Toxoplasmosi: sintomi, alimentazione, incubazione, contagio e terapia

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Cosa è la toxoplasmosi? Come avviene il contagio e quanto dura il periodo di incubazione? Approfondiamo i sintomi e la terapia della malattia e come sia possibile prevenirla con una alimentazione adeguata ed un’accurata igiene.

Cosa è la toxoplasmosi?

La toxoplasmosi è una zoonosi ossia una malattia parassitaria degli animali che può essere trasmessa all’uomo. E’ causata dalla infezione del parassita unicellulare: Toxoplasma gondii. Nella maggioranza dei casi la malattia è assolutamente asintomatica ed anche nei casi in cui la sintomatologia è presente il quadro clinico è spesso molto lieve ed è simile a quello di una comune influenza o di una mononucleosi. Vi sono però alcune situazioni, che esamineremo nel prosieguo con il dovuto dettaglio, in cui la patologia diviene particolarmente grave e può procurare anche severe conseguenze.

Ciclo vitale del Toxoplasma gondii.

Il Toxoplasma goondii è un parassita che è presente un po’ dappertutto e che pertanto è ospite di molti animali a sangue caldo compreso l’uomo. Più precisamente è un protozoo, ossia un organismo unicellulare, dotato di nucleo (eucariota).Il toxoplasma poiché non è in grado, partendo da molecole inorganiche, di sintetizzare quelle organiche necessarie alla sua sopravvivenza è obbligato ad avvalersi di composti che vengono sintetizzati dall’organismo che lo ospita (eterotrofia).

l ciclo vitale del parassita consta di due distinte fasi e precisamente:

Riproduzione sessuata. Avviene nell'organismo dell’ospite naturale e definitivo del Toxoplasma che è il gatto domestico o più generalmente dei felini. In esso infatti il toxoplasma può portare a termine il suo ciclo biologico completo e da qui successivamente infettare altri animali uomo compreso con le spore emesse dall'ospite con le feci. Il felino/gatto a sua volta contrae l’infezione o perché si ciba di carne cruda che ha tra le sue fibre muscolari cisti infettanti del parassita (bradizoita) oppure perché ingerisce oocisti (sorta di cisti membranosa al cui interno sono presenti le spore che derivano dalla riproduzione sessuata del toxoplasma) presenti nel terreno perché emesse da altri felini. Le spore per l’azione dei succhi gastrici dell’ospite vengono estratte dagli oocisti e si trasferiscono all'interno intestino tenue e qui iniziano la riproduzione sessuata.

Riproduzione asessuata. Avviene in qualunque animale a sangue caldo (uomo compreso) che costituisce così quello che viene detto ospite intermedio. Anche gli ospiti intermedi si infettano o per ingestione di oocisti che contaminano il terreno e l’acqua o per consumo di carne infetta e cruda e/o poco cotta da toxoplasma incistato. Il parassita invade l’epitelio dell’intestino tenue dell’ospite e qui si converte in tachizoiti. Questi sono motili e perciò passano nel sangue e da questo possono essere veicolati in qualsiasi organo ed infettarlo. Dopo questa prima fase rapida dell’infezione ad opera dei tachizoiti l’ospite acquisisce una relativa immunità per cui il parassita è costretto ad una fase riproduttiva lenta (bradizoite). Le vescicole dei bradizoiti possono poi incistarsi in alcuni organi dell’ospite (di norma le fibre muscolari ed il cervello). Le cisti poichè non individuate e contrastate dal sistema immunitario dell’ospite anche se con tempi molto lunghi, si accresceranno.

Come si può contrarre l’infezione.

La causa della toxoplasmosi è ovviamente l’infezione da Toxoplasma gondii. L’infezione del parassita ha un periodo di incubazione che va da 5 a 20 giorni e può avvenire con le seguenti modalità:

Contatto con le feci contenenti oociti di un gatto infetto. Ovviamente il contatto ha natura accidentale. Può ad esempio accadere che ci si tocchi la bocca con le mani infette da pulizia della lettiera del gatto o con oggetti contaminati accidentalmente dalle sue feci. I gatti randagi sono quelli che con maggior probabilità sono a rischio di infezione di Toxoplasma. Il motivo è che questi più frequentemente si cibano di piccole prede cacciate che consumano crude. Prede che possono essere infette dal parassita. Per questo motivo è buona norma non alimentare il gatto di casa con carne cruda fresca.

Ingestione di alimenti contaminati. L’infestazione degli alimenti può avvenire:

Soggetti a rischio.

La toxoplasmosi è presente in tutto il mondo e tutti possono contrarla. Essa è difatti è una delle infezioni più diffuse. In Italia la prevalenza dei suoi anticorpi nel sangue ha una percentuale compresa tra il 60 e l’80% del totale della popolazione. Nonostante la sua notevole diffusione, nella quasi totalità dei casi, la toxoplasmosi non costituisce però un serio problema per il paziente. Le uniche categorie che invece sono a serio rischio di salute per a sua infezione sono come si è già visto:

  • Gli immunodepressi.
  • Le gestanti.

Sintomi dell'infezione da toxoplasma e possibili complicazioni.

E’ possibile suddividere il quadro clinico come segue:

Nei pazienti con sistema immunitario efficiente. Come già si è detto la toxoplasmosi è, in questa situazione, molto spesso asintomatica tant'è che la maggioranza delle persone infette non sa neppure di esserlo.

In qualche caso compare, dopo un tempo che va da 1 a 4 settimane dall'esposizione al parassita, una lieve sintomatologia simil influenzale ossia:

Nei pazienti immunodepressi. Ossia in soggetti con sistema immunitario fortemente indebolito e/o compromesso. E’ il caso di ammalati di AIDS o comunque infetti da virus HIV, soggetti trattati con radioterapia/chemioterapia, trapiantati trattati con farmaci anti rigetto.

In tali situazioni la sintomatologia dell’infezione da Toxoplasma può divenire particolarmente grave e si manifesta con:

Segni della toxoplasmosi trasmessa al bambino in gravidanza.

Nei neonati e bambini che hanno contratto l’infezione in gravidanza. Si parla in questi casi di toxoplasmosi congenita. Non sempre l’infezione di toxoplasmosi della madre in gravidanza si trasmette al feto: le probabilità sono di circa il 30%. Se ciò accade è per contatto di sangue attraverso la placenta. Le probabilità di contagio sono di gran lunga più elevate se l’infezione colpisce negli ultimi tre mesi di gravidanza. Al contrario le conseguenze per il feto saranno tanto più severe quanto più precoce è l’infezione. Addirittura se l’evento si verifica nella fase iniziale si possono avere: aborto spontaneo, feto nato morto, crescita intrauterina lenta, parto anzi tempo.

Rara è l’evenienza che l’infezione posa trasmettersi al feto se la madre ha contratto l’infezione 1 - 2 mesi prima del concepimento.

I sintomi della toxoplasmosi congenita sono:

La sintomatologia descritta può presentarsi alla nascita o più spesso dopo qualche tempo.

Questa malattia, poco grave nella maggior parte dei casi può essere pericolosa se contratta da donne incinte per i danni che può arrecare al feto. A riguardo puoi approfondire i rischi della toxoplasmosi in gravidanza per avere una visione completa sulle terapie e le possibili conseguenze.

Complicanze.

Come ripetutamente si è affermato in presenza di un sistema immunitario efficiente la toxoplasmosi non arreca problemi eccessivi e dopo una infezione acuta iniziale efficacemente contenuta dal sistema immunitario il parassita rimane dormiente in qualche cisti distribuita principalmente nelle fibre muscolari.

Ma compromissioni del sistema immunitario possono, come ad esempio nel caso di infezione da HIV, provocare reinfezioni del parassita con gravi compromissioni di svariati organi come: encefalo, occhio, cuore, etc. Compromissioni che in qualche caso possono anche rivelarsi fatali. I neonati o bambini che soffrono di toxoplasmosi congenita sono anche loro soggetti a rischio di gravi complicanze come ritardo mentale, perdita della vista, dell’udito etc.

Diagnosi dell’ infezione: come identificare la presenza della toxoplasmosi.

La diagnosi della toxoplasmosi viene fatta ricercando nel sangue del paziente e dosando:

IgM e IgG peculiari dell’infezione. Ricordiamo che le immunoglobuline IgM sono degli anticorpi prodotti dai linfociti B che partecipano alla risposta immunitaria e svolgono un duplice compito: si legano ai linfociti B fungendo da ricettore per l’antigene che in questo caso è il toxoplasma ossia intercettano il parassita; attivano il linfocita B in maniera che esso, differenziandosi, possa secernere anticorpi. Le IgM sono rilevabili nel sangue anche dopo un lasso di tempo minimo dall'inizio dell’infezione (circa 10 giorni) e in oltre il 70% dei casi è possibile riscontrarle ancora dopo un anno. La loro presenza non costituisce un marcatore certo della fase acuta dell’infezione data la loro lunga permanenza ma è certamente un allarme. Le immunoglobuline IgG sono invece una classe di anticorpi in questo caso diretti contro il toxoplasma che hanno il compito di attivare e stimolare la funzione di fagocitosi delle cellule del sistema immunitario deputate a tal compito (neutrofili, eosinofili, macrofagi). Compaiono dopo circa 15 giorni dal momento dell’infezione e sono riscontrabili anche per un periodo che va da 1 a 2 anni dal momento dell’infezione.

IgA peculiari del toxoplasma ed “avidità” delle IgG. Detto test considerato di secondo livello consente di confermare la diagnosi di toxoplasmosi e di stabilire la data del contagio. Ricordiamo che le IgA sono una classe di anticorpi secreti sempre dai linfociti B che partecipano alla risposta immunitaria e che garantiscono l’immunità delle mucose. Il rilievo delle IgA unitamente alle IgM consente con discreta sicurezza la diagnosi di una infezione di toxoplasmosi avvenuta in un intervallo di tempo precedente che è massimo di 6 mesi. Il dosaggio dell’avidità delle IgG serve invece a stabilire con relativa certezza la datazione della infezione. Dove per avidità si intende quanto risulta debole il legame tra antigene ed anticorpo. E’ evidente che nelle fasi iniziali dell’infezione vi è poca affinità tra toxoplasma (antigene) ed anticorpi specifici IgG. Questa scarsa affinità e quindi legame debole fa sì che questo possa essere facilmente rimosso da un lavaggio con urea. Naturalmente la rimozione sarà tanto più semplice quanto più l’infezione è recente.

IgA ed IgM su sangue del cordone ombelicale. Viene praticata per stabilire se si è in presenza di contagio del feto quando viene diagnosticata alla gestante una infezione da toxoplasma con basso fattore di avidità delle IgG e quindi con infezione recente del parassita. Il sangue viene prelevato con una procedura denominata funicolocentesi o cordonocentesi.

Nel caso di grave infezione con coinvolgimento dell’encefalo può rendersi necessaria:

Terapia: varia per le diverse categorie di soggetti.

L’infezione da Toxoplasma in soggetti che non hanno problemi di sistema immunitario e non sono in gravidanza non necessita quasi mai di trattamento.

Solo in pochi casi di infezione acuta con sintomatologia severa può rendersi necessaria la terapia che segue:

Nel caso di soggetti immunodepressi ed in particolare affetti da infezione da HIV o AIDS conclamata il trattamento prevede sempre l’uso di Pirimetamina e di Sulfadiazine ma la terapia non andrà mai sospesa.

Nel caso di gestanti infette da toxoplasma con feto sano la terapia prevede la somministrazione di spiramicina. Detto trattamento diminuisce la probabilità che il feto contragga l’infezione, ma nulla può contro danni pregressi.

Nel caso di gestanti infette con feto infetto il trattamento è di Pirimetamina e di Sulfadiazine con integrazione di acido Folico. La terapia può avere effetti collaterali sia per la madre che per il nascituro e pur riducendo la gravità degli effetti della malattia non migliora i danni già in atto.

Prevenzione della toxoplasmosi: alimentazione ed igiene per evitare l’infezione.

Applicando alcune <strong >semplici norme in campo alimentare ed igienicoè possibile ridurre le probabilità di infezione da toxoplasma gondii. Queste sono:

Quelli elencati sono consigli base di carattere generale, se vuoi puoi leggere l'articolo completo su come prevenire il contagio da toxoplasma che fornisce informazioni approfondite per evitare di contrarre la malattia.

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