono quasi completamente riassorbite dal corpo. Sono però utilizzate in alcuni casi (difficoltoso inserimento) perché molto pratiche possono infatti essere riempite una volta che sono state installate nella loro sede. Il loro principale svantaggio è però costituito dalla minor naturalezza del risultato.
Le protesi si differenziano tra loro per dimensione e forma del loro profilo. Possono aversi infatti protesi: rotonde, anatomiche, a goccia, etc. Ovviamente la scelta di un tipo o l’altro verrà fatta dal chirurgo in funzione delle caratteristiche anatomiche della paziente. Nella visita preliminare infatti il chirurgo in base alle sue valutazioni, che come ripetutamente detto sono correlate all’anatomia della paziente ed alle aspettative di questa, sceglierà le protesi adatte e conseguentemente la tipologia dell'intervento. Inoltre informerà la cliente in maniera dettagliata delle caratteristiche di quest’ultimo compresi i possibili rischi e complicanze.
L’intervento di mastoplastica additiva.
Prima di procedere all’operazione chirurgica verranno effettuate le necessarie indagini di routine per acclarare lo stato generale di salute della paziente. Esse consistono solitamente in esami ematochimici ed elettrocardiogramma. Si sospendono anche farmaci come salicilati e pillola anticoncezionale e possibilmente il fumo.Viene di norma eseguito o in modalità day surgery (in italiano chirurgia ambulatoriale) ossia con dimissione nella medesima giornata o al massimo dopo una notte di degenza in ospedale.
La durata dell’intervento di mastoplastica varia da caso a caso ma generalmente la durata media e dell’ordine dell’ora.
Anestesia.
L’anestesia sarà nella maggior parte dei casi locale accompagnata da sedazione più o meno profonda. Ovviamente l’anestesia locale consente alla paziente di essere vigilie durante l’intervento e quindi le evita molte delle complicanze che le sono connesse e permette un recupero più rapido. Comunque qualunque sia la soluzione adottata è sempre necessario che l’intervento venga effettuato con l’assistenza dell’anestesista.
Tecniche operatorie.
L'intervento consiste in una piccola incisione generalmente dell'ordine di 5-7 centimetri e nel posizionamento delle protesi decise nella visita preliminare. Il tipo di incisione e di posizionamento viene stabilito dal chirurgo dopo aver attentamente valutato una serie di parametri che riportiamo:
Dimensione della protesi.
Forma della protesi.
Conformazione anatomica del torace.
Spessore della ghiandola mammaria.
Spessore e qualità della pelle.-Visibilità delle cicatrici.
L’incisione viene praticata in sedi diversi a secondo della tecnica operatoria usata. Si può operare incidendo nella zona del:
Solco sottomammario. Si utilizza questo tipo di incisione per le protesi che hanno forma ovoidale. Le cicatrici che ne conseguiranno saranno poco visibili perché si confonderanno nella regione del solco coperte dal seno.
Areola del capezzolo. In alcune occasioni per rimodellare il capezzolo si incide anche la zona areolare. Anche in questo caso le cicatrici, per il colore più scuro della pelle per la sua granulosità, risulteranno praticamente inapprezzabili, ma l’introduzione delle protesi risulterà più problematica.
Ascelle. E’ una tecnica comoda ed abbastanza usata ma necessita di attenzione per il pericolo di recidere i vasi linfatici. Viene utilizzata in associazione a tecniche chirurgiche endoscopiche che consentono di ottenere cicatrici piccolissime e sanguinamento ridottissimo con emostasi immediata.
Ombelico. Talvolta si sceglie questa via che è simile a quella del solco sottomammario ma consente di spostare eventuali cicatrici all’altezza dell’ombelico dove si confondono nelle pieghe dell’addome.
Una volta introdotte le protesi con uno speciale strumento verranno create delle tasche in cui dovranno essere allocate. Queste tasche potranno essere posizionate:
Tra la ghiandola mammaria ed il muscolo pettorale (sede sottoghiandolare).
Sotto il muscolo pettorale (sede sottomuscolare).
Sotto il muscolo pettorale ma solo una parte della protesi quella superiore.
Al termine dell'intervento prima di richiudere vengono introdotti drenaggi che verranno rimossi dopo 24 ore.
Fase post operatoria.
Nelle 24 ore successive verranno rimossi i drenaggi se sono stati applicati in sede di intervento ma verrà mantenuto un bendaggio rigido necessario per i primi 8-10 giorni. Dopo tale periodo i punti saranno rimossi insieme al bendaggio.
All’ottavo giorno il bendaggio ed eventuali punti vengono tolti e con l’uso di un reggiseno del tipo sportivo si potrà riprendere gradualmente la vita di tutti i giorni evitando ovviamente per un periodo di 2 o 3 settimane attività particolarmente vigorose. Per le attività sportive bisognerà però attendere che sia trascorso almeno un mese.
Mastoplastica e Mastopessi.
Spesso può accadere in paziente non giovanissime che la situazione (seno particolarmente cascante o ptosi con smagliature) è tale che all’operazione di mastoplastica additiva si deve associare anche un intervento di mastopessi ossia di lifting per ridare trofismo e riportare su i tessuti. Può anche accadere che negli esami preliminari si scopra la presenza al seno di noduli benigni o fibroadenomi. Tali problemi non costituiscono impedimento per l’esecuzione dell’operazione ed anzi si può approfittare dell’evenienza per una contemporanea rimozione.
Rischi e complicazioni della mastoplastica.
I possibili rischi sono quelli legati ad una qualsiasi operazione chirurgica e quindi quelli correlati all’anestesia (eventuali reazioni allergiche) ed ad eventuali infezioni al seno e aree circostanti accompagnate da febbre. Per scongiurare il rischio delle infezioni si somministra alla paziente una terapia antibiotica.
Le complicanze che possono verificarsi sono:
Ematomi dovuti ad eventuali versamenti ematici ed emorragie che vengono riassorbiti nel giro di 5 o 6 giorni ma che in qualche occasione possono richiedere un successivo intervento di drenaggio.
Ingrossamento dei linfonodi.
Dolore che può anche persistere per più di un anno dalla data dell’intervento.
Contrattura capsulare. Nel mese seguente l’intervento il corpo reagisce creando una capsula di tessuto connettivo che inviluppa la protesi. Tutto questo è una normale reazione fisiologica che non sortisce alcun effetto. In alcuni casi però detta capsula per motivi non noti tende a contrarsi ed a serrare la protesi. La conseguenza è che il seno perde di morbidezza e cambia di forma e frequentemente la protesi viene spostata dalla sua sede iniziale.
Perdita di sensibilità localizzata generalmente nell’area del capezzolo. In genere dura qualche mese dopo l’intervento e poi gradualmente ritorna. Può però capitare che a causa del danneggiamento delle terminazioni nervose scompaia definitivamente.
Rottura della protesi. Le capsule moderne danno pochissimi problemi di questo tipo però la rottura è un evento possibile ed anche difficile da diagnosticare in quanto asintomatico. L’unico modo per accertarla è una tomografia a risonanza magnetica. Va detto comunque che di norma anche in caso di rottura dell’involucro il gel contenuto all’interno difficilmente si disperde nei tessuti perché è tenacemente coeso.
Cicatrici. Normalmente le incisioni e le suture (si utilizzano quelle intradermiche) sono studiate affinché le cicatrici risultino il più possibile invisibili. Ma difetti di cicatrizzazione ed eventuali errori possono renderle evidenti. In tal caso si renderà necessario un successivo intervento estetico per mascherarle.
Cancro a seno. Non sembra esserci un legame diretto tra mastoplastica ed aumento della probabilità di sviluppo di cancro della mammella. Sicuramente però esiste per le operate di mastoplastica additiva una maggiore difficoltà di individuare con la mammografia una precoce diagnosi dell’insorgenza della malattia. Si richiede pertanto alle donne con protesi mammarie di aggiungere a tali esame l’ecografia ed eventualmente la risonanza magnetica.
Effetti negativi sulla gravidanza. Non sono provati. Esiste ad oggi uno studio in corso teso a valutare gli effetti sulla gravidanza della presenza nel circolo ematico di tracce di silicone.
Effetti negativi della mastoplastica sull’allattamento. L’intervento di mastoplastica non compromette in alcuna maniera la comunicazione tra la ghiandola mammaria ed i dotti galattofori che portano il latte al capezzolo. Pertanto non dovrebbe esserci alcuna riduzione della capacità di allattamento (se non per un errore del chirurgo durante l’intervento con accidentale recisione dei dotti). Tuttavia esiste uno studio che sostiene che un 5% circa di donne sottoposte a mastoplastica ha una riduzione parziale o totale di tale capacità per motivi non chiariti.
Nuove tecniche di mastoplastica additiva.
Esiste una nuova tecnica di aumento e rimodellamento del seno che non contempla né protesi e nemmeno intervento chirurgico. Essa consta di infiltrazioni di acido ialuronico che possono essere effettuate con semplici iniezioni in anestesia locale. Il nome commerciale del prodotto è Macrolane ®. I problemi di questo tipo di trattamento sono 2:
il filler viene assorbito dal corpo e perciò le infiltrazioni vanno ripetute dopo circa 2 anni,
il costo del prodotto è di circa 2400 € per ciascuna infiltrazione.
Costo dell’intervento di mastoplastica additiva.
Il costo di un intervento di mastoplastica è variabile da caso a caso e dipende da molti fattori tra cui: costo delle protesi, costo della struttura ospedaliera, tipologia di intervento. Mediamente comunque oscilla tra i 5000 ed i 7000 €. Ovviamente poiché tale operazione è considerata di chirurgia estetica non viene eseguita in assistenza del Servizio Sanitario Nazionale.
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