Mestruazioni abbondanti: cause e rimedi per l’ipermenorrea
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Molte donne soffrono di mestruazioni abbondanti, un disturbo comune che può incidere sulla qualità di vita. Approfondiamo le possibili cause del problema e passiamo in rassegna rimedi farmacologici, naturali e chirurgici per affrontarlo.
Cos'è l’ipermenorrea?
Il termine ipermenorrea indica una condizione che si verifica quando le perdite ematiche che una donna ha durante il ciclo mestruale superano gli 80 ml di sangue, per capire meglio di cosa stiamo parlando può essere utile mettere in luce alcuni aspetti di questo processo fisiologico che accompagna le donne per gran parte della loro vita.
Si intende per ciclo mestruale l’intervallo temporale che intercorre tra una mestruazione e la successiva (mediamente 28 giorni).
La mestruazione è la perdita di sangue a carattere ciclico causata dallo sfaldamento (eliminazione) dell’endometrio (tessuto che riveste la parete interna della cavità uterina).
Il ciclo mestruale avviene sotto la supervisione di un preciso controllo ormonale regolato da tre ghiandole: ipotalamo, ipofisi ed ovaie.
L’ipotalamo è posto nel cervello e sovraintende alle attività dell’ipofisi la quale a sua volta comanda la produzione di ormoni delle ghiandole a secrezione interna.
In termini semplificati la dinamica del processo è la seguente: l’ipotalamo produce il GnRH (fattore di rilascio delle gonadotropine), questo comunica all’ipofisi di secernere altri ormoni LH ed FSH (gonadotropine) che regolano l’attività delle ovaie. L’ovaio su comando degli ormoni dell’ipofisi secerne gli ormoni: estradiolo e progesterone. Sono questi due che, variando nell’arco del ciclo ovarico, determinano la proliferazione dell’endometrio (fase proliferativa) e l’avvio dello sfaldamento (fase desquamativa).
Una mestruazione fisiologica ha durata compresa tra i due ed i sette giorni ed in tale periodo si determina una perdita ematica che in media è intorno ai 35 - 40 ml.
Il limite massimo si aggira intorno agli 80 ml, oltre il quale si parla appunto di ipermenorrea abituale.
Ad ogni modo, è difficile quantificare precisamente la perdita di sangue, anche se è un disturbo abbastanza comune, ne soffre, infatti, almeno una donna ogni cinque.
Le cause di un ciclo con perdite ematiche superiori alla norma.
Le cause che possono portare ad avere perdite ematiche molto consistenti sono molteplici.
Prima di tutto, bisogna capire se la mestruazione abbondante si presenta con un episodio singolo o se è un evento abituale.
Un episodio singolo di norma non desta preoccupazione, tranne se non ci sia il sospetto di un aborto spontaneo in corso. Qualora ci sia questa possibilità è sempre bene far riferimento al proprio medico per una diagnosi corretta e tempestiva.
Se l’evento si ripresenta con regolarità occorre interpellare il ginecologo e sottoporsi ad accertamenti perché tale situazione potrebbe essere il sintomo di una patologia che potrebbe rivelarsi anche grave.
Le cause possono essere funzionali, anche se spesso non si riesce a individuarne l’origine. Le più comuni sono:
Cicli anovulatori o con alterazioni dell’ovulazione.
Tali cicli portano uno scompenso ormonale che altera la ciclicità degli estrogeni e del progesterone, causando una crescita eccessiva dell’endometrio che causa a sua volta un flusso più lungo del normale. E’ ciò che succede spesso nelle adolescenti e in periodo perimenopausale.
PCOS, ossia la sindrome dell’ovaio policistico.
La sindrome dell'ovaio policistico crea uno stato di anovularietà e quindi di aumento cronico degli androgeni che possono causare perdite anomale.
Polipi uterini.
I polipi all'utero sono escrescenze della mucosa uterina, che molto spesso tendono a sanguinare.
Iperplasia endometriale.
In tale condizione l’endometrio è iperplastico, ossia cresce più del normale e quindi al momento della mestruazione il sanguinamento è più abbondante.
Fibromi uterini e tumori maligni.
I fibromi all'utero, in special modo quelli sottomucosi, sono tumori benigni dell’utero. Possono provocare sanguinamenti dolorosi ed abbondanti.
Adenomiosi.
L'adenomiosi è la localizzazione di cellule endometriali nel muscolo uterino (miometrio) che ne impedisce la contrazione e quindi la coagulazione.
Patologie del sangue.
Esse producono problemi di coagulazione, quali leucemie (proliferazione neoplastica di cellule staminali emopoietiche), porpora trombocitopenica (malattia autoimmune che produce una diminuzione di piastrine e quindi della capacità di coagulazione del sangue) ed emofilia producono problemi di coagulazione e possibili emorragie.
Sindrome di Von Willebrand.
La sindrome di Willebrand è una malattia genetica caratterizzata da emorragie spontanee della mucosa o da sanguinamenti eccessivi.
Ipertensione.
L’aumento della pressione sanguigna può, infatti, indebolire i vasi e provocare emorragie.
Ipotiroidismo.
La tiroide influenza il ciclo mestruale. Quando gli ormoni tiroidei sono insufficienti, si ha ipotiroidismo ed un ciclo mestruale più corto ma più abbondante.
Uso di farmaci.
Alcuni farmaci, quali farmaci ormonali, chemioterapici ed anticoagulanti possono influenzare il ciclo mestruale e causare aumento del flusso ematico.
Dai sintomi alla diagnosi di ipermenorrea.
Circa il 20 % delle donne soffre di ipermenorrea. Molto spesso, però, le donne sono rassegnate a questo tipo di disfunzione e non si recano dal ginecologo per comprenderne la causa e trattarla, in modo da rendere “quei giorni” più facili da sopportare.
E’ difficile identificare le donne che hanno un flusso più abbondante in quanto spesso è una rilevazione del tutto soggettiva. In genere la paziente riferisce di esser costretta a cambiare più spesso del solito l’assorbente o vede coaguli nel flusso mestruale.
La conseguenza più evidente che causa l’ipermenorrea è l’anemia. Infatti la perdita di sangue costante causa una diminuzione dell’emoglobina e una alterazione verso il basso dei valori del ferro circolante e di deposito.
Ne deriva che i sintomi più evidenti sono:
- la stanchezza
- la spossatezza
- l’astenia
- scarsa concentrazione
- insonnia
- irritabilità
- cefalea
Essendo difficile interpretare questi segnali, in genere i ginecologi si affidano ai valori di: emocromo, emoglobina, ematocrito e ferritina, che servono per valutare il grado di anemizzazione della paziente.
Questi, abbinati ai sintomi riferiti, indirizzano verso l’ipermenorrea.
Per andare a individuare la causa, però, è necessario fare altri accertamenti:
- ematici, per valutare eventuali disturbi della coagulazione o alterazioni ormonali, come ad esempio: piastrine, test coagulazione, ormoni sessuali, ormoni tiroidei;
- ecografia ginecologica, un esame non invasivo per lo studio della cavità uterina e la visualizzazione di neoformazioni, come polipi, fibromi, tumori.
Nel caso queste non riescano a fornire una spiegazione precisa, è possibile ricorrere ad un’altra indagine un pò più invasiva ma molto utile per vedere da vicino la cavità uterina, l’isteroscopia, durante la quale una piccola videocamera viene introdotta in utero e permette di vederlo in modo più diretto. Nel caso ci sia il sospetto di una patologia endometriale è possibile prelevarne un campione da far analizzare (biopsia endometriale).
Puoi approfondire procedura e rischi dell'isteroscopia.
Rimedi per le mestruazioni abbondanti dai farmaci agli interventi chirurgici.
Una volta individuata la causa è possibile poi indirizzare la donna verso l’approccio terapeutico più idoneo.
Essenzialmente le terapie possono essere di due tipi:
- farmacologiche
- chirurgiche
a seconda della patologia, della gravità del disturbo e dell’età della paziente.
Terapie farmacologiche.
Esistono vari tipi di farmaci da poter usare in caso di ipermenorrea.
I farmaci antiemorragici (acido tranexamico) o i FANS (antiinfiammatori non steroidei) possono essere assunti per via orale.
I primi hanno un effetto migliore, agiscono sulla cascata coagulativa riducendo i sanguinamenti fino al 60 % in base alla dose assunta. Possono dare alcuni effetti collaterali (vomito, nausea) e sono controindicati per le pazienti che soffrono di patologie tromboemboliche.
I FANS (acido mefenamico e naprossene) possono essere usati per ridurre il flusso fino al 40 %, agiscono sul meccanismo delle prostaglandine (presenti in alte quantità nelle donne con ipermenorrea), ma sono meno efficaci degli antiemorragici e possono dare effetti collaterali sull’apparato gastrointestinale.
Essendo una problematica legata molto spesso a disfunzioni ormonali, progestinici e estroprogestinici vengono prescritti per trattare il disturbo.
Se la paziente è giovane può assumere progesterone per via orale dal 15 al 26 giorno del ciclo, per regolare l’attività degli estrogeni e impedire una eccessiva crescita endometriale. Se i flussi sono molto abbondanti, può essere assunto dal 10 giorno del ciclo. Se invece la quantità è normale ma il ciclo mestruale è prolungato, è possibile utilizzare la formulazione in ovuli vaginali, invece della via orale.
Le pillole progestiniche non hanno grandi effetti collaterali, per cui possono essere assunte per periodi lunghi, anche da pazienti con altre patologie, ma non hanno effetto contraccettivo.
Gli estroprogestinici invece abbinano l’effetto del progesterone al controllo estrogenico sull'ovulazione, quindi hanno anche un effetto contraccettivo, se la donna non desidera una gravidanza. Come tutte le pillole anticoncezionali, ha delle controindicazioni e non può essere assunta da donne con disturbi tromboembolici o della coagulazione.
Un’altra possibilità è la spirale medicata che rilascia progesterone (levonorgestrel). E’ una alternativa alla via orale, in quanto viene introdotta direttamente in utero dal ginecologo. Rilascia la molecola direttamente a contatto con l’endometrio e quindi può essere usata anche da chi soffre di problemi gastrointestinali, dato che è minima la percentuale che entra in circolo.
Il suo effetto dura fino a 5 anni, mette a “riposo” l’endometrio impedendone la crescita e lo sfaldamento e quindi riduce il sanguinamento fino al 95 %. Ha anche potere contraccettivo, sebbene il suo costo sia elevato: circa 200 euro non mutuabili dal SSN.
Gli analoghi del GNRH inibiscono la produzione di FSH e LH da parte dell’ipofisi e quindi bloccano la cascata ormonale, determinando una menopausa chimica. Questo blocca il ciclo ovulatorio e le mestruazioni, ma ha tutte le controindicazioni di una menopausa precoce: vampate, sudorazione notturna, secchezza vaginale, rapporti sessuali dolorosi e impossibilità ad avere una gravidanza. In genere rappresentano una seconda scelta o vengono utilizzati prima dell’intervento chirurgico di isterectomia.
Terapie chirurgiche.
L’intervento è la scelta a cui si ricorre se tutti i tentativi precedenti falliscono o non possono essere applicati o se i sintomi compromettono molto la vita della donna.
L’ablazione endometriale viene effettuata per via endoscopica, con una blanda sedazione, non necessita di ricovero essendo effettuato il Day Surgery. Può essere eseguita o asportando l’endometrio ed eventuali altre formazioni (es. polipi) o inserendo in utero un palloncino riscaldato che brucia l’endometrio. In alcuni casi (circa 20 %), nel tempo può dare recidiva e dopo l’intervento non è possibile avere gravidanze, sebbene permetta di mantenere l’utero, che non necessita di essere asportato. E’ l’intervento di scelta nei casi di grave iperplasia endometriale in pazienti non desiderose di prole.
Se i sanguinamenti sono causati da formazioni quali polipi e miomi, si può procedere ad una isteroscopia operativa con polipectomia, ossia con l’isteroscopio si entra in utero e si asporta il polipo endometriale. E’ un intervento poco invasivo, veloce e non necessita di ricovero. La fertilità è preservata e anzi può migliorare dopo l’intervento. Questo vale anche per alcuni tipi di mioma, di piccole dimensioni. In caso contrario sarà necessario asportarli per via laparoscopia, con tempi di degenza più lunghi, anestesia generale e piccole incisioni sull'addome per permettere agli strumenti chirurgici di entrare nella cavità.
L’intervento di isterectomia è la scelta finale, in quanto consiste nell'asportazione definitiva dell’utero. Questo va eseguito in anestesia generale, con tempi di degenza molto lunghi. Se non vengono asportate anche le ovaie, la paziente manterrà i cicli ovulatori, sebbene saranno assenti le mestruazioni. Se invece vengono asportate anche le ovaie, la donna andrà in menopausa.
Dopo intervento, non è più possibile avere gravidanze. Viene scelto quando non ci sono più altre opzioni terapeutiche valide.
Rimedi naturali e fitoterapici: dieta ed erbe per l’ipermenorrea.
La conseguenza principale di chi soffre di mestruazioni abbondanti è l’anemia.
Vien da se quindi che uno dei rimedi da adottare è sicuramente una dieta ricca di ferro che reintegri, almeno in parte, quello perso ogni mese con il flusso.
Il ferro è essenziale per il trasporto di ossigeno ai tessuti e quindi una sua carenza provoca tutti i sintomi che abbiamo elencato prima.
Le carni rosse, le uova e il pesce contengono ferro che è subito disponibile e assimilabile dall'organismo.
Altri cibi che hanno una grande fonte di ferro sono:
- fegato di bovino o di oca.
- Alcuni mitili, come cozze e ostriche.
- La carne di cavallo.
- Legumi.
- Cioccolato fondente amaro.
- Frutta secca.
E’ importante non accompagnare questi cibi ad altri che ne riducono l’assorbimento, come le verdure a foglia larga e verde, alcuni cereali, fibre, caffè.
Altre sostanze invece ne facilitano l’assorbimento, come gli zuccheri, l’acido citrico contenuto negli agrumi e in generale tutti gli alimenti ricchi di Vitamina C.
Esistono anche degli integratori di ferro che possono essere assunti quotidianamente o per brevi periodi, che aiutano il reintegro e migliorano gli effetti negativi dell’anemia. E’ utile chiedere consiglio al proprio medico per la scelta della formulazione e del dosaggio migliore.
Nei casi di grave anemia, è possibile ricorrere alle fleboclisi di ferro, con cui questo viene introdotto direttamente in circolo, dando un miglioramento più rapido della condizione anemica.
Altri accorgimenti che possiamo adottare constano nell'eliminazione o nell'introduzione di alcuni alimenti durante il periodo della mestruazione.
Alcune sostanze, infatti, possono interferire con la coagulazione, favorendola o inibendola e quindi determinano una maggiore o minore perdita di sangue.
In particolare il Calcio, il Potassio e la Vitamina C sono fattori importanti nella coagulazione e se vengono introdotti nel momento della perdita di sangue possono aiutare a contenerla.
Quindi:
cibi si: formaggi (compresa mozzarella, scamorze), agrumi (pompelmo, limone, kiwi, arance), frutta secca (noci), peperoni, zucca;
cibi no: dolci, gelati, aromi (curcuma, curry), alcuni frutti (melone, mirtilli, uva, ribes), frutta secca (mandorle), aglio, cipolla e prezzemolo.
Alcuni fitoterapici possono aiutare la contrattilità dell’utero e quindi il controllo delle perdite, come l’idraste.
L’ippocastano e la vite invece aiutano il microcircolo, mentre l’agnocasto può essere utile in caso di squilibri ormonali. Altri fitoterapici vengono consigliati sebbene non ci siano conferme scientifiche della loro efficacia: achillea, equiseto e borsa pastore.
Si consiglia invece di non assumere: ginkgo biloba, soia (fitoestrogeno), luppolo, iperico che possono interferire con la quantità di estrogeni (talvolta vengono consigliati proprio in menopausa quando le carenze estrogeniche sono fisiologiche) e il mirtillo, che invece è un anticoagulante naturale.