Toxoplasmosi in gravidanza: diagnosi, rischi, terapia e prevenzione
Quali sono i sintomi della toxoplasmosi in gravidanza? Quali i rischi per il nascituro nei vari trimestri di gestazione? Scopriamo come prevenire una delle più temute infezioni parassitarie.
Perchè la toxoplasmosi è pericolosa in gravidanza?
La toxoplasmosi è causata dal protozoo (organismo unicellulare dotato di nucleo) Toxoplasma gondii. Il toxoplasma è un parassita che di norma vive nell’intestino del gatto che ne rimane infettato perché si ciba di roditori che lo ospitano. Dal gatto domestico che in pratica è un suo naturale serbatoio il toxoplasma può passare all’uomo. Ma non è solo questo l’unico fattore di rischio. L’infezione da toxoplasma può essere contratta anche consumando carne poco cotta e verdure crude contaminate.
L’infezione nell’uomo in condizioni normali non desta particolari preoccupazioni. La sintomatologia è molto blanda ed aspecifica o del tutto assente. Pertanto nella maggioranza dei casi non ci si accorge nemmeno di essere stati infettati. Diverso è invece il discorso se l’infezione colpisce una gestante. In tali condizioni, se non vengono praticate adeguate cure, è probabile che l’infezione si trasmetta al feto che viene così affetto da quella che è nota come toxoplasmosi congenita o connatale.
Rischi per il feto e probabilità di trasmissione.
L’infezione della donna incinta non implica necessariamente infezione del feto in quanto la trasmissione può avvenire solo quando il toxoplasma è nel sangue. La probabilità che il contagio avvenga è tanto più bassa quanto più e basso il tempo di gestazione:
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nel primo trimestre è meno del 20% ma le conseguenze possono essere gravi;
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nel terzo trimestre circa il 70%, ma le conseguenze sono minori
La toxoplasmosi contratta precocemente può provocare:
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Aborto e/o morte del feto.
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Mancata crescita intrauterina.
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Nascita prematura.
Inoltre il bambino alla nascita potrà essere affetto da:
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Ingrossamento di fegato e milza.
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Ittero. Colorazione delle sclere di giallo dovuta ad elevati valori della bilirubina.
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Bassa concentrazione di emoglobina nel sangue.
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Manifestazioni emorragiche cutanee come ecchimosi e petecchie.
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Polmoniti.
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Infiammazioni del muscolo cardiaco.
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Gravi problemi nervosi come l’encefalite (processo infiammatorio del cervello).
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Sordità
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Ritardi psichici.
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Problemi motori.
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Infiammazioni della retina.
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Problemi immunologici.
Se invece la mamma ha contratto l’infezione da Toxoplasma in epoca antecedente all’inizio della gravidanza, essendo essa divenuta immune, trasmetterà l’immunità al feto e quindi non esistono motivi di preoccupazione. L’unica attenzione che bisogna prestare se si rimane contagiata da toxoplasma e di programmare un’eventuale gravidanza ad almeno 6 mesi dall’inizio dell’infezione.
Cosa fare se si scopre di aver contratto l’infezione in gravidanza? Diagnosi e terapia.
Quando l'nfezione del toxoplasma gondii colpisce una gestante, è probabile che l’infezione si trasmetta al feto, ma esistono adeguate cure che possono evitare la comparsa di toxoplasmosi congenita.
E' dunque necessaria una diagnosi tempestiva per porre in atto il prima possibile le terapie adatte a ridurre i rischi di trasmissione al feto o le eventuali conseguenze nel caso in cui la malattia sia già stata trasmessa al bambino.
Cominciamo col chiarire come si scopre di essere infetti approfondendo gli esami necessari per individuare l'avvenuto contagio.
Diagnosi.
Basta un’analisi del sangue con la misura dei livelli degli anticorpi IgM, IgG ed IgA:
- Il test di primo livello è dato dalla ricerca di IgM e IgG peculiari dell’infezione.
- Il test di secondo livelloè dato dal rilievo delle IgA unitamente alle IgM e consente di<strong > stabilire la data del contagio.
- Il test di terzo livelloè dato dalla ricerca di IgA ed IgM nel sangue del cordone ombelicale prelevato con una procedura diagnostica detta funicolocentesi o cordonocentesi. Esso serve a stabilire se vi è contagio del feto.
Terapia.
Se la gestante risulta positiva al toxoplasma bisogna rivolgersi ad uno specialista che di norma prescriverà un trattamento con antibiotici (Spiramicina) ed ulteriori esami.
Esistono per lo scopo centri specializzati per la diagnosi prenatale. Qui verrà prelevano del liquido amniotico (amniocentesi) su cui si ricerca l’agente patogeno. Va notato in maniera esplicita che l’amniocentesi implica un rischio di aborto. Rischio valutabile nell’ordine dello 0,5-1 %.
Se le analisi effettuate sul liquido amniotico danno esito positivo è avvenuta la trasmissione dell’infezione al feto. Questo ovviamente non implica la certezza che il nascituro avrà dei problemi o malformazioni.
Conviene comunque affidarsi ad una struttura specializzata in materia in cui la gestante verrà seguita con un’ecografia strutturale, ripetuta con scadenze mensili, fino alla nascita che avverrà con le modalità di parto a rischio.
Il bambino appena nato verrà sottoposto alle necessarie indagini per accertare eventuali deficit. Contemporaneamente inizierà la terapia a base di Pirimetamina e sulfamidico per ridurre i possibili danni che potranno presentarsi nel futuro per l’infezione.
La prevenzione.
Risulta evidente da quanto detto che la prevenzione contro la toxoplasmosi è essenziale per le donne incinte.
La prevenzione inizia già nella fase preconcezionale e consiste nel:
- Eseguire lo screenig sierologicoper la ricerca di anticorpi IgG ed IgM prima di iniziare la gravidanza; La presenza di anticorpi è segno che la donna ha avuto l’infezione in passato il che esclude ogni rischi di trasmissione al feto.
- Ripetere il toxo test ogni mese per diagnosticare precocemente l’eventuale contagio.
Se la gestante non possiede anticorpi è a rischio di contrarre l’infezione e quindi dovrà attenersi a tutte le norme comportamentali ed alimentari di protocollo che consistono:
- Evitare di mangiare frutta e verdura non accuratamente lavata;
- Evitare di mangiare carni crude ed insaccati di qualsiasi genere;
- Limitare il più possibili il contatto con il gatto domestico e totalmente con gatti randagi.
- Osservare scrupolose norme igieniche per la propria persona e per le stoviglie.