Sindrome da stanchezza cronica: cause, sintomi diagnosi e rimedi
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La sindrome da stanchezza cronica è una patologia caratterizzata dalla presenza di debolezza ed affaticamento, sia fisico che mentale, che dura per almeno sei mesi o più e che non si riduce dopo un periodo di riposo. Le possibili cause non sono ancora del tutto accertate e la diagnosi è solo di tipo differenziale. Vediamo quali sono i farmaci per alleviare la sintomatologia e se esistono rimedi naturali.
Sindrome da fatica cronica: CFS.
La sindrome da fatica cronica (definita anche dalla sigla CFS dall'inglese Chronic Fatigue Syndrome) è una condizione patologica in cui persistono sintomi quali indebolimento ed affaticamento per oltre sei mesi. La definizione della sindrome è abbastanza recente e risale al 1994.
In tale data, infatti, un gruppo internazionale di Studi, tra cui l’italiano Tirelli ha pubblicato negli Annali della Medicina Interna una precisa e dettagliata definizione della CFS.
A tutt'oggi non vi sono prove scientifiche della sua esistenza tanto che la si riconduce ad un disturbo di origine nervosa noto come “encefalomielite mialgica” (patologia infiammatoria che colpisce il cervello ed il midollo spinale).
Epidemiologia.
La patologia può colpire qualsiasi fascia di età, dagli adolescenti, in cui si manifesta tra i 13 e i 15 anni, agli adulti, nella fascia di età compresa tra i 20 e i 50 anni con un picco di incidenza tra i 35 ed i 50 anni, mentre risulta quasi del tutto assente tra i 65 ed i 75 anni.
Si manifesta per la maggior parte dei casi nelle donne (65 - 85%) e l'Osservatorio Malattie Rare stima la sua incidenza tra lo 0,4% e l'1% della popolazione, con la presenza di 200000 - 300000 casi in Italia.
Quali sono le possibili cause?
Le reali cause che generano la stanchezza cronica sono ad oggi sconosciute. Sono state numerose le ipotesi sulla patogenesi di questa malattia che viene definita “multifattoriale” (conseguenza di un insieme di fattori).
Le teorie più accreditate sono:
- Infezioni virali sostenute dal virus di Epstein - Barr, l'agente eziologico che causa la mononucleosi infettiva, dall'herpes virus di tipo 6 e dal virus della leucemia del topo. Il DNA del virus può inserirsi in un cromosoma e rimanere latente in poche cellule per anni. Le cellule infette da HHV-6 possono provocare un rimodellamento metabolico per cui anche le cellule non contenenti virus si trovano in uno stato metabolico anormalmente basso con sintomi gravi e sofferenza.
- Grandi stress emotivi o traumi psicologici, quali una crisi di coppia, un lutto, la perdita del lavoro o l'isolamento sociale.
- Fattori ambientali come l’inquinamento atmosferico e chimico, l’esposizione a veleni e tossine.
- Infezioni batteriche come quelle sostenute da Streptococcus pyogenes di tipo A.
- Disordini biologici. Una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori dell'Università di Newcastle e pubblicata su Plos One (Una rivista scientifica che pubblica ricerche in ambito scientifico), sostiene che tra le cause della Sindrome da Stanchezza Cronica ci potrebbe essere un'alterazione nei globuli bianchi. Le persone affette dalla sindrome presentano leucociti privi di energia. Grazie a questo studio si è quindi riusciti ad individuare dei parametri che fanno ipotizzare una base biologica della sindrome.
- Fibromialgia, ovvero una sindrome caratterizzata da dolore muscolare accompagnato a rigidità articolare e nei movimenti.
Come si manifesta? Quali sono i sintomi?
La sintomatologia della sindrome da stanchezza cronica ha due caratteristiche ben precise, la prima è che deve essere presente in maniera costante e persistente per almeno sei mesi ed oltre e la seconda che i sintomi non si alleviano dopo un periodo di riposo.
Tra i sintomi principali di tale malattia possiamo citare:
- Stanchezza fisica e mentale si manifesta sia a riposo che dopo uno sforzo, accompagnata da una forte sensazione di affaticamento.
- Disturbi neurologico - cognitivi come perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, fotofobia, disorientamento, stato confusionale, difficoltà ad elaborare le informazioni.
- Manifestazioni psicologiche quali ansia e depressione.
- Mal di testa ricorrente, che risulta essere diverso per tipologia ed intensità rispetto alle comuni cefalee.
- Alterazioni del ritmo sonno/veglia, con scarsa qualità del sonno e con la sensazione di non essersi riposati quando ci si risveglia.
- Dolori muscolo - scheletrici ed articolari con evidenti difficoltà di movimento.
- Alterazioni neuroendocrine come modificazioni dell'appetito che portano ad obesità o ad anoressia, incapacità di regolare la temperatura corporea con persistenti brividi di freddo o vampate di calore.
- Alterazioni del sistema immunitario con manifestazioni quali ingrossamento dei linfonodi, sindromi influenzali e da raffreddamento, febbre, faringite e mal di gola.
- Alterazioni del sistema nervoso autonomo come pallore, capogiri, sindrome del colon irritabile, nausea, palpitazioni, disfunzioni vescicali ed urinarie e dispnea (mancanza di respiro a riposo o dopo uno sforzo).
Per definire clinicamente la CFS devono essere presenti almeno quattro dei sintomi sopra elencati e durare, come precedentemente detto, più di sei mesi.
Secondo il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) (Istituto Nazionale per la Salute e l'Eccellenza nella Cura) che fa capo al Ministero della Salute nel Regno Unito, in base alla presenza dei sintomi si può classificare la malattia in tre stadi di gravità:
- Lieve: in tale stadio le persone affette da CFS possono lavorare o studiare, ma con molto sforzo riescono ad affrontare le attività per tutta la settimana.
- Moderata. Le persone con CFS moderata riescono a svolgere solo attività limitate per la presenza dei sintomi ed hanno un sonno disturbato.
- Grave. Le persone con CFS grave non riescono a svolgere alcuna attività, hanno difficoltà cognitive e motorie.
Conseguenze.
Quando la stanchezza e il senso di fatica si fanno eccessivi, il malato, costretto a rimanere a casa e escluso dal contesto sociale, può cadere in depressione.
Diagnosi differenziale con altre patologie.
Per la diagnosi di sindrome da fatica cronica non vi sono esami, analisi o test che si possono eseguire. L'unico modo è fare un esame obiettivo dei sintomi del paziente e verificare le differenze con altre patologie. Le patologie riportate di seguito, possono presentare sintomi simili alla sindrome da stanchezza cronica e pertanto è bene escludere la presenza di una qualsiasi di esse prima di diagnosticare la CFS.
- Malattia di Lyme, una patologia di origine batterica che viene trasmessa dalla puntura di una zecca.
Approfondisci le cause e le conseguenze della malattia di Lyme.
- Malattie autoimmuni come il lupus eritematoso.
- Patologie di origine epatica come epatite B o C.
- Patologie muscolo - scheletriche come la sclerosi multipla.
- Disturbi del comportamento alimentare come bulimia o anoressia.
- Disturbi del sonno come narcolessia o apnee notturne.
- Patologie psichiatriche come depressione, schizofrenia, disturbo bipolare.
- Altre patologie quali problemi cardiaci, ipotiroidismo o ipertiroidismo, problemi renali, tumori, obesità.
- Problemi non patologici quali abuso di alcol o di droghe e presenza di effetti collaterali relativi all'assunzione di farmaci.
Recentemente un team di scienziati della Stanford University ha pubblicato su Pnas (Una rivista scientifica Statunitense) uno studio secondo il quale, attraverso un test del sangue, si può diagnosticare la sindrome da fatica cronica. Nei soggetti colpiti dalla sindrome le cellule immunitarie mostrano sbalzi di carica elettrica. Tuttavia sono necessari ancora ulteriori approfondimenti.
Che fare per contrastare l' encefalomielite mialgica?
Attualmente, non esiste alcuna cura specifica e la sindrome da stanchezza cronica che è definita una malattia cronica idiopatica senza cura.
Esistono, però, dei rimedi naturali e terapeutici che possono attenuare la sintomatologia, anche se non tutti i pazienti ne traggono eguali benefici.
Rimedi naturali.
I rimedi naturali per il trattamento della patologia, includono le preparazioni fitoterapiche ed omeopatiche, l'aromaterapia e l'utilizzo dei fiori di Bach. Tali terapie possono essere utilizzate da sole o insieme a trattamenti medico - farmacologici che sono per lo più utili a contrastare i sintomi.
Un primo approccio per il trattamento dei sintomi della CFS è quello dei rimedi fitoterapici e tra i più indicati possiamo citare:
- Echinacea: contiene numerosi principi attivi ad azione immunostimolante che potenziano il sistema immunitario come alfa e beta pinene, acido clorogenico, echinacoside ed echinaecina. Si: può assumere sottoforma di infuso (1 g di echinacea in una tazza di acqua bollente da tenere in infusione per circa 10 minuti e bere una volta al giorno), di tintura madre (30 - 50 gocce da una a tre volte al giorno) o di succo fresco (circa 6 - 9 ml di succo al giorno).
- Liquirizia: ha una forte azione stimolante a livello delle ghiandole surrenali per la produzione di ormoni che aiutano a contrastare la stanchezza cronica ed inoltre ha attività antivirale ed antiflogistiche (cioè riduce i processi infiammatori). I suoi principi attivi sono la glicirrizina, la liquiritina e le saponine. Si assume come infuso (1,5 g di radice di liquirizia in una tazza di acqua calda, lasciare in infusione 10 minuti, filtrare e bere una quantità non superiori agli 8 g nell'arco dell'intera giornata), tintura madre (35 gocce tre volte al giorno) o in alternativa si può masticare una radice durante il giorno.
- Ginseng ed eleuterococco: rappresentano le piante energizzanti ed immunostimolanti per eccellenza e sono le più utilizzate per contrastare qualsiasi tipo di stanchezza grazie ai loro principi attivi (eleuterosidi nell'eleuterococco e ginsenosidi nel ginseng). Il ginseng può essere assunto sottoforma di tintura madre (30 gocce 1 o 2 volte al giorno), o sottoforma di capsule (per un totale di 30 - 40 mg al giorno), mentre l'eleuterococco si assume sottoforma di estratto secco (400 - 800 mg al giorno) o tintura madre (30 - 40 gocce 1 - 2 volte al giorno).
- Rhodiola: è una pianta definita adattogena cioè che aiuta l'organismo ad affrontare periodi di stanchezza e stress, grazie all'azione dei suoi principi attivi quali rosavidina e salidroside. Si assume solitamente sottoforma di estratto secco (contenuto in capsule) per un totale di 300 - 500 mg al giorno.
L'omeopatia interviene invece con i seguenti rimedi, da assumere con una concentrazione di 7 CH con una posologia di 3 granuli due volte al giorno per almeno 15 giorni:
- Kali phosphoricum: utile in caso di stanchezza mentale cronica associata ad eccessiva sonnolenza durante il giorno e dalla difficoltà nel prendere sonno.
- Phosphoricum acidum: da usare nel caso in cui la debolezza fisica sia derivante da uno stato mentale, (forte stress emotivo quale un lutto o la fine di una relazione).
- Belladonna: utile nel caso di stanchezza associata a comparsa di febbre.
- Arnica: da usare in caso di indebolimento che segue un qualsiasi sforzo fisico, sia intenso che lieve.
- Rhus toxicodendron: utile nel caso di debolezza associato a sindrome delle gambe senza riposo.
- Silicea: rimedio da utilizzarsi in tutti quei casi in cui la spossatezza sia conseguente ad una patologia e ad un lungo periodo di convalescenza.
- Sepia: da utilizzare nel caso in cui l’affaticamento sia prevalentemente fisico associato a depressione e voglia di solitudine.
Un altro possibile rimedio naturale è quello dell'aromaterapia che prevede di sfruttare gli odori di alcuni oli essenziali per riequilibrare l'organismo e ripristinare le energie. Quelli più indicati in caso di stanchezza cronica sono:
- Zenzero: questo olio essenziale svolge azione tonificante e rinvigorente, aiutando a recuperare le energie, aumentando la concentrazione e le facoltà mentali.
- Rosmarino: ha un'azione cardiotonica ovvero stimola il sistema circolatorio e pertanto è utile in tutti i casi di stanchezza sia fisica che mentale.
- Pino silvestre: la sua azione stimolante è utile nel caso di indebolimento che si manifesta al risveglio e che è legato a forti periodi di stress.
- Timo: la sua azione tonificante si esplica a livello del sistema nervoso centrale, migliorando le capacità mnemoniche e contrastando astenia, spossatezza fisica e stanchezza mentale.
Gli oli essenziali si utilizzano in due modi: ponendo un paio di gocce in un diffusore di essenze per diffondere la fragranza nella stanza in cui si sta maggiormente durante il giorno, oppure nella vasca da bagno, con una decina di gocce in acqua calda e successivamente immergendosi per circa mezz'ora.
Tra i rimedi naturali è possibile utilizzare anche i fiori di Bach, in particolare quelli più indicati risultano essere:
- Olive: utile poichè aiuta a ritrovare le forze perse a causa dell'eccessiva debolezza ed aiuta in caso di sonnolenza, mancanza di energia e persistente senso di fatica.
- Hornbeam: particolarmente indicato nei casi di stanchezza cronica mentale con difficoltà di concentrazione.
- Oak: adatto in tutti quei casi di affaticamento derivante da un eccesso di impegni e da un eccessivo senso del dovere che conduce il soggetto a "non fermarsi mai".
Le modalità di assunzione dei fiori di Bach vanno stabilite dall'omeopata o dal farmacista in base ai singoli casi.
Cure mediche.
Questa sindrome, viene trattata in alcuni centri terapeutici specialistici di eccellenza che si trovano dislocati ad Aviano, Milano, Roma e Palermo. La terapia ha lo scopo di alleviare i sintomi con uso di farmaci ed altre pratiche mediche associate.
Farmaci.
Attualmente non esiste una vera e propria terapia farmacologica per il trattamento di tale patologia.
I farmaci che hanno prodotto qualche risultato sono:
- gli immunomodulatori (farmaci che regolano il funzionamento del sistema immunitario), nel caso in cui vi sia una causa di tipo immunitario,
- gli antidepressivi, nel caso in cui vi siano sintomi associati come la depressione,
- gli antidolorifici non steroidei per il trattamento degli stati dolorosi. L'uso e la posologia dei diversi farmaci va stabilito dal medico in base ai singoli casi.
In associazione alla terapia farmacologica è possibile trattare la stanchezza cronica mediante altri tipi di terapie. Attualmente quelle più utili e che hanno prodotto i migliori risultati sono:
Terapia cognitivo - comportamentale.
Lo scopo di questa terapia è quello di cambiare l'approccio del paziente nei confronti della patologia. Il terapista dovrà illustrare nel dettaglio i sintomi e le possibili cause, dovrà aiutare il paziente a tirare fuori i suoi stati d'animo e a modificare i propri comportamenti e le attività quotidiane in base al sintomo che si presenta.
Attività fisica graduale.
in questo caso la terapia è di tipo fisico e si basa sul praticare un'attività fisica graduale che vari nel tempo, crescendo di intensità e durata. Lo scopo è riabilitare il paziente, aiutandolo a compiere quei movimenti diventati per lui difficoltosi e man mano che si osservano miglioramenti spronarlo a fare sempre qualcosa in più, seppur procedendo a singoli passi. Le attività utili in tal senso sono jogging leggero, nuoto e camminata a passo veloce.
Prognosi.
I pazienti CFS hanno un maggiore rischio di mortalità precoce.
Tuttavia, circa il 40% dei pazienti la prognosi è buona, il soggetto colpito guarisce completamente entro 5 anni dalla comparsa dei sintomi anche se, a volte, la patologia prende un decorso ciclico e si manifesta a periodi alterni per tutta la vita.