Reflusso gastroesofageo
Il reflusso gastroesofageo è un disturbo molto comune ed è causato dalla risalita del materiale acido dello stomaco nell’esofago, attraverso lo sfintere esofageo inferiore. E’ causato da fattori fisiologici come un pasto abbondante, l’invecchiamento, la gravidanza o il non completo sviluppo della valvola nei neonati, ma può diventare patologico se si verifica molto frequentemente.
Tra le cause di reflusso patologico abbiamo l’obesità, il fumo e lo stress. La cura del reflusso parte dall’alimentazione, e come vedremo vi sono alcuni cibi che ne contrastano i sintomi e altri che invece li acuiscono e che quindi vanno evitati. Tra i rimedi abbiamo rimedi naturali come il bicarbonato o gli alginati o alcuni sport come lo yoga, rimedi farmacologici come gli antiacidi e, nei casi più gravi, rimedi chirurgici. Il disturbo può essere tenuto sotto controllo osservando poche semplici norme comportamentali: quali?
Come prevenire il reflusso gastroesofageo.
Mangiare poco e spesso. L’ideale è suddividere i pasti in cinque: colazione, spuntino, pranzo, merenda, cena. |
Non andare a letto subito dopo mangiato ma fare una passeggiata per favorire la digestione |
Si consiglia inoltre di creare un dislivello tra testa e gambe quando si dorme per evitare l’insorgenza del reflusso. |
Seguire un’alimentazione adeguata evitando cioccolata, cibi fritti, alcolici, the, caffè, bevande gassate, cibi ricchi di grasso. |
Non fumare. |
Dimagrire se si è in sovrappeso e limitare la pressione che il peso esercita a livello addominale. |
Evitare di abusare di alcuni farmaci. |
Non indossare vestiti troppo stretti. |
Consultare il medico quando si avvertono i primi sintomi senza trascurarli. |
Il reflusso: quando è patologico.
Il reflusso gastroesofageo è una condizione riguardante l’esofago, la parola reflusso indica la risalita del contenuto acido dello stomaco nell’esofago attraverso la valvola cardias o sfintere esofageo inferiore. Si distingue dal vomito poiché è un riflesso involontario e passivo, mentre il vomito è sotto il controllo del sistema nervoso ed è un processo attivo. Il reflusso gastroesofageo può essere semplicemente un disturbo fisiologico con frequenza sporadica che si può verificare perché si è fatto un pasto abbondante o perché ci si è messi a letto subito dopo mangiato. Quando gli episodi di reflusso sono invece molto frequenti e avvengono ogni giorno il reflusso è patologico e prende il nome di malattia da reflusso esofageo. Il reflusso può essere di due tipi:
- Reflusso acido: è il più comune ed è quello inteso come reflusso gastroesofageo propriamente detto.
- Reflusso alcalino: è un tipo di reflusso non acido dipendente da disfunzioni alle vie biliari. Può accompagnare il reflusso acido.
I sintomi.
Il reflusso gastroesofageo presenta due tipologie di sintomi, sintomi caratteristici e tipici e sintomi atipici. I sintomi tipici del reflusso si manifestano a livello gastrico e sono:
-
Pirosi: è il più comune tra i disturbi ed è quella sensazione di bruciore che sale lungo l’esofago e che può portare bruciore fino alla gola. La sensazione di bruciore si acuisce specialmente di notte quando si va a dormire e può determinare la comparsa di dolore al petto che a volte viene erroneamente confuso con sintomi cardiaci. Il dolore può essere anche retro sternale ed essere avvertito come una sensazione di mal di schiena.
-
Rigurgito: è la risalita del materiale acido dallo stomaco alla bocca attraverso l’esofago.
-
Disfagia: è la difficoltà a deglutire ed ingoiare i cibi, dipendente dall’infiammazione dell’esofago causata dal reflusso.
-
Salivazione abbondante: è dovuta al tentativo dell’organismo di contrastare l’acido che risale nell’esofago. La saliva è basica per cui agisce come “tampone” nei confronti dell’acido ristabilendo il pH.
I sintomi atipici sono per lo più riguardanti l’apparato respiratorio e in particolare sono causati dalla possibilità che il fluido acido passi nelle vie respiratorie, fenomeno che si verifica principalmente quando si è distesi. Vi sono comunque sintomi atipici non relativi all’apparato respiratorio. Abbiamo:
-
Laringite, faringite e mal di gola: il passaggio del fluido acido nella laringe, faringe e nella gola determina infiammazione e dolore e a volte formazione di catarro. In alcuni casi si manifestano anche riniti o rinofaringiti anche se i meccanismi non risultano ancora ben chiariti.
-
Tosse e asma: l’infiammazione causata dal fluido acido può causare tosse persistente, dispnea cioè difficoltà respiratorie, raucedine e, in alcuni soggetti predisposti, asma bronchiale e laringospasmo, anche se per questi sintomi il reflusso non rappresenta l’unica causa ma è comunque una concausa.
-
Problemi a livello di bocca e denti: la risalita dell’acido può causare bocca secca e amara, alitosi, la formazione di una patina bianca sulla lingua, carie ed erosione dentaria.
-
Eruttazioni: i comuni “rutti”, dovuti al fatto che oltre all’acido risale anche l’aria dallo stomaco che provoca il caratteristico fenomeno.
-
Attivazione del nervo vago che determina extrasistole, palpitazioni e senso di nausea.
A volte il reflusso, specialmente nei soggetti anziani, può essere asintomatico oppure essere legato a sintomi aspecifici quali perdita di peso, difficoltà digestive (dispepsia) e anemia con conseguente astenia, sintomi che derivano dal fatto che negli anziani si ha una ridotta percezione del dolore e quindi il reflusso non viene avvertito con i sintomi tipici ma si manifesta con sintomi causati dalle conseguenze del reflusso (per esempio l’anemia può essere legata ad un’erosione a causa di un’ulcera).
Come viene diagnosticato?
La diagnosi di reflusso gastroesofageo si basa di solito sulla sintomatologia e quindi su quello che riferisce il paziente. Per avere però una diagnosi più accurata vi sono alcune tecniche specifiche per individuare il reflusso gastroesofageo.
Endoscopia: è un esame che diagnostica il reflusso per “esclusione”, serve cioè ad escludere che i sintomi che riferisce il paziente siano dovuti a patologie più serie. E’ un esame utile anche a determinare se l’acido che risale dallo stomaco ha causato dei danni all’esofago. Si esegue mediante un endoscopio, uno strumento dotato di telecamera che serve a “riprendere” l’interno dell’esofago e consente al medico di vedere lo stato delle mucose.
Manometria: è un esame volto ad accertare l’insufficienza del cardias e la capacità contrattile dell’esofago e si effettua mediante uno strumento che inserito nel naso arriva fino al livello del cardias e ne misura la contrattilità.
pHmetria nelle 24 ore: è un esame che valuta i cambiamenti di pH a livello esofageo nelle 24 ore e quindi individua quanti episodi di reflusso si verificano nell’arco di una giornata. Per essere in presenza di reflusso il pH deve essere inferiore a 4. Si effettua mediante l’uso di un sondino collegato ad un misuratore di pH.
Conseguenze del reflusso gastroesofageo.
Le conseguenze del reflusso gastroesofageo riguardano fenomeni infiammatori a carico della mucosa dell’esofago. Tali fenomeni possono limitarsi ad una forte infiammazione dell’esofago, nota come esofagite, che però se non è curata può degenerare in una forma pre tumorale nota come esofago di Barrett.
Esofagite: è una condizione infiammatoria determinata dalla continua esposizione della mucosa esofagea all’acido proveniente dallo stomaco. Più aumenta l’esposizione della mucosa all’acido più l’infiammazione si fa acuta e possono verificarsi ulcera con sanguinamenti (che portano ad anemia), restringimento del lume esofageo (fenomeno noto come stenosi dell’esofago) e problemi di deglutizione.
Puoi approfondire l’esofagite da reflusso una malattia dell’apparato gastroenterico nota anche come malattia da reflusso gastro esofageo.
Esofago di Barrett: è la conseguenza più grave del reflusso gastroesofageo perché rappresenta una lesione precancerosa, cioè un fattore di rischio per lo sviluppo del tumore dell’esofago. E’ caratterizzato dal cambiamento dell’epitelio nella mucosa esofagea, l’epitelio da squamoso diventa cilindrico. Questo può portare allo sviluppo di un tumore noto come adenocarcinoma esofageo.
Patologie associate al disturbo.
Al reflusso gastroesofageo possono associarsi alcune patologie tra cui l’ernia iatale e l’ulcera gastrica determinata da Helicobacter Pylori.
Ernia iatale: è una patologia in cui si ha una dilatazione dello iato esofageo, un foro situato nel diaframma che consente il passaggio dell’esofago attraverso questo muscolo. Le cause possono essere molteplici ma la conseguenza è che allargandosi lo iato esofageo si ha una risalita dello stomaco e questo può provocare reflusso gastroesofageo ma i meccanismi non sono ad oggi ben chiari, probabilmente non si ha la corretta chiusura del cardias a causa dell’innaturale posizione dello stomaco.
Ulcera gastrica: è una patologia dello stomaco causata da un batterio, l’Helicobacter Pylori. Non sono ben chiari i collegamenti tra il reflusso gastroesofageo e l’ulcera da Helicobacter, e al momento vi sono ancora studi in corso, ma la correlazione è probabilmente legata all’iperacidità che questo batterio causa.
Le cause che possono provocare il reflusso.
Le cause del reflusso gastroesofageo sono diverse a seconda della fascia di età che viene colpita. Genericamente lo si può attribuire ad un problema riguardante lo sfintere esofageo inferiore, ma è una definizione molto riduttiva che merita di essere approfondita.
Adulti. Negli individui adulti le cause del reflusso sono da ricondurre ad un alterato tono muscolare del cardias, causato da diversi fattori che concorrono insieme allo sviluppo della patologia. Tra i fattori abbiamo:
- Obesità: l’accumulo di grasso a livello addominale aumenta la pressione a livello dei visceri causando un’alterazione del tono muscolare del cardias e l’insorgenza del reflusso.
- Fumo: i fumatori hanno a causa del fumo un alterato pH salivare. La saliva solitamente ha un pH basico che contrasta le eventuali risalite di acido dallo stomaco. Il fumo acidifica la saliva e quindi riduce la sua attività tampone con il conseguente sviluppo dei sintomi del reflusso.
- Stress: ansia e stress definiscono il reflusso esofageo psicosomatico. Soggetti molto stressati o molto ansiosi presentano alterazioni della motilità gastrica e iperacidità gastrica.
- Disturbi della motilità gastrointestinale: un metabolismo lento accoppiato ad una lenta digestione possono essere causa di reflusso poiché rallentano il meccanismo della peristalsi.
- Farmaci: alcuni farmaci, come per esempio l’acido acetilsalicilico, antinfiammatori e anti dolorifici, possono provocare reflusso gastroesofageo perché alterano l’equilibrio tra la produzione di acido e di muco protettivo nello stomaco.
Anziani. Il reflusso negli anziani è legato al processo di invecchiamento, che riguarda tutto l’organismo in generale e che rende in particolare i muscoli meno tonici. Una ridotta tonicità dei muscoli si riflette anche a livello degli sfinteri compreso lo sfintere esofageo inferiore. Questo causa una minore contrazione dello sfintere che avviene in maniera lenta e incompleta favorendo il passaggio del contenuto acido dello stomaco nell’esofago. Inoltre l’esofago nell’anziano diventa più corto a causa dei processi di invecchiamento, e questo causa una minore pressione a livello del cardias con un conseguente difetto nella chiusura della valvola. Altre cause legate all’anzianità sono le scorrette abitudini, per esempio andare a riposare subito dopo pranzo, l’assunzione di farmaci, e una minore produzione di saliva la quale, essendo basica, contrasta il reflusso acido.
Neonati. Nei bambini neonati il reflusso gastroesofageo è un problema molto frequente ed è causato dal fatto che l’esofago e il cardias non sono ancora maturati del tutto per cui non si chiude correttamente e determina il passaggio di una piccola quantità di latte dallo stomaco all’esofago. È un fenomeno fisiologico che tende a scomparire con la crescita e con la completa maturazione dello sfintere. Va sottolineato che esiste per i bambini un particolare latte artificiale antireflusso che può essere somministrato fino a quando la maturazione del canale esofageo e dello sfintere non viene completata.
Gravidanza. Una donna incinta è soggetta, specialmente nel primo e nell’ultimo trimestre, a sviluppare un reflusso gastroesofageo. Tale reflusso scompare spontaneamente alla fine della gravidanza. In questo caso le cause sono dovute:
-
Ormoni: nel primo trimestre in gravidanza avvengono dei cambiamenti ormonali, si ha un aumento di progesterone che serve a garantire il corretto sviluppo del feto. Il progesterone però ha anche un effetto miorilassante, rilassa cioè la muscolatura dell’organismo compresa quella degli sfinteri come il cardias. Il ridotto tono muscolare del cardias fa si che sia più probabile che il contenuto acido dello stomaco passi nell’esofago provocando il reflusso.
-
Ingrossamento dell’utero: nell’ultimo trimestre di gravidanza il feto ha raggiunto notevoli dimensioni determinando un ingrossamento dell’utero. L’utero ingrossato preme a livello dello stomaco spingendolo verso l’altro. Questo determina una sorta di “compressione” del cardias che può portare ad una riduzione del tono muscolare e a un conseguente reflusso.
Dieta e alimentazione per prevenire il reflusso gastroesofageo.
Una corretta alimentazione è sicuramente un buon modo per evitare di soffrire di reflusso o per diminuirne i sintomi. Vi sono alcuni alimenti che contrastano i sintomi del reflusso, mentre vi sono alimenti che sono “proibiti” poiché possono scatenare la patologia.
Alimenti anti reflusso.
Cosa mangiare quando si soffre di reflusso gastroesofageo? Vi sono alcuni alimenti che possono aiutare a contrastare i fastidiosi sintomi. L’indicazione dei cibi nella dieta antireflusso è da attribuirsi al loro pH basico, che aiuta quindi a contrastare l’acidità gastrica e ad evitare il fastidioso bruciore del reflusso. Tra questi abbiamo:
Verdure: |
insalata, finocchio, cavolfiore, fagiolini, broccoli, asparagi, piselli, patate, sedano e prezzemolo. |
Frutta: |
banana, melone, mele. |
Cereali: |
avena, orzo, cous cous, riso, crusca e pane di segale. |
Carne e pesce: |
tutti i tipi di pesce, carni magre come pollo e tacchino. |
Latticini: |
formaggi e latte di soia, formaggi senza grassi, formaggi e latte di capra. |
In una dieta antireflusso si consiglia di bere soltanto acqua minerale. Inoltre si consiglia nel realizzare le ricette di prediligere la cottura al forno o alla piastra, oppure di lessare i cibi.
Alimenti da evitare.
Gli alimenti proibiti nella dieta antireflusso sono quelli ricchi di grassi che rendono difficoltosa la digestione, quelli contenenti sostanze stimolanti o eccitanti e quelli acidi che aumentano la secrezione gastrica e aggravano la sintomatologia. Tra gli alimenti da evitare abbiamo:
Cioccolato: |
contiene caffeina e teobromina, due stimolanti. |
Bevande: |
coca cola, caffè, the, bevande gassate, bevande alcoliche. |
Fritti e grassi: |
tutti gli alimenti fritti o quelli ricchi di grassi, come alcuni formaggi. Anche la pizza è da evitare a causa del contenuto di grassi e del pomodoro. |
Alimenti ricchi di zucchero |
come caramelle, zucchero semplice, bevande zuccherine. |
Verdura e frutta: |
pomodoro, cipolla, agrumi e succhi di agrumi sono da evitare. |
Alimenti da limitare.
Per questi alimenti non esiste una vera e propria controindicazione, ma un invito alla moderazione per non aggravare i sintomi.
Legumi: |
hanno la caratteristica di fermentare nello stomaco e provocare fenomeni di meteorismo e aerofagia e per tale motivo possono esercitare una pressione maggiore sul cardias. |
Frutta: |
frutta come uva, lamponi e pesche hanno un pH tendente all’acido. |
Verdure: |
sempre per ragioni di pH sono da limitare crauti, scalogno, aglio e porri. |
Latticini: |
a causa del loro medio contenuto di grassi sono da limitare latte, yogurt, e formaggi tipo mozzarella. Il latte ha un pH basico per cui sarebbe ideale per contrastare l’acidità, ma essendo anche ricco di grassi rallenta la digestione e può provocare quindi un aggravamento dei sintomi. |
Come si cura.
Cosa fare quando si soffre di reflusso gastroesofageo? È importante sapere che dal reflusso si può guarire, i tempi di guarigione dipendono dalla gravità della patologia e da quando si inizia a trattare la sintomatologia. I rimedi vanno dai classici “rimedi della nonna” per quei casi non gravissimi, a rimedi farmacologici che risolvono brillantemente il problema. In casi più gravi però può essere necessario ricorrere ad un rimedio chirurgico.
Rimedi naturali.
I rimedi naturali comprendono rimedi casalinghi o “della nonna”, rimedi alternativi, rimedi omeopatici e fitoterapici e rappresentano una terapia non aggressiva per il trattamento dei sintomi del reflusso. Sono da evitarsi le preparazioni omeopatiche sotto forma di tintura madre perché contengono alcol. Alcuni di questi rimedi sono indicati in gravidanza, quando non è consigliabile assumere medicinali, ma non tutti. Tra questi abbiamo:
- Bicarbonato di sodio: è una sostanza basica ed è quindi in grado di neutralizzare l’acido dello stomaco minimizzando quindi i sintomi del reflusso. Non è però consigliato in gravidanza poiché può aumentare l’assorbimento del sodio che causa problemi come la pressione alta.
- Liquirizia e zenzero hanno naturali proprietà antinfiammatorie e quindi possono aiutare a contrastare i sintomi dell’infiammazione causata dall’acido. La liquirizia va evitata in gravidanza a causa del suo alto contenuto di zuccheri, mentre lo zenzero può essere tranquillamente usato.
- Tisane a base di camomilla malva e melissa, hanno azione calmantei e antinfiammatoria e alleviano il bruciore di stomaco e gli spasmi gastrointestinali. La melissa è controindicata in gravidanza perché può provocare reazioni di ipersensibilità, mentre non ci sono problemi per camomilla e malva.
- Yoga: tra i rimedi naturali figurano anche alcuni sport come lo yoga. È particolarmente indicato in tutti quei casi in cui il reflusso è psicosomatico, quindi causato da condizioni di ansia e di stress, perché è una disciplina che rilassa la mente e il corpo e quindi ha un beneficio sull’intero organismo. E’ un ottimo rimedio anche per le donne in gravidanza.
- Osteopatia: è una medicina “alternativa” e naturale che prevede l’utilizzo delle mani dell’osteopata come unica modalità terapeutica. Attraverso massaggi e manipolazioni in punti specifici conosciuti dall’osteopata si può avere un sollievo dai disturbi e una risoluzione del problema.
- Alginati: sono dei “farmaci” di derivazione naturale poiché sono estratti da alcune alghe come il fucus e la laminaria. Il loro principio attivo è l’acido alginico il quale quando si combina con il materiale acido presente nello stomaco forma una barriera gelatinosa che impedisce fisicamente il reflusso. Essendo totalmente naturali possono essere usati anche dalle donne in gravidanza e dai bambini.
Rimedi farmacologici.
Quando il reflusso non è curabile attraverso rimedi naturali si deve ricorrere all’utilizzo di farmaci. I farmaci antireflusso appartengono a diverse categorie:
- Antagonisti dei recettori H2: sono farmaci che agiscono sulle cellule che producono la secrezione acida dello stomaco, inibendole, e bloccando quindi la produzione di acido. Tra questi il più famoso è la ranitidina. Hanno effetti collaterali come mal di testa e diarrea ed è necessaria la prescrizione medica. Si assumono per via orale sotto forma di compresse.
- Inibitori della pompa protonica: analogamente agli antagonisti dei recettori H2 bloccano la produzione di acido nello stomaco ma hanno un’azione maggiore. Tra questi abbiamo l’omeprazolo, il lansoprazolo e il pantoprazolo. Anche questi farmaci si assumono sotto forma di compresse, necessitano di prescrizione medica e presentano effetti collaterali come cefalea e diarrea.
- Antiacidi: sono farmaci contenenti sali minerali come calcio, magnesio o alluminio che hanno la capacità, similarmente al bicarbonato di sodio, di tamponare l’acidità gastrica. Tra questi il più famoso è il malox a base di idrato di alluminio e magnesio. Presenta alcuni effetti collaterali in contrasto tra loro come diarrea o stipsi, perché gli idrati di alluminio e magnesio agiscono anche sulla motilità intestinale rallentandola o velocizzandola. Si trovano sotto forma di compresse o di sospensione orale e sono dei cosiddetti medicinali da banco per cui per acquistarli non occorre ricetta medica.
- Procinetici: sono farmaci che stimolano la motilità gastrica, fanno in modo che il cibo permanga meno nello stomaco e migliorano la funzionalità dello sfintere esofageo inferiore. Tra questi il più famoso è il Peridon, a base di domperidone, che si trova sotto forma di compresse o soluzione orale e che si vende dietro prescrizione medica.
Rimedi chirurgici: l'intervento.
Ricorrere all’operazione chirurgica è necessario quando i farmaci antireflusso non fanno nessun effetto. Il tradizionale intervento chirurgico, che si chiama fundoplicatio laparoscopica, si svolge attraverso la tecnica laparoscopica, e prevede la ricostruzione del cardias. Vengono praticati quattro fori sull’addome del paziente per inserire gli strumenti chirurgici che ricostruiranno lo sfintere esofageo. Le ultime novità in fatto di cure per il reflusso hanno però visto la nascita di un intervento ancor meno invasivo della laparoscopia, la fundoplicatio transorale, che prevede il rinforzamento del cardias per via orale, attraverso una sonda che dalla bocca raggiunge lo sfintere e lo stabilizza aumentandone lo spessore.