Ernia del disco: sintomi, cause, cure, intervento e conseguenze
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L'ernia del disco è una malattia della colonna vertebrale che può presentarsi in sede lombare, dorsale o cervicale. In base alla posizione dell'ernia varia la sintomatologia. Vediamo quali sono le possibili terapie da quelle farmacologiche all'intervento chirurgico.
Ernia del disco: cos'è?
Definizione dell'Ernia del Disco: "Un'ernia del disco si presenta in modo diverso a seconda di dove si verifica lungo la colonna vertebrale. Quando l'interno di questo disco sporge all'esterno, parliamo di ernia. Questa sporgenza preme sui nervi vicini, provocando una serie di sintomi."
La colonna vertebrale, è formata da vertebre tra le quali si interpongono i dischi intervertebrali, formati da un anello fibroso esterno e da un nucleo polposo interno. Quando, per diverse ragioni, l'anello fibroso si sfianca e fa fuoriuscire il nucleo che vi è all'interno si parla di ernia del disco. L'ernia del disco è una patologia molto frequente vediamo in che percentuale:
- Nel 75% dei casi si auto risolve nel giro di 4 settimane.
- Nel 95% dei casi nell'arco di 6 mesi ma, nel 5% dei casi, questa risulta essere persistente.
- Nel 60% dei casi, anche in caso di guarigione, si ha una recidiva.
L'ernia del disco colpisce per lo più soggetti di età compresa tra i 30 e i 40 anni, con una leggera incidenza maggiore negli uomini. La localizzazione più frequente è quella del tratto inferiore della colonna vertebrale, il tratto lombare, mentre sono rare le ernie del tratto toracico e cervicale.
Classificazione e tipologie.
La classificazione più semplice è quella basata sulla localizzazione dell'ernia che può essere:
Cervicale.
Si parla di ernia cervicale quando si trova a livello delle vertebre cervicali della colonna vertebrali, cioè nella porzione di colonna compresa tra C1 e C7 (più frequentemente tra C4-C5, C5-C6 e C6-C7). L'ernia cervicale non è frequentissima, si manifesta circa nel 10% dei casi.
Approfondisci i sintomi dell'ernia cervicale.
Toracica o dorsale.
L’ernia è detta toracica quando si trova nella porzione toracica della colonna vertebrale, cioè a livello delle vertebre T1 - T12. Questa localizzazione è poco frequente, si manifesta in meno dell'1% dei casi.
Lombare.
E’ lombare quando si trova nella porzione inferiore della colonna vertebrale, tra le vertebre lombari L1 - L5. È la localizzazione più frequente per quanto riguarda l'ernia del disco (90% dei casi).
Per quanto riguarda la classificazione basata sull'entità della fuoriuscita del nucleo polposo dalla sua sede fisiologica possiamo avere un'ernia:
Contenuta.
Si parla di ernia contenuta quando si è verificato uno sfiancamento del disco intervertebrale senza però lesione delle fibre più esterne che lo circondano. Il nucleo polposo sporge pochissimo all'interno del canale vertebrale.
Protrusa.
L’ernia è invece protrusa quando vi è sfiancamento del disco intervertebrale e lesione delle fibre più esterne che lo circondano. In questo caso il nucleo polposo fuoriesce parzialmente dalla sua sede fisiologica ma rimane comunque ancora all'interno dell'anello intervertebrale.
Rotta o espulsa.
L’ernia è rotta o espulsa quando si ha la rottura totale delle fibre del disco intervertebrale e la fuoriuscita del nucleo polposo all'esterno dell'anello.
Un'ulteriore classificazione che si può fare in base alla localizzazione dell'ernia è quella relativa alla localizzazione del nucleo polposo, in base al quale possiamo avere un'ernia:
Migrata.
L’ernia è migrata se si è allontanata dal disco intervertebrale da cui ha avuto origine e non mantiene con esso nessun contatto. Può essere definita anche migrata frammentata.
Peduncolata.
E’ peduncolata se ha mantenuto un rapporto con il disco intervertebrale da cui ha avuto origine.
In base alle tempistiche di formazione dell'ernia infine possiamo avere un'ernia: giovane o immatura, quando il nucleo polposo fuoriuscito dal disco ha un colore bianco ed è lucido, matura, quando il nucleo fuoriuscito dal disco ha colore giallo ed è opaco.
Le cause: perché e come si manifestano le ernie.
L'ernia del disco riconosce diverse cause e fattori di rischio.
In linea generale possiamo dire che si può soffrire di ernia del disco per cause:
- genetico - ereditarie, ovvero si hanno parenti di primo grado che soffrono di ernia del disco. Questo rappresenta un fattore di rischio non modificabile che predispone il soggetto a soffrire della patologia.
- Legate all'età, in quanto è più frequente tra i 30 ed i 40 anni, a causa dell'inizio delle degenerazione dei dischi intervertebrali legata all'usura del tempo. Anche questo rappresenta un fattore di rischio non modificabile.
- Traumatiche, ovvero si sono verificate condizioni traumatiche a causa della colonna vertebrale che hanno indebolito i dischi intervertebrali o ne hanno causato la compressione o la rottura. Un esempio è rappresentato da coloro che compiono lavori molto faticosi fisicamente e che quotidianamente sollevano pesi.
- Legate al peso, in quanto un soggetto sovrappeso o obeso ha un maggiore carico a livello della colonna vertebrale. Il peso è un fattore di rischio modificabile.
- Legate alla postura, ad esempio soggetti che stanno molto seduti e che assumono posture scorrette che portano al danneggiamento ed all'indebolimento dei dischi intervertebrali.
Come riconoscere i sintomi?
L'ernia del disco, specialmente se contenuta, può essere del tutto asintomatica. Tuttavia nella maggior parte dei casi provoca una sintomatologia acuta e caratterizzata da:
- dolore acuto ed intenso: che può manifestarsi sia in movimento che a riposo. La localizzazione e l'entità del dolore dipendono da dove si trova l'ernia e dal tipo e dal numero di strutture nervose che comprime. Il dolore è il sintomo principale legato alla presenza di un'ernia del disco.
- Formicolio e sensazione di stiramento di uno degli arti inferiori: ad esempio la gamba sinistra, specialmente quando la compressione riguarda il nervo sciatico.
- Perdita di sensibilità agli arti innervati: dai nervi compressi o compromessi dalla fuoriuscita dell'ernia.
- Perdita di sensibilità degli sfinteri anale e vescicale: è uno dei casi più gravi che richiede un'urgenza medica in quanto significa che l'ernia sta comprimendo diversi nervi.
- Riduzione o perdita della forza muscolare dell'arto: o degli arti i cui nervi sono compressi o compromessi dalla fuoriuscita dell'ernia.
Approfondisci i sintomi dell'ernia del disco.
La diagnosi.
La diagnosi di ernia del disco si basa su test diagnostici specifici compiuti dal medico specialista ortopedico e da tecniche diagnostiche di imaging.
L'ortopedico, una volta ascoltato il paziente circa i sintomi, potrà decidere di:
- eseguire alcune manovre specifiche quali il test di flessione della gamba sintomatica, in cui si fa sdraiare il paziente sul lettino e si provvede a flettere passivamente la gamba dal lato in cui si avverte il dolore. In base all'insorgenza del dolore durante questa manovra si potrà determinare se vi è un'ernia e a che altezza.
- Prescrivere una radiografia mirata al tratto della colonna vertebrale in cui si sospetta che vi sia l'ernia. La radiografia tuttavia non è l'esame più indicato in quanto non visualizza direttamente l'ernia, ma può essere utile per individuare eventuale riduzione dello spazio intervertebrale.
- Prescrivere una risonanza magnetica o una tac. Entrambe le tecniche sono abbastanza precise nell'individuare la presenza di un'ernia alla colonna vertebrale.
Quali sono i rimedi e le terapie più indicate per l’ernia del disco?
L'ernia del disco solitamente è una patologia che si autorisolve e la sua sintomatologia, può essere trattata attraverso rimedi naturali, trattamenti farmacologici o rimedi riabilitativi. In alcuni casi però si rende necessario l'intervento chirurgico.
I rimedi naturali.
I rimedi naturali comprendono tutti quei trattamenti casalinghi, fitoterapici ed omeopatici che possono aiutare a ridurre il dolore e contrastare l'infiammazione. Tra questi possiamo citare:
- Rimedi casalinghi o "della nonna", quali le applicazioni calde e fredde da eseguirsi con dei panni riscaldati e raffreddati. Sia il calore che il freddo infatti sono degli ottimi antinfiammatori.
- Rimedi fitoterapici, ovvero piante contenenti principi attivi da assumere per via orale o da applicare sulla parte da trattare, che servono a ridurre il processo infiammatorio ed il dolore. Tra le piante più indicate abbiamo il salice bianco (contenente salicina), l'artiglio del diavolo (contenente arpagoside), l'equiseto (contenente silicio) e l'arnica (contenente isoquercitrina e astragalina). I rimedi possono essere assunti per via orale sottoforma di tintura madre, estratto secco o infuso, oppure essere applicati direttamente sulla zona da trattare sottoforma di pomata.
- Rimedi omeopatici in granuli quali Rhus toxicodendron, Arnica montana e Nux vomica.
- Medicina alternativa, che interviene mediante tecniche di agopuntura o di digitopressione (stessa cosa dell'agopuntura ma senza gli aghi, si utilizzano solo le dita).
Tra i rimedi naturali, come misura di prevenzione, si rende utile qualora fosse necessario, la sostituzione del materasso per evitare il più possibile di assumere posture scorrette, si consiglia di sedersi in modo corretto davanti al computer o alla propria postazione di lavoro ed evitare tutti quegli esercizi che possono sforzare la colonna vertebrale quale ad esempio sollevare dei pesi.
Ridurre la sintomatologia con la terapia farmacologica.
La terapia farmacologica, comprende un insieme di farmaci che servono a ridurre la sintomatologia dolorosa e a trattare lo stato infiammatorio.
Tra le categorie di farmaci che possiamo utilizzare abbiamo:
- antinfiammatori non steroidei o FANS, tra cui l'ibuprofene, il diclofenac (voltaren) ed il ketoprofene, utili sia per trattare la sintomatologia dolorosa che per ridurre lo stato infiammatorio.
- Antinfiammatori steroidei, cioè farmaci derivati dal cortisone come il prednisone o il betametasone (bentelan), da utilizzarsi nel caso in cui lo stato infiammatorio sia molto forte.
- Miorilassanti, quali tiocolchicoside (muscoril, spesso utilizzato in combinazione con il voltaren) o diazepam, che servono a distendere la muscolatura ed eliminare le contratture muscolari che possono verificarsi a causa del forte processo infiammatorio.
La scelta della terapia farmacologica, della posologia e della modalità di somministrazione è da concordare con il proprio medico in base ai casi ed all'entità del dolore.
Puoi approfondire le cure farmacologiche efficaci per l'ernia del disco.
La terapia riabilitativa: fisioterapia ed esercizi.
Comprende tutte quelle tecniche di fisioterapia e tutti gli esercizi volti a cercare di migliorare la sintomatologia e ad accelerare il processo di guarigione. Tra queste tecniche possiamo citare:
- esercizi per rinforzare e defaticare la muscolatura paravertebrale: come ad esempio sdraiarsi sul pavimento, sollevare le gambe ad angolo retto poggiandole su una sedia e mantenere la posizione per circa 20 - 30 minuti.
- Esercizi per migliorare la postura e rafforzare la schiena: come ad esempio mettersi seduti, piegare il busto in avanti di modo che arrivi a toccare le cosce e lasciare penzolare le braccia. Mantenere la posizione per una decina di minuti.
- Ozonoterapia: ovvero introdurre a livello paravertebrale, intradiscale e o intraforaminale (cioè all'interno del forame vertebrale) una miscela gassosa contenente ozono che ha come scopo sia l'analgesia, cioè la riduzione del dolore, e del processo infiammatorio. Si avvale dell'utilizzo di sottilissimi aghi attraverso cui fluisce la miscela gassosa contenente l'ozono.
- FREMS: una tecnica di neurostimolazione che prevede l'applicazione di impulsi elettrici con lo scopo di ridurre l'infiammazione ed eliminare le contratture. Si applicano degli elettrodi transdermici nel punto in cui è presente il dolore e si fa passare la corrente.
- Esercizi di riabilitazione fisioterapica: da eseguire in acqua o l'applicazione del metodo Mckenzie, un insieme di esercizi di fisioterapia volti a migliorare la postura ed a rafforzare la colonna vertebrale. In linea generale, questo metodo comprende l'utilizzo di esercizi di flessione, estensione, rotazione e scivolamento laterale.
- Cure termali: quali bagni in acque termali e fangoterapia. Tali cure hanno però il solo scopo di ridurre la sintomatologia dolorosa e l'infiammazione.
- Ultrasuoni: che sono in grado di produrre calore nella zona in cui è localizzata l'ernia ed in questo modo contrastano i processi infiammatori e la sintomatologia dolorosa.
La scelta della metodica e degli esercizi viene fatta dal medico ortopedico o dal medico fisiatra che comunicheranno poi al fisioterapista le tecniche e gli esercizi da eseguire con il paziente.
Il trattamento chirurgico per le ernie più resistenti.
La terapia chirurgica, trova indicazione quando non vi è risposta agli altri trattamenti sopra elencati o quando l'ernia del disco si protrae per oltre 6 mesi senza nessun periodo di remissione e con conseguenze di compromissione della qualità di vita del paziente.
In linea generale vi sono tre diversi approcci chirurgici che possono essere eseguiti, la cui scelta dipende dal tipo di ernia e dalle condizioni del singolo individuo. Il medico chirurgo può quindi decidere di avvalersi di:
- Tecnica chirurgica a laser percutaneo, una tecnica che sfrutta la potenza di un laser per distruggere la parte del disco fuoriuscita dalla sua sede naturale. Il laser ha una lunghezza d'onda di 980 nanometri ed è collegato ad una fibra ottica che viene inserita direttamente a livello del disco vertebrale attraverso un ago sottilissimo. L'intervento dura massimo 20 minuti ed il paziente viene dimesso in giornata o dopo un giorno.
- Tecnica microchirurgica, eseguita solitamente da un neurochirurgo, prevede di praticare dei tagli molto piccoli, massimo 2 - 3 cm, attraverso i quali si introducono gli strumenti chirurgici che servono per rimuovere il disco vertebrale erniato. L'intervento si esegue in anestesia generale e la dimissione avviene dopo circa 3 - 4 giorni.
- Tecnica chirurgica tradizionale, eseguita incidendo la porzione di schiena del paziente in cui si trova l'ernia. L'incisione è profonda in quanto deve consentire al chirurgo di raggiungere il disco vertebrale per rimuoverlo e sostituirlo con una protesi. Si esegue in anestesia generale ed ha un ricovero di durata variabile in base ai casi.
Post-operatorio e conseguenze.
Dopo qualsiasi tipo di intervento occorre evitare ogni sforzo fisico per diverse settimane.
Il recupero totale avviene in un tempo che va dalle due alle sei settimane e le possibili complicazioni sono molto rare. Quelle legate all'intervento sono :
- infezione,
- emorragia,
- temporanea perdita della sensibilità.
Solo in casi rarissimi possono aversi lesioni nervose e paralisi.
In quanto tempo può guarire l'ernia del disco?
In genere se vengono evitati stress fisici l’ernia può ridursi spontaneamente perché la parte fibrocartilaginea del disco che fuoriesce, e che, comprimendo i nervi provoca il dolore, tende, col tempo a diventare sempre più piccola. Gli interventi chirurgici sono quindi da considerare come ultima spiaggia anche perchè, spesso, l'ernia dopo l’intervento tende a recidivare.
Le informazioni riportate hanno un obiettivo puramente informativo, è sempre necessario confrontarsi con il proprio medico prima di assumere farmaci o fare esercizi.