Sifilide primaria, secondaria e cronica: sintomi, cure, contagio e foto
Informazioni sulla sifilide, come avviene il contagio, le foto dei sintomi e come si cura la malattia che attraversa varie fasi: primaria, secondaria, latente e terziaria. Approfondiamo le caratteristiche di questa malattia altamente contagiosa e, soprattutto, quali le strategie per la prevenzione.
Cosa è la sifilide e come avviene il contagio.
La sifilide è una grave malattia infettiva che in passato, con elevata probabilità, conduceva alla morte. Essa è sostenuta dall’infezione di Treponema pallidum un batterio appartenente all’ordine delle Spirochete che si presenta, all’ osservazione in campo oscuro col microsopio ottico, come un filamento, di dimensioni di qualche micron, lungo, sottile, avvolto a spirale e molto mobile.
L’infezione si diffonde in seguito alla penetrazione dell’agente patogeno suddetto nel corpo umano attraverso microscopiche lesioni delle mucose o della cute o ancora per via transplacentare.
Dopo l’ingresso nel corpo il batterio passa immediatamente alle vie linfatiche più vicine e da qui si diffonde in tutto l’organismo attaccando e compromettendo svariati organi. La malattia se non adeguatamente trattata può procedere per tempi lunghissimi, dell’ordine di decine di anni, alternando periodi di virulenza ad altri di stasi.
All’esterno del corpo il microrganismo ha invece vita brevissima in quanto estremamente sensibile ai fattori ambientali. Per tale motivo l’infezione non ha possibilità di diffondersi per contagio con stoviglie o sevizi igienici contaminati, ma procede unicamente per contagio attraverso rapporti intimi di qualunque tipo (vaginali, orali ed anali) con persone infette o contagio verticale da madre a feto attraverso la placenta o ancora per contagio nel canale vaginale durante il parto.
Le trasfusioni, che in passato costituivano un ulteriore veicolo infettivo, sono allo stato attuale sicure per gli screening preliminari.
Classificazione: tipi e fasi della malattia.
La prima grande distinzione viene effettuata in base alle modalità di contagio tra:
Sifilide acquisita. Quella che viene trasmessa al paziente da un partner sessuale infetto mediante rapporti non protetti. E’ importante notare in maniera chiara ed esplicita che la sifilide è fortemente infettiva per cui basta un solo rapporto non protetto, con partner infetto, per contrarla. Ed ancora che la malattia si trasmette con qualsiasi tipo di rapporto sia esso vaginale, anale od orale che sia. La sifilide acquisita si suddivide a sua volta in: sifilide acquisita precoce e sifilide acquisita tardiva.
Sifilide congenita. Quella che la gestante infetta trasmette al feto attraverso la barriera placentare o al neonato durante il parto. Si scinde anch’essa in: sifilide congenita precoce e sifilide congenita tardiva a seconda del tempo che intercorre tra la nascita del bambino e l’insorgere del quadro clinico.
Gli stadi: sifilide primaria, secondaria, latente e terziaria.
La sifilide è una malattia molto complessa e si presenta con un quadro clinico molto variegato che può definirsi proteiforme, nel senso che si manifesta in maniera totalmente differente a seconda degli stadi in cui la patologia si evolve.
La fase primaria
Il primo stadio della malattia si manifesta dai 3 giorni ai 3 mesi dal momento dell’infezione. Mediamente il tempo di incubazione è di 20 giorni. L’infezione si presenta con una piaga o ulcera della pelle, di norma singola non pruriginosa né dolete, che si forma nel punto in cui è penetrato il batterio e che viene denominata sifiloma.
Zone tipiche di formazione del sifiloma sono: il pene o il glande, l’utero, la vagina, la vulva, l’ano, il retto, il cavo orale, ma anche lingua, labbra, dita e raramente altre parti del corpo.
La lesione può anche essere piccolissima ed assolutamrente asintomatica e perciò passare del tutto inosservata. Si puo avere anche interessamento, ingrossamento e dolenzia dei linfonodi della regione limitrofa al sifiloma. Anche se non trattata la lesione guarisce in un massimo di 5/6 settimane. Raramente, ma specie nei malati di HIV, si hanno lesioni multiple.
La fase secondaria
La seconda fase si palesa da 1 a circa 3 mesi dallo stadio primario. La sintomatologia di questa fase è più complessa e varia ed ha una durata che va dai 2/3 mesi a 2 anni.
Inizia con eruzioni e rash cutanei, che possono divenire pustolosi, distribuiti sugli arti e sul busto, ma generalmente sul palmo della mano e sulla pianta dei piedi.
L’eruzione cutanea può essere di breve durata o durare per mesi, alla fine scompare anche senza alcun trattamento, ma può comunque ripresentarsi.
La fase secondaria si accompagna comunque a numerosi altri sintomi quali: lesioni delle mucose assimilabili a verruche note come condilomi, febbre, astenia e debolezza.
I linfonodi aumentano di volume e spesso si sviluppano infiammazioni della tunica vascolare dell’occhio e del nervo ottico.
Nel 10% dei casi comporta anche infiammazione del nervo ottico e Infiammazione del tessuto epatico.
Solo in casi rari può aversi meningite acuta.
Lo stadio latente
La fase latente compare a meno di 1 anno dalla stadio secondario. La fase, caratterizzata da assenza di sintomi, può avere una durata indefinita. In alcuni casi dura tutta la vita, in altri in tempo che va da pochi mesi ad anni. L’unico segno della presenza della malattia è la positività a test specifici sul siero (parte liquida del plasma sanguigno) che evidenziano gli anticorpi prodotti dal batterio. Circa un terzo dei pazienti al termine della sifilide secondaria guariscono spontaneamente e quindi non hanno questa fase. Al suo termine se la malattia non è stata trattata si passa nella fase terziaria.
La fase terziaria
La terza ed ultima fase può manifestarsi anche a più di 40 anni dal momento dell’infezione sebbene in media si presenti ad una distanza di circa 12/15 anni e non è più contagiosa. La fase terziaria può essere:
- Benigna: si presenta con granulomi gommosi cronici che possono invadere pelle, ossa, fegato che guariscono lentamente lasciandi cicatrici.
- Cardiovascolare. compare tra i 10 e 30 anni dopo l’infezione e comporta complicanze cardiovascolari in special maniera a carico dell’aorta con possibilità di sviluppare aneurismi, scompenso cardiaco o morte.
- Neurosifilide: compare tra i 4 ed i 25 anni dalla infezione terziaria nel 55 dei casi. Colpisce l’intero sistema nervoso centrale, cervello e midollo, con ovvie catastrofiche conseguenze come paralisi, meningite cronica, e confusione mentale.
Foto della sifilide nei diversi stadi.
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Sintomi: come riconoscere l’infezione.
I sintomi della sifilide possono comparire precocemente dopo una settimana dall’infezione o anche dopo alcune settimane e variano a seconda delle fasi che attraversa la malattia. Possiamo riassumerli come segue:
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Diagnosi della sifilide: i test.
Non è semplice diagnosticare la sifilide con la sola osservazione del quadro clinico e l’anamnesi specialmente se il paziente ha già superato lo stadio di sifilide primaria che ha generalmente un quadro clinico ben preciso e definito.Fortunatamente esistono vari test diagnostici basati su analisi del sangue che aiutano in tale compito. I principali sono:
- VDRL test ( Venereal Disease Research Laboratory) test. Misura l’esatto titolo di anticorpi anti-treponema che sono presenti nel sangue. E’ un test sensibile ma fornisce un elevata percentuale di falsi positivi in quanto alcune malattie o l’assunzione di alcune droghe possono stimolare la produzione delle reagine specifiche falsando i risultati.
- TPHA test (Treponema Pallidum Haemoagglutiation Assay). Titola anch’esso gli anticorpi anti Treponema ed è soggetto a un minor numero di falsi positivi ma ha lo svantaggio che per funzionare devono essere trascorse almeno 10 settimane dalla infezione.
Solitamente i due test vengono effettuati insieme per una maggior sicurezza e devono essere ripetuti più volte in quanto possono dare risultati falsi negativi. Il primo test per la sifilide che fu messo a punto e che allo stato odierno non è più utilizzato, è la reazione di Waserman che prende il nome da colui che la scoprì. In alcune situazioni è possibile prelevare essudato dalle lesioni luetiche ed osservare direttamente al microscopio ottico in campo oscuro i batteri.
Come si cura la malattia.
Quando il test della sifilide risulta positivo è necessario che tutti i partner si sottopongano al test.
In caso di sifilide primaria sono a rischio i partner avuti nei precedenti tre mesi.
In caso di sifilide secondaria sono a rischio tutti i partner avuti negli anni precedenti.
La terapia delle tipologie precoci di sifilide si effettua iniettando per via intramuscolare una unica dose di benzilpenicillina che è ovviamente un antibiotico derivato dalla penicillina. Di norma all’antibiotico si associano cortisonici per contrastare la cosìdetta Reazione di Jarisch-Herxheimer. Questa è provocata dal sistema immunitario in risposta a tossine che si rendono disponibili per la distruzione dei batteri. La reazione è accompagnata da febbre, dolori ed aumento della frequenza cardiaca.
Le sifilidi tardive richiedono invece cicli di pennicillina per endovena. La terapia guarisce dalla infezione ma ovviamente non può ripristinare organi che l’infezione ha compromesso per tale motivo è essenziale la diagnosi precoce e la tempestività del trattamento.
Anche nello stadio latente e nelle forme di sifilide terziaria della malattia viene somministrata la penicillina per via endovenosa per un periodo più lungo.
Qualora il soggetto contagiato sia allergico alla penicillina essa può essere sostituita con Azitromicina, Ceftriaxopne o Doxiciclina.
La prognosi è favorevole per la sifilide primaria e secondaria trattata, mentre è sfavorevole per la sifilide terziaria nervosa e cardiaca in quanto le lesioni provocate non sono reversibili.
La guarigione dalla infezione non fornisce ovviamente l’immunità per cui una volta guariti ci si può riinfettare.
Prevenzione: come evitare il contagio.
Per prevenire l’infezione di sifilide è necessario usare in maniera corretta il preservativoqualunque sia il tipo di rapporto che si intende consumare. Per prevenire la sifilide congenita dei neonati si raccomanda uno screening precoce alle donne in gestazione.
Sifilide e gravidanza: quando avviene il passaggio da mamma a feto.
Le gestanti possono trasmettere la malattia al feto attraverso la placenta o se ciò non accade possono infettare il neonato per contatto con le ulcerazioni sifilitiche durante il parto. La probabilità che che il contagio avvenga per via transplacentare variano in funzione della fase di avanzamento della malattia della madre e sono più elevate se questa è nelle fasi iniziali con circa il 40% di probabilità per scendere a circa il 10% se è nello stadio latente.
Se l’infezione passa al feto i danni possono essere di vario tipo in funzione di molte variabili che sono: risposta immunitaria fetale, mese di gravidanza, eventuale terapia, etc. Se la malattia non è trattata si può avere: aborto, morte alla nascita, ritardo di crescita ed ovviamete sifilide congenita per il neonato. Una adeguata terapia riduce le probabilità di infezione del feto.
Le prime notizie storiche di epidemie di sifilide risalgono alla fine del 1400, per cui è ragionevole ritenere che la malattia sia stata portata dalle Americhe in Europa dai marinai che parteciparono ai primi viaggi nel nuovo mondo. Attualmente nel globo la sifilide è diffusa principalmente nei paesi in via di sviluppo dell’America latina, Africa, Asia ed ultimamente anche nei nell’Est europeo. Nel mondo occidentale la sua diffusione è invece in netto declino con una prevalenza di 5 casi ogni 100.000 abitanti. |