Trombosi venosa profonda o superficiale: sintomi, terapia, rischi e cause
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La trombosi venosa profonda è una patologia che vede la formazione di un trombo (coagulo di sangue) in un vaso venoso posizionato in profondità . Approfondiamo le cause che determinano tale patologia ed i sintomi con cui si manifesta. Scopriamo, inoltre la terapia farmacologica e chirurgica da intraprendere per evitare i rischi anche gravi come l’embolia polmonare.
Che cos’è la trombosi venosa profonda?
La trombosi venosa profonda è la condizione patologica che viene a determinarsi quando in un vaso sanguigno venoso profondo si forma un trombo, cioè un coagulo di sangue costituito da un agglomerato di globuli rossi, globuli bianchi e piastrine (cellule corpuscolari del sangue) nonché da fibrina che è una proteina responsabile del processo di coagulazione.
Il trombo aderisce alle pareti non lesionate del vaso, e col suo ingombro, ne ostruisce il lume pregiudicando il regolare deflusso ematico. La situazione che si viene così a determinare è particolarmente seria e preoccupante e può avere anche un esito fatale.
Cos'è un vaso venoso profondo?
è una vena, quindi trasporta sangue povero di ossigeno al cuore, che drena i tessuti posti al di sotto delle aponevrosi, ossia delle fasce di tessuto connettivo che ancorano i muscoli allo scheletro. Quindi è una vena posizionata in profondità di una robusta fascia muscolare. Le vene profonde interessano in particolar modo gli arti inferiori ma anche alcuni altri distretti anatomici.
Quali sono le vene colpite?
Le vene che sono più frequentemente interessate dal problema della Trombosi venosa profonda sono:
- la femorale superficiale (vena degli arti inferiori),
- la poplitea (situata dietro al ginocchio),
- la ileofemorale (vena del bacino).
La trombosi venosa profonda è molto più diffusa di quanto si pensi ed interessa circa 3 individui ogni duemila. La malattia può colpire a qualunque età ma la probabilità di contrarla cresce notevolmente con il trascorrere degli anni, tanto che passati i 60 almeno un anziano ogni cento ne soffre o ne ha sofferto.
Sintomi e segni della TVP: spesso sovrapponibili ad altre patologie.
Molto spesso (in circa la metà dei casi) la trombosi venosa si presenta senza essere accompagnata da sintomi evidenti. Al più si avvertirà una pesantezza aspecifica agli arti inferiori. Quando la sintomatologia è presente non sempre identifica, in maniera inequivocabile, la patologia in quanto il suo quadro clinico è sovrapponibile perfettamente a diversi altri problemi come possono essere, ad esempio, traumi muscolari e/o tendinei.
Esso comunque può comprendere:
- Gonfiore della gamba interessata localizzato nell'area circostante al luogo in cui si è sviluppato il trombo.
- Dolore di tipo crampiforme localizzato nella fibre muscolari interessate.
- Aumento locale della temperatura corporea.
- Cambiamento del fisiologico colore dell’area. La colorazione della regione interessata può andare dal rosso edematoso al blu violaceo fino al semplice sbiadimento del naturale e consueto color carne.
- Gonfiore ed edema (ritenzione di liquidi).
Cause e fattori di rischio della trombosi venosa profonda.
Le cause che possono determinare la trombosi venosa profonda sono svariate ne citiamo alcune di quelle più comuni:
- Ipercoagulabilità. In condizioni fisiologiche la normale fluidità del sangue è assicurata da un equilibrio tra la naturale tendenza di quest’ultimo a coagulare, per effetto della fibrina, e l’azione contrastante e quindi anticoagulante di plasmina ed alcune proteine anticoagulanti ossia: proteina S, proteina C ed antitrombina III. Quando questo equilibrio si rompe si può avere ipercoagulabilità. I motivi che possono determinare la rottura dell’ equilibrio descritto sono molteplici e non omogenei tra loro. Uno esempio è fornito dalla carenza congenita delle proteine anticoagulanti.
- Alterazione dell’endotelio della parete interna della vena. L’endotelio è la parete venosa a contatto col sangue, le sue cellule hanno una struttura tale da conferirgli proprietà antitrombotiche ossia in grado di inibire la coagulazione. Se però l’endotelio risulta danneggiato tale proprietà si perde e può insorgere la Trombosi venosa profonda. Le cause che possono apportare danneggiamenti all'endotelio della parete del vaso sono molteplici : aterosclerosi, diabete, ipercolesterolemia, tabagismo, etc.
- Stasi sanguigna. La stasi è un rallentamento del flusso ematico nella vena. Essa può verificarsi essenzialmente per tre motivi: riduzione della pompa muscolare conseguenza di lunghi periodi di immobilità, aumento del calibro del vaso per la formazione di varici, riduzione del lume del vaso.
- Alterazione del flusso ematico nella vena. E’ un problema di idrodinamica che si riscontra in prossimità delle valvole di cui sono dotate i vasi venosi delle gambe. Le vene delle gambe per coadiuvare il flusso del sangue diretto verso il cuore e contrastarne il reflusso, che è favorito dalla forza di gravità, sono dotate di valvole che per la loro forma sono dette a coda di rondine. In prossimità di dette valvole si possono creare dei modi vorticosi che turbano il normale flusso ematico. Queste modifiche possono determinare ipossiemia (bassi livelli di ossigeno nel sangue). Condizione che, se è aggravata da fattori concomitanti come può essere la stasi venosa, può attivare una complessa reazione metabolica che favorisce la coagulazione del sangue e il legame all'endotelio della parete.
- Sindrome da anticorpi antifosfolipide. E’ un insieme di sintomi e segni che è associato ad elevati livelli corporei di anticorpi antifosfolipidi. Questi sono una categoria di anticorpi diretti appunto contro i fosfolipidi e proteine ad elevata affinità per i fosfolipidi (lipidi contenenti fosfati presenti sulle membrane cellulari). Con un meccanismo non ancora ben noto i livelli elevati di anticorpi antifosfolipidi predispongono formazione di trombi aumentando la coagulabilità del sangue. La Sindrome da anticorpi antifosfolipide è una malattia autoimmune che spesso si accompagna ad altre patologie autoimmuni sistemiche come: Lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide, sclerosi, morbo di Crohn, etc.
Fattori di rischio.
Esistono una serie di condizioni che amplificano i rischi di contrarre la la patologia. I più importanti sono:
- Immobilità per tempi prolungati. Come accade quando si resta seduti per lungo tempo oppure come quando si rimane a letto per periodi prolungati.
- Età. Col trascorrere degli anni e segnatamente dopo il sessantesimo, avvengono dei mutamenti alla composizione del sangue che determinano l’equilibrio della coagulazione.
- Sovrappeso. Il peso in eccesso aumenta la pressione nei vasi sanguigni delle gambe e questa condizione rende più problematico il ritorno al cuore del sangue favorendo la stasi che può indurre TVP.
- Tabagismo. Il fumo di sigarette provoca danneggiamento all'endotelio delle pareti venose.
- Interventi chirurgici e lesioni corporee traumatiche. Lesioni traumatiche ed interventi chirurgici importanti possono far penetrare nel circolo sanguigno il fattore tissutale. Questo è una glicoproteina del tessuto subendoteliale (presente sotto l’endotelio delle pareti venose) necessaria alla formazione della trombina e che pertanto determina la coagulazione del sangue. Di norma le cellule che la esprimono non sono esposte al sangue e pertanto questo circola senza problemi di coagulazione. La sua accidentale introduzione nel circolo sanguigno, per rotture di vasi per traumi, possono alterare il fisiologico equilibrio e aumentare la probabilità di formazione di trombi.
- Gravidanza. Gli elevati livelli ormonali determinano inibizioni delle proteine anticoagulanti condizione che aumenta la probabilità di sviluppare trombi. La condizione è peggiorata dall'aumento di pressione nelle vene del bacino e delle gambe. Conseguenza della compressione delle vene nella regione pelvica per l’aumento di volume dell’utero.
- Terapia ormonale sostitutiva ed uso di pillola anticoncezionale. Le alterazioni dei livelli ormonali influenzano la concentrazione delle proteine anticoagulanti ed aumentano la probabilità di sviluppo di trombi.
- Altezza superiore alla media. Aumenta la probabilità di stasi ematica e conseguentemente la probabilità di formazione di emboli.
Diagnosi: osservazione di sintomi e segni ed altri esami
Poichè la trombosi è spesso asintomatica il medico non può basarsi sull'esame clinico, ma ha bisogno di indagini quali:
- Ecodoppler venoso degli arti inferiori. Con una sonda ad ultrasuoni si effettua una scansione del vaso sanguigno da esaminare e si ottiene raccogliendo le onde riflesse una immagine del vaso col sangue in movimento. E’possibile in tal modo visualizzare la presenza di un trombo e misurarne le dimensioni. Effettuando varie scansioni a distanza di giorni si riesce a valutare se il trombo tende a crescere.
- Test del D Dimero. Con una analisi ematochimica si misurano i livelli di D Dimero. Dove il D Dimero è un prodotto di degradazione della fibrina. Ricordiamo che quest’ultima è una proteina che avviluppa come una maglia i globuli rossi, globuli bianchi e piastrine che formano il trombo.
- Tac e/o Risonanza magnetica nucleare. Forniscono immagini dei vasi e di eventuali coaguli presenti.
- Venografia. Consiste nell'iniettare in una vena dell’arto interessato un mezzo di contrasto e successivamente nell’eseguire una RX.
Terapia: farmaci ed intervento chirurgico per il trattamento del trombo.
Il trattamento della trombosi venosa profonda prevede due tipologie di interventi:
- farmaci anticoagulanti,
- intervento chirurgico.
Terapia farmacologica.
- Anticoagulanti. Aumentano la fluidità del sangue e la sua attitudine a coagulare. Non sono in grado di dissolvere i trombi già formati ma servono a prevenire la formazione di nuovi ed ad impedire che quelli presenti si accrescano ulteriormente. Svolgono pertanto una funzione di profilassi.
- Trombolitici. Servono a fluidificare e dissolvere i trombi già formati in tempi rapidi. Vanno utilizzati con grande ponderazione perché possono provocare gravissime emorragie.
Intervento di trombectomia o trombolisi.
L'intervento chirurgico di rimozione del trombo, detto trombectomia viene ormai utilizzato molto raramente e solo in caso di grossi trombi resistenti alla terapia farmacologica.
L' Intervento in endoscopia o trombolisi mediante catetere è più utilizzato. Consiste nell'introduzione in vena di un catetere sino punto dell’ostruzione per la dissoluzione del trombo.
Nel caso TVP che tende a recidiva nonostante la profilassi con anticoagulanti o in soggetti per cui la stessa è controindicata si può procedere alla installazione di un filtro cavale. Questo è una sorta di setaccio che lascia passare il sangue ma blocca eventuali frammenti di trombi disgregati che procedono verso i polmoni. Questo viene introdotto in endoscopia nella vena cava addominale subito al di sopra della confluenza delle vene provenienti dai reni.
Rischi della Trombosi venosa profonda.
Molto frequentemente il trombo si dissolve e non determina eccessivi problemi anche se può lasciare uno strascico come la fastidiosa sindrome post-trombotica di cui parleremo con maggior diffusione nel seguito.
Ma può accadere che il trombo aumenti di dimensioni o si rompa con gravi conseguenze:
- l’ostruzione determina una stasi del sangue nelle fibre muscolari che perciò restano prive di adeguato nutrimento e quindi possono essere soggette a necrosi;
- il trombo può frammentarsi in pezzi di piccole dimensioni, e detti frammenti possono essere spinti attraverso il cuore fino ai polmoni dove determineranno embolia polmonare.
Embolia polmonare.
La complicanza più temibile della trombosi venosa profonda è l’embolia polmonare di cui si è già parlato.
Ricordiamo che l’embolia polmonare è l’ostruzione completa ma anche parziale di un ramo dell’arteria polmonare che porta il sangue dal ventricolo destro del cuore ai polmoni. Ostruzione causata, come già detto, da un frammento derivante dalla disgregazione di un trombo generatosi nelle vene delle gambe e spinto nei polmoni attraverso l’atrio destro dalla contrazione del cuore.
Approfondisci come insorge e qual'è la terapia per l'embolia polmonare.
Sindrome post-trombotica.
Meno grave ma sicuramente la più comune è invece la Sindrome post-trombotica. Si presenta di norma dopo circa 6 mesi dall'evento di TVP con un quadro clinico che può riassumersi così:
- Gonfiore ed edema.
- Comparsa di varici.
- Ipopigmentazione/ iperpigmentazione della cute.
- Dolore.
- Liposclerosi. Alterazione della pelle e del tessuto sottocutaneo con addensamenti o noduli ti tessuto fibroso e/o adiposo.La sindrome è una conseguenza dei danni provocati al vaso dallo sviluppo del trombo e delle modificazione che questo ha indotto alla circolazione sanguigna nel distretto.
Prognosi: si guarisce? In quanto tempo?
La trombosi venosa profonda, se non trattata, ha un tasso del 3% di mortalità dovuta ad embolia polmonare.
La guarigione completa è possibile ma dipende da vari fattori quali gravità, età del paziente, stato generale di salute ecc..
I tempi di guarigione sono soggettivi e dipendono dai fattori detti prima. La malattia può risolversi in pochi giorni o in anni.
Spesso, inoltre, in alcuni soggetti a rischio, la malattia può recidivare.
E’ possibile prevenire la condizione patologica?
Il rischio di trombosi venosa non può essere del tutto eliminato, ma è possibile ridurlo in vari modi:
- l’uso di calze elastiche determina un restringimento delle vene e l’accelerazione del flusso ematico. Esse però devono essere indossate correttamente altrimenti possono addirittura aggravare il problema bloccando il flusso sanguigno;
- I manicotti pneumatici costituiscono un rimedio efficace prima e dopo l’intervento chirurgico. Sono dei manicotti in plastica da applicare ai polpacci che, grazie ad una pompa elettrica, si gonfiano e si sgonfiano comprimendo le vene e agevolando lo svuotamento.
- I farmaci anticoagulanti, quali l’eparina, assunti dai soggetti ad alto rischio (che hanno disturbi della coagulazione, che hanno avuto già episodi di trombosi venosa profonda o che sono costretti all'immobilità a causa di importanti interventi chirurgici o altre patologie) riducono il rischio in modo efficace.
- Alcuni semplici esercizi come flettere ed estendere le caviglie per almeno dieci volte in 30 minuti, possono essere utili in caso di lunghi viaggi o voli in aereo.