Pertosse: sintomi, terapia e vaccino per bambini ed adulti
La pertosse (volgarmente detta tosse canina) è un’infezione delle vie respiratorie causata da un batterio altamente contagioso. Si presenta con sintomi particolarmente gravi nei neonati per i quali è dunque necessario il vaccino. Analizziamo le terapie e le norme comportamentali da seguire una volta contratta la malattia e le possibili complicanze nei bambini e negli adulti.
Che cos’è la pertosse?
La pertosse è un’ infezione acuta delle vie respiratorie con decorso relativamente breve ma con sintomi e segni particolarmente intensi. La malattia è provocata dal coccobacillo Bordetella pertussis, un batterio di forma intermedia trai cocchi sferici e bacilli a forma di bastoncelli che ha dimensioni inferiori ad 1 micron ossia un milionesimo di metro. Esso non si colora al trattamento con colorazione di Gram quindi è un Gram negativo ed inoltre è aerobio ovvero necessita di ossigeno per i suoi processi metabolici.
Una volta contratta l’infezione il batterio aderisce a particolari proteine presenti sulla superficie della membrana delle cellule ciliate delle mucose delle vie aeree dove produce una serie di tossine che tra i loro vari effetti determinano:
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alterazione dell’epitelio che riveste le mucose respiratorie che ne impedisce il corretto funzionamento;
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produzione abnorne di muco che invade i brochioli;
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broncocostrizione (restringimento dei bronchi).
Viene così a determinarsi un quadro clinico caratterizzato, nella sua fase centrale, da attacchi di tosse convulsi (incontrollati, violenti, spasmodici e perciò detti attacchi di tosse canina ) che possono essere particolarmente pericolosi e qualche volta persino fatali nei neonati. Per costoro è perciò consigliato, in caso di infezione, il ricovero in ospedale.
Allo stato attuale la pertosse in tutto il mondo colpisce ogni anno circa 50 milioni persone e provoca circa 300.000 morti.
Come avviene il contagio?
La pertosse è estremamente contagiosa. L’infezione avviene per contatto delle vie respiratorie col batterio contenuto in microscopiche particelle di saliva e muchi emessi nell’aria da un soggetto infetto con colpi di tosse, starnuti o semplicemente parlando. Molto raro è il contagio per contatto con oggetti che sono stati contaminati dal batterio.
L’incubazione della malattia va da un minimo di una settimana ad un massimo di tre. La media è intorno ai 10 giorni raramente raggiunge le 6 settimane. Dopo tale lasso di tempo compare la sintomatologia
I sintomi sono distinti in tre fasi.
La sintomatologia, che nella forma tipica della malattia dura circa 6 settimane, si può suddividere in tre ben distinte fasi.
Fase catarrale.
Durata media 2 settimane. Questa fase è la più critica per quanto riguarda la diffusione della malattia. In tale periodo, infatti, il paziente è estremamente contagioso e deve essere tenuto lontano da soggetti privi di immunità.
La sintomatologia in questa lasso di tempo è contenuta, aspecifica e similinfluenzale. Ed è caratterizzata da:
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Debolezza e malessere generale.
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Febbricola con temperature molto contenute.
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Rinorrea naso congestionato che gocciola.
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Starnuti frequenti.
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Occhi arrossati e lacrimanti.
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Tosse secca che si presenta essenzialmente nelle ore notturne durante il sonno.
Approfondisci le caratteristiche della tosse secca.
Fase parossistica.
Anche per essa la durata media è di circa 2 settimane in cui il pericolo di contagio è massimo e presenta i sintomi tipici della malattia:
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La febbre scompare e la tosse che in partenza era solo notturna si intensifica e diviene anche diurna.
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Il muco si accumula e invade le le vie respiratorie.
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La frequenza degli attacchi di tosse aumenta e conseguentemente aumenta il loro totale complessivo nell’arco di una giornata arrivando a raggiungere nei casi più gravi un numero che può essere anche di diverse decine.
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Di pari passo con l’aumento della frequenza degli accessi di tosse cresce anche la loro gravità. Questi si scatenano e susseguono nell’arco del medesimo atto respiratorio per cui al termine si concludono con una violentissima inspirazione dell’aria che avviene in condizione di glottide serrata dallo spasmo. L’aria forzata attraverso la glottide contratta causerà così il rantolo che costituisce il segno caratteristico della patologia che è simile al latrato di un cane o al raglio dell’asino. Da qui i nomi popolari di tosse asinina o canina con cui è conosciuta la pertosse. Ne consegue che alla fine vi sarà un imponente e prolungata inspirazione per recuperare la lunga apnea.
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Ovviamente in questa fase il paziente sarà fortemente congestionato con labbra cianotiche, occhi iniettati di sangue, volto madido di sudore, vene del collo e del capo turgide.
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Quando l’accesso di tosse si conclude si avrà l’emissione di un fiotto di espettorato compatto ed appiccicosso di colore cristallino.
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Al termine infine, se l’ accesso di tosse è stato particolarmente violento, si potrà avere anche vomito e svenimento. I trigger che possono scatenare la tosse sono molteplici e vanno dal semplice parlare, alla compressione sulla cartilagine della trachea, alla stimolazione meccanica dell’ ugola mentre si deglutisce, a sostanze irritanti come il fumo.
Fase di convalescenza.
Ancora una volta la durata è di circa 2 settimane. La sintomatologia scema lentamente. Gli attacchi di tosse diminuiscono per numero ed intensità fino a sparire del tutto anche il muco ovviamente progressivamente diminuisce. E’ possibile comunque che qualche episodio di tosse convulsa si verifichi anche a distanza di vari mesi dalla fase acuta. Il pericolo di contagio, che come già detto è massimo nella fase intermedia, va attenuandosi e si annulla completamente dopo la prima settimana della fase di convalescenza.
L’infezione di tosse convulsa lascia immunità per la malattia. Ma comunque è una immunità che nel corso degli anni tende ad attenuarsi per cui può capitare che anziani che hanno contratto la malattia nell’infanzia o che sono stati vaccinati possano reinfettarsi di pertosse. Naturalmente in questi casi il decorso della malattia sarà generalmente lieve.
Cause e patogenesi della pertosse.
La causa della pertosse è l’infezione da parte del batterio Bordetella pertussis.
La sequenza dei processi che portano allo sviluppo della patologia e della sintomatologia che ne deriva è quella descritta nel seguito:
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Adesione del batterio alle cellule ciliate delle mucose che tappezzano le pareti delle vie aeree. In particolare adesione ad una glicoproteina della membrana delle cellule ciliate nota come integrina.
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Liberazione da parte del coccobacillo di 4 distinti tipi di tossine che sono:
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Citotossina tracheale. A concentrazioni basse questa produce ciliostasi. Ossia Blocco del movimento delle ciglie delle mucose delle vie respiratorie. Il movimento coordinato delle ciglia favorisce il trasporto del muco verso la faringe dove potrà essere inghiottito o espettorato (C learance respiratoria). Muco che prodotto dalle cellule mucipare dell’epitelio ha il compito intrappolare impurità, corpi estranei e microrganismi che penetrano nelle vie respiratorie. La ciliostasi favorisce pertanto la replicazione batterica e l’accumulo di muco nelle basse vie aeree e conseguentemente la tosse che è il principale sintomo della malattia. A concentrazioni elevate la Citotossina tracheale produce compromissione e distruzione delle cellule epiteliali della mucosa.
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Tossina della pertosse. Incrementa la secrezione di muco da parte delle cellule mucipare dell’epitelio della mucosa peggiorando una situazione già compromessa.Passando attraverso l’epitelio danneggiato essa inoltre può determinare delle complicanze caratterizzate da una sintomatologia che può comprendere vari organi (sistemica). Sintomatologia che, come vedremo con più dettagli quandoesamineremo le complicanze della pertosse, ha la componente più pericolosa in quella neurologica (a carico del sistema nervoso centrale).
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Tossina dermonecrotica. Causa ischemie ed emorragie.
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Tossina adenilato-ciclasica. Inibisce la presenza e la capacità di ingerire agenti estranei al corpo dei leucociti (cellule del sangue deputate alla difesa corporea).
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Diagnosi della tosse asinina.
La diagnosi nella fase catarrale può risultare non semplice perché i sintomi sono perfettamente sovrapponibili a quelli di una influenza o una bronchite. Nella fase parossistica la diagnosi basata sulla osservazione del quadro clinico è più immediata. Possibili test diagnostici sono:
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Tampone oro faringeo e successiva coltura per isolare il batterio con analisi batteriologiche classiche. Il test è di scarso aiuto alla diagnosi perchè l’identificazione del batterio è possibile nella sola fase catarrale quando difficilmente si sospetta la pertosse.
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Test sierologici per la ricerca degli anticorpi specifici. Vengono di norma mirati alla ricerca degli anticorpi della tossina della pertosse.
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Test di biologia molecolare per la ricerca del DNA del batterio. Sono costosi e non sempre disponibili.
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Emocromocitometrico. E’ aspecifico e rivela solo la presenza di una infezione se si verifica una leucocitosi (aumento dei globuli bianchi).
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RX del torace. In caso di pertosse evidenzia infiammazione ed eccesso di liquidi nelle vie respiratorie può essere utile ad evidenziare eventuali complicanze polmonari come possono essere polmoniti.
Terapia e profilassi della pertosse.
Il trattamento della pertosse come ogni infezione batterica presuppone una terapia antibiotica. Gli antibiotici sono però efficaci nella fase catarrale, se vengono assunti in quella parossistica contribuiscono solo a limitare il contagio. Gli antibiotici che di norma vengono prescritti sono l’eritromicina o i macrolidi, una classe di antibiotici più moderna e con meno effetti collaterali. La cura ha una durata media di 14 giorni.
A volte si associano agli antibiotici i cortisonici per modulare il processo infiammatorio. Purtroppo i comuni farmaci per sedare la tosse nel caso di pertosse hanno poco effetto per tale motivo si preferisce non utilizzarli.
Unitamente alla terapia farmacologica bisogna porre in atto una serie di semplici norme e accorgimenti che coadiuvano la cura ed aiutano a superare il periodo acuto con minor disagi. Tali norme possono così riassumersi:
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Riposo prolungato in ambiente tranquillo.
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Abbondante somministrazione di liquidi per favorire l’idratazione delle mucose.
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Mantenere gli ambienti in cui si soggiorna ad un tasso di umidità elevata. Se necessario utilizzare un vaporizzatore. Se non si dispone di questo fare docce o bagni con frequenza. L’aria troppo secca provoca irritazione alle vie respiratorie e scatena gli accessi di tosse.
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Purificare l’aria degli ambienti da possibili irritanti. Il più comune è il fumo di sigarette.
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Non fare pasti troppo abbondanti. La pesantezza di stomaco associata alla tosse induce il vomito. Spezzettare i pasti e mangiare con maggior frequenza.
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Mantenere le persone non immuni lontane dagli ambienti in cui soggiorna l’ammalato allo scopo di non diffondere il contagio.
Rimedi naturali
Anche per la pertosse esistono dei rimedi naturali che possono però, alleviare solo la sintomatologia:
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La belladonna: grazie all’atropina ha proprietà spasmolitiche, per cui allevia gli spasmi muscolari e dilata i bronchi;
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La primula: è leggermente sedativa, calmante ed espettorante per cui, utilizzata sotto forma di decotto, può lenire i sintomi della pertosse;
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Uno sciroppo di castagno: per ridurre la tosse ed i sintomi respiratori.
Vaccino unica forma di prevenzione per bambini ed adulti.
Il vaccino antipertosse viene somministrato di norma in età pediatrica insieme al vaccino antidifterico e antitetanico con un protocollo che prevede:
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la prima dose al terzo mese di vita,
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la seconda al sesto,
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la terza ad un anno ed un richiamo prima del compimento del sesto anno.
Il vaccino a cellule intere, oggi utilizzato solo in alcuni paesi, che dà una protezione di circa l’80% comporta numerosi effetti collaterali quali febbre, convulsioni ed anche encefalite.
In Italia dal 1995 viene utilizzato il vaccino acellulare, contenente cioè solo alcune componenti del batterio Bordetella pertussis, che dà meno effetti collaterali e garantisce un alto grado di immunità.
Grazie al vaccino la pertosse, un tempo molto diffusa, è un evento raro che colpisce generalmente i bambini al di sotto dei 5 anni, ma che può colpire anche gli adulti.
E’ quindi raccomandata la vaccinazione contro la pertosse anche per adulti che possono trasmettere il batterio ai lattanti per i quali può essere molto pericolosa.
La somministrazione di antibiotici può essere una misura preventiva per i bambini subito dopo l’esposizione al contagio.
Prognosi e possibili complicanze della pertosse.
La prognosi della malattia è generalmente buona e la maggioranza delle persone recupera senza eccessivi problemi.
Nei bambini grandi e negli adulti le possibili complicanze sono legate ad effetti correlati alla tosse parossistica e quindi:
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Ernie addominali provocate dallo sforzo.
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Rottura di costole. Conseguenza del violente contrazioni della gabbia toracica.
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Rottura di capillari e dissezione di vasi sanguigni sempre conseguenti agli attacchi di tosse violenti
Nei neonati purtroppo le complicanze sono molto più serie e possono essere:
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Polmoniti causate sia dal Bordetella pertussis che da sovrainfezioni batteriche con conseguenti difficoltà respiratorie che possono richiedere il ricovero ospedaliero.
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Infezioni dell’orecchio interno ed otiti causate dall’eccessiva secrezione di muchi.
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Encefaliti. Processi infiammatori del cervello dovuti alla scarsa ossigenazione del sangue ed anche all’azione specifica della tossina della pertosse, che possono causare crisi convulsive, e danno cerebrale
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Emorragie addominali e cerebrali determinate dalla violenza degli attacchi di tosse.