Tiroidite di hashimoto: sintomi, cause, dieta, cura e conseguenze

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Approfondimento sulla Tiroidite di Hashimoto, malattia autoimmune dalle cause ancora poco note che manifesta sintomi severi e che che può comportare conseguenze serie per la tiroide. Come si effettua la diagnosi? E come si può curare la patologia con i farmaci e con la dieta per fronteggiare l’infiammazione cronica della ghiandola? Cerchiamo di fare chiarezza.

Che cos'è la tiroidite di Hashimoto ?

La tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune della tiroide che si manifesta con una infiammazione cronica della ghiandola. Ricordiamo, per chiarimento, che le patologie autoimmuni sono alterazioni del sistema immunitario che erroneamente dirige contro il “ self ” (organi e tessuti del proprio corpo) reazioni in grado di alterarne le fisiologiche funzioni ed in molti casi anche l’anatomia/istologia stessa.

Cos’è la tiroide ed a cosa serve?

La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla posizionata nella parte anteriore del collo che secerne due distinte tipologie di ormoni: gli ormoni tiroidei (triiodotironina e tetraiodotironina) e la calcetonina. I primi due vengono prodotti in cavità microscopiche a forma di sacco denominate follicoli, la seconda da una diversa tipologia di cellule denominate cellule C o parafollicolari. La tiroide quindi produce ed accumula e poi riversa nel sangue la triiodotironina (T3) e la tetraiodotironina (T4). La secrezione procede sotto la stimolazione dell’ormone tireotropo (TSH) che a sua volta viene prodotto dalla ipofisi, altra ghiandola allocata nella scatola cranica. Il T3 e T4 hanno il compito di eccitare il metabolismo basale. Ricordiamo che il metabolismo basale è la quantità di energia necessaria al corpo, in condizioni di riposo, per espletare tutte le funzioni metaboliche vitali (come ad esempio funzioni cerebrali, respirazione, etc.).

Per quanto detto, si intuisce che gli ormoni tiroidei regolano e stimolano numerosissimi ed essenziali processi come:

  • quelli che determinano la produzione del calore endongeno.

  • Sintesi delle proteine.

  • Processi che convertono in zuccheri i composti non glucidici (gluconogenesi).

  • Processi che degradano il glicogeno in zuccheri semplici (glicogenolisi).

  • Processi che degradano i lipidi.

  • Processi di accrescimento cellulare nei primi anni di vita.

Ed ancora determinano:

  • Aumento della forza di contrazione del cuore.

  • Aumento della frequenza dei battiti del cuore.

  • Aumento del consumo di ossigeno necessario alla respirazione cellulare.

Gli ormoni tiroidei vengono sintetizzati dalla ghiandola a partire da iodio che il corpo assume con gli alimenti e da un amminoacido precursore che è la tirosina. Tirosina che il corpo sintetizza partendo da un altro amminoacido più semplice che viene introdotto dagli alimenti e che è il prefenato.

Il quadro clinico che si manifesta in seguito all’ infiammazione cronica prodotta dalla tiroidite di Hashimoto non è univoco. Anzi, al contrario, è generalmente molto vario in special maniera al manifestarsi della malattia. Infatti, le più frequenti caratterizzazioni di tale quadro clinico possono essere:

Approfondisci come si manifesta e quali sono le conseguenze dell'ipertiroidismo.

Puoi approfondire cause e rischi dell'iporiroidismo.

Comunque, al di la del quadro clinico con cui la malattia si manifesta, l’autoaggressione che il sistema immunitario porta avanti, a lungo andare si traduce nella distruzione del parenchima (fisiologico tessuto) della ghiandola ed ipotiroidismo conclamato.

La tiroidite di Hashimoto è la malattia della tiroide più comune fatta esclusione di quelle dovute a carenze di iodio che una volta erano tipiche delle aree montane.

La sua prevalenza (numero degli ammalati/ numero degli ammalati + numero degli individui a rischio di contrarre la malattia) nelle donne è circa 4/ 5 volte che negli uomini e con più precisione è del 4-15% nelle donne contro 1-5% degli uomini.

La fascia di età in cui con maggior frequenza la tiroidite di Hashimoto si presenta è quella compresa tra i 30 ed i 50 anni, ma ci si può ammalare, anche se con frequenza molto inferiore, anche in giovine età.

Il suo nome deriva dal medico giapponese Hashimoto che per primo la codificò nel lontano 1912.

E’ rimarchevole anche la considerazione che è stata la prima malattia a base autoimmune ad essere diagnosticata.

Patogenesi della malattia.

Negli ammalati di tiroidite di Hashimoto sono quasi sempre presenti diversi tipi di anticorpi (proteine secrete dalle cellule del Sistema immunitario per neutralizzare cellule estranee considerate potenziali nemici). Solo in una piccolissima percentuale di ammalati non se ne rileva nessuno. Egualmente in una ridotta percentuale di individui pur essendo presenti tali anticorpi non si svilupperà mai la tiroidite.

Detti anticorpi sono diretti contro:

Sintomi e segni di questa malattia autoimmune.

Come già si è accennato, la sintomatologia con cui la Tiroidite di Hashimoto si presenta è molto varia ed a ciò si aggiunge anche l’ulteriore complicazione dell’esistenza di tipologie della malattia che sono asintomatiche o con sintomi talmente sfumati e lievi che non si percepiscono come tali. Tutto questo può rendere particolarmente problematica la diagnosi della malattia in base alle sue manifestazioni cliniche.

Quando i sintomi sono presenti essi sono legati alla funzionalità della tiroide, ossia all’ipotiroidismo o all’ipertiroidismo. Esiste anche una ulteriore tipologia di sintomi che sono specifici delle malattie autoimmuni e che perciò sono tipici del cattivo funzionamento del sistema immunitario e pertanto interesseranno organi e tessuti distinti dalla ghiandola. Considereremo separatamente le tre sintomatologie.

Sintomi e segni dell’ipertiroidismo.

Nell’evoluzione classica della malattia spesso costituisce la sua fase transitoria di esordio.

Si suppone che questa manifestazione sia causata dall’eccesso di ormoni tiroidei che si liberano in seguito alla distruzione da parte del sistema immunitario del parenchima ghiandolare. Tessuti che conservano e accumulano gli ormoni prima di riversarli nel torrente ematico.

Ovviamente detta fase può mancare o essere talmente lieve da non scatenare sintomi.

Se i sintomi sono presenti saranno ascrivibili tra quelli che elenchiamo di seguito:

Naturalmente solo raramente la copiosa sintomatologia descritta è presente tutta insieme nello stesso individuo. Nella maggioranza dei casi sono presenti solo alcuni dei sintomi descritti con severità variabile in funzione del livello di ipertirodismo. Comunque sia il quadro clinico di ipertiroidismo tende, generalmente, alla remissione spontanea dopo un periodo di tempo più o meno lungo.

Sintomi dell’ipotiroidismo.

E’ il quadro clinico più frequente e tipico dell’ammalato di tiroidite di Hashimoto.

I principali sintomi sono:

In entrambe le sintomatologie descritte può essere presente il gozzo. Gozzo che di norma è di dimensioni ridotte, fibroso e nodulare.

Sintomatologia autoimmune.

I sintomi riassunti nel seguito sono tipici di una malattia autoimmune e quindi di un alterato funzionamento del sistema immunitario. Sono di norma transitori e presenti solo in una ridottissima percentuale di ammalati di tiroidite di Hashimoto:

Essi sono:

Le possibili cause della tiroidite di Hashimoto ed i fattori di rischio.

Come si è già detto la tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune perciò il sistema immunitario erroneamente produce anticorpi che sono rivolti contro le cellule del parenchima tiroideo che secernono il T3 e T4.

Le cause per cui il sistema immunitario commette tale errore non sono al momento attuale ben note. Si formulano in merito varie ipotesi.

Una di queste è che virus o batteri potrebbero essere responsabili dello scatenamento di tale reazione.

Altra tesi sostiene invece che la causa potrebbe essere uno o più geni modificati. Geni che comunque non sono stati individuati.

Fattori di rischio.

Alcuni fattori sono correlati al rischio di contrarre la malattia di seguito ne elenchiamo quelli più salienti.

Diagnosi: gli esami e le analisi per individuare questa forma di tiroidite.

Come già detto non è semplice se non impossibile, effettuare una diagnosi della tiroidite di Hashimoto in base all’analisi di sintomi e segni. Si rende perciò necessaria l’esecuzione di un certo numero di test.

Essi sono:

Approfondisci come si esegue ed a cosa serve l'ecografia tiroidea.

Cure e dieta da seguire per i soggetti colpiti dalla tiroidite di Hashimoto.

Il trattamento della malattia può prevedere un semplice monitoraggio o somministrazione di ormoni tiroidei sintetici. Si procede al semplice monitoraggio quando non si è in presenza di ipotiroidismo conclamato. Condizione che di norma si riscontra nella fase iniziale della malattia in cui si può avere anche ipertiroidismo. Nella fase di ipotiroidismo si somministra levotiroxina. Per stabilire il giusto dosaggio del farmaco si controllano i livelli dell’ormone tireotropo dopo una quindicina di giorni dall’inizio della terapia. Molta attenzione va posta se si praticano altre terapie o se si fa uso di integratori che possono interferire col trattamento.

Esistono in commercio molti estratti naturali che contengono ormoni tiroidei derivati dalla ghiandola dei suini. Si consiglia estrema cautela nell’uso di detti preparati.

Dieta

Come si è ripetutamente detto, la finale conseguenza della malattia, è nella maggioranza dei casi una condizione di ipotiroidismo. Condizione che comporta un rallentamento del metabolismo basale.

Per tale motivo coloro che soffrono di tiroidite di Hashimoto con ghiandola ipofunzionante debbono prestare molto attenzione alle calorie introdotte con gli alimenti. In caso contrario il rischio è un aumento ponderale incontrollato.

L’ideale è di sottoporsi ad un test per valutare il metabolismo basale per misurare le calorie necessarie all’organismo a riposo ad espletare le funzioni metaboliche essenziali. In funzione di questo dato e del proprio stile di vita si può poi calibrare una dieta che risulti leggermente ipocalorica. Gli alimenti vanno scelti tra quelli della dieta Mediterranea avendo cura di suddividere i nutrienti tra le tre categorie principali (carboidrati, proteine e lipidi) in percentuali pari a 50%, 25%, 25% del totale. In queste linee guida generali di carattere quantitativo si possono poi anche scegliere i carboidrati, proteine e lipidi in maniera che possano mitigare il processo flogistico tipico della malattia e quindi preferendo grassi monoinsaturi come quelli contenuti nell’olio di oliva, gli omega tre, verdure, frutta fresca, etc.

Conseguenze di questa patologia tiroidea.

Le conseguenze della malattia non trattata sono legate alla funzionalità dell’organo che però nella maggioranza dei casi tende all’ipotiroidismo. Condizione che se non trattata con somministrazione di ormoni tiroidei sintetici può condurre a:

Approfondisci cause, sintomi e rischi della tiroide ingrossata.

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