Papilloma virus: sintomi, trasmissione, vaccino e cure in donna ed uomo
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Approfondiamo come si trasmette il papilloma virus, microrganismo che infetta uomo e donna. Scopriamo quali sono i sintomi, le cure e qual'è il vaccino migliore in grado di combatterlo.
e cos'è il papilloma virus?
Il papilloma virus, o HPV, è un agente patogeno di origine virale che infetta l'uomo provocando lesioni a livello cutaneo e delle mucose. Si trasmette prevalentemente per via sessuale e, sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione non provochi gravi conseguenze, alcune tipologie di HPV possono portare all'insorgenza di cancro al collo dell'utero e al pene.
L'attenzione riservata a questo virus è correlata anche al fatto che è molto diffuso, si stima, infatti, che una percentuale compresa tra il 75 e il 90% delle donne sia venuta in contatto con l'HPV almeno una volta nell'arco della propria esistenza, ma nonostante la percentuale di contagio sia alta la percentuale di sviluppo della malattia è pari al 10%.
Struttura del papilloma virus: le proteine che portano i tessuti a trasformarsi in tumori.
La struttura del papilloma virus è molto importante perché alcune delle sue proteine sono coinvolte nello sviluppo dell'oncogenesi, ovvero in quel processo biologico che porta alla trasformazione dei tessuti in tumore. HPV è un virus a DNA, e il suo genoma codifica per diverse proteine, ognuna delle quali ha un ruolo ben preciso nel ciclo di vita del virus:
- E1 - E8: proteine coinvolte nella replicazione del DNA. Sono anche definite proteine precoci in quanto sono le prime ad essere sintetizzate. Vengono espresse nello stato granuloso dell'epidermide in quanto il virus replica in questa porzione di tessuto.
- L1 - L2: proteine definite tardive poiché vengono prodotte per ultime, sono coinvolte nella formazione della struttura del virus. Queste proteine in particolare intervengono nella formazione del capside e la loro espressione avviene negli strati cornei dell'epidermide.
Delle proteine sopra elencate assumono particolare importanza le proteine E6 ed E7, che sono direttamente coinvolte nell'oncogenesi:
- E6: ha la caratteristica di legare p53, un oncosoppressore presente nelle nostre cellule che inibisce l'eccessiva proliferazione cellulare. Quando è presente E6 lega p53 diminuendone la concentrazione in circolo e avviandola ai processi di degradazione.
- E7: lega Rb, un altro oncosoppressore il cui ruolo è quello di inibire la crescita e la proliferazione cellulare incontrollata. Anche in questo caso E7 agisce su Rb diminuendone l'azione il che provoca un aumento della proliferazione cellulare.
Insieme queste due proteine promuovono la crescita cellulare e la immortalizzazione delle cellule causando così la formazione di tumori. Tra le proteine del virus, E2 ha il ruolo di inibire E6 ed E7 e quindi di evitare il processo oncogenetico, tuttavia tale capacità di E2 viene persa nel momento in cui il genoma del virus si integra in quello delle cellule ospiti.
L'integrazione del genoma virale in quello della cellula ospite è caratteristico solo di alcune tipologie di papilloma virus, come vedremo nel paragrafo successivo.
Classificazione dei diversi virus che possono portare l'oncogenesi.
I papilloma virus possono essere classificati con diverse modalità.
Una prima differenziazione si ha a livello della sede d’infezione, in base alla quale distinguiamo:
HPV di tipo alfa.
I papilloma virus di tipo alfa si localizzano prevalentemente a livello delle mucose genitali, sia nell'uomo che nella donna, provocando la formazione di condilomi, cioè di piccole escrescenze simili a verruche.
HPV di tipo beta.
Gli HPV di tipo beta si localizzano a livello della cute, quindi degli strati superficiali dell'epidermide, e danno origine alla formazione di verruche cutanee.
L'oncogenicità del papilloma virus è legata fortemente al suo genotipo, cioè alla sua struttura genomica che ne determina il potenziale oncogeno.
La genotipizzazione, ovvero la tipizzazione del genoma che consente di individuare con precisione la composizione del genoma virale, ha consentito agli studiosi di classificare gli HPV in quattro categorie:
HPV a basso rischio: 6 ed 11.
Si trovano in questa categoria gli HPV che hanno una bassissima probabilità di provocare cancro della cervice uterina e sono invece responsabili della formazione di condilomi a livello genitale. Appartengono a questa categoria gli HPV 6 e 11 (i più comuni) e gli HPV 42, 43 e 44.
HPV ad alto rischio : 16 e 18.
Sono considerati ad alto rischio quei genotipi di HPV capaci di provocare il tumore della cervice uterina. Tali genotipi di HPV sono il 16 e il 18 (i più comuni) e meno frequentemente 31, 35, 39, 45, 51. Questi papilloma virus hanno la capacità di integrare il loro genoma all'interno del genoma cellulare e quindi di essere replicati a ogni replicazione della cellula ospite.
HPV intermedi.
Appartengono alla categoria del probabile rischio e sono gli HPV 26, 66 e 53.
HPV non genitali.
Non sono correlati con lo sviluppo di condilomi genitali ma sono associati allo sviluppo di verruche cutanee e non hanno potenziale oncogeno. Tra questi abbiamo l'HPV 2 e 4, i più comuni, e poi l'HPV 1, 29 e 57.
Il contagio del papilloma virus: comportamenti errati.
E' importante conoscere la modalità di trasmissione dell'HPV di modo da evitare comportamenti errati che possono portare al contagio.
L'HPV si trasmette:
- Rapporti sessuali vaginali e anali completi e non protetti con un partner infetto. Di particolare interesse è in questo caso la non esistenza dell'effetto ping pong. Questo significa che se entrambi i partner sono affetti dallo stesso tipo di HPV non c'è il rischio di contrarre di continuo l'infezione. Questo vale però se si hanno rapporti sempre con lo stesso partner e se si è entrambi affetti dallo stesso tipo di papilloma virus.
- Rapporti sessuali orali, manuali e oro – anali: ma in misura minore rispetto al contagio tramite rapporti sessuali completi.
- Raramente si trasmette con il contatto tra madre e feto (per cui non rappresenta un pericolo in gravidanza), per contatto con le verruche cutanee, attraverso il bacio (anche se è contenuto nella saliva in piccolissime quantità) e attraverso lo scambio di asciugamani o di indumenti intimi.
Non si trasmette invece con la donazione di sangue, e attraverso pavimenti, saune e docce.
Incubazione e rischi: solo l’1% è a rischio di tumore alla cervice uterina.
L'incubazione della malattia, cioè il tempo che intercorre tra il contatto con il virus e lo sviluppo delle verruche o dei condilomi è stimato intorno a 1 - 6 mesi.
Il tempo d’incubazione per lo sviluppo della neoplasia è invece molto più lungo e viene definito periodo di latenza, tale periodo può durare anche dieci anni. Il rischio più preoccupante di un'infezione da HPV è la formazione di un carcinoma della cervice uterina.
Solo il 10% di coloro che contraggono l'infezione da papilloma virus manifestano i sintomi o una malattia.Solo l'1% delle donne che contraggono un genotipo ad alto rischio sviluppano un tumore all'utero.
Questo è dato dal fatto che il sistema immunitario è efficiente per combattere questo tipo di patogeno e nel giro di circa 3 anni dal momento in cui l'organismo è venuto a contatto con il virus, il patogeno viene completamente eliminato.
La comparsa dei sintomi e la progressione verso il carcinoma della cervice uterina possono verificarsi in tutti quei casi in cui vi sia un problema di immunodeficienza, cioè quando il sistema immunitario non riesce a funzionare bene. Attualmente è stato visto che l'HPV è anche responsabile della metà di casi di cancro del pene negli uomini.
Sintomi e conseguenze: spesso il papilloma è asintomatico.
Nella maggior parte dei casi l'infezione da papilloma virus è asintomatica. Nei casi in cui si verifica la comparsa dei sintomi questi sono:
Verruche cutanee e genitali.
Sono delle piccole escrescenze a forma di bolla che si formano a livello della cute. Sono causate dall'ispessimento degli strati cutanei con ipercheratosi e dall'aumentata crescita cellulare a livello epidermico. Per quanto riguarda le verruche cutanee possono comparire sulla pianta dei piedi, su viso, mani, ginocchia e dita. Le verruche genitali possono presentarsi singolarmente o a grappolo e sono concentrate nella zona genitale e anale. Nella donna si localizzano a livello della vulva, della cervice uterina, della vagina, del perineo e della zona anale, mentre nell'uomo gli effetti dell'infezione si manifestano a livello del glande, dell'asta del pene, dell'uretra e del frenulo. Tali verruche possono avere anche delle sedi extragenitali come gola, bocca, naso e laringe. Non degenerano in tumore.
Puoi approfondire le tipologie di malattie sessualmente trasmesse che causano verruche e condilomi.
Condilomi acuminati o piatti.
I condilomi acuminati si manifestano a livello genitale nelle stesse zone delle verruche e vengono anche definiti "creste di gallo" poiché sono delle escrescenze dalla consistenza carnosa che presentano una colorazione rosa sulla loro sommità e possono essere ramificati. Non degenerano in tumore poiché associati a genotipi di HPV a basso rischio. I condilomi piatti sono di colore rosa o bianco e sono poco sporgenti, si manifestano a livello genitale e si associano a genotipi di HPV ad alto rischio per cui possono degenerare in tumore.
Tumori.
Il tumore nelle fasi iniziali o al primo stadio è solitamente asintomatico e pertanto è fondamentale la diagnosi precoce. In fasi più avanzate possono verificarsi perdite bianche e maleodoranti, sanguinamenti uterini tra un ciclo e l'altro o in menopausa, dolori al basso ventre.
Papillomatosi respiratoria.
E’ una delle malattie associate a infezione da papilloma virus ed è caratterizzata dalla formazione di papillomi e verruche all'interno delle vie respiratorie come gola e tonsille. Questo causa problemi respiratori come tosse e raucedine.
Diagnosi: individuare il virus precocemente è fondamentale.
Il fatto che l’infezione da papilloma sia spesso asintomatica rende necessario sottoporsi spesso ad una serie di controlli. E’ fondamentale, infatti, riuscire a localizzare il virus molto precocemente, specialmente per l'HPV genitale in quanto una diagnosi precoce potrebbe prevenire lo sviluppo di oncogenicità.
La diagnosi di infezione da HPV prevede diversi livelli di screening, applicabili sia all'uomo sia alla donna, e tra i vari livelli di diagnosi abbiamo:
- Diagnosi clinica:prevede l'osservazione del paziente e delle eventuali lesioni (verruche o condilomi) che sono presenti sulla cute e sulle mucose.
- Pap test: prevede il prelievo di alcuni campioni di cellule dal collo dell'utero o a livello dell'ano e del retto mediante una spatolina durante una normale visita ginecologica.
- Biopsia: la biopsia su tessuti di cute e mucose che sono considerati sospetti, per esempio condilomi piatti, si effettua sia sugli uomini che sulle donne.
- Colposcopia: si esegue quando i precedenti test diagnostici hanno dato esito positivo cioè hanno evidenziato delle anomalie nelle cellule. La colposcopia serve a confermare o smentire le eventuali lesioni che il pap test ha individuato.
- HPV DNA: si effettua quando si ha un riscontro positivo con gli altri strumenti diagnostici al fine di identificare il tipo di HPV che ha causato l'infezione e definire se è ad alto o a basso rischio.
Prevenzione: screening e vaccino per donne e uomini.
Sebbene le misure di prevenzione classiche, come il non avere rapporti non protetti con partner occasionali e sconosciuti e l'effettuare controlli periodici come una visita ginecologica o il pap test, siano abbastanza efficaci nel prevenire le infezioni da papilloma virus, la prevenzione primaria dell’infezione consiste nel vaccino contro l'HPV.
Vi sono attualmente tre tipologie di vaccino in commercio. Il vaccino bivalente e quello quadrivalente sono stati autorizzati in Europa nel 2006 e 2007 . Il vaccino nonavalente è stato approvato nel 2015.
Un vaccino bivalente: viene somministrato alle donne di età compresa tra i 12 e i 26 anni e serve prevalentemente per la prevenzione del cancro del collo dell'utero. È efficace quindi contro i ceppi di HPV 16 e 18 considerati ad alto rischio. Il vaccino stimola il sistema immunitario dell'organismo umano a produrre degli anticorpi diretti contro la proteina L1 del virus, impedendo quindi l'assemblaggio del capside virale e distruggendo il virus.
Un vaccino quadrivalente: può essere somministrato sia alle donne di età compresa tra i 12 e i 26 anni, sia ai ragazzi di età compresa tra i 9 e i 26 anni. Questo vaccino è utile anche per prevenire la formazione di verruche e condilomi genitali e la formazione di lesioni cancerose e precancerose.
La vaccinazione si esegue per via intramuscolare e prevede di somministrare tre dosi, una prima dose, una seconda dose a distanza di due mesi dalla prima, e una terza dose a distanza di sei mesi dalla prima. Sebbene i vaccini presentino innumerevoli benefici, mostrano anche delle controindicazioni come dolori muscolari, mal di testa, gonfiore e arrossamento nel sito d’iniezione, e sensazione di stanchezza.
Dal 2017 è disponibile un nuovo vaccino anti-HPV 9-valente che amplia la protezione contro 9 tipi di papilloma virus umano (6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58) responsabili dei tumori genitali e dei tumori del cavo orale Hpv-correlati.
Il Piano nazionale per la prevenzione prevede la vaccinazione contro il papilloma virus per tutti gli adolescenti (femminile e maschi) a partire dal dodicesimo anno di età.
La vaccinazione contro l’HPV è importante anche nei maschi, perché previene l’insorgenza di tumori anali ed oro-faringei e anche dall'insorgenza di condilomi genitali causati dal papilloma virus umano.
Puoi approfondire i vantaggi e gli svantaggi del vaccino contro il papilloma virus umano.
La ricerca.
Che cos'è il papilloma virus?
Il papilloma virus, o HPV, è un agente patogeno di origine virale che infetta l'uomo provocando lesioni a livello cutaneo e delle mucose. Si trasmette prevalentemente per via sessuale e, sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione non provochi gravi conseguenze, alcune tipologie di HPV possono portare all'insorgenza di cancro al collo dell'utero e al pene.
L'attenzione riservata a questo virus è correlata anche al fatto che è molto diffuso, si stima, infatti, che una percentuale compresa tra il 75 e il 90% delle donne sia venuta in contatto con l'HPV almeno una volta nell'arco della propria esistenza, ma nonostante la percentuale di contagio sia alta la percentuale di sviluppo della malattia è pari al 10%.
Struttura del papilloma virus: le proteine che portano i tessuti a trasformarsi in tumori.
La struttura del papilloma virus è molto importante perché alcune delle sue proteine sono coinvolte nello sviluppo dell'oncogenesi, ovvero in quel processo biologico che porta alla trasformazione dei tessuti in tumore. HPV è un virus a DNA, e il suo genoma codifica per diverse proteine, ognuna delle quali ha un ruolo ben preciso nel ciclo di vita del virus:
- E1 - E8: proteine coinvolte nella replicazione del DNA. Sono anche definite proteine precoci in quanto sono le prime ad essere sintetizzate. Vengono espresse nello stato granuloso dell'epidermide in quanto il virus replica in questa porzione di tessuto.
- L1 - L2: proteine definite tardive poiché vengono prodotte per ultime, sono coinvolte nella formazione della struttura del virus. Queste proteine in particolare intervengono nella formazione del capside e la loro espressione avviene negli strati cornei dell'epidermide.
Delle proteine sopra elencate assumono particolare importanza le proteine E6 ed E7, che sono direttamente coinvolte nell'oncogenesi:
- E6: ha la caratteristica di legare p53, un oncosoppressore presente nelle nostre cellule che inibisce l'eccessiva proliferazione cellulare. Quando è presente E6 lega p53 diminuendone la concentrazione in circolo e avviandola ai processi di degradazione.
- E7: lega Rb, un altro oncosoppressore il cui ruolo è quello di inibire la crescita e la proliferazione cellulare incontrollata. Anche in questo caso E7 agisce su Rb diminuendone l'azione il che provoca un aumento della proliferazione cellulare.
Insieme queste due proteine promuovono la crescita cellulare e la immortalizzazione delle cellule causando così la formazione di tumori. Tra le proteine del virus, E2 ha il ruolo di inibire E6 ed E7 e quindi di evitare il processo oncogenetico, tuttavia tale capacità di E2 viene persa nel momento in cui il genoma del virus si integra in quello delle cellule ospiti.
L'integrazione del genoma virale in quello della cellula ospite è caratteristico solo di alcune tipologie di papilloma virus, come vedremo nel paragrafo successivo.
Classificazione dei diversi virus che possono portare l'oncogenesi.
I papilloma virus possono essere classificati con diverse modalità.
Una prima differenziazione si ha a livello della sede d’infezione, in base alla quale distinguiamo:
HPV di tipo alfa.
I papilloma virus di tipo alfa si localizzano prevalentemente a livello delle mucose genitali, sia nell'uomo che nella donna, provocando la formazione di condilomi, cioè di piccole escrescenze simili a verruche.
HPV di tipo beta.
Gli HPV di tipo beta si localizzano a livello della cute, quindi degli strati superficiali dell'epidermide, e danno origine alla formazione di verruche cutanee.
L'oncogenicità del papilloma virus è legata fortemente al suo genotipo, cioè alla sua struttura genomica che ne determina il potenziale oncogeno.
La genotipizzazione, ovvero la tipizzazione del genoma che consente di individuare con precisione la composizione del genoma virale, ha consentito agli studiosi di classificare gli HPV in quattro categorie:
HPV a basso rischio: 6 ed 11.
Si trovano in questa categoria gli HPV che hanno una bassissima probabilità di provocare cancro della cervice uterina e sono invece responsabili della formazione di condilomi a livello genitale. Appartengono a questa categoria gli HPV 6 e 11 (i più comuni) e gli HPV 42, 43 e 44.
HPV ad alto rischio : 16 e 18.
Sono considerati ad alto rischio quei genotipi di HPV capaci di provocare il tumore della cervice uterina. Tali genotipi di HPV sono il 16 e il 18 (i più comuni) e meno frequentemente 31, 35, 39, 45, 51. Questi papilloma virus hanno la capacità di integrare il loro genoma all'interno del genoma cellulare e quindi di essere replicati a ogni replicazione della cellula ospite.
HPV intermedi.
Appartengono alla categoria del probabile rischio e sono gli HPV 26, 66 e 53.
HPV non genitali.
Non sono correlati con lo sviluppo di condilomi genitali ma sono associati allo sviluppo di verruche cutanee e non hanno potenziale oncogeno. Tra questi abbiamo l'HPV 2 e 4, i più comuni, e poi l'HPV 1, 29 e 57.
Il contagio del papilloma virus: comportamenti errati.
E' importante conoscere la modalità di trasmissione dell'HPV di modo da evitare comportamenti errati che possono portare al contagio.
L'HPV si trasmette:
- Rapporti sessuali vaginali e anali completi e non protetti con un partner infetto. Di particolare interesse è in questo caso la non esistenza dell'effetto ping pong. Questo significa che se entrambi i partner sono affetti dallo stesso tipo di HPV non c'è il rischio di contrarre di continuo l'infezione. Questo vale però se si hanno rapporti sempre con lo stesso partner e se si è entrambi affetti dallo stesso tipo di papilloma virus.
- Rapporti sessuali orali, manuali e oro – anali: ma in misura minore rispetto al contagio tramite rapporti sessuali completi.
- Raramente si trasmette con il contatto tra madre e feto (per cui non rappresenta un pericolo in gravidanza), per contatto con le verruche cutanee, attraverso il bacio (anche se è contenuto nella saliva in piccolissime quantità) e attraverso lo scambio di asciugamani o di indumenti intimi.
Non si trasmette invece con la donazione di sangue, e attraverso pavimenti, saune e docce.
Incubazione e rischi: solo l’1% è a rischio di tumore alla cervice uterina.
L'incubazione della malattia, cioè il tempo che intercorre tra il contatto con il virus e lo sviluppo delle verruche o dei condilomi è stimato intorno a 1 - 6 mesi.
Il tempo d’incubazione per lo sviluppo della neoplasia è invece molto più lungo e viene definito periodo di latenza, tale periodo può durare anche dieci anni. Il rischio più preoccupante di un'infezione da HPV è la formazione di un carcinoma della cervice uterina.
Solo il 10% di coloro che contraggono l'infezione da papilloma virus manifestano i sintomi o una malattia.Solo l'1% delle donne che contraggono un genotipo ad alto rischio sviluppano un tumore all'utero.
Questo è dato dal fatto che il sistema immunitario è efficiente per combattere questo tipo di patogeno e nel giro di circa 3 anni dal momento in cui l'organismo è venuto a contatto con il virus, il patogeno viene completamente eliminato.
La comparsa dei sintomi e la progressione verso il carcinoma della cervice uterina possono verificarsi in tutti quei casi in cui vi sia un problema di immunodeficienza, cioè quando il sistema immunitario non riesce a funzionare bene. Attualmente è stato visto che l'HPV è anche responsabile della metà di casi di cancro del pene negli uomini.
Sintomi e conseguenze: spesso il papilloma è asintomatico.
Nella maggior parte dei casi l'infezione da papilloma virus è asintomatica. Nei casi in cui si verifica la comparsa dei sintomi questi sono:
Verruche cutanee e genitali.
Sono delle piccole escrescenze a forma di bolla che si formano a livello della cute. Sono causate dall'ispessimento degli strati cutanei con ipercheratosi e dall'aumentata crescita cellulare a livello epidermico. Per quanto riguarda le verruche cutanee possono comparire sulla pianta dei piedi, su viso, mani, ginocchia e dita. Le verruche genitali possono presentarsi singolarmente o a grappolo e sono concentrate nella zona genitale e anale. Nella donna si localizzano a livello della vulva, della cervice uterina, della vagina, del perineo e della zona anale, mentre nell'uomo gli effetti dell'infezione si manifestano a livello del glande, dell'asta del pene, dell'uretra e del frenulo. Tali verruche possono avere anche delle sedi extragenitali come gola, bocca, naso e laringe. Non degenerano in tumore.
Puoi approfondire le tipologie di malattie sessualmente trasmesse che causano verruche e condilomi.
Condilomi acuminati o piatti.
I condilomi acuminati si manifestano a livello genitale nelle stesse zone delle verruche e vengono anche definiti "creste di gallo" poiché sono delle escrescenze dalla consistenza carnosa che presentano una colorazione rosa sulla loro sommità e possono essere ramificati. Non degenerano in tumore poiché associati a genotipi di HPV a basso rischio. I condilomi piatti sono di colore rosa o bianco e sono poco sporgenti, si manifestano a livello genitale e si associano a genotipi di HPV ad alto rischio per cui possono degenerare in tumore.
Tumori.
Il tumore nelle fasi iniziali o al primo stadio è solitamente asintomatico e pertanto è fondamentale la diagnosi precoce. In fasi più avanzate possono verificarsi perdite bianche e maleodoranti, sanguinamenti uterini tra un ciclo e l'altro o in menopausa, dolori al basso ventre.
Papillomatosi respiratoria.
E’ una delle malattie associate a infezione da papilloma virus ed è caratterizzata dalla formazione di papillomi e verruche all'interno delle vie respiratorie come gola e tonsille. Questo causa problemi respiratori come tosse e raucedine.
Diagnosi: individuare il virus precocemente è fondamentale.
Il fatto che l’infezione da papilloma sia spesso asintomatica rende necessario sottoporsi spesso ad una serie di controlli. E’ fondamentale, infatti, riuscire a localizzare il virus molto precocemente, specialmente per l'HPV genitale in quanto una diagnosi precoce potrebbe prevenire lo sviluppo di oncogenicità.
La diagnosi di infezione da HPV prevede diversi livelli di screening, applicabili sia all'uomo sia alla donna, e tra i vari livelli di diagnosi abbiamo:
- Diagnosi clinica:prevede l'osservazione del paziente e delle eventuali lesioni (verruche o condilomi) che sono presenti sulla cute e sulle mucose.
- Pap test: prevede il prelievo di alcuni campioni di cellule dal collo dell'utero o a livello dell'ano e del retto mediante una spatolina durante una normale visita ginecologica.
- Biopsia: la biopsia su tessuti di cute e mucose che sono considerati sospetti, per esempio condilomi piatti, si effettua sia sugli uomini che sulle donne.
- Colposcopia: si esegue quando i precedenti test diagnostici hanno dato esito positivo cioè hanno evidenziato delle anomalie nelle cellule. La colposcopia serve a confermare o smentire le eventuali lesioni che il pap test ha individuato.
- HPV DNA: si effettua quando si ha un riscontro positivo con gli altri strumenti diagnostici al fine di identificare il tipo di HPV che ha causato l'infezione e definire se è ad alto o a basso rischio.
Prevenzione: screening e vaccino per donne e uomini.
Sebbene le misure di prevenzione classiche, come il non avere rapporti non protetti con partner occasionali e sconosciuti e l'effettuare controlli periodici come una visita ginecologica o il pap test, siano abbastanza efficaci nel prevenire le infezioni da papilloma virus, la prevenzione primaria dell’infezione consiste nel vaccino contro l'HPV.
Vi sono attualmente tre tipologie di vaccino in commercio. Il vaccino bivalente (Cervarix®) e quello quadrivalente (Gardasil®) sono stati autorizzati in Europa nel 2006 e 2007 . Il vaccino nonavalente (Gardasil 9®) è stato approvato nel 2015.
Un vaccino bivalente: viene somministrato alle donne di età compresa tra i 12 e i 26 anni e serve prevalentemente per la prevenzione del cancro del collo dell'utero. È efficace quindi contro i ceppi di HPV 16 e 18 considerati ad alto rischio. Il vaccino stimola il sistema immunitario dell'organismo umano a produrre degli anticorpi diretti contro la proteina L1 del virus, impedendo quindi l'assemblaggio del capside virale e distruggendo il virus.
Un vaccino quadrivalente: può essere somministrato sia alle donne di età compresa tra i 12 e i 26 anni, sia ai ragazzi di età compresa tra i 9 e i 26 anni. Questo vaccino è utile anche per prevenire la formazione di verruche e condilomi genitali e la formazione di lesioni cancerose e precancerose.
La vaccinazione si esegue per via intramuscolare e prevede di somministrare tre dosi, una prima dose, una seconda dose a distanza di due mesi dalla prima, e una terza dose a distanza di sei mesi dalla prima. Sebbene i vaccini presentino innumerevoli benefici, mostrano anche delle controindicazioni come dolori muscolari, mal di testa, gonfiore e arrossamento nel sito d’iniezione, e sensazione di stanchezza.
Dal 2017 è disponibile un nuovo vaccino anti-HPV 9-valente che amplia la protezione contro 9 tipi di papilloma virus umano (6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58) responsabili dei tumori genitali e dei tumori del cavo orale Hpv-correlati.
Il Gardasil 9® è stato autorizzato dalla Food and Drug Administration negli Stati Uniti nel 2014 e dall' Agenzia europea per i medicinali (EMA) nel 2016 in una formulazione a due dosi. Il Gardasil 9® ha, in alcuni paesi quali Stati Uniti e Germania, sostituito completamente il Gardasil®.
Il Piano nazionale per la prevenzione prevede la vaccinazione contro il papilloma virus per tutti gli adolescenti (femminile e maschi) a partire dal dodicesimo anno di età.
La vaccinazione contro l’HPV è importante anche nei maschi, perché previene l’insorgenza di tumori anali ed oro-faringei e anche dall'insorgenza di condilomi genitali causati dal papilloma virus umano.
Puoi approfondire i vantaggi e gli svantaggi del vaccino contro il papilloma virus umano.
La ricerca.
Una recente metanalisi che ha riassunto i vari studi ( 20 studi condotti in nove paesi) condotti sugli effetti del vaccino anti Hpv ha riportato che le infezioni del virus Hpv 16 e Hpv 18 erano diminuite del 68% in quei paesi in cui la copertura della vaccinazione aveva raggiunto il 50%.
Inoltre i revisori della Cochrane Collaboration, un'associazione che aggiorna e sistema tutti gli studi clinici, dopo aver esaminato 26 studi condotti su oltre 73.000 donne giovani, ha sostenuto che il vaccino anti Hpv non solo riduce i rischi di carcinoma del collo dell’utero, ma non è pericoloso.
L'unica cautela raccomandata è quella di evitare il vaccino in gravidanza anche se non vi sono state evidenze di aumento del rischio di aborto. Tuttavia, perchè mancano dati certi sulle possibilità che il vaccino aumenti il rischio di malformazioni nei neonati, è meglio che non venga fatto durante la gravidanza.
Le cure per eliminare o contrastare il papilloma virus.
Ad oggi non esistono farmaci capaci di eliminare il virus, la terapia per le infezioni da papilloma virus consiste nella rimozione delle verruche e dei condilomi, unitamente ad una terapia farmacologica volta a potenziare il sistema immunitario. Le terapie sono indicate sia per gli uomini sia per le donne e comprendono:
Terapia farmacologica.
Tra i farmaci utilizzati abbiamo Imiquimod, da utilizzare sulle lesioni cutanee e non sulle mucose, la sua azione è quella di potenziare a livello topico il sistema immunitario aiutandolo a contrastare i segni dell'infezione. Anche l'interferone alfa, somministrato per via intramuscolare, potenzia la risposta immunitaria anche se purtroppo presenta molti effetti collaterali.
Terapia chirurgica.
Prevede l'eliminazione fisica delle verruche e dei condilomi mediante diverse tecniche e si utilizzano prevalentemente per le lesioni situate sulle mucose. I metodi possono essere di tipo distruttivo (distruggono cioè le lesioni attraverso tecniche di crioterapia con azoto liquido, coagulazione diatermica mediante elettrocoagulazione o sostanze caustiche) o vaporizzazione mediante laser, oppure di rimozione, cioè rimuovono per intero le lesioni mediante escissione con laser.
Rimedi naturali.
E'possibile ricorrere a cure naturali come l'omeopatia e la fitoterapia per curare la sintomatologia delle infezioni da HPV, ma tali cure non servono ad eliminare il virus dall'organismo. Tra le cure naturali fitoterapiche si può ricorrere all'echinacea, che stimola il sistema immunitario, alla radice di golden seal, che ha la capacità di contrastare l'infiammazione e l'infezione, l'estratto di foglie di ulivo, contenente principi attivi fitochimici con attività antinfiammatoria, mentre per quanto riguarda l'omeopatia, i rimedi utilizzati sono Sabina e Staphysagria seppia.
Come abbiamo visto il papilloma è un virus insidioso per cui è seguire le regole di prevenzione, considerare la possibilità del vaccino per le ragazze e sottoporsi a controlli periodo per riuscire ad individuare in tempi il virus ed evitare che questo degeneri in cancro del collo dell’utero.
Si guarisce?
Generalmente le infezioni da papilloma virus anche quelle ad alto rischio, si risolvono spontaneamente perché il virus viene eliminato dal sistema immunitario. Naturalmente ogni infezione va tenuta sotto controllo e controllata nella sua evoluzione. Solo una piccola percentuale di infezioni (sierotipi 16 e 18) cronicizzano e dopo circa 10 anni possono provocare il cancro alla cervice uterine.
HPV in gravidanza.
Anche in gravidanza è possibile contrarre il virus HPV. Secondo il Centro per la Prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti, il papilloma virus si può trasmettere alla nascita da madre a figlio anche se avviene molto raramente.
L’infezione può causare papillomatosi respiratoria nel neonato e condilomatosi genitale. In tal caso è necessario intervenire tempestivamente con cure appropriate.
Per l’infezione individuata durante la gestazione non vi sono cure che invece vanno iniziate dopo 6-12 settimane dal parto.
Per quanto riguarda il vaccino il Ministero della salute pubblica ha pubblicato una circolare in cui raccomanda la vaccinazione contro il Papilloma virus a tutte le donne in età fertile, ma la sconsiglia in gravidanza perché non vi sono dati certi sulla sicurezza.